GUERRA CIVILE NEL MODENESE
Novembre 1944 MERCOLEDI
1 NOVEMBRE 1944 I
reparti italiani schierati sulla linea del Serchio in Romagna a fianco
delle Divisioni tedesche, si comportano eroicamente, ricacciando
svariate volte i furiosi attacchi americani che tentavano uno
sfondamento. GIOVEDI
2 NOVEMBRE 1944 A
Maranello un gruppo di partigiani preleva dalla sua abitazione, per poi
ucciderlo, il titolare dell'ufficio postale di quel paese che era stato
ex squadrista, sciarpa littorio e ufficiale della Milizia in Africa
Orientale ed aveva sessantadue anni: GALLONI
LUDOVICO GIUSEPPE.(1) Nella
stessa località era soppresso il giovane di ventidue anni: MEDICI
FERRUCCIO.(2) VENERDI
3 NOVEMBRE 1944 Nella
zona di Soliera avvengono una serie d’agguati ed uccisioni di tedeschi
e fascisti che porteranno all'effettuazione di un grosso rastrellamento
tale da creare una situazione di particolare tensione nella zona e,
quanto meno anomala rispetto allo svolgersi di situazioni analoghe
durante tutto il periodo della guerra civile e che porterà alla
controversa analisi, delle due parti in lotta su quella che è poi stata
rivista come la: "mancata rappresaglia di Soliera". In
questo giorno sono uccisi i seguenti fascisti: CALEFFI
GIUSEPPE,(3) DALLARI
FLORESTINO,(4) MALETTI
CESARE.(5) Nella
storiografia partigiana si parla di una "liberazione dimostrativa
di Soliera"; gli estensori delle note partigiane così chiudono
quest’episodio: "
Rinviati alle loro case i dimostranti, le forze partigiane ripiegano
ordinatamente, non senza aver prima giustiziato i criminali catturati:
un maggiore, un capitano, un vicebrigadiere, oltre a due spie del luogo."(6) Nel
frattempo, nella zona pedemontana, a Maranello, sono uccisi da
"ignoti", padre e figlio di cinquantaquattro e ventitré anni: BALDI
PAOLO,(7) BALDI
LUIGI.(8) SABATO
4 NOVEMBRE 1944 Altri
due fascisti sono uccisi a Soliera; si trattava di: VACCARI
GUIDO,(9) SACCHI
ATTILIO.(10) La
moglie e la figlia di quest’ultimo saranno uccise nel massacro della
"Casa rossa" a Carpi l'8 Gennaio 1945. Nella
zona appenninica, intanto, i tedeschi venuti a conoscenza di un grosso
concentramento di "ribelli" nella zona del Frignano e in
particolare nel territorio di Benedello, sferrano un attacco che viene
in parte contrastato dalle forze partigiane, appoggiate, nella
circostanza, da una squadriglia d’aerei angloamericani. Le due brigate
partigiane, Roveda e Gramsci, composte di circa 600 uomini, sono poste
in fuga.(11) Molti
di questi reparti, dopo aver guadato il fiume Panaro attraversarono la
linea del fronte per andare a congiungersi con gli uomini di
"Armando" già portatisi al di là della linea gotica.(12) Lo
scontro fu abbastanza violento e i partigiani lasciarono sul terreno 31
uomini(13), e, come al solito, nella storiografia partigiana, nella
valutazione dei caduti dell'altra parte, sia nei bollettini retorici
dell'epoca, ma quel che è peggio nelle storie più recenti, si gonfiano
esageratamente le cifre e si sconvolgono letteralmente i risultati degli
scontri attraverso valutazioni di questo tipo, che sono lontanissime
dalla verità storica: "La
più grande e vittoriosa battaglia dell'appennino modenese. La guardia
del corpo del Fhurer e gli assassini di Mussolini dovevano ripiegare
battuti caricando 150 morti, accompagnati dalle ultime raffiche delle
canne roventi delle nostre mitragliatrici."(14) In
un altra relazione militare partigiana, si parla di 320 morti e 200
feriti tedeschi.(15) A
prescindere dal numero dei caduti, che in ogni caso non raggiunse
minimamente le valutazioni fornite dalle roboanti storie partigiane,
molte pubblicazioni resistenziali hanno poi dovuto concordare su di un
fatto: dopo questo scontro fu posto fine alla resistenza armata nella
Valle del Panaro.(16) DOMENICA
5 NOVEMBRE 1944 Continuano,
in tutta la Provincia, gli agguati e le imboscate a fascisti o presunti
tali. A
Modena, in località Ponte di Sant'Ambrogio è ucciso, con un colpo alla
nuca il Tenente della GNR di cinquanta anni: MURATORI
UGO.(17) A
Carpi era ucciso il civile: BASSOLI
ALBERTO.(18) LUNEDI
6 NOVEMBRE 1944 A
Campogalliano sono uccise due donne: MESSORI
CLELIA,(19) BARBOLINI
ANNA.(20) La
storiografia partigiana, addossa la responsabilità di questi due
omicidi ad un fascista che sarà ucciso, dagli stessi partigiani, il 12
Novembre.(21) MARTEDI
7 NOVEMBRE 1944 Ancora
in Comune di Modena, al Ponte di Sant' Ambrogio, è ucciso dai
partigiani, dopo che era stato prelevato dalla sua abitazione, il
fascista di cinquantasei anni: FRANCHINI
IPPOLITO.(22) A
Montese, restano uccisi da sconosciuti, il quarantaseienne: BECCHELLI
PRIMO,(23) MASOTTI
AQUILINO.(24) MERCOLEDI
8 NOVEMBRE 1944 A
San Possidonio sono uccisi: l'impiegato del Dazio di quel paese: BIGIANI
OTELLO,(25) e
l'agricoltore di quarantuno anni: SCACCHETTI
GINO.(26) Ancora
in Comune di Soliera sono uccisi: PALTRINIERI
ANGELO,(27) COVEZZOLI
GIORGIO.(28) GIOVEDI
9 NOVEMBRE 1944 I
partigiani sono stanchi; e, almeno in montagna e particolarmente nella
Valle del Panaro non se la sentono più di continuare a combattere. Il
proclama del Generale Alexander non è ancora stato emanato, lo sarà il
giorno 13 Novembre, ma molti di questi "ribelli" preferiscono
