GUERRA CIVILE NEL MODENESE
Novembre
1943 LUNEDI
1 NOVEMBRE 1943 Notevole
fu, in tutto il periodo dei seicento giorni della RSI, la diffusione
della stampa di Partito; in questo giorno esce il primo numero del
Settimanale modenese: "Giustizia Sociale". Fu inizialmente
diretto da Giovanni Cavatorta, per passare poi, in un secondo tempo,
sotto la direzione di Alberto Consarino. MARTEDI
2 NOVEMBRE 1943 Uno
dei primi militi modenesi, ucciso in uno scontro con formazioni
partigiane, fu il vicecaposquadra dei Battaglioni "M", TONI
FRANCESCO (1) di
venti anni: proveniva da Serramazzoni e cadde in questo giorno ad
Arischia in Provincia dell'Aquila. In
un decreto firmato dal Capo dello Stato Repubblicano Benito Mussolini,
sono equiparate a quelle del soldato tedesco le condizioni del soldato
italiano. E’ inoltre aumentata del 100% la quota del caroviveri per
gli Ufficiali, oltre all'indennità di equipaggiamento. MERCOLEDI
3 NOVEMBRE 1943 E’
costituito a Modena il 42° Comando Militare Provinciale che si trovava
alle dirette dipendenze del 202° Comando Militare Regionale. La sede fu
collocata in un primo tempo presso la Caserma del 6° Reggimento
d'Artiglieria ed in seguito spostato presso l'Accademia Militare. Primo
Comandante fu nominato il Colonnello Costantino Rossi. GIOVEDI
4 NOVEMBRE 1943 Iniziano,
in modo molto sommesso e modesto, a raggrupparsi gli uomini che
creeranno al movimento partigiano della nostra Provincia. A Formigine un
gruppetto di persone si reca nella zona di San Martino di Polinago per
accertare se vi fossero possibilità di impiegare gruppi armati in
montagna.(2) VENERDI
5 NOVEMBRE 1943 Anche
la Città del Vaticano subisce un attacco da parte degli aerei
anglo-americani e cinque bombe caddero a poca distanza dalla Basilica di
San Pietro. SABATO
6 NOVEMBRE 1943 In
questi giorni sono scoperti a Soliera, nella villa della Sig.ra Maria
Andriani, alcuni ufficiali inglesi fuggiti dai campi di prigionia. I
tedeschi arrestarono la Signora, il suo amministratore Gino Oleari ed
una cameriera. Dopo un breve periodo di detenzione i tre ottennero la
libertà provvisoria; ma in un processo successivo, il Tribunale
Militare Regionale di Bologna, condannava, in contumacia, l'Oleari alla
pena di morte e la Sig.ra Andriani a 30 anni. Nello stesso processo
furono assolti altri tre modenesi: tali Marino Lugli, Geminiano Malaguti
e Odilio Chiossi arrestati per fatti analoghi. Furono assolti perché i
fatti a loro addebitati risalivano a prima che fosse emanato il bando
che prevedeva la pena di morte a chi dava aiuto ai prigionieri fuggiti
dai campi di prigionia.(3) DOMENICA
7 NOVEMBRE 1943 In
Provincia di Modena i primi nuclei partigiani che si recano in montagna
sono quelli del gruppo Rossi-Barbolini(4); partendo da Sassuolo si
recano nel territorio dell'alta valle del Secchia dove si congiungeranno
poi con gli uomini del gruppo di "Armando"(5). L'anniversario
della "Rivoluzione d'Ottobre" viene celebrato dai comunisti
nostrani con un manifestino che inneggia ai fasti ed alle conquiste
della "grande patria russa": riteniamo interessante riportare
interamente il testo del manifestino per sottolineare quanta ignoranza
ci fosse nei comunisti nostrani, o quanta illusione, nella non
conoscenza di un paese che, purtroppo, era già da parecchi anni gestito
con il terrore e con la paura: "Una
data storica - il 7 Novembre - nell'anno 1917, il popolo russo, rompendo
le catene che lo legavano al trono degli Zar, scuotendo il giogo dei
suoi oppressori, prese il suo destino nelle proprie mani. Per la prima
volta nella storia del mondo, l'operaio, il contadino, divenne padrone
di se stesso. Da allora sono passati 26 anni di un progresso
vertiginoso. Nelle mani degli operai e contadini, la fetida Russia degli
Zar, piena della miseria più squallida, si è trasformata in un paese
fiorente e potente. Sparite
le carestie incessanti e le epidemie periodiche; sparite le persecuzioni
e il terrore. Dove il contadino lavorava con aratri di legno, oggi
passano schiere di trattrici e macchine agricole; dove l'operaio cercava
invano lavoro mal pagato nelle pochissime fabbriche sporche e malsane
oggi sorgono migliaia di industrie gigantesche fra le più moderne e
potenti, ma anche le più igieniche e salubri del mondo. Dove il
proletariato alloggiava in miseri tuguri, oggi vivono famiglie di
milioni di operai in quartieri e in intere città nuove di zecca,
igieniche e belle, costruite da loro e per loro. Dove erano
analfabetismo e ignoranza, oggi c'è istruzione e civiltà per tutti. In
