GUERRA CIVILE NEL MODENESE
Luglio 1944 SABATO
1 LUGLIO 1944 Le
due componenti della storiografia antifascista e resistenziale, quella
comunista e quella cattolica, dal termine della guerra ad oggi, si sono
vicendevolmente scagliate accuse violentissime circa la distribuzione
dei rifornimenti alleati che copiosamente erano elargiti alle formazioni
partigiane attraverso lanci paracadutati in zone prestabilite. A
prescindere da chi possa aver maggiormente sfruttato queste continue
forniture d’armi, generi di vestiario, alimentari e danaro, rimane
oltremodo evidente che le formazioni partigiane rosse o bianche o
d’altro colore, hanno potuto reggere in buona parte lo scontro con
tedeschi e fascisti fondamentalmente attraverso gli aiuti
anglo-americani che, in questo periodo e particolarmente nella zona di
Montefiorino, furono numerosi ed abbondanti. Tutte le notti uno o più'
aerei lanciavano armi ed indumenti che risultarono più che sufficienti
a portare al completo armamento tutti gli appartenenti alle formazioni
della zona. (1) In
seguito a mitragliamento aereo muore, a Castelfranco Emilia l'allievo
Ufficiale della G.N.R.: SONNATI
ITALO (1bis) DOMENICA
2 LUGLIO 1944 Il
Comando Militare tedesco, in seguito alle continue azioni delle
"bande partigiane" fa’ affiggere in varie località della
Provincia un manifesto in lingua italiana e tedesca, cosi concepito: "Negli
ultimi giorni, i banditi hanno iniziato un azione contro i ponti, le
strade, contro i soldati tedeschi, le loro macchine, i loro mezzi di
comunicazione. Essi
sono delinquenti e assassini, devono perciò' essere distrutti. dato
che questi atti vengono aiutati dai civili, ordino quanto segue: 1)
a) saranno ritirati tutti gli apparecchi radio riceventi e le biciclette
di proprietà dei borghesi. Questi oggetti devono essere consegnati ai
Podestà' muniti di foglio col nome del proprietario e saranno dai
Podestà ritenuti; b)
sono proibite tutte le comunicazioni telefoniche italiane; c)
sono chiusi tutti i
pubblici locali; d)
l'orario del coprifuoco è dalle ore 21 alle ore 5; 2)
Darò incarico della guardia dei ponti, delle strade, dei collegamenti
telegrafici e di speciali obbiettivi ai Civili con ordini speciali. 3)
Desidero che i civili collaborino attivamente per l'ordine , che con la
forza impediscano o rendano innocui i complotti, che facciano nota ai
Comandi Tedeschi l'attività dei ribelli. Se
verranno evitate in questo modo eventuali azioni dei banditi, darò' di
nuovo la libertà' d'azione, ma se si dovessero verificare ancora casi
riprovevoli, saro' costretto ad usare mezzi più gravi. 4)
I Podestà dei Comuni, ove sara' esposto questo mio ordine, sono i
diretti responsabili che venga eseguito cio' che ho ordinato. 5)
Gli Italiani sono i nostri alleati. Nei paesi ove pero' si e' contro di
noi usero' dei mezzi più terribili della legge di guerra. Il
Comandante di sicurezza: DAMKER
Mayor der Gendarmerie. (2) LUNEDI
3 LUGLIO 1944 I
contrasti tra le formazioni partigiane erano continui e difficilmente
controllabili. Sono clamorosi infatti, quelli tra il comunista
"Nello" ed il badogliano "Marcello" il quale si era
costituito una polizia personale nella zona di Gombola. Le due
formazioni erano costantemente in lotta tra loro; un esempio di questo
conflitto intestino tra "bande" rivali è il seguente
episodio: un certo Antonio Cassanelli di Polinago, collaboratore e
informatore di Nello, si arruolò nella G.N.R., come spia, oppure come
"infiltrato" come piace dire alla storiografia partigiana;
venne catturato dai partigiani di Marcello e ucciso. I comunisti, venuti
a conoscenza del fatto, riesumarono la salma a Polinago, per tributargli
onoranze funebri, ma questo "incidente" aggravò ancora di più
la tensione tra le due formazioni. (3) MARTEDI
4 LUGLIO 1944 Ai
margini del cosiddetto "territorio libero" di Montefiorino, le
truppe tedesche, nell’attesa dell'accerchiamento definitivo che doveva
poi realizzarsi alla fine del mese, continuavano in piccole azioni di
penetrazione nel territorio e di disturbo delle formazioni partigiane
che lo presidiavano. In questo giorno portano un ulteriore attacco al