passare le linee. Il gruppo delle "Brigate Est", passa il
fronte come in precedenza avevano fatto le bande del Comandante
"Armando" ed altre. "Il
10 Novembre si sapeva ormai che la liberazione era rinviata alla
primavera del 1945 e la tendenza a riparare oltre il fronte era
generale....Con la scomparsa del gruppo brigate est, cessò ogni attività
partigiana organizzata nella Valle del Panaro: rimasero solo alcuni
gruppi locali.(29) VENERDI
10 NOVEMBRE 1944 Nella
zona di Mirandola è prelevato dalla sua abitazione, ed ucciso dai
partigiani, il Sergente maggiore del gruppo, "Diamanti", di
trentasei anni: PAVAROTTI
LORIS.(30) Mentre
nella zona di Carpi è "eliminato" il civile: CIGARINI
GIUSEPPE.(31) A
Zocca perdeva la vita il giovane di ventuno anni: GRANDI
DANTE.(32) A
Modena un plotone di militi della Brigata Nera fucila, in Piazza Grande,
tre partigiani.(33) SABATO
11 NOVEMBRE 1944 A
Carpi, resta vittima di un’imboscata partigiana, il Tenente del
Battaglione di Combattenti volontari, "E.Muti": FUINI
LUIGI.(34) Nel
Monferrato resta ucciso, in uno scontro con i partigiani di quei luoghi,
il formiginese di ventuno anni: CAVANI
LUIGI.(35) DOMENICA
12 NOVEMBRE 1944 I
Comandi militari della RSI e il Comando militare tedesco iniziano a
preparare i programmi per attuare nelle zone della bassa modenese azioni
di rastrellamento tendenti a cercare di debellare la presenza delle
bande "ribelli", anche in previsione di un probabile
rallentamento della guerriglia dovuto al proclama del generale Alexander. LUNEDI
13 NOVEMBRE 1944 Le
speranze e le illusioni dei partigiani vengono, in questi giorni,
annullate dall’arrestarsi dell’offensiva anglo-americana sulla linea
gotica. La guerra continua, i tedeschi resistono su tutti i fronti, in
particolar modo su quello italiano e contrattaccano in Normandia dove,
per poco, a Bastogne, non si verificherà una nuova Dunquerque. La
possibilità di avere, a breve scadenza, le tanto promesse armi segrete,
stimola i combattenti dell'asse a resistere con maggior vigore. Per
i partigiani, anche se avevano raggiunto un più che ottimo armamento in
seguito ai continui lanci paracadutati, di armi, su tutto il territorio
italiano,(37) senza la spinta delle armate anglo-americane, non vi sarà
la possibilità di svolgere un’azione efficace nei confronti
dell'esercito tedesco e dei reparti della RSI. Nulla
potranno, se non attendere l'offensiva di primavera che li porterà, al
seguito delle regolari truppe "alleate" a prendere parte alla
conquista di tutto il Nord Italia. Da questo momento il loro compito
rimarrà solo quello di continuare le imboscate isolate e gli agguati a
piccoli gruppi di tedeschi e fascisti creando sempre più odio,
immolando in uno stillicidio continuo, inutile ai fini delle ostilità,
migliaia di vite umane. Gli
stessi comandi partigiani e molti autori resistenziali, concordano nel
sostenere che il Proclama del Generale Alexander, comandante delle
truppe angloamericane sul territorio italiano, che invitava le
"bande ribelli" alla sospensione delle ostilità contro
tedeschi e fascisti, in attesa di tempi migliori, portò sconforto e
demoralizzazione nelle file partigiane.(38) MARTEDI
14 NOVEMBRE 1944 Si
susseguono, nella bassa modenese, gli agguati e le uccisioni di fascisti
isolati. A Soliera è ucciso il milite della GNR: LONGATO
LEONE.(39) Nella
zona di Carpi, una pattuglia della Guardia Nazionale Repubblicana viene
inviata in servizio d'ordine, in località Ponte Nuovo di Santa Croce,
sulla strada Correggio-Carpi, per controllare su di un furto che i
partigiani della zona avevano effettuato qualche giorno prima. A
causa di una delazione,( era stato comunicato l'itinerario che avrebbe
compiuto la pattuglia dei giovani repubblicani ), i partigiani ebbero la
possibilità di preparare al meglio l'imboscata, di conseguenza, quando
i quattro militi raggiunsero la località vennero circondati da
soverchianti forze dei "ribelli" che, in breve tempo li
catturarono e li uccisero con cinica freddezza. Erano le 14, 30 di quel
pomeriggio e vennero assassinati i giovani: ALLEGRETTI
GIORGIO(40), BELTRAMI
ROMANO,(41) CIPOLLI
STELIO,(42) SCHIATTI
GIOVANNI.(43) MERCOLEDI
15 NOVEMBRE 1944 Il
Segretario del Partito Fascista Repubblicano, Alessandro Pavolini, è a
Modena in visita ai battaglioni di Camicie Nere modenesi che lo
accolsero con grandissimo entusiasmo. A
Concordia restano vittime della violenza partigiana due militi della GNR
di quel presidio: il ventottenne: PONGILUPPI
BRUNO,(44) che
venne prelevato a San Possidonio e la sua salma venne recuperata a Santa
Caterina di Concordia solamente nell'anno 1949; l'altro era il ventenne: GUANDALINI
VALERIO.(45) Nella
zona di Carpi restano uccisi: TARONI
AMERIGO.(46) STENGHINI
VERARDO.(47) GIOVEDI
16 NOVEMBRE 1944 Un
gruppo di partigiani, sap e gap, compie un irruzione nel centro abitato
di Concordia distruggendo l'Ufficio annonario e l’ufficio di leva di
quel Comune.(48) VENERDI
17 NOVEMBRE 1944 Ecco
un episodio tolto dalla storiografia partigiana e non ben precisato, ma
che con molta probabilità è riferibile al fatto del giorno 14 e dal
quale si può chiaramente rilevare che qualsiasi fascista fosse caduto
nelle mani dei partigiani aveva ben poca possibilità di scampo.
