GUERRA CIVILE NEL MODENESE
I
giorni del massacro Maggio
1945, la guerra in Europa, tra le forze fasciste e la coalizione
capital- marxista è terminata, e questa, attraverso processi,
epurazioni, fucilazioni di parvenza legale oltre a quell’illegale dei
tribunali del popolo, cercherà, attraverso un vero e proprio massacro,
di annientare ed eliminare totalmente la parte soccombente. Mai
nella storia si era verificata tanta ostinazione nella ricerca della
distruzione fisica ed ideologica del nemico; in Italia, negli anni del
dopo guerra vi è stata una lunga polemica sul numero reale degli
uccisi; ambedue gli schieramenti hanno cercato di gonfiare le proprie
perdite, pensando in questo modo di gettare maggior discredito
sull'avversario. E questo a prescindere dalle responsabilità dei
singoli individui o delle singole organizzazioni; tra queste, alcune
hanno rinnegato la parte da loro sostenuta, altre hanno cercato di
attribuirsi meriti o primogeniture fasulle, altre ancora, come i
comunisti, sono riusciti a crearne il piedistallo della loro lotta
politica e della penetrazione nei centri di potere, rivendicando, anzi,
sistemandoselo come "un fiore all'occhiello" , la guerra
civile con le sue tragiche conseguenze, definendo "radiose" le
giornate del dopoguerra, ravvisando in loro, "la più bella pagina
della nostra storia" e chiamando, come fece Togliatti,
"fucilata trionfale", la scarica che freddò in tutta l'Italia
del Nord gli uomini della Repubblica Sociale Italiana. Quali che siano
le cifre, è certo che mai il Governo Italiano ha condotto, in materia,
un indagine vera e propria. In alcune circostanze quest’indagine riuscì
anche a partire ma subì poi degli arresti e mai si poté concludere,
quasi che gli incaricati, si fossero bruscamente trovati davanti ad una
realtà così atroce, tale da spaventare gli indagatori ma molto di più
i loro capi. La
disamina da noi fatta su quel periodo così travagliato per la storia
d'Italia e del modenese in particolare, non è, e non può essere
completa. Così come da parte antifascista vi è una vastissima
letteratura e tanti storici, più o meno obiettivi, si sono cimentati a
sviscerare la storia partigiana, in modo quasi totalmente settario, così
dalla parte opposta, almeno per le nostre zone non molto di organico è
stato tentato; di conseguenza a distanza di tanti anni si sono perse
testimonianze e documenti che avrebbero potuto essere utilissimi per
ricerche più complete. Vi è poi tutta quella parte di documentazione,
caduta in mani comuniste che, o è tenuta gelosamente nascosta, ma che
potrebbe anche essere andata completamente distrutta, laddove si poteva
trovare quella documentazione compromettente e controproducente per la
componente resistenziale in genere. E' ovvio che la storia della guerra
civile, per quanto sviscerata ed esaminata in tanti suoi risvolti,
rimarrà monca di tante possibili verità. In
ogni caso riteniamo che il quadro che abbiamo tentato di tracciare sia
più che sufficiente per far comprendere quale poteva essere lo stato
d'animo della popolazione all'epoca; tormentata dagli allarmi aerei, dai
bombardamenti, dai mitragliamenti, dai prelevamenti, dalle rappresaglie,
dalle imboscate, oppressa dai pericoli che incombevano giorno dopo
giorno ovunque, con la possibilità di essere coinvolti all'improvviso
nella sanguinosa lotta fratricida, altro non poteva sperare che il
raggiungimento della pace e della tranquillità. Ma
continuarono anche a guerra finita gli eccidi, i massacri, i
prelevamenti nelle case; le vendette personali si mescolavano all'odio
politico, religioso, di classe e tante di queste uccisioni avvenute nel
dopo liberazione furono fatte passare per azioni di guerra come tante di
quelle commesse nel periodo dei 600 giorni della RSI. Dei
fatti successi nel modenese se ne può avere un quadro sufficientemente
esauriente in particolare nella parte dedicata alla cronaca. Ma
agli immemori e a coloro che per mancanza d'informazione, non ne sono
mai venuti a conoscenza, vorremmo ricordare alcuni, tra i migliaia di
fatti atroci commessi in quel periodo particolarmente dalle "bande
partigiane rosse".