piccolo centro di Piandelagotti già duramente colpito nei giorni di
fine Giugno. Lo scontro venne provocato da formazioni partigiane come
viene raccontato dal Parroco del Comune di Pievepelago, nelle sue
memorie: "Tutto
è cominciato quando i tedeschi hanno costretto il parroco di S. Anna
Pelago, Don Carlo Berselli, ad accomodare il ponte sul Dragone con
l'aiuto di una squadra di donne, essendo gli uomini irreperibili. Appena
Don Berselli e le donne sono arrivati sul posto, distante circa 8 km. da
S. Anna, i partigiani che facevano buona guardia, hanno dato inizio ad
una rabbiosa sparatoria dai boschi che costeggiano la strada, provocando
l'immediata risposta dei tedeschi. La situazione dei civili divenne
oltremodo drammatica. Quantunque i partigiani avessero cura di non
colpirli, bastava un minimo errore in quella mischia furibonda per
provocare una strage di inermi. Fortunatamente il parroco e le donne
poterono allontanarsi con estrema cautela dal luogo della zuffa e
raggiungere, in quale stato d'animo è facile immaginare, le loro
famiglie." Nello
scontro tra partigiani e tedeschi, che si protrasse sin dentro al paese
di Piandelagotti, rimasero uccisi due partigiani e sette soldati
tedeschi.(5). Venne
inoltre catturato il prete partigiano Don Elio Monari (Don Luigi), che,
secondo la storiografia resistenziale, verrà poi trasportato a Firenze
ed ucciso per rappresaglia. A questo prete partigiano verrà assegnata,
al termine della guerra la medaglia d'oro.(6) MERCOLEDI
5 LUGLIO 1944 A
Sassuolo resta ucciso il Tenente dell'Aereonautica Repubblicana: PALERMI
ELVIO(7). GIOVEDI
6 LUGLIO 1944 A
Prignano viene ucciso da sconosciuti, un uomo di cinquantaquattro anni,
tale: GIACOBAZZI
GIUSEPPE(8). VENERDI
7 LUGLIO 1944 Nella
bassa ancora azioni partigiane. Un’azione congiunta di formazioni del
gruppo di "Nansen" e dei gruppi Sap carpigiani, viene portata
contro un distaccamento della Milizia Ferroviaria di Ancona che si
trovava di stanza nella Villa "Arrigona" a San Giacomo delle
Segnate, in Provincia di Mantova quasi sul confine con la nostra
Provincia. Malgrado quest’episodio sia avvenuto al di fuori del
territorio modenese è degno di essere riportato nella nostra storia
poiché se ne trova vasta eco in tutta la storiografia resistenziale
locale, in quanto l'azione è stata intrapresa da formazioni partigiane
della nostra Provincia e per i grossi contrasti che sono sorti, su
questa tipica "azione", tra gli stessi partigiani. Di
quest’episodio, che in realtà fu un vero e proprio massacro
preordinato di fascisti, abbiamo preso in esame le pagine, numerose, di
svariate pubblicazioni della storiografia resistenziale. Come
premessa è bene sottolineare che la Provincia di Mantova,
contrariamente a quella modenese, era stata sino a quel momento
totalmente estranea alla violenza della lotta fratricida ed anche in
seguito la lotta partigiana non vi entrò mai a quei livelli di
spietatezza che invece contraddistinsero quella modenese. La
stessa zona di San Giacomo delle Segnate e San Giovanni del Dosso era
politicamente tranquilla per i fascisti e non vi era mai stata traccia
di partigiani locali.(9) In
territorio mantovano, a differenza da quello modenese, non esisteva il
coprifuoco e pertanto era più facile circolare anche nelle ore
notturne.(10) I
partigiani modenesi si accingono dunque, a portare in quelle zone
tranquille un pò di quell'odio e di quella ferocia che andavano
spandendo a piene mani nelle pianure e nelle montagne della nostra
Provincia. Non sono però d'accordo su chi abbia condotto questa
"pregevole" azione di guerriglia: si contendono la palma il
partigiano Nansen e il partigiano Rino Gasperini. La
preparazione all'attacco, secondo il Nansen, venne studiata
meticolosamente, in quanto doveva assumere un ruolo di fondamentale
importanza per le forze partigiane "un’azione portata contro
150-200 militi fascisti", asserragliati nella villa.(11) "Pur
conservando le caratteristiche peculiari del colpo di mano, l'azione
(decisa dal Comando politico-militare della seconda zona con la
partecipazione di Rolando Dotti) impegnò un notevole numero di uomini.