L'accusa di "spionaggio" generica, come viene evidenziato in
questo fatto, era attribuita, senza mezze misure e senza possibilità di
prove, a coloro che si intendeva uccidere. "Nei
pressi di Santa Croce, venivano catturati tre individui sospetti che,
tra la popolazione si spacciavano per partigiani. Li si trova in
possesso di documenti fascisti, confessano di appartenere ad una
organizzazione spionistica, vengono passati per le armi.(49) Nella
zona di Campogalliano resta ucciso tale: ORI
FERDINANDO.(50) SABATO
18 NOVEMBRE 1944 In
uno degli attacchi aerei notturni del famigerato "Pippo",
attacchi sempre compiuti senza nessuna ragione e sempre su obiettivi
civili per puro scopo di rappresaglia e di terrorismo, viene colpita una
casa colonica a Fiorano; vi morirono Fernando Franchini di 29 anni e tre
dei suoi piccoli figli, Luciano di 6 anni, Maria di 4 e Mauro di 2; la
moglie Anita e l'altra piccola figlia di 7 mesi rimasero gravemente
ferite.(52) A
Modena, sulla Via Giardini, viene ucciso dai partigiani il Dottor: GAZZOTTI
IGINIO.(53) Aveva
quarantasette anni e risiedeva a Saliceta San Giuliano. A
Castelfranco Emilia rimane vittima della violenza tale: MIARI
IOLE.(54) DOMENICA
19 NOVEMBRE 1944 A
Cavezzo avvengono due spietate esecuzioni partigiane nei confronti di
una giovane donna e del Dott.: BENATTI
ENRICO.(55) Così
viene raccontata, in una testimonianza coeva, questa
"esecuzione": "Il
povero Dott. Benatti, come il Padre del Pascoli ne "La cavallina
storna", rincasava di sera dopo il solito giro dei suoi malati, a
bordo di un calesse con il mantice alzato, trainato da un cavallo. Ad un
chilometro da casa una sventagliata di mitra sparatagli da dietro lo
fulminò e ferì al collo il cavallo che, spaventato, al galoppo corse a
casa sino a fermarsi davanti alla porta dello studio del suo padrone.
Venne fatta circolare la voce che fosse stato un fascista del luogo, ma
tali accuse vennero fatte cadere. Sembra invece che il Benatti, non
fascista repubblicano ed anche prima tiepido fascista, uomo integerrimo,
non abbia voluto dare ai partigiani il formaggio del caseificio di cui
era presidente, dicendo : "Io non sono padrone ma solo
consegnatario: se verrete di notte
a rubarlo. io non potrò che constatare l'accaduto e tacere, ma
io regalare della roba non mia, mai."(56) La
giovane donna uccisa si chiamava: BALESTRI
IRMA.(57) Anche
questo assassinio viene raccontata nella testimonianza sopracitata: "Scompare
la giovinetta Balestri Irma, senza una ragione plausibile, a meno che
non fosse vera la voce che circolava allora e ben più oggi (1948 - data
dell'estensione della testimonianza) che la ragazza essendo molto
procace, fosse stata presa per allietare gli ozi dei partigiani. Voci
dicono che venne tenuta per otto giorni in chiuso da maiali, per poterla
"usare"; poi fù orrendamente seviziata ed uccisa."(58) A
Santa Maria di Mugnano viene ucciso il cinquantenne: NAVA
GEMINIANO.(59) A
Carpi vengono uccisi da formazioni partigiane i seguenti militi della
GNR: BERNINI
ERMES,(60) RAGUSA
ALFONSO,(61) REZIA
FRANCO,(62) ESPOSITO
GIUSEPPE.(63) LUNEDI
20 NOVEMBRE A
Modena viene ucciso dai fascisti
tale: Sisto Borsari.(64) MARTEDI
21 NOVEMBRE 1944 "La
mancata rappresaglia di Soliera". Ciò
che successe in questi giorni a Soliera, è stato argomento alquanto
discusso e, sebbene attraverso ottiche comprensibilmente diverse, viene
portato ad esempio e citato come vittoria, da entrambe le fazioni. Ma
dalla ricostruzione di questo episodio emerge, con chiarezza, in primo
luogo il modo di portare avanti la guerriglia antifascista, anche a
costo di mietere vite innocenti, in secondo luogo viene ancor più messa
in evidenza la brutalità dell'impostazione delle rappresaglie tedesche
nei confronti della popolazione civile. I
"resistenti" esaltano la presa di posizione tenuta nelle
trattative tra le parti in causa, ma vedremo con quante contraddizioni e
distinguo: i fascisti, al contrario, tendono ad evidenziare i fatti di
Soliera come una delle loro azioni moderatrici più significative, poiché
riuscirono attraverso il loro operato, ad evitare ulteriori spargimenti
di sangue. Fu
questo uno dei pochi episodi di tutta la guerra civile, dove, a fronte
della cattura di un gruppo di tedeschi e fascisti eseguito dai
partigiani non vi fu l'immediata soppressione, dato che i prigionieri
vennero tenuti in vita per cercare uno scambio con i tedeschi. ma la
reazione di questi ultimi non fu diversa da tante altre analoghe
situazioni; cattura indiscriminata di ostaggi, proposte di fucilazione
in massa e di distruzione di paesi, se non venivano restituiti i
prigionieri o se non si presentavano gli autori degli attentati. Molte
rappresaglie avvenute nel Nord Italia e nel modenese in particolare
ebbero tutte presupposti similari a quello di Soliera: Episodi
come quello del Carabiniere Salvo D'Aquisto che, presentatosi innocente,
alle richieste tedesche e condannato a morte, evitando in tal modo la
rappresaglia, sono unici ed eccezionali. Bisogna
veramente inchinarsi alla memoria di questo soldato che con il suo
sacrificio, ha relegato nell’abominio quelli che, vigliaccamente,
uccidendo nell'agguato, avevano messo a repentaglio la vita di persone
innocenti lasciandole alla mercé di rabbiose reazioni. Ma, a parte
questo episodio, non si presentò mai nessun partigiano, esecutore di
attentati, per evitare le rappresaglie sulla popolazione civile che, il