pochi anni il popolo sovietico ha trasformato la miseria in benessere i
privilegi in uguaglianza e l'oppressione in libertà. Ma non solo questo
l'Unione Sovietica, sopportando con cinismo il massimo peso dell'odierna
guerra, provocata dai banditi hitlero-fascisti, stà proprio ora
annientando definitivamente la formidabile macchina bellica nazista,
appoggiata su l'industria e le risorse di tutto il continente europeo. Al
popolo sovietico spetta perciò il maggior merito di aver salvato collo
slancio irresistibile dell'armata rossa, tutto il mondo civile dalla
catastrofe di una vittoria della barbarie hitleriana. Nella
lotta immane che il grande popolo sovietico ha condotto per la creazione
e il consolidamento del 1° Stato socialista del mondo, ha saputo in
tempo, non solo rompere la schiena ad ogni tentativo
controrivoluzionario, ma soffocare il minaccioso tentativo del fascismo
mondiale, contribuendo così in prima linea alla liberazione definitiva
di tutti i popoli oppressi. Operai,
contadini, intellettuali, impiegati, italiani tutti amanti della libertà,
del progresso e del benessere del popolo, siete chiamati a lottare con
tutte le vostre forze per contribuire allo sforzo che il popolo
sovietico sta compiendo per salvare l'umanità. E'
in questo modo che si deve ricordare la storica data del 7 Novembre. E'
solo intensificando la nostra lotta contro i tedeschi invasori e i
fascisti traditori che si porrà fine alla più criminale delle guerre
che la storia ricordi; per dare ai popoli la libertà, il progresso e il
benessere che gli spetta. Lavoratori,
popolo italiano, la gravità del momento esige la più stretta unità di
tutti; ogni attentato a questa unità deve essere energicamente respinto
e denunciato. In piedi tutti e fecondi nella lotta affinché il nostro
popolo possa presto fronteggiare la fine della guerra. Contribuite
con tutte le forze alla lotta per la liberazione, affinché anche per il
popolo italiano venga presto il sette novembre."(6) Con
questo tipo di propaganda falsa ed antistorica i comunisti italiani
riuscirono, per una certa parte della popolazione facile ad essere
strumentalizzata e non a conoscenza di ciò che accadeva sotto il regime
bolscevico, a richiamare nelle loro file anche cittadini in buona fede. LUNEDI
8 NOVEMBRE 1943 In
seguito alla lunga catena di sanguinosi attentati contro fascisti in
tutto il Nord Italia, che prefiguravano la durezza della lotta comunista
nei confronti del Fascismo Repubblicano, con il beneplacito dei governi
"alleati" che avevano tutto l'interesse a fomentare la lotta
fratricida nelle retrovie del fronte italiano, il Segretario del P.F.R.
Alessandro Pavolini inviava a tutti i Federali il seguente comunicato: "Ordino
alle squadre di Partito, sulla responsabilità dei dirigenti Federali e
d'intesa coi Capi delle Provincie di procedere all'immediato arresto
degli esecutori materiali o dei mandanti morali degli assassini di
fascisti repubblicani ogni volta che l'uccisione si verifichi. Previo
giudizio dei Tribunali straordinari (previsti dalle leggi speciali del
tempo di guerra) che dovranno entro 24 ore essere nominati sul posto e
giudicare detti esecutori o mandanti, siano passati per le armi dalle
squadre. Per i mandanti morali intendo i nemici dell'Italia e del
Fascismo responsabili dell'avvelenamento delle anime e delle connivenze
con l'invasore. Il fascismo repubblicano non fa rappresaglie, ma
giustizia e soffocherà con energia ogni criminoso attentato di
guerriglia civile da parte degli emissari del nemico."(7) MARTEDI
9 NOVEMBRE 1943 Il
Luogotenente Generale Renato Ricci, Comandante Generale della Guardia
Nazionale Repubblicana, dopo un incontro con Mussolini alla Rocca delle
Caminate, ispeziona, nelle varie città emiliane, le nuove formazioni di
Camicie Nere. Sul
quotidiano locale viene pubblicato il bando di chiamata alle armi delle
classi: 1923-1924-1925. MERCOLEDI
10 NOVEMBRE 1943 Se
i bandi militari tedeschi per l'arruolamento dei giovani italiani non
avevano avuto molto successo, quelli che vennero emanati dal risorto
esercito repubblicano ( da questo giorno sino al 15 Novembre avrebbero
dovuto presentarsi al Comando Provinciale tutti gli Ufficiali),
otterranno in breve tempo buoni, se non ottimi risultati. Era ovvio che
alle chiamate di parte tedesca, subito dopo l'8 Settembre, non si
presentassero molti giovani; la situazione era così fluida e poco
chiara che lasciava tutti perplessi sul da farsi e sul come comportarsi.