Diretta sul piano operativo da Rino Gasperini.....ecc. L'importanza
rilevantissima di questa azione, nonché il dover rettificare altre
versioni sull'episodio o inesatte (come quella proposta dal Diario
storico della Brigata Remo) o peggio ancora infarcite di fantasiose
invenzioni (come il racconto esposto da Nansen e riportato da Mirko
Campana) ci hanno indotto ad un lavoro assai impegnativo di raccolta e
di rigoroso vaglio critico di testimonianze dirette."(12) Che
di fantasiose invenzioni sia farcita la storia raccontata dal partigiano
Nansen è vero, ma altrettanto vero è che la storia raccontata dagli
altri non corrisponde assolutamente alla verità. I
partigiani dunque, si apprestano ad attaccare in massa la piccola
ridotta fascista; vengono da Concordia, San Possidonio e Cavezzo, sono
presenti sul posto, il Comando Gap al completo e rappresentanti del
comitato provinciale, oltre ai responsabili politici delle
formazioni(13). Sicuramente
più di un centinaio sono portati all'attacco del presidio fascista che,
contrariamente a quanto detto dalla prima "fantasiosa"
versione del Nansen, non erano centocinquanta-duecento, bensì solamente
tredici militi della polizia ferroviaria di Ancona tra i quali un
ragazzo di sedici anni che era andato a trovare il fratello soldato. Un
gruppo di partigiani penetra negli alloggiamenti: "..procedendo
con cautela, le mani strette sulle impugnature delle armi con i sensi
vigili e tutti tesi a cogliere la presenza del nemico, dalla cantina si
penetrò in due stanze entrambe deserte per sbucare in una sala dove
vennero sorpresi, ancora addormentati o non del tutto svegli, una
quindicina di repubblichini con le armi personali abbandonate e appese
vicine ai loro letti."(14) Il
racconto partigiano si dilunga in particolari che dovrebbero servire a
far risaltare il duro combattimento e l'eroico comportamento dei
partecipanti all'azione, ma nella realtà i fatti avvennero in questo
modo. Uno dei partigiani, che erano arrivati alla Villa Arrigona a bordo
di un camion, era travestito da fascista, si avvicinò all'ingresso e
chiamò la sentinella di guardia: questa, minimamente insospettita, si
ricordi che in quelle zone non era mai successo niente di anormale, aprì
la porta e il partigiano gli scaricò addosso una raffica di mitra. Gli
altri si scagliarono all'interno dell'edificio ed entrarono nel salone
adibito a dormitorio (per ben due volte i partigiani avevano compiuto un
sopralluogo)(15), e cominciarono a sparare all'impazzata. I militi non
ebbero nemmeno il tempo di accorgersi di quello che stava succedendo,
vennero presi in pieno dalle raffiche partigiane e caddero l'uno
sull'altro in un lago di sangue. I partigiani si eclissarono velocemente
e alla fine della sparatoria dieci fascisti, compreso il giovane
sedicenne erano già morti e gli altri tre gravemente feriti. "L'azione
è stata piuttosto rapida, morti e feriti nemici ce ne sono certamente a
giudicare dalle grida che vengono dal salone e si attende con animo
sospeso la reazione nemica che non viene"(16) Dopo
questo efferato eccidio, il gruppo di partigiani che prese parte
all’azione, sulla strada del ritorno, uccise ancora due militi
fascisti che si trovavano in perlustrazione per quelle contrade.(17)
SABATO
8 LUGLIO 1944 A
causa delle restrizioni annonarie ed al razionamento dei generi
alimentari, viene inscenata a Carpi, da un gruppo di donne, una
manifestazione di protesta. Il quotidiano locale nel dare questa notizia
informava i modenesi che: "D'intesa
con le autorità germaniche si ricorda l'avvertimento del Comando
Militare Tedesco in Italia, che la tutela dell'ordine và assicurata ad
ogni costo. Mentre infuria la lotta con le armi, l'unico comportamento
è quello della calma. Quindi è condannevole ogni atteggiamento ostile
alle forze dell'ordine pubblico e a coloro che con esse sono chiamati a
collaborare."(18) DOMENICA
9 LUGLIO 1944 In
seguito alle azioni partigiane contro la trebbiatura, che si erano
verificate in alcune zone della bassa modenese, il Capo della Provincia
inviava ai Comuni interessati un telegramma dove si invitava a reprimere
questi atti di sabotaggio. Il testo era così concepito: "Continuano
a verificarsi atti di sabotaggio contro trebbiatrici et ciò est
deplorevolissimo et deve ad ogni costo essere evitato. Podestà sono
responsabili buon andamento lavori trebbiatura. Macchine debbono essere
scortate durante la giornata da squadre di cittadini mobilitati come per
servizio di guardia alle linee ferroviarie e telegrafiche. Località
dove si svolge la trebbiatura debbono essere raggruppate sotto la
protezione di reparti armati italiani aut germanici chiedendo in
proposito la collaborazione dei comandi militari italiani aut partito.