tedesco, con la rigida ed ottusa , in questi frangenti, mentalità
teutonica, portava avanti sul territorio italiano, malgrado i continui
interventi del fascismo repubblicano , il quale, nella maggioranza dei
casi cercava di porre un freno alle fucilazioni indiscriminate. Ed
è anche in funzione di questo, oltre a tanti altri aspetti, che la RSI,
non fu assolutamente succube del tedesco, il quale, non bisogna
dimenticarlo, aveva pesantemente occupato il territorio italiano dopo il
tragico 8 Settembre, ancor prima che venisse costituita, per volere di
Mussolini, la nuova forma del governo repubblicano. Ma
quando mai, nella storia della resistenza, si è posto, anche
minimamente, il problema di un Italia tutta ribelle all'ex alleato
tedesco? Non sarebbero state ben più gravi le conseguenze che l'Italia
avrebbe dovuto sopportare? Con quali prospettive, dopo il tutti a casa,
l'esercito italiano avrebbe potuto contrastare la rabbia e la prepotenza
di chi, sentitosi tradito, dopo essere intervenuto massicciamente anche
per proteggere il territorio italiano spendendo in vite umane
pesantemente, prometteva di fare terra bruciata? E tutto quello che è
stato possibile salvare dall'immane tragedia, come opere d'arte,
industrie, manufatti ecc. non è, in buona parte dovuto al merito della
RSI? E tutti gli uomini politici antifascisti, che ancor oggi detengono
posizioni di potere e che furono salvati dalle persecuzioni tedesche,
per merito di quei fascisti che al termine della guerra vennero scannati
senza alcun riconoscimento, non devono anche loro qualcosa, se non
tutto, al fatto che fosse presente sul territorio italiano un Governo di
connazionali per quanto condizionato dalla presenza tedesca sul
territorio? Inoltre
non si possono dimenticare i gravi contrasti che sorsero, ad ogni
livello, tra italiani e tedeschi, in modo particolare sul modo di come
si doveva fronteggiare la presenza delle bande ribelli e di come si
doveva applicare la rappresaglia. L'immagine
stereotipata, che sino ad oggi la storiografia resistenziale ha cercato
di portare avanti e non sempre creduta, dei fascisti servi sciocchi dei
tedeschi è falsa ed arbitraria ed ancor più tendenziosa, poiché cerca
di mitizzare la lotta fratricida, giustificandola ed esaltandola.
Sarebbe più logico, cercare di mettere in evidenza, nella ricerca
storiografica, quali furono le motivazioni e gli scopi in particolare
della componente più forte del CLN, cioè quella comunista, che della
guerra civile cercò di farne un trampolino di lancio per la conquista
del potere. Ma da parte delle altre forze politiche, che combatterono il
fascismo senza macchiarsi degli orrendi crimini commessi dai
"rossi", è ingiustificabile l'accettazione supina della
glorificazione della resistenza, poiché nessuno si è scordato, anche
se a distanza di quasi cinquanta anni, le assurde carneficine avvenute
prima e dopo la "liberazione". Questo atteggiamento li fa’
diventare complici di coloro che, attraverso la scusante dell'azione di
guerra, commisero i più atroci ed ingiustificati massacri. L'episodio
di Soliera, come abbiamo visto, ebbe un antefatto; una serie di
imboscate e di attentati alle truppe nazifasciste con numerosi morti e
feriti. Vi fu inoltre un azione dei "ribelli" contro
l'anagrafe del Comune dove vennero distrutti i registri(65), poi, un
gruppo di italo-tedeschi, addetto a dei rilevamenti tecnici, venne
attirato in un tranello, catturato e portato dai partigiani in uno
sperduto casolare della zona. Il 14 e 15 Novembre il Comando tedesco
effettuò nel comprensorio di Soliera un grosso rastrellamento; una
settantina di civili vennero presi in ostaggio e portati , parte
all'Accademia Militare di Modena e parte nella caserma di Carpi. Nei
testi che tracciano la storia della resistenza nel modenese, si trovano
notevoli discordanze nel raccontare questo fatto ed il suo prologo. Si
parla di scontri avvenuti in quei giorni tra partigiani "sap"
e le truppe tedesche che prendevano parte al rastrellamento, con la
cattura di alcuni soldati, il ferimento di una quindicina di questi e
dell'uccisione di quattro militari, e di nessuna perdita partigiana.(66) Un
altra fonte, parla di 18 morti tedeschi e di 14 prigionieri(67); ma, in
linea di massima non vengono ben evidenziate nella loro progressione, le
azioni svolte nei giorni precedenti al rastrellamento, fatte di
imboscate ed agguati e che causarono la morte ed il ferimento di decine
di militari tedeschi e fascisti; lo stillicidio di queste azioni era
continuo ed esasperante e i rastrellamenti erano artatamente voluti dai
partigiani comunisti, così come conferma il giornalista partigiano
Giorgio Bocca, in quanto dovevano servire ad aumentare sempre più la
spirale dell'odio sulla quale poi, ovviamente era più facile speculare
dal punto di vista propagandistico. Il
Comando tedesco, attraverso un proclama che venne fatto affiggere in
tutte le località del carpigiano,(68) pretendeva la liberazione degli
ostaggi in mano ai partigiani, entro le ore 12 del 18 Novembre; in caso
contrario avrebbe dato il via alle rappresaglie con la fucilazione degli
uomini arrestati e la distruzione dei paesi di Limidi e di Soliera. Dal
canto loro i partigiani erano risoluti a resistere sulle loro posizioni
e contemporaneamente ad iniziare le trattative per lo scambio dei
prigionieri.(69) Da
varie parti venne richiesto l'intervento del Vescovo di Carpi, Monsig.