Ma dal momento in cui, attraverso la costituzione del PFR gli italiani
si resero conto che unica possibilità di far fronte alle prepotenze
tedesche era quella di continuare la battaglia intrapresa al loro
fianco, anche attraverso un riscatto, sia di fronte all'alleato che al
mondo intero, dell'infame tradimento; gran parte dei giovani si schierò,
con coerenza ideologica e senso di responsabilità, che non si trova
nella componente antifascista in questo periodo iniziale, con il
ricostituito esercito di Mussolini.(8) GIOVEDI
11 NOVEMBRE 1943 Nelle
Provincie del Nord e del Centro Italia, vengono istituiti i Tribunali
Straordinari speciali con competenze specifiche a giudicare i fascisti
traditori e ad emettere sentenze contro coloro che si fossero resi
colpevoli di violenze contro il regime. La durata dei tribunali era
prevista in sei mesi. Contemporaneamente viene istituito il Tribunale
Speciale straordinario che dovrà giudicare i traditori del Gran
Consiglio del Fascismo.(9) VENERDI
12 NOVEMBRE 1943 I
contrasti nei piccoli gruppi del CLN, che si erano appena formati in
alcune località della provincia modenese, apparvero sin dagli inizi,
notevoli. Esclusi i comunisti, i rappresentanti dei vari partiti
politici si dichiararono per una politica attendista, anche perché in
quel primo periodo erano ben pochi i giovani che si erano avviati alla
clandestinità. La
componente comunista ebbe l'intuizione, che si rivelò esatta, che la
guerra sarebbe durata a lungo; l'Italia altro non era, per le forze
alleate, che un secondo fronte istituito fondamentalmente per tenere
impegnate il maggior numero di divisioni germaniche dai fronti più
importanti quale quello orientale e da quello che si sarebbe poi dovuto
aprire in Europa, con lo sbarco in Normandia del Giugno 1944. Diventava
perciò estremamente utile per gli angloamericani creare ed aiutare un
apparato militare clandestino ben armato, ed il PCI si adeguò
immediatamente a quelle direttive e in modo particolare il PC modenese;
difatti nella nostra Provincia gli uomini della direzione clandestina
comunista si attuarono con determinazione per il prelievo di armi e di
esplosivi, come avvenne alla fabbrica Sipe dove partigiani spilambertesi
asportarono esplosivi, micce e detonatori; questa fabbrica era l'unica a
produrre materiale bellico, di questo tipo, in tutta l'Emilia.(10) SABATO
13 NOVEMBRE 1943 Il
delicato problema della questione religiosa, durante tutto il periodo
della RSI, venne ben definito in una nota dell'Agenzia "Stefani"
nella quale veniva sottolineato il rispetto della religione cattolica da
parte del fascismo repubblicano, ma nello stesso tempo si rifiutava ogni
interferenza politica; ecco il testo del comunicato: "Da
fonte competente si dichiara che nella creazione dello Stato
Repubblicano Fascista verranno rispettati i principi fondamentali del
credo cattolico. Il rispetto più assoluto dei principi del credo
cristiano e la difesa degli stessi verranno riconosciuti come necessità
di Stato, così come verrà favorito il consolidamento di un fronte
interno dello Stato e della Chiesa. Il clero dovrà tuttavia ritenere
come uno dei suoi doveri fondamentali quello di assumere e di mantenere
un atteggiamento ineccepibile dal punto di vista nazionale. Ogni
interferenza politica del clero e ogni atteggiamento dello stesso in
contrasto con gli interessi nazionali verrà stroncato nella forma più
energica. Compito particolare del clero nell'attuale periodo è la lotta
contro la tendenza comunista e bolscevica. In ciò stà anzi, come
infatti viene sottolineato nella fonte suddetta, uno speciale compito
nazionale di tutto il clero. Ad
opera di un solido fronte interno religioso ed ecclesiastico deve essere
combattuta in particolare ogni manovra della propaganda nemica. Il
fascismo rispetterà in futuro come in passato, i principi fondamentali
cristiano-cattolici del popolo italiano."(11) Intanto
a Verona cominciano ad affluire le rappresentanze delle federazioni
provinciali fasciste di tutto il Nord Italia per prendere parte,
nell'antico castello Scaligero di Castelvecchio, alla prima Assemblea
del Partito Fascista Repubblicano. DOMENICA
14 NOVEMBRE 1943 Uno
degli episodi più rilevanti, della lotta politica nell'Italia del Nord,
che portò ad una vera e propria svolta nello scontro tra fascisti e
partigiani, fu quello dell'uccisione del Federale di Ferrara, Iginio
Ghisellini, messo in atto dai gappisti comunisti di Bologna e dove
troviamo coinvolti, nei fatti successivi, noti esponenti del fascismo
modenese. Questa
azione, che i comunisti tentarono di accreditare, per un lunghissimo
periodo, agli stessi fascisti, tesi sostenuta, ad esempio, anche nel
film "La lunga notte del "43"(12); ma già in un giornale
clandestino dell'epoca, era stato rivendicato dai gap comunisti.(13) La
reazione fascista a questo spietato assassinio fu indubbiamente
eccessiva e costituì la prima vittoria comunista nell'attuazione della
strategia della guerra civile. I comunisti, con questa proditoria
uccisione del federale di una delle città italiane che aveva dato una
massiccia adesione al nuovo fascismo repubblicano, riuscirono a mettere
in crisi la nuova classe politica che cominciava, a distanza di solo due
mesi dalla tragedia dell' 8 Settembre, a darsi una fisionomia ben
definita. La maggioranza del popolo italiano, e in particolar modo
quello della città di Ferrara, seguiva con interesse e partecipazione
la nuova formula del fascismo mussoliniano con la speranza di vedere,
almeno in buona parte, rintuzzata la prepotenza e la rabbia tedesca che
era stata duramente colpita dal tradimento della cricca del maresciallo
Badoglio. Bisognava
pertanto togliere credibilità a questi uomini, facendo scattare la
molla dell'irrazionalità della vendetta e della ritorsione spietata. A
Ferrara, i fascisti caddero in questo tranello; vi fu una reazione
eccessiva che gettò nel lutto la città estense e tutta la valle padana
e si ritorse, in certo qual modo, contro gli stessi fascisti; undici
cittadini ferraresi, forse antifascisti, ma in ogni caso estranei alla
morte del Ghisellini, caddero fucilati nel centro della città ai piedi
del castello degli Estensi. A
quei tempi però, il clima politico era già diventato particolarmente
arroventato a causa della strategia della violenza e delle uccisioni
attuata dal PCI, e la tensione, da parte dei fascisti aveva raggiunto
notevoli punte di esasperazione e di rabbia repressa. Sotto la spinta
del Partito Comunista e con la compiacenza dei comandi anglo-americani,
in molte zone del Nord Italia si erano verificati gravissimi fatti di
sangue ai danni delle forze del nuovo esercito repubblicano: molti
fascisti erano stati vilmente assassinati in agguati ed imboscate.