Chiunque disturbi la trebbiatura deve essere considerato nemico. I
podestà parlino chiaramente et facciano comprendere alle popolazioni
assoluto interesse di tutti che i lavori di trebbiatura ammasso et
distribuzione si svolgano regolarmente con la maggior sollecitudine. Si
tenga anche conto che est possibile esista una connivenza tra i
cosiddetti partigiani et qualche trebbiatore. Insistere per avere in
questa contingenza viva et tangibile apporto del partito. Disturbare i
lavori di trebbiatura significa commettere un delitto contro i legittimi
interessi della Provincia. Il Capo della Provincia - Davide
Fossa".(19) LUNEDI
10 LUGLIO 1944 Una
delle più spietate rappresaglie tedesche in Provincia di Modena, fu
quella di Cibeno di Carpi. In questo giorno vengono fucilati settanta
prigionieri politici del campo di concentramento di Fossoli per una
ritorsione all'uccisione di un gruppo di militari tedeschi, avvenuto
giorni prima a Genova. Due di questi prigionieri riuscirono a salvarsi,
gli altri sessantotto furono sepolti in unica fossa.(20) L'assurda,
immotivata e crudele vendetta tedesca nei confronti di incolpevoli
prigionieri rinchiusi nel campo di Fossoli stà a dimostrare con quanta
spietatezza i militari teutonici applicassero le leggi di guerra. In
questa, come in tante altre ritorsioni nei confronti di italiani, i
nazisti agirono sempre all'insaputa dei Comandi Repubblicani che, quasi
sempre si trovavano di fronte al fatto compiuto e in non pochi casi
crearono delle vere e proprie crisi di coscienza e di ribellione da
parte di tanti fascisti repubblicani. A
Montese vengono fucilati per diserzione alcuni ex militi fascisti: l'ex
milite della GNR Covili Carlo, oltre a Biolchini Telesforo e a Focci
Mario. (20bis) MARTEDI
11 LUGLIO 1944 Dietro
sollecitazione alleata(21), i gruppi partigiani della bassa modenese
continuano nella loro opera di sabotaggio alle operazioni di trebbiatura
del grano; in uno di questi scontri viene ucciso il Tenente della
G.N.R.: TOTANELLI
TITO(22). Così
viene descritto l'episodio nel quotidiano locale "Gazzetta
dell'Emilia": "Un
gruppo di sovversivi recatosi in frazione Navicello in Comune di
Nonantola per impedire la trebbiatura, si è incontrato con un gruppo di
militi che dirigevano i lavori e ne hanno proditoriamente assassinato il
capo: il tenente Tito Totanelli e ferito gravemente un altro. Nel
conflitto che ne è seguito è stato
gravemente ferito uno studente che si trovava incidentalmente a passare
per la località e sembra, uno degli aggressori sia rimasto gravemente
ferito, pur essendo riusciti i compagni a trasportarlo lontano."(23) Ancora
a Nonantola resta uccisa la Guardia della Polizia Repubblicana: ZIGARELLI
SEVERINO (24) MERCOLEDI
12 LUGLIO 1944 In
varie località della Provincia, i partigiani uccidono in una serie di
agguati cinque fascisti. A
Prignano viene ucciso il giovane: RONCHI
DIEGO(24a); a
Campogalliano il civile: MASINI
SEVERO(25); a
Montefiorino viene fucilato il giovane di ventuno anni: ROVINA
PRIMO(26); era
milite della Ferroviaria e venne prelevato dalla propria abitazione
durante una licenza e torturato; mentre subiva le sevizie, chiese di
bere, gli vennero recise le vene dei polsi e i partigiani lo invitarono
a bere il proprio sangue, poi venne fucilato. Nella
zona di Carpi, in un vile agguato, vengono uccisi da partigiani, tali : FORONI
ALVISE(27) e,
CORRADINI
OLGA(28). A
Nonantola venivano fucilati dai tedeschi tre fratelli partigiani.(29) GIOVEDI
13 LUGLIO 1944 I
nuclei partigiani della bassa, nella loro opera di disturbo delle
operazioni di trebbiatura, distruggono nella zona di Concordia, una
trebbiatrice(30); uccidono inoltre degli agricoltori che si rifiutavano
di sottostare alle loro imposizioni, così come avviene, in questo
episodio, raccontato nella storiografia partigiana: "Un
gap di San Possidonio fù inviato a compiere azione di dissuasione nei
confronti di due proprietari che avevano iniziato la trebbiatura
dichiarando che non intendevano affatto sottostare alle direttive della
resistenza; all'invito di porre termine a questa operazione che si
configurava come un aiuto prestato ai nazifascisti, i due proprietari
reagirono minacciosamente brandendo un fucile da caccia e cominciarono a
sparare sui gappisti, i quali furono costretti a rispondere al fuoco
colpendo mortalmente i due sciagurati."(31) Nessun
elemento è stato trovato da parte fascista nè nelle cronache
dell'epoca a confermare questo episodio così come nessuna prova
è stata raccolta a giustificare un altro episodio analogo
avvenuto nel vignolese e così raccontato: "Un
gappista della 5° zona fermato da un milite per una verifica di
documenti estraeva la pistola e lo freddava."(32)
VENERDI' 14 LUGLIO 1944 Continua
la "battaglia del grano", condotta dai partigiani della 5°
zona, attraverso atti di sabotaggio, quali l'asportazione delle cinghie