Della Zuanna; in un primo tempo il presule non aderì all'invito, ma
successivamente, e per intercessione delle autorità repubblicane, anche
attraverso suoi canali, ebbe gran parte nelle trattative che seguirono. "Sull'
avvio di queste trattative esistono diverse versioni, giacchè, come in
tutti gli episodi che si svolgono in un clima ribollente, anche per i
particolari sui fatti di Limidi ci sono notizie contrastanti."(70) Che
le notizie riportate dalle fonti antifasciste siano contrastanti è
facilmente controllabile da una attenta lettura delle varie
pubblicazioni resistenziali ove si rilevano interpretazioni di comodo e
volutamente non corrispondenti alla successione degli avvenimenti. Il
clima in quei giorni nella zona di Soliera era, come è facilmente
comprensibile, particolarmente teso. Colloqui frenetici avvennero tra i
rappresentanti dei partiti antifascisti ed il Comando dei Gap il quale
tergiversava nelle sue posizioni intransigenti, portando così
all'esasperazione una situazione estremamente delicata, poiché: "non
voleva sottostare al ricatto nazifascista."(71) Ma
la rabbia della popolazione civile stava per esplodere, come infatti
avvenne, e la stessa storiografia resistenziale lo deve ammettere, poiché: "crescevano,
da parte della popolazione e se ne facevano eco molti degli stessi
combattenti, le pressioni affinché si lasciassero i prigionieri al fine
di sedare i nazisti, che avrebbero potuto attuare la minaccia di
distruggere Limidi e Soliera e di fucilare gran parte degli ostaggi."(72) Di
fronte all'atteggiamento deciso della popolazione dunque il CLN è
costretto a fare marcia indietro nei suoi programmi, anche se a denti
stretti; nel passo che riportiamo emerge a chiare lettere che
discussione c'è stata, e grossa e molti, probabilmente, avrebbero
lasciato che le cose fossero andate avanti, come successe in altre
analoghe circostanze, per salvaguardare il "prestigio" dei
partigiani, anche attraverso la spietata rappresaglia tedesca: "i
motivi di prestigio e di onore militare si sarebbero potuti, tuttavia
seppure con grande sforzo e sacrificio, subordinare all'obbligo umano di
salvare dalla morte gli ostaggi civili e dalla distruzione Limidi e
Soliera."(73) In
questo modo viene giustificata l'indecisione del CLN nella restituzione
dei prigionieri e, di conseguenza, il mantenimento dello stato di
terrore in cui, in quelle drammatiche ore, vissero le popolazioni civili
della zona, con la scusante che: "liberando
i prigionieri nazifascisti, questi avrebbero ugualmente compiuto il
massacro."(74) e
di conseguenza ne sortiva fuori la teoria partigiana secondo la quale: "per
salvare quei concittadini non bisognava cedere."(75)
In
questo frattempo interveniva il Vescovo di Carpi che chiese una
dilazione; venne così portato al 20 Novembre l'ultimatum che era stato
precedentemente fissato dal Comando tedesco per le ore 12 del 18
Novembre. Mentre
si attendeva questa scadenza e mentre parecchi ostaggi venivano portati
nei pressi del cimitero, avvenne nella piazza di Soliera, una
dimostrazione guidata dai familiari dei catturati e di buona parte della
popolazione. Manifestazione spontanea ed improvvisata nella quale
parecchie persone intervennero criticando aspramente l'operato dei
partigiani che, con le loro azioni, mettevano a repentaglio la vita di
inermi cittadini.(76) In
seguito a questa presa di posizione, oltre ad un successivo intervento
del Vescovo di Carpi, si arrivò ad una ulteriore sospensione del
termine dell'ultimatum. Il Comando tedesco a sua volta, propose di
cessare la rappresaglia, che in parte era già stata iniziata con
l'incendio di alcune case di Limidi, fatte evacuare in precedenza,
spostando ancora la data, fissata per le 15 del giorno 20, alle ore 8
del 21 Novembre, se il comando partigiano avesse assicurato la
restituzione dei prigionieri italo-tedeschi. "I
nazifascisti effettivamente non si mossero dopo le 15 del giorno 20
dimostrando così che stavano ai patti. All'alba del 21 tutte le forze
partigiane della zona erano mobilitate in armi per fronteggiare
qualsiasi eventualità. I prigionieri tedeschi furono rilasciati, dopo
aver sottoscritto una dichiarazione in cui attestavano il buon
trattamento ricevuto durante la detenzione......Fin dalle prime ore
dello stesso giorno il nemico dava anch'esso inizio alla scarcerazione
degli ostaggi.(77) Seppure
con enorme difficoltà, la storiografia partigiana deve riconoscere