Solamente negli ultimi giorni erano stati uccisi, il 6 Novembre, quattro
fascisti a Medicina (Bologna), altri quattro erano stati uccisi dai
gappisti toscani a San Godenzo (Firenze) il giorno 7 Novembre, mentre il
giorno 9 due fascisti erano stati vilmente assassinati a Sesto
Fiorentino.(14) In
questo giorno a Verona si stavano svolgendo i lavori del Primo Congresso
Nazionale del P.F.R. da dove ne doveva uscire il nuovo programma della
RSI, condensato nello storico documento dei "18 punti di
Verona".(15) Nel
primo pomeriggio arrivò da Ferrara una delegazione di fascisti che portò
la notizia ai congressisti, del tragico attentato al federale della città
che si era dimostrata, sino a quel momento, una tra le più vicine al
nuovo fascismo repubblicano, dove si era superato il traguardo dei
quindicimila iscritti e dove diecimila giovani volontari avevano aderito
entusiasticamente alle forze armate della RSI. E'
ormai arcinoto cosa accadde quando i fascisti radunati a Castelvecchio
seppero dell'assassinio. Vi fu, innanzitutto, una commozione generale ed
un desiderio immediato di vendetta. Alessandro Pavolini riuscì a
placare gli animi informando l'Assemblea che sarebbero partite per
Ferrara le squadre di Verona e di Padova; tra i comandanti, partirono
per la città estense anche i due modenesi, Prof. Franz Pagliani e il
console Enrico Vezzalini, considerato uno degli uomini più responsabili
ed equilibrati e nello stesso tempo più decisi del nuovo fascismo
repubblicano. Le
squadre arrivarono nella città estense nel tardo pomeriggio dove già
regnava una tensione incredibile e dove moltissimi antifascisti erano
stati arrestati; si temeva un vero e proprio massacro. Un primo
tribunale speciale si era arrogato il diritto di giustiziare trentasette
antifascisti ferraresi. Pagliani e Vezzalini, che verrà fucilato al
termine della guerra ed al quale era stata attribuita, ingiustamente,
l'intera responsabilità della rappresaglia, intimarono alle squadre che
avevano emesso tali condanne, di non commettere tragici errori. Ma
gli interventi dei due modenesi non riuscirono a placare gli animi e a
nulla valse anche l'intervento dei capi della Federazione ferrarese che
non volevano macchiarsi del sangue dei loro concittadini. La rabbia ed
il desiderio inconsulto di una rapida vendetta esplose ugualmente con
l'uccisione di undici ostaggi, tutti componenti non comunisti del CLN
ferrarese che avevano, poco tempo prima, accettato la proposta del
federale Ghisellini che voleva evitare, attraverso particolari accordi,
alla città di Ferrara gli orrori della guerra civile. Questa
rappresaglia, che Mussolini stesso giudicò un "atto stupido e
brutale", suscitò una vasta eco nelle popolazioni di tutta
l'Emilia e Romagna, portando notevoli possibilità di sfruttamento alla
propaganda comunista, creando, anche nella componente fascista,
contraria ad ogni forma di ritorsione violenta, perplessità e dubbi
angosciosi. LUNEDI
15 NOVEMBRE 1943 La
grancassa resistenziale, comunisti in testa, dal momento dell'uccisione
di Ghisellini sino ai giorni nostri, ha costruito e via via gonfiato il
grosso falso che ad uccidere il Federale di Ferrara fossero stati gli
stessi fascisti, i duri, quelli che non avevano visto di buon occhio
l'accordo con il CLN. Questa tesi, assurda, ma molto ben orchestrata era
stata praticamente accettata dall'opinione pubblica e le poche voci che
cercavano di raccontare la pura verità(16) venivano continuamente
tacciate di mendacio e di faziosità Il
patto di non arrivare allo scontro tra CLN e fascisti, stipulato tra il
Ghisellini e molti di quegli antifascisti che verranno poi fucilati in
quella tragica notte del "43, non era gradito ai comunisti che
organizzarono l'attentato con diabolica strategia e con altrettanto
diabolica strategia riuscirono a portare avanti per oltre quaranta anni
la falsa versione. Ma
in questi ultimi tempi si è squarciato il velo di omertà che teneva
nascosta la verità su questo episodio e finalmente gli autori di
quell'attentato criminale hanno rivelato, in parte, i nominativi e le
modalità di come si svolsero i fatti; il tutto ad attestare che ciò
che era stato dichiarato dalla parte fascista era la pura verità.
L'operazione dunque, venne voluta dalla componente comunista del CLN
ferrarese, la quale, contrariamente agli esponenti degli altri partiti
che si erano dichiarati disposti ad accettare il "patto di non
aggressione", si era collocata nella più intransigente
clandestinità e nella conduzione di una lotta spietata contro i
fascisti. Così, come in tante altre parti d'Italia, era opportuno
creare un incidente che avrebbe determinato la reazione fascista.