di trasmissione di cuoio necessarie al funzionamento delle macchine,
oltre alla distruzione delle trebbiatrici in varie località: Piumazzo,
Vignola e Spilamberto.(33) Che
questa lotta sia stata positiva, come da molta parte della storiografia
resistenziale si tenta di far credere è oltremodo discutibile e,
nonostante le preoccupazioni dei commissari prefettizi nei vari comuni,
costretti a prendere provvedimenti particolari, tipo concentrazioni di
macchine in località preventivate, presenza di militi , controlli e
sorveglianza delle attrezzature durante la notte, le operazioni di
mietitura e di trebbiatura si svolsero complessivamente con una certa
regolarità e, al termine della campagna, i consorzi agrari non ebbero
nessuna sostanziale differenza rispetto alle analoghe operazioni degli
anni precedenti. Anche
qualche autore resistenziale, al di fuori dei luoghi comuni della
storiografia manichea di quel periodo, valuta criticamente l'operazione
partigiana per creare difficoltà alla trebbiatura. "Tuttavia
qualche riserva ci sembra di poter esprimere sugli effettivi risultati
materiali ottenuti dalla "battaglia del grano", ossia sulla
quantità di grano che realmente si riuscì a sottrarre al nemico;
pensiamo infatti che le caratteristiche del movimento partigiano abbiano
permesso una fitta serie di colpi di mano e sabotaggi, ma non una prova
di forza di lungo periodo e talmente vasta da riuscire ad impedire
generalmente ai soldati tedeschi e fascisti di far confluire la maggior
parte del grano agli ammassi"(34) Viene
assassinato dai partigiani , in località imprecisata, il suo cadavere
è stato recuperato in una fossa comune a Saviglioli di Lucca, lo
squadrista: FONTANA
GIUSEPPE (35) SABATO
15 LUGLIO 1944 Il
Capitano della GNR di Reggio Emilia, Giuseppe Santini, viene catturato
alle ore 20 nei pressi del guado del fiume Secchia vicino a Sassuolo, da
una ventina di partigiani; viene portato a Montefiorino, prigioniero e
qui dopo alcuni giorni verrà ucciso(35a). A
Prignano vengono uccisi due giovani il primo di ventidue anni ed il
secondo di diciannove anni: COSTI
GUGLIELMO(36); VENTURELLI
AUGUSTO(37). DOMENICA
16 LUGLIO 1944 Nella
zona di S. Anna Pelago i partigiani fanno saltare alcuni ponti sulla
strada provinciale delle Radici per interrompere il traffico tra la
vallata del Pelago e quella del Dragone e la Garfagnana; per timore di
rappresaglie gli abitanti di S. Anna: "si
sono squagliati per la campagna, lasciando il paese vuoto".(38) Mussolini
in questi giorni, si trova in Germania in visita alle Divisioni del
nuovo esercito repubblicano che colà si stanno addestrando: sarà con
la Divisione "Monterosa" in questo giorno, il 17 con la
Divisione "Italia", il 18 con la Divisione "San
Marco" ed il 19 Luglio con la Divisione "Littorio". A
Modena sulla strada di Albareto, viene fucilato un giovane partigiano.(39) LUNEDI
17 LUGLIO 1944 A
San Vito di Spilamberto, viene ucciso, in un agguato partigiano il
milite della G.N.R. di cinquantadue anni: TINARELLI
ADAMO(40) In
una incursione aerea rimane uccisa la Signora Folloni Zita; era la
moglie del fascista Manni Vito che verrà ucciso nei mesi successivi in
una imboscata partigiana. MARTEDI
18 LUGLIO 1944 La
sera di Sabato 15 Luglio, in località Boschi di Ciano, tre militari
tedeschi passavano per quella zona con dei buoi requisiti ai contadini
dei dintorni; sembra che questi, mentre i tre tedeschi erano fermi a
bere in una osteria, si organizzassero per riprendersi le bestie. Dopo
poco che i tre tedeschi si furono rimessi in cammino, vennero attaccati
a raffiche di mitra in una curva della strada, due rimasero uccisi e
l'altro gravemente ferito. Passarono due giorni pieni di incognita per
le popolazioni del luogo, per timore della rappresaglia; i nazisti,
infatti, infuriati dall'ennesimo attentato e con la prospettiva di fare
della zona dell'alta valle del Panaro una base di appoggio per la lotta
antipartigiana, anche in previsione del futuro attacco alla "zona
libera" di Montefiorino, decisero, con la solita tetragona mentalità
teutonica, di procedere alla fucilazione di venti ostaggi.(41) Vana fu
la corsa al Comando tedesco di Bologna del Podestà di Zocca Giuseppe
Bartolini e del medico di Monteombraro Dott. Germano Vandelli, per
intercedere a favore dei prigionieri. All'alba di questo giorno i
tedeschi procedettero ad un rastrellamento, arrestarono venti persone
che dal Castello di Serravalle vennero portate nella zona dei Boschi di
Ciano, dove tre giorni prima era avvenuto l'attentato, ed impiccate a
due lunghe forche. La maggioranza di queste persone era sicuramente
innocente e non implicata in operazioni di guerriglia.(42) Anche
la storiografia partigiana concorda nel definire privi di effetti
apprezzabili dal punto di vista militare i sabotaggi alle linee
ferroviarie con danneggiamenti ai treni viaggiatori. In questa data in