l'onestà delle posizioni dei Comandi Italo-tedeschi; ma nelle
conclusioni i commenti che chiudono il racconto su questa mancata
rappresaglia, sono a dir poco esaltanti: "La
prova di forza era ormai vinta, si delineava per il movimento partigiano
una grande vittoria".(78) "Una
magnifica vittoria politico militare" "Vittoria
partigiana." "Sconfitta
dei tedeschi che dovettero recedere dalle loro posizioni iniziali."(79)
"L'intervento
del Vescovo, la fermezza del Comando partigiano, l'alto senso
patriottico della popolazione costrinsero i tedeschi a sospendere una
rappresaglia."(80) Questa
è la storia raccontata dalla parte vincente; attraverso innumerevoli
tortuosità vengono modificati anche i fatti più evidenti e viene
completamente capovolta ogni realtà. Una volta tanto che non vengono
eseguite rappresaglie indiscriminate, sebbene attraverso l'indecisione
ed il continuo ripensamento dei partigiani che non hanno proceduto, come
solitamente avveniva, ad una inutile "esecuzione" dei nove
prigionieri nazifascisti che avrebbe provocato una ben più grave
carneficina, si vuol far passare tale avvenimento come una grossa
conquista, politico-militare, della resistenza. E
i giorni di incubo e di angoscia vissuti dagli ostaggi e dalla
popolazione di quelle contrade? Quanta parte ha avuto la ribellione
della gente del popolo alle proditorie azioni partigiane, nel
ripensamento dei comandi gappisti? Quante altre stragi si sarebbero
potute evitare se simili "ripensamenti" fossero avvenuti anche
nelle altre situazioni similari? A prescindere dunque, dalla tanto
esaltata vittoria partigiana, o dalle altrettante dichiarazioni
vittoriose dei comandi tedeschi e fascisti, che hanno visto esaudite le
loro richieste, ci pare questa una vittoria del buonsenso che, raramente
o quasi mai, ha avuto il sopravvento negli episodi di terrorismo e di
rappresaglia, in quei tremendi 600 giorni. Ma
che dalla parte antifascista, sia pur essa la parte vincente, anche
nella guerra della carta, non si voglia assolutamente riconoscere la
buona volontà dei tedeschi e dei fascisti nell'attendere che
avvenissero i dovuti interventi sia del Presule di Carpi, sia del
Comando Provinciale della GNR di Modena, è piena dimostrazione della
malafede e della superbia con cui, ancora oggi, vengono giudicati gli
avvenimenti di quei tempi; ed è ormai trascorso quasi mezzo secolo. MERCOLEDI
22 NOVEMBRE 1944 Imboscata
partigiana a Modena, in Via Luosi; vengono barbaramente trucidati un
uomo ed una donna di quarantuno e trentasei anni: PONZONI
MARIO,(81) MORANDI
ONELIA.(82) Nelle
zone della bassa modenese, in località imprecisata, viene ucciso il
nativo di San Prospero, di trentaquattro anni: FERRARI
ADOLFO.(83) GIOVEDI
23 NOVEMBRE 1944 A
Piumazzo viene ucciso il milite della GNR di quarantacinque anni: FERRARINI
PROCOLO.(84) Nella
bassa modenese, a San Possidonio, viene ucciso lo squadrista della
Brigata Nera: BONINI
ARISALDO.(85) A
Carpi viene uccisa la moglie di un maresciallo della GNR: ARTIOLI
ENRICA.(86) Imboscata
partigiana ad una macchina tedesca sulla strada che porta a Poggiorusco
, nel mantovano; cinque militari restano uccisi.(87) VENERDI
24 NOVEMBRE 1944 Un
ulteriore attacco di reparti partigiani viene attuato nei pressi di
Concordia,(88) senza creare grossi problemi per le truppe tedesche e
fasciste dislocate nella zona. A
Modena muore il milite della RSI, originario di Potenza: D'INDIA
ROCCO.(89) SABATO
25 NOVEMBRE 1944 A
Castelfranco Emilia resta ucciso tale: TAMBURINI
GUALTIERO.(90) DOMENICA
26 NOVEMBRE 1944 Quattro
partigiani vengono uccisi dai tedeschi, per rappresaglia a Pavullo.(91) Nella
zona di Carpi resta ucciso tale: LOSCHI
UMBERTO.(92) LUNEDI
27 NOVEMBRE 1944 A
Modena viene ucciso il milite della GNR e camicia nera del 72° Batt.
Montenegro, nativo di Serramazzoni dell'età di trentasei anni: FERRARI
SILVIO.(93) A
Mirandola viene ucciso il quarantenne: PACCHIONI
MARINO.(94) Reparti
tedeschi e fascisti, a seguito delle continue imboscate che si erano
verificate nell'ultimo periodo, nelle zone della bassa modenese e
reggiana, iniziano un rastrellamento a largo raggio. MARTEDI
28 NOVEMBRE 1944 In
varie zone della Provincia modenese, a Vignola, Staggia, Concordia, San
Giacomo Roncole e nella stessa città, tedeschi e fascisti procedono
alla fucilazione di numerosi partigiani.(95) MERCOLEDI
29 NOVEMBRE 1944 A
Bergamo a seguito di un incidente stradale avvenuto mentre era in
servizio, perde la vita il Tenente della Brigata Nera "M.