Miglior bersaglio e anche facile, non poteva essere che il maggior
esponente del fascismo repubblicano della città di Ferrara. L'operazione
Ghisellini, venne studiata ed eseguita in perfetto accordo tra la
segreteria del PCI di Ferrara e i dirigenti regionali di Bologna: "L'attentato
fu deciso a Bologna. Mario Pelosi incaricò dell'azione S. al quale
aveva dato appuntamento nei pressi di Porta Scarrozza il giorno 13
Novembre(17) Ed
ecco come viene rivendicata dai comunisti l'uccisione del Federale di
Ferrara: "Il
gerarca fu infatti giustiziato dai partigiani e non ucciso dagli stessi
fascisti in dissenso con lui. L'attentato fu preparato accuratamente da
Mario Peloni che potè contare su tre compagni dopo aver discusso a
fondo con loro sulla opportunità e sul significato esemplare
dell'azione.....Il federale Ghisellini era stato seguito più volte
quando di sera ritornava a Casumaro per conoscerne orari, itinerari ed
abitudini. Quella notte tre compagni bloccarono l'auto lungo la strada
uno solo sparò e uccise il Ghisellini. Poi auto e cadavere furono
portati a Castel d'Argile per sviare le indagini. L'attentato avvenne
alla periferia della città si può dire a poche centinaia di metri
dalla federazione fascista."(18) MARTEDI
16 NOVEMBRE 1943 Si
costituisce, ufficialmente, a Modena, nella villa di campagna dell'Avv.
Alfonso Tacoli, il C.L.N. provinciale che risultò così composto: Presidente
: Alessandro Coppi della Democrazia Cristiana; Luigi
Benedetti del Partito Comunista Italiano; Roberto
Salvini, per il Partito d'Azione; Alvaro
Fornieri, per il Partito Socialista. MERCOLEDI
17 NOVEMBRE 1943 Il
capo della Provincia di Modena, Calzolari, invia a tutti i Podestà e a
tutti i commissari del fascio repubblicano, una circolare dove si
invitavano le autorità comunali a prendere provvedimenti, specie di
carattere annonario con il ritiro della tessera, nei confronti dei
militari che non avevano adempiuto all'ordine di presentazione
all'autorità militare. GIOVEDI
18 NOVEMBRE 1943 A
Massa di Toano, piccolo centro del reggiano ai confini con la nostra
Provincia, si verifica il primo scontro armato sull'Appennino. Due
autocarri, carichi di carabinieri e di militi fascisti, vennero
attaccati da una delle prime formazioni partigiane, con bombe a mano e
scariche di fucileria con la classica tecnica dell'imboscata improvvisa
e con il repentino "ripiegamento" degli attaccanti. L'azione
venne guidata da un prete, Don Nino Monari(20),e sembra non abbia
provocato grossi danni nè ai fascisti, né ai partigiani.(21) VENERDI
19 NOVEMBRE 1943 Alcune
strade di Modena, che negli anni del ventennio erano state dedicate a
membri dell'ex casa Savoia, vengono intitolate, sulla base di un
provvedimento legislativo, a caduti fascisti o a "luoghi
patriottici"; così Viale Principessa di Piemonte diventò Viale
Monte Kosica come ancor oggi si chiama; risulta strano che negli anni
dal dopoguerra ad oggi, così come vennero epurate tutte le strade
dedicate appunto a fascisti o ad avvenimenti legati al fascismo, sia
rimasto questo Monte Kosica ,luogo della guerra in Albania dove si
immolarono le camicie nere modenesi in terribili combattimenti tanto da
essere chiamato " Ara delle camicie nere modenesi". Viale
Regina Elena diventò Viale Gaetano Tavoni; Viale Umberto I° divenne
viale Lino Ferretti; Viale Regina Margherita prese il nome di Cesare
Graziosi e Corso Vittorio Emanuele II°, che di nuovo venne ribattezzato
dopo la guerra, prese il nome del Martire Fascista Ettore Muti
assassinato durante i 45 giorni badogliani.(22) SABATO
20 NOVEMBRE 1943 In
questo giorno venivano istituite, con Decreto Governativo, la Guardia
Nazionale Repubblicana e la Polizia Repubblicana. Queste forze avevano
il compito di difendere all'interno del territorio nazionale, le
istituzioni e di far rispettare le leggi della Repubblica, di proteggere
l'incolumità personale e i beni dei cittadini, di garantire l'ordinato
svolgimento di tutte le manifestazioni singole e collettive dell'attività
nazionale. Venne
nominato Comandante generale della G.N.R. il luogotenente generale della
Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, Renato Ricci. DOMENICA
21 NOVEMBRE 1943 Si
svolge, presso la sede del Partito Fascista Repubblicano di Modena, in
Palazzo Littorio di Corso Ettore Muti, un’affollata manifestazione
degli iscritti. Tenne un applaudito discorso il Federale Tarabini il
quale tenne a precisare, specialmente dopo la serie di attentati
partigiani in molte zone del Nord Italia a fascisti, come fosse
importante in quel preciso momento "la compattezza interna" e
come dovevano essere pronte a fronteggiare "gli elementi
anti-italiani", le squadre di polizia federale che si erano appena
costituite ed alle quali "ogni fascista repubblicano doveva
appartenere".(23) LUNEDI
22 NOVEMBRE 1943 Il
grande filosofo Giovanni Gentile, che aveva aderito senza tentennamenti
alla Repubblica Sociale Italiana, viene nominato, con decreto del Duce,
Presidente dell'Accademia d'Italia. MARTEDI
23 NOVEMBRE 1943 La
posizione dei comandi fascisti e delle autorità repubblicane in genere,