uno dei tanti attentati ed in seguito al deragliamento di due vetture,
perse la vita il controllore del treno: OLEARI
RENZO(43) MERCOLEDI
19 LUGLIO 1944 Proseguono
gli attentati a fascisti isolati. A Spilamberto viene ucciso: MAGRELLI
GEMINIANO(44), mentre
a Soliera, in un attentato gappista, viene ucciso il Commissario del
Partito Fascista Repubblicano di quella località: DE
LIBERIS EUGENIO(45). GIOVEDI
20 LUGLIO 1944 A
Modena viene trovata uccisa sulla via, la guardia di Pubblica Sicurezza,
di ventisette anni: VALENTE
ANGELO(46). E
la guardia della Polizia Repubblica, morto per ferite da arma da fuoco
in Via Formigina: PINI
LUIGI (47) Mussolini
ancora in Germania, arriva in visita al Quartier Generale del Furher, a
Rastenburg, mezz'ora dopo il famoso attentato. VENERDI
21 LUGLIO 1944 Molto
probabilmente in questa data, ma non è stato possibile accertarlo con
precisione, a Montefiorino, dopo la serie degli eccidi partigiani dei
primi giorni del "territorio libero", vengono uccisi altri
fascisti: ZANOTTI
ANDREA(47a), BIANCHESSI
ARRIGO(48), PARENTI
DINA(49). Quest'ultima
era Segretaria del Fascio femminile di quella località: sia della
Parenti che del Bianchessi viene citata, in altra fonte, una data
diversa. Viene ucciso anche il Capitano della GNR, catturato dai
partigiani, come abbiamo visto, il 15 Luglio: SANTINI
GIUSEPPE(50). SABATO
22 LUGLIO 1944 A
Zocca, rimane vittima della violenza una donna di quarantaquattro anni: MELEGA
ANGIOLINA(51). DOMENICA
23 LUGLIO 1944 Secondo
la storiografia partigiana, in questo giorno viene fucilato a Firenze,
il cappellano dei partigiani Don Elio Monari; catturato dai tedeschi a
Piandelagotti, era insegnante al Seminario di Modena. Venne decorato di
medaglia d'oro alla memoria.(52) LUNEDI
24 LUGLIO 1944 A
Soliera viene fucilato dai nazifascisti un giovane partigiano.(53) MARTEDI
25 LUGLIO 1944 Non
è stato possibile accertarlo con precisione ma, molto probabilmente, in
questo giorno veniva ucciso da elementi partigiani, a Polinago il
maestro elementare di venti anni: GAVIOLI
OSCAR(54); era
stato prelevato a Gombola e la sua salma non è più stata ritrovata.
Sarebbe stato ucciso, secondo un altra fonte, da partigiani
democristiani per "divertimento".(54bis) MERCOLEDI
26 LUGLIO 1944 In
località non accertata, rimane ucciso in questo giorno il Tenente
dell’Aereonautica Repubblicana: PIGNATTI
MORANO VITTORIO(55). GIOVEDI
27 LUGLIO 1944 A
Modena, in due distinti agguati restano uccisi due fascisti: il milite
di ventiquattro anni: SPERANZA
ENZO TERZO(56), e
in luogo diverso il giovane ventitreenne: DI
SOTTO FRANCESCO(57) Secondo
un altra versione, quest'ultimo milite sarebbe stato fucilato per
diserzione e rapine, dopo regolare processo, dagli stessi fascisti,
assieme agli ex militi: Belcastro Antonio e Iadecola Angelo.(57bis) VENERDI
28 LUGLIO 1944 Attorno
al territorio della poi chiamata Repubblica di Montefiorino, si
concentrano le truppe tedesche e fasciste che in tre giorni di
combattimenti e di operazioni di rastrellamento, riprenderanno in mano
la situazione che dalla seconda quindicina di Giugno era diventata
quanto meno insostenibile. Nelle
varie interpretazioni della storiografia partigiana, su quello che venne
definito "il più grosso combattimento campale" tra partigiani
e nazifascisti vi è, come al solito, una grossa confusione nel valutare
la composizione delle forze che attaccarono i reparti partigiani. Alcuni
autori parlano addirittura di due o tre Divisioni, di oltre 30.000
uomini con un armamento da grande battaglia(58), altri si limitano a
valutare in cinquemila uomini le forze attaccanti(59); nella realtà si
trattò di alcuni battaglioni provenienti da varie località delle
nostre zone, tra tedeschi e fascisti, che si fanno risalire ad un
massimo di tremila-tremilacinquecento, secondo le fonti fasciste;
ovviamente meglio equipaggiati e con armi pesanti decisamente superiori
all'armamento in possesso dei 6-7.000 partigiani( secondo certa
storiografia partigiana, ma non documentata e che appare eccessiva
secondo altri) che in pratica potevano avere solamente qualche
mitragliatrice pesante e qualche mortaio, anche se erano ben dotati di
armamento leggero paracadutato dagli aerei angloamericani. Le
truppe si concentrarono nei centri modenesi di Sassuolo, Pievepelego e
Serramazzoni e nel reggiano a Castelnuovo Monti; da queste località si
misero in moto le colonne che attaccarono la zona in mano ai
"ribelli". SABATO
29 LUGLIO 1944 Nella
tarda serata iniziano i movimenti delle truppe che devono procedere al
rastrellamento nella zona della "repubblica rossa". Dovrebbe
essere una manovra avvolgente che però lascia in parte scoperta la
fascia di territorio ad est lungo la Statale n.12, tra Pavullo e
Pievepelago e dalla quale avranno poi modo di sfuggire
all'accerchiamento, una grossa fetta delle forze "ribelli". Il
rastrellamento ha inizio all'alba del giorno 30 e i combattimenti più