Pistoni", modenese, di quarantasei anni: GOBBI
GIOVANNI.(96) In
una recente pubblicazione della storiografia resistenziale, legata al più
vieto conformismo antifascista, assieme alle più volgari ingiurie
e ad una serie di visioni deformanti tendenti a gettare sempre più
fango sui reparti delle Brigate Nere, troviamo la ricostruzione di un
episodio avvenuto nelle nostre zone attraverso un racconto fatto da un
comandante della B.N., la XXX° Brigata "Giuseppe Ferrari",
precisamente dal Tenente Alberto Forese e che riteniamo opportuno
riproporre: "Come
da ordine ricevuto dal Comandante la XXX° Brigata, sono partito da
Reggio Emilia con il compito di recarmi a Concordia sul Secchia e di
mettermi a disposizione del maggiore Smith, comandante le truppe
italo-tedesche operanti in rastrellamento. Sono partito con 94 uomini
compresi gli Ufficiali, alle ore 16,10 e sono arrivato a Concordia alle
ore 18,30. Ho preso subito contatto con il comandante, il quale mi disse
di partire per Vallalta verso le due di notte e giunti nella zona
prestabilita verso le ore 5, si è iniziato il rastrellamento in
collaborazione con le truppe germaniche. Ho diviso la prima compagnia in
quattro squadre di dieci uomini ciascuna comandate rispettivamente, la
prima dal sottotenente Antonio Folloni, la seconda dal sottotenente
Ercole, la terza dal tenente Carlotto e la quarta dal sottotenente
Lodini. Fino alle ore 9 tutto
è proceduto normalmente, senonchè in località Cividale due
donne sono venute da mè a reclamare perchè nostre camicie nere avevano
asportato degli oggetti d'oro durante una perquisizione. Feci
subito riunire la squadra che operava in quella zona e presentai gli
uomini alle donne per il riconoscimento delle camicie Nere. Le donne
riconobbero subito la Camicia nera Romano Tedeschi e la camicia nera
Angelo Cattini come autori del furto. Infatti, fattili perquisire in mia
presenza dal Sergente Bruno Storchi, sono stati loro rinvenuti nelle
tasche due anelli d'oro, un orologio d'oro, un paio di orecchini d'oro,
una catena d'oro ed un orologio da braccio in nickel, oggetti che ho
fatto subito restituire alle famiglie derubate. Alcune altre famiglie
reclamano oggetti d'oro e penne stilografiche, che non sono stati
rinvenuti. Arrivato a Mirandola fui subito chiamato a rapporto dal Sig.
Maggiore Smith, Comandante le truppe operanti in rastrellamento, il
quale mi comunicava che in seguito a questi fatti dovevo subito
rientrare in sede con tutti gli uomini della Brigata Nera, definendomi
con tutti gli uomini dei briganti neri. In seguito a questo ordine, così
umilmente ho cercato di persuadere il Maggiore a farmi rimanere
(naturalmente allontanando i responsabili) rendendomi responsabile con
la mia vita se altri fatti del genere si fossero verificati. Ciò
nonostante non ho potuto ottenere la revoca dell'ordine. Feci
subito radunare le compagnie facendo presenti i fatti e gli ordini
impartitimi dal maggiore Smith. Ho ordinato inoltre al sottotenente
Lodini di strappare i segni del Littorio dalle giacche delle due indegne
camicie nere che avevano compromesso il buon nome della Brigata Nera.
Quindi feci tradurre le due Camicie Nere alle carceri della GNR di
Mirandola in attesa della partenza per Reggio Emilia. Mi permetto fare
noto che il morale delle Camicie nere comandate al rastrellamento era
assai elevato alla partenza e durante le operazioni mentre poi è
rimasto molto scosso in seguito all'incidente avvenuto; le camicie nere
chiedono, però, che i responsabili siano severamente ed esemplarmente
puniti."(97) Il
rapporto del Tenente Forese, riportato dall'autore di un altro libro
pieno di cattiveria nei confronti degli italiani che combatterono con i
tedeschi nei battaglioni delle "SS Italiane",(98) viene messo
in evidenza per sottolineare la delinquenza che regnava nei reparti
della B.N. e per evidenziare il disprezzo che avevano i tedeschi per
queste truppe. Ma è altresì evidente che, quando si veniva a
conoscenza di fatti delittuosi commessi dai soldati, non vi erano
coperture di sorta e i colpevoli venivano colpiti ed anche duramente. GIOVEDI
30 NOVEMBRE 1944 In
Via Remisina, a Fossoli di Carpi in una feroce imboscata partigiana
vengono assassinati due fascisti: BARALDI
ATTILO,(99) COPPI
ALFREDO,(100) Quest'ultimo
aveva quarantasei anni ed era padre di otto figli. Durante
il mese di Novembre vennero effettuate parecchie altre uccisioni di
fascisti o di presunti tali, dei quali, però, non è stato possibile
accertare od avere qualche riferimento più preciso circa la data
relativa alla loro morte. Resta
sicuro il fatto che persero la vita durante il mese di Novembre del
1944. A
San Possidonio, venne ucciso: DI
NOIA MATTEO.(101) Nella
zona di Mirandola vennero soppressi in quel mese di Novembre: GAVIOLI
AMILCARE,(102) VAVASSORI
ANGELO,(103) BASSOLI
MATILDE.(104) Quest'ultima
era una casalinga e venne prelevata dalla sua abitazione da un gruppo di
partigiani. Nella
zona di Novi, tale: BACCHELLI
GAETANO.(105) A
Soliera certa: MISELLI
ADA.(106) A
Carpi vennero "eliminati" i fascisti: FRIGNANI
ILDEBRANDO,(107) ARBIZZI
ERNESTA.(108) A
Fiorano Modenese venne prelevata dalla sua abitazione, ed assassinata
dai partigiani, l'insegnante di musica, di trenta anni: FIANDRI
ELENA.(109) A
Modena venne soppresso, ed il suo cadavere venne trovato dopo parecchi
mesi, con la testa mozzata, il milite della GNR di ventotto anni: PALATELLO
ELIO.(110) NOTE 1 cfr. elenco caduti della RSI n.320 2 cfr. ESGC.Mo 3 cfr. lettera del Comune di Mirandola del 16.1.56
prot. 126 4 cfr. elenco caduti n. 248 5 cfr. ESGC.Pi ed elenco speciale suppletivo dei
caduti RSI. Il Maletti era Ufficiale delle poste a Soliera. E' stato
ucciso nel macello di quel paese. 6 cfr. Pacor-Casali: "Lotte sociali ecc."