era costantemente condizionata dalla mano pesante delle truppe tedesche
e dalle esigenze pressanti, specialmente sul piano degli
approvvigionamenti, dai vari Comuni. Gli interventi delle autorità
fasciste, dalla costituzione della RSI sino al termine della guerra,
furono sempre tenacemente rivolte ad alleviare le difficoltà della
gente, e la collaborazione con le autorità germaniche era vista in
funzione esclusivamente militare. Sul piano dell'amministrazione
pubblica si cercò sempre la più completa autonomia, benché i tedeschi
cercassero di inserirsi in ogni settore della società. Malgrado alcuni
"distinguo" la storiografia antifascista ha dovuto riconoscere
la validità della presenza degli amministratori comunali, sia nel
modenese che in tutto il Nord Italia, in quei momenti così critici per
le popolazioni tutte. In questo modo viene dunque vista la posizione di
uomini, che si sacrificarono sino ad immolare la loro vita, da parte di
alcuni autori resistenziali che, pur nella loro ottica, hanno cercato di
fare della storia della resistenza non solo un’apologia, ma una
ricostruzione più fedele alla realtà, con un certo rispetto anche per
coloro che si batterono dalla parte perdente, contrariamente alla
storiografia smaccatamente comunista o comunistoide, che si è solamente
limitata a dare una visione deformata e manicheista sulla posizione di
coloro che aderirono al fascismo repubblicano, specialmente su quelli
che avevano posizioni pubbliche: "Ciò
non toglie che la loro opera (quella cioè degli amministratori
fascisti. N.d.R.) sia valsa anche ad attenuare il peso gravante sulla
popolazione, che probabilmente sarebbe stato ancor più intollerabile se
non ci fosse stata l'intermediazione di autorità italiane animate da
coraggio e buona volontà".(24) MERCOLEDI
24 NOVEMBRE 1943 Il
Consiglio dei Ministri della RSI delibera che: " dal 1° Dicembre
p.v. lo Stato Repubblicano Nazionale prenda il Nome definitivo di
<Repubblica Sociale Italiana>. La bandiera della RSI è tricolore
col fascio repubblicano sulla punta dell'asta; la bandiera di
combattimento per le forze armate è tricolore con fregio e una frangia
marginale di alloro e ai quattro angoli, il fascio repubblicano, una
granata, un ancora e un aquila" GIOVEDI
25 NOVEMBRE 1943 La
situazione degli ebrei a Modena durante il periodo della RSI, non
presentò, come invece avvenne in qualche zona del nord, particolari
momenti di tensione ed in realtà non vi fu un vero e proprio problema
ebraico. Durante
il ventennio fascista molti furono gli ebrei modenesi che si
convertirono al cattolicesimo e molti diedero la loro adesione al P.N.F. Anche
l'emanazione delle leggi razziali del 1938, non portò eccessivi
turbamenti nel mondo israelitico modenese, se si fa’ eccezione per il
tragico suicidio dell'editore Formiggini(25) che si gettò, con un gesto
clamoroso, dalla Ghirlandina. La
presenza tedesca, dal Settembre 1943 in poi, acuì maggiormente la
situazione ma, "blanda
fu però , per intima persuasione degli italiani (di gran parte degli
stessi fascisti, per la verità) e dei modenesi particolarmente,
l'applicazione delle leggi antisemite"(26) Gli
israeliti modenesi che rimasero vittime, nel periodo 1938-1945, delle
persecuzioni naziste, come ricorda la lapide commemorativa posta nel
tempio israelita della nostra città, furono sedici.(27) VENERDI
26 NOVEMBRE 1943 Riguardo
alla presentazione delle classi di leva nel modenese la storiografia
resistenziale dichiara di non avere a disposizione i dati relativi alla
risposta dei giovani della nostra Provincia, alla chiamata alle armi del
nuovo esercito repubblicano.(28) Concorda
però nel valutare la presentazione nei centri cittadini molto elevata e
un Po meno massiccia nelle campagne e in montagna. Sembra addirittura,
che la presentazione, a Modena città, sia stata " pressoché
totale"(29) SABATO
27 NOVEMBRE 1943 A
Monteombraro di Zocca viene ucciso il Segretario del P.F.R. di quella
contrada, di anni trentotto: MINELLI
VINCENZO,(30), E'
questo uno dei primissimi fatti di sangue, se non il primo di una certa
rilevanza, avvenuto in tutta la Provincia di Modena, dalla costituzione
della RSI. In una villa di proprietà dell'Ing. Zozimo Marinelli(31),
noto antifascista che faceva propaganda tra i giovani affinché non si
arruolassero nell'esercito repubblicano e che aveva contatti con i
partigiani(32), si radunavano persone armate, in possesso di fucili,
bombe a mano e di una mitragliatrice. Il segretario del fascio
repubblicano di Zocca, Vincenzo Minelli venutone a conoscenza, si recò
a Monteombraro accompagnato da tre militi per perquisire la villa. Ma le
cose non andarono lisce, le persone armate si ribellarono, catturarono
il Minelli e fuggirono portandoselo appresso per ucciderlo da lì a
poco. Successivamente vennero anche arrestati i familiari del Marinelli,
che a distanza di circa un mese si costituì. Rinchiuso nelle carceri di
Bologna venne fucilato il 26 Gennaio 1944, assieme ad altri sette
partigiani ed antifascisti bolognesi, in una rappresaglia seguita
all'uccisione del Federale fascista di quella città, Eugenio