duri si svolgeranno nella valle del Secchia; i tedeschi entrano a
Ligonchio, nel reggiano alle 12 del giorno 30 e il Lunedì sono a
Costabona; dalla parte di Pievepelago si verificano scontri di una certa
consistenza, ma nella serata di Lunedì, Piandelagotti e le zone
circostanti sono in mano agli attaccanti, mentre i partigiani sono
totalmente sbandati. La colonna proveniente da Sassuolo, incontrò
maggiori difficoltà e nelle giornate del 30 e 31 Luglio avvennero
alcuni scontri di una certa durezza. Alle 12 di Martedì 1 Agosto,
Montefiorino veniva totalmente abbandonata dalle formazioni partigiane
che si sganciarono dai combattimenti in varie direzioni. Un
ulteriore puntata di truppe tedesche partì da Serramazzoni il 3 Agosto
per cercare di sorprendere i partigiani che ripiegavano verso la Via
Giardini nelle zone di Gombola e Polinago. Terminava
così dopo tre giorni il rastrellamento della zona di Montefiorino, con
perdite da entrambe le parti, ma chi ne subì le maggiori conseguenze fu
la popolazione civile che si trovò tra due fuochi senza la minima
possibilità di protezione. DOMENICA
30 LUGLIO 1944 In
questa calda giornata di fine Luglio si verifica a Modena una spietata
rappresaglia tedesca a seguito di un attentato partigiano contro una
colonna di militari. In Piazza Grande vengono fucilati venti partigiani
prelevati dalle carceri di S. Eufemia; la storiografia partigiana
documenta ampiamente questo ennesimo episodio della ferocia tedesca,
voluto esclusivamente dal Comando Germanico, nonostante i pressanti
interventi del Comando Provinciale della GNR per cercare di evitare tale
carneficina. In questa circostanza il Comandante degli agenti di polizia
ausiliaria fascista, tale Tenente Piva, si rifiutò di prendere parte al
plotone di esecuzione come avrebbero voluto i tedeschi e che poi venne
composto solamente da loro: per questo suo rifiuto rischiò di essere
fucilato assieme ai partigiani.(60) Tutta
la città venne profondamente turbata da questo inutile bagno di sangue
e violenti scoppiarono i contrasti tra tedeschi e fascisti. LUNEDI
31 LUGLIO 1944 A
Pavullo, viene dato per disperso e la sua presunta morte viene fissata
in questo giorno, il quarantaquattrenne: IDRI
ILARIO(61). Nella
zona di Montefiorino si verifica un atroce fatto di sangue nei confronti
di un innocente bambino di dieci anni. Viene spietatamente ucciso dai
partigiani: MERLI
UMBERTO(62). Così
racconta il vecchio padre a tanta distanza di tempo l'efferato omicidio
del suo bambino, in una testimonianza pubblicata sull'unico testo di
parte fascista delle nostre zone, uscito in questi ultimi anni: "
Abitavamo ad Olina, avevo 5 figli; Umberto era il più piccolo, aveva
appena 10 anni; ero rimasto vedovo, la mamma Mafalda mi aveva lasciato.
I partigiani un giorno mi portarono via Umberto, sui monti vicino a
Montefiorino, lo costrinsero a portare i loro messaggi, un bambino non
desta sospetti: divenne così una loro staffetta.... (omissis)..Giunto
il momento di fuggire dalla zona di Montefiorino, perchè stavano
arrivando le truppe tedesche, si presentò ai partigiani il problema di
Umberto; portarlo con loro nella fuga era troppo impegnativo, lasciarlo
libero poteva essere pericoloso per quello che era venuto a sapere
vivendo a contatto con loro; non restava che eliminarlo. Gli
fu sparato un colpo di pistola alla fronte: il proiettile trapassò il
cranio ed uscì dalla parte posteriore della testa."(62)
A
Modena dopo la spietata rappresaglia della Domenica, si verifica un
ulteriore attentato ad un soldato tedesco; il Comando Germanico, in
preda a vera e propria follia omicida ordina un ulteriore massacro e a
San Lazzaro vengono fucilate cinque persone.(63) NOTE 1 cfr. E. Gorrieri, "La Repubblica di
Montefiorino" pag. 389. 1bis
cfr. Martirologio - pag. 95 - e albo d'oro A.U. della G.N.R. 2 cfr. A. Galli: "Pievepelago" pag. 55. 3 cfr. E. Gorrieri op. cit. pag.350 4 cfr. A Galli op. cit. pag. 53. 5 ibidem 6 cfr. E. Gorrieri op. cit. 7 cfr. G. Pisanò: "Gli ultimi in
grigioverde" pag. 1475 vol.3° 8 cfr. ESGC.Mo 9 cfr. M. Campana: "Assalti e battaglie delle
formazioni sap" pag. 42. 10 cfr. F. Canova, O. Gelmini, A. Mattioli in: "Lotta
di liberazione nella bassa modenese" pag. 160. 11 cfr. M. Campana, op. cit. pag. 42. 12 cfr. F. Canova op. cit. pag. 158. 13 ibidem pag. 162 14 ibidem pag. 163 15 cfr. M. Campana op. cit pag. 44 16 ibidem 17 cfr. Campana op. cit. pag. 164. 18 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 9.7.44 19 cfr. Canova op. cit. pag. 176 - e da un documento agli
atti del Comune di Modena prot. gen. n. 9022. 20 cfr. svariati testi della storiografia resistenziale,
in particolare "Lotte sociali e guerriglia in pianura" e in
Rassegna ISR. L'elenco dei caduti si può trovare nel n. 3 della
Rassegna ISR di Modena. 20bis
cfr. Martirologio pag. 109 21 cfr. E. Gorrieri op. cit. pag. 117 n.17 22 cfr. F.