pag. 196 7 cfr. ESGC.Mo 8 ibidem 9 cfr. lettera del Comune di Soliera del 18.2.1956
prot. 435 10 cfr. lettera del Comune di Carpi, cit. 11 cfr. E. Gorrieri: "La repubblica di Montefiorino"
pag. 483. 12 cfr. G. Silingardi: "I giorni del fascismo
ecc." pag. 215 13 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 486. 14 ibidem 15 ibidem 16 cfr. "Quando eravamo i ribelli" pag. 123. 17 cfr. elenco caduti n. 532 18 cfr. lettera Comune di Carpi del 30.5.56 prot. 7033 19 cfr.ESGC.Pi 20 ibidem 21 cfr. Pacor Casali op. cit. pag.189. Un tribunale
partigiano condannò a morte il sergente della GNR, vedi giorno 12
Novembre, che, secondo un volantino del CLN, si era dichiarato colpevole
dei due delitti. 22 cfr. elenco caduti RSI 313 23 cfr. Esgc.Mo 24 ibidem 25 cfr. elenco caduti n. 114. Era nativo di Crevalcore
(BO). 26 ibidem n. 699 27 cfr. ESGC.Pi 28 cfr. ibidem 29 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 487 30 cfr. elenco caduti n. 571 31 cfr. lettera Comune di Carpi, cit. 32 cfr. ESGC.Mo 33 cfr. ISR Rassegna n.1 pag. 33. I partigiani fucilati:
Alfonso Piazza, Emilio Pò, decorato di medaglia d'oro, e Giacomo Ulivi. 34 cfr. G. Pisanò: "Gli ultimi in grigioverde",
pag. 894 35 cfr. elenco caduti n. 210. Il Cavani era milite della
Divisione di Fanteria di Marina: San Marco. 36 cfr. elenco caduti inumati nel Sacrario di San Cataldo. 37 cfr. G. Silingardi, op. cit. pag. 216. 38 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 239. 39 cfr. elenco caduti n. 424. Il
Longato era residente a Concordia ed era milite della 73° Legione
ciclisti "Boiardo"; era stato prelevato dai partigiani a
Mirandola. 40 cfr. elenco caduti n. 78. 41 ibidem 42 ibidem 43 ibidem 44 ibidem n. 607 45 ibidem n. 380 46 cfr. lettera del Comune di Carpi, cit. 47 cfr. ESGC.Pi 48 cfr. Canova ecc. : "Lotta di Liberazione nella
bassa" pag.227 49 cfr. Pacor-Casali, op. cit. pag.207. 50 cfr. ESGC.Pi. Tale nominativo appare in "Lotte
sociali e guerriglia in Pianura" pag., 363, tra i caduti dei quali
non figura il
riconoscimento ufficiale da parte della commissione regionale qualifica
partigiani. 52 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 652 53 cfr. elenco caduti n. 338 54 cfr. ESGC.Pi 55 cfr. elenco caduti. 56 cfr. Testimonianza Dott. Enzo Rebucci. 57 cfr. elenco caduti 58 cfr. testimonianza Dott. Rebucci, cit. 59 cfr. elenco caduti n. 536 60 ibidem 61 cfr. G. Pisanò, op. cit. Vol.4° pag. 2099. 62 ibidem 63 cfr. ESGC.Pi 64 cfr. Pacor-Casali, op. cit. pag. 196 66 ibidem pag. 200 67 cfr. Quaderni della Resistenza 1974 :"Atti e
documenti del CLN clandestino" pag. 59 68 ibidem 69 cfr. Pacor-Casali, op. cit. pag. 201 70 cfr. I. Vaccari: "Il tempo di decidere" 71 ibidem e Pacor-Casali, op. cit. 72 cfr. Pacor-Casali, op. cit. pag. 202 73 ibidem 74 ibidem 75 ibidem 76 cfr. G. Pisanò: "Storia della guerra civile"
Vol. 2° pag. 1155. 77 cfr. Pacor-Casali, op. cit. 78 ibidem 79 ibidem 80 ibidem 81 cfr. elenco caduti n. 609. 82 ibidem 83 cfr. lettera del Comune di Cavezzo del 7.1.1956 prot.
55 84 cfr. lettera del Comune di Castelfranco Emilia, cit. 85 cfr. lettera del Comune di San Possidonio del 31.1.56
prot. 177. 86 cfr. lettera del Comune di Carpi, cit. 87 cfr. Canova ecc. op. cit. pag. 227 88 ibidem 89 cfr. elenco caduti inumati nel Cimitero di San Cataldo. 90 cfr. ESGC.Pi 91 cfr. ISR Rassegna n. 3: i caduti partigiani: Irma
Marchiani, Gaetano Ruggeri, Domenico Guidani, Renzo Costi. 92 cfr. lettera del Comune di Carpi, cit. 93 cfr. elenco caduti inumati nel cimitero di San Cataldo. 94 cfr. elenco caduti 95 cfr. ISR Rassegna n. 3. A Vignola viene ucciso, Alcide
Martinelli; A Modena in Via San Giacomo, Gino Ferrari; nella zona di
Concordia, Staggia e San Giacomo Roncole: vengono passati per le armi i
seguenti partigiani: Venizelos Bulgarelli, Zelio Ballerini, Adelio
Carreri, Mondadori Oder, Lino Baraldi. 96 cfr. elenco caduti n. 357. 97 cfr. Ricciotti-Lazzero: "Le Brigate Nere"
pag. 111-112. 98 cfr. Ricciotti-Lazzero: "Le SS italiane" 99 cfr. Comune di Carpi, cit. 100 ibidem; cfr. anche copia dello stato di famiglia del Coppi
Alfredo in Archivio Ass. Cad. RSI. 101 cfr. lettera della figlia all'Ass. Cad. della RSI di Modena
relativa alla traslazione della salma del padre, in Arc. Ass. Cad. RSI. 102 cfr. ESGC.Pi 103 ibidem 104 cfr. elenco caduti RSI n. 64 105 cfr. ESGC.Pi 106 ibidem 107 cfr. lettera del Comune di Carpi, cit. 108 ibidem 109 cfr. elenco caduti n. 298. 110 ibidem n. 560.
|
Pavarotti Loris ucciso dai partigiani nella zona di Mirandola il 10 Novembre Elio Palatello milite della GNR ucciso a Modena dai partigiani il 30 Novembre
|