Facchini(33). Nella storiografia partigiana abbiamo trovato due versioni
diverse sul come andarono le cose alla villa Marinelli; nella prima si
parla di uno scontro a fuoco: "essendosi
riuniti i partigiani nella casa del Marinelli e accortiisi dell'arrivo
dei fascisti, decisero di resistere; si ebbe uno scontro a fuoco al
seguito del quale il Minelli restò ucciso"(34) Nell'altra
versione si parla di una vera e propria esecuzione del Segretario del
P.F.R. repubblicano di Zocca: "Alla
mezzanotte un auto si fermò davanti all'abitazione e ne scesero due
fascisti i quali imposero all'antifascista di aprire. I nostri uscirono,
circondarono l'auto e tentarono di far prigionieri i due. Uno poté
fuggire mentre il capo restò nelle nostre mani. Tuttavia i due fascisti
non erano venuti soli, poiché dopo un pò si udì vicino una scarica di
fucile mitraglia. Nessuno però ebbe il coraggio di avvicinarsi. Il
prigioniero fù interrogato e si appurò che era il reggente del fascio
di Zocca, già agente dell’ Ovra e alto impiegato del Ministero. Venne
giustiziato."(35)
DOMENICA
28 NOVEMBRE 1943 Dell'opera
di ristrutturazione in atto in quel periodo nelle sezioni provinciali
dei fasci repubblicani modenesi, si trova qualche nota nella
storiografia antifascista, che è in possesso, con moltissime probabilità,
di documenti del fascismo repubblicano modenese e dei quali, ovviamente,
rende noti solamente quelli che possono avere interesse ad una visione
storica di parte. In questi giorni il segretario della sezione fascista
modenese, Gandolfi, inviava ai commissari reggenti i fasci repubblicani
della Provincia, una nota relativa,
"allo scopo di definire contemporaneamente per tutta la Provincia
la posizione dei Podestà
e dei segretari comunali". In
modo particolare si richiedeva se le persone in carica erano di
gradimento del Fascio locale oppure, nel caso di sostituzione, si
sarebbero dovuti comunicare i nominativi idonei; nello stesso tempo
dovevano essere riferiti i dati relativi ai Comuni vicini dove le
sezioni del PFR non erano ancora state aperte.(36) LUNEDI
29 NOVEMBRE 1943 La
propaganda antifascista, in questi quarantacinque anni, ha sempre fatto
credere che, tra la popolazione dell'Italia del Nord e nel modenese in
particolare, e strutture della RSI non vi fosse nessuna collaborazione,
nessuna identità di vedute, insomma che tra la gente comune e quei
pochi "farabutti" di fascisti esistesse un vero e proprio
abisso. Oggi, per l'opinione pubblica, strumentalizzata e condizionata
da tutte le celebrazioni resistenziali che si ripetono o che si sono
ripetute a getto continuo, dalla caterva di film e filmetti,
documentari, tavole rotonde, in un orgia celebrativa dove la parte
soccombente viene metodicamente ignorata, dove il fascista, nel migliore
dei trattamenti, viene esemplificato come un perfetto fantoccio o come "lo
scemo del villaggio", e ancora dalla pubblicistica e dalla
storiografia che ricorda solamente e sistematicamente le date più o
meno importanti della "epopea" dei vincitori, o che inventa
ex-novo, fatti eroici, come è successo nell'aprile del 1984 al ministro
della difesa di allora, Spadolini, che ha celebrato l'affondamento di
una portaerei della marina della Repubblica Sociale mai esistita,
orbene, al cittadino medio risulta impossibile o quanto meno assai
difficile, capire ciò che fu, fuori dalle falsificazioni e nella sua
vera realtà, quella pagina, eroica e tragica, della storia italiana.
Anche se oggi, dopo la caduta del muro di Berlino e con la crisi
irreversibile dell'ideologia comunista, qualcuno comincia a rivisitare
in chiave molto critica il "mito della Resistenza". Al
di fuori dunque delle visioni manicheiste della maggior parte della
storiografia resistenziale, le nuove ardite proposte mussoliniane
avevano incontrato i favori di larghissima parte della popolazione e: "vi
fu la possibilità di una affermazione delle posizioni della RSI
nell'animo della maggioranza del popolo".(37) MARTEDI
30 NOVEMBRE 1943 Se,
come abbiamo visto, la Repubblica Sociale Italiana si era avviata
rapidamente a riprendere il controllo della vita civile attraverso la
ricostituzione di tutti i settori della vita pubblica e dell'esercito,
dopo il doppio e catastrofico colpo di maglio inferto alla nazione dai
traditori del 25 Luglio e dell'8 Settembre e dopo la presa di posizione
tedesca sul nostro territorio, altrettanto non si può dire della
"resistenza". La
maggioranza degli italiani rimase alla finestra(38), o si schierò con i
fascisti; ben pochi furono coloro che si diedero alla macchia per
combattere "l'odiato nemico nazi-fascista"; anche le
ricostruzioni della storiografia partigiana di questi ultimi anni sono,
secondo l'opinione di certi autori resistenziali,
"artificiose" e: "non
corrispondenti alla realtà i tentativi di ricostruire minuziosamente le
iniziative e le attività dei primi gruppi presentandole come il
risultato di una attività sistematica ed organizzata.....In fondo anche
la vantata organizzazione nel campo comunista era estremamente tenue e
limitata ad alcune località della bassa"(39) NOTE 1 cfr. Elenco caduti della RSI n.