Gorrieri in: "La resistenza nella bassa modenese" pag.
117-119. 23 ibidem 24
cfr. "Martirologio" pag. 112 24a cfr. Elenco caduti della RSI n. 661 25 cfr. ESGC.Pi 26 cfr. Elenco caduti RSI n. 676. 27 cfr. Lettera del Comune di Carpi del 30.5.1956 prot.
7033 28 ibidem 29 cfr. Rassegna ISR 30 cfr. Canova. op. cit. pag. 178. 31 ibidem 32 cfr. F. Borghi: "L'an n'era menga giosta"
pag. 306. 33 cfr. V. Venturi in: "Zona 5 - Antifascismo e
resistenza" pag. 63. 34 ibidem pag.65 35
cfr. "Martirologio" pag. 115 35a cfr. E. Gorrieri op. cit. pag. 333 e in" Quelli
che non si arresero - vicende della resistenza formiginese" pag. 66 36 cfr. ESGC.Mo 37 ibidem 38 cfr. A. Galli op. cit. pag. 62 39 cfr. ISR Rassegna n. 3; si trattava di Mauro Capitani. 40 cfr. Elenco caduti RSI n. 754 e in F. Borghi, op. cit.
pag. 306 41 cfr. E. Gorrieri, op. cit. e in Rassegna Isr. n.3 i
caduti: Balugani Giuseppe, Balugani Pietro, Balugani Raffaele, Poggi
Pierluigi, Poggi Silvio, Amilcare Auregli, Silvio Balestri, Lino
Bononcini, Ferriero Colzi, Walter Degno, Leopoldo Celli, Umberto
Gherardi, Ezio Lolli, Massimo Nobili, Remo Odorici, Giuseppe Pedretti,
Ivo Sassi, Giuseppe Teggi, Eraldo Teodori, Timoleone Tonioni.- Cfr. R.
Balugani - La Repubblica Sociale Italiana a Modena - ISR n. 13 anno 1995
42 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 331. 43 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 19.7.44. 44 cfr. Lettera del Comune di Guiglia del 27.1.1956 prot.
316 45 cfr. Lettera del Comune di Soliera del 18.2.1956 prot.
435. 46 cfr. Elenco caduti della RSI n. 776; questo nominativo
appare nell'elenco dei caduti della resistenza modenese apparso sul n. 3
di Rassegna ISR, assieme a certo Pini Luigi. 47
cfr. "Martirologio" pag. 112 47a cfr. Elenco caduti della RSI n. 817. 48 ibidem n. 108 49 ibidem n. 570 "Martirologio"
colloca al 31/8744 - e si dice impiccata a S. Giulia 50 ibidem e in G. Pisanò, op. cit. Vol. 2° pag. 898, e
in: "Quelli che non si arresero" pag. 66. 51 cfr. ESCG.Mo 52 cfr. I. Vaccari in: "Il tempo di decidere". 53 cfr. Rassegna ISR: si trattava del partigiano, Righi
Sauro. 54 cfr. Elenco caduti RSI n. 235 54bis
cfr. Martirologio pag. 121 55 cfr. Elenco supplementare caduti RSI in Arch.
Ass. Cad. RSI Modena. 56 cfr. Elenco caduti inumati nel sacrario di San Cataldo. 57 cfr. Elenco caduti RSI n. 266. 57bis
cfr. Martirologio pag. 109 58 cfr. M. Cesarini: "Modena P, Modena M" ; R.
Battaglia: "Storia della Resistenza Italiana": M. Salvadori:
"Storia della resistenza". 59 cfr. E. Gorrieri op. cit. pag. 406 60 Le vittime di quell'eccidio furono: Bisi Giulio, Bisi
Geminiano, Borelli Gino, Cavedoni Guido, Cottafavi Renzo, Garavini
Franco, Giovetti Rino, Liberatore Giovanni, Lugli Emilio, Martelli
Antonio, Morandi Nazzareno, Neri Nansen, Poletti Federico, Magnani
Alfredo, Puppini Giovanni, Rapin Agostino, Santi Giovanni, Shamonal
Roberto, Vandelli Egidio e Volpi Renzo. Da Rassegna ISR n.3 1962 pag.10 61 cfr. Elenco caduti Rsi e lettera del Comune di Pavullo
del 16.2.1956 prot. 1261. 62 cfr. Modena 43-45 Martirologio pag. 67. 63 i cinque giovani partigiani fucilati a San Lazzaro
furono: Rossi Adorno, Monteverde Carlo, Masseria Riccardo,
Ferrari Ettore e Atti Walter.
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