759, in Arch. Ass. Cad. RSI 2 cfr. "Quelli che non si arresero; vicende della
resistenza formiginese". pag. 54 3 cfr. E. Gorrieri in : "La repubblica di
Montefiorino" pag.95 4 cfr. V. Venturi :"Zona 5 - resistenza nel
vignolese" e in ISR Rassegna n.6, articolo di O.Tassi: "La
prima pattuglia partigiana di Sassuolo". 5 cfr. L. Casali : "Storia della Resistenza a
Modena" pag. 352 6 cfr. ISR Rassegna n. 8 pag. 18 7 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 8 Novembre 1943. 8 cfr. E. Gorrieri op. cit. pag. 60 che così scrive: "ma
da un punto di vista soggettivo, la decisione di coloro che aderirono al
fascismo repubblicano non perché ciò significa schierarsi col più
forte del momento, ma per coerenza con la propria convinzione ideale,
merita in fondo rispetto più dell'inerzia, del disimpegno e
dell'egoismo di tanti: almeno fino a quando non furono evidenti i
delitti e le aberrazioni del regime nazifascista." 9 cfr. note in merito al Processo di Verona del 13
Gennaio 1944. 10 cfr. F. Borghi :"L'an n'era menga giosta" pag. 250 11 Si presume che detta nota dell'Agenzia Stefani, provenisse
dallo stesso Mussolini. 12 film degli anni "60 diretto dal regista Florestano
Vancini. 13 cfr. Unità del 15 Dicembre 1943 e la rivista "la nostra
lotta" con articolo di E. Curiel del 1944. 14 cfr. G. Pisanò : "Storia della Guerra Civile in
Italia" 15 cfr. il capitolo: "RSI e classe operaia"; ivi-. 16 cfr. G. Pisanò op. cit. 17 cfr. quaderni del settimanale comunista bolognese :"la
lotta" 18 cfr. S. Ghedini: "uno dei centomila"; il Ghedini
dirigente comunista, comandante partigiano fu anche Sindaco di Ferrara.
Il tutto tratto da una inchiesta pubblicata sul quotidiano "Il
Resto del Carlino", a firma Bruno Traversari, del 14,19,28 Novembre
1983. 19 cfr. G. Silingardi: "I giorni del fascismo e
dell'antifascismo" pag. 150 20 cfr. I. Vaccari: "Tempo di decidere" 21 Don Nino Monari è stato per molti anni Presidente
dell'Istituto Storico della Resistenza di Modena. 22 cfr. L. Casali, op. cit. pag. 246( dalla cronaca modenese
coeva di A. Pedrazzi) 23 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 22 Novembre 1943. 24 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 208 25 cfr. Rassegna ISR n. 1, pag. 19. 26 cfr. Rassegna ISR n. pag. 16 art. di Ennio Pacchioni. 27 I nominativi dei caduti israeliti: Levi Dott. Rodolfo, capo
della Comunità israelitica di Modena; Castelbolognesi Ing. Federico;
Conigliani Avv. Aldo; De Benedetti Ten. Leone; Guastalla Ing. Eugenio;
Levi Noemi; Levi Procaccia Rina; Lonzana Rag. Cesare; Melli Cap. Cesare;
Osima Dott. Anna; Sinigaglia Angelo; Sinigaglia Procaccia Amelia;
Sinigaglia Alda; Ottolenghi Ravà Eloisa; Segre Teglio Teresita. 28 cfr. E. Gorrieri op. cit. pag. 56 e L. Casali, op. cit. pag.
189. 29 cfr. E. Gorrieri op. cit. pag. 56 30 ibidem pag. 108 31 cfr. L. Casali op. cit. 32 ibidem - cfr. anche R.Balugani in “La Repubblica Sociale
Italiana a Modena” - Q pag. 23 ma è interessante
notare quanto è riferibile all’intervento del Prof.Franz Pagliani che
a pag. 12 viene considerato uno dei maggiori responsabili
del fatto e di lui così si dice: “Nell’approfondire
tali ricerche ho avuto modo di constatare che in quasi tutti i tristi
episodi che avevano sconvolto l’Emilia vi era la regia dell’
ispettore dei fasci, Franz Pagliani, ex federale di Modena, che
intervenne personalmente a Zocca in occasione della cattura e
dell’uccisione del Minelli”.” Mentre
a pag. 24 si dice che sia per l’intervento del Console Calzolari
sia del Ispettore Franz Pagliani la rappresaglia che si doveva
fare, venne scongiurata. 33 cfr. G. Pisanò op. cit.34
cfr. L. Casali, op. cit. 35 cfr. L. Bergonzini: "La resistenza a Bologna" pag.
281 36 cfr. L. Casali op. cit. 37 cfr. R. Battaglia " Storia della Resistenza in
Italia"; anche in F. Gorrieri in: "La resistenza nella bassa
modenese" pag. 60 38 cfr. E. Gorrieri op. cit. pag. 59 39 cfr. F. Gorrieri op. cit. pag. 64. |
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