NOVARA Nel
campo sportivo sono rinchiusi un centinaio di appartenenti a formazioni
militari fasciste operanti nel vercellese. Vengono in seguito condotti
all'Ospedale psichiatrico; una notte, i "partigiani" di
Moranino, li uccidono nei modi più barbari. Molti furono schiacciati
sotto le ruote di pesanti automezzi, e tutti subirono atroci sevizie. SANTUARIO
DELLA GRAGLIA (BIELLA) Un
gruppo di Ufficiali, 23, più cinque donne ausiliarie e due mogli di
Ufficiali, che erano stati catturati dopo un aspro combattimento a
Cigliano e che si erano arresi poiché era stata loro promessa salva la
vita, sono condotti ai piedi del Santuario di Graglia nei pressi di
Biella e rinchiusi in uno stanzone dell'albergo Belvedere; a piccoli
gruppi furono prelevati e condotti in luoghi diversi nei dintorni del
Santuario. Furono trucidati in modo bestiale, compresa la moglie di uno
degli ufficiali che attendeva un bambino; terminata la strage, gli
assassini si divisero il bottino composto da tutto quello che avevano
addosso le vittime. ODERZO
(TREVISO) Centodiciassette
allievi ufficiali del Collegio Brandolini, nonostante le promesse fatte
da parte del CLN di mantenere salva la vita ai militi fascisti, sono
tutti fucilati sul Ponte della Priula. Uno degli scampati ha raccontato
che i suoi camerati furono legati alle mani con fili di ferro,
seviziati, raccolti in gruppo presso l'argine del fiume e falciati con
il fuoco delle armi automatiche. SCHIO
(VICENZA) Cinquantacinque
fascisti o presunti tali, detenuti nel carcere di Schio sono uccisi in
una delle più bestiali esecuzioni di massa. In due stanzoni sono
rinchiusi novanta prigionieri, dodici partigiani armati di fucili
mitragliatori, sparano all'impazzata sul gruppo di uomini e donne che,
in un caos immaginabilmente incredibile, cadono gli uni sugli altri in
un impressionante lago di sangue. 55 di questi risultarono uccisi e 31
feriti gravemente. REVINE
LAGO (TREVISO) Ventuno
militari fascisti furono trucidati in quella località in una zona in
prossimità delle fornaci. RECOARO
TERME (VICENZA) Diciotto
persone sono trucidate il 21 Maggio, ma molte altre in quei giorni
persero la vita in quella località: si può citare la sorte toccata a
due militi prelevati dai partigiani, condotti sulle rive del Brenta e
bastonati a sangue; nella sabbia del fiume fu scavata una buca e i due
furono interrati. Solo le loro teste affioravano dal suolo. E su quelle
teste alcuni di quei criminali si esercitarono al tiro a segno tra
schizzante ed insulti atroci. Le urla dei due disgraziati non ebbero
altro effetto che quello di divertire i loro carnefici. Poi gli spasimi
dei due, oramai moribondi, furono soffocati dalle palate di terra con le
quali ricoprirono le loro teste. Poi il Brenta si ingrossò, rimosse la
sabbia e restituì alla luce i due volti deformati. I cani randagi
banchettarono quel giorno con i miseri resti, e brandelli di carne umana
furono disseminati lungo la riva. Poi gli "eroi" ritornarono e
cosparsero quello che rimaneva dei due cadaveri, con benzina e vi
appiccarono fuoco. MONDOVI’
(ASTI) Dodici
alpini della Divisione Monterosa sono massacrati dopo essere stati
tenuti per tre giorni completamente senza alimenti. La
strage dei fascisti o dei "presunti tali" diventò , in quelle
giornate per gli assassini "rossi" assetati di sangue, una
vera e propria caccia all'uomo. Mentre
i reparti militari si andavano smobilitando e i loro uomini erano
catturati, tanti si arrendevano ai partigiani, anziché attendere le
truppe anglo-americane, poiché questi giuravano e spergiuravano che
avrebbero avuto salvata la vita e non avrebbero torto loro un capello.
Moltissimi reparti, anche numerosi, che avrebbero potuto almeno
contrastare le forze delle bande partigiane con possibilità di
sopravvivenza sino all'arrivo di truppe regolari, caddero, invece, nei
tranelli delle promesse dei partigiani. Le
formazioni comuniste si dedicavano al lavoro che chiamavano di
"ripulitura". Nelle case, nelle strade vi fu una battuta di
caccia senza precedenti, condotta con accanimento, determinazione e
programmazione. Basti
pensare che nella sola città di Milano. nelle giornate di fine Aprile
1945, si rinvenivano giornalmente nelle strade, in media, oltre duecento
morti, generalmente abbandonati senza documenti che ne potessero rendere
possibile l'identificazione. Vi erano in giro, come al tempo dei monatti
di manzoniana memoria, appositi automezzi che caricavano i cadaveri e li
trasportavano negli obitori, dove vi era in continuazione un lunghissimo
pellegrinaggio di parenti che, a rischio della loro vita andavano alla
ricerca dei congiunti. Le
donne che non furono uccise, furono costrette a subire oltraggi degni
delle orde barbariche di Gengis Kan. Tutta
la ferocia, il livore, l'odio e lo spirito di vendetta esplosero in un
modo irresponsabile, alimentato da uomini della sovversione rossa che
agivano con disposizioni ben precise. Un’intera classe dirigente e
politica fu eliminata in un gigantesco genocidio. In
alcuni casi, dopo la cattura, i fascisti erano sottoposti ad un processo
sommario che aveva la parvenza di un procedimento giudiziario. Gli
elementi più noti del fascismo repubblicano erano immediatamente
condotti al supplizio, che spesso era pubblico e si svolgeva davanti a
grandi folle di spettatori. Erano i processi condotti dai cosiddetti
"tribunali del popolo" dove con regole vagamente giuridiche le
sentenze erano emesse dal pubblico e dai giudici popolari, quasi
esclusivamente appartenenti al Partito Comunista. Fu
una cosa selvaggia, che non si può spiegare solamente come l'esplosione
della rabbia e della vendetta del periodo della guerra civile, in quanto
uccisioni, ritorsioni e rappresaglie furono compiute da entrambi gli
schieramenti, ma è appunto spiegabile solamente come vera e propria
programmazione delle centrali moscovite in quanto si doveva eliminare il
maggior numero tra coloro che, con tutta certezza, si sarebbero opposti
con tutte le loro forze alla penetrazione comunista che cercava di
prolungare la guerra civile in un’illusoria speranza di conquista del
potere assoluto. Ma
vediamo altri episodi avvenuti nel Nord Italia durante il periodo delle
"radiose giornate" di Maggio del 1945. ROVETTA
(BERGAMO)
Quarantacinque
giovani appartenenti alle formazioni della Legione camicie nere
"Tagliamento", sono fucilati in questa località; la loro età
oscillava tra i quindici anni del più giovane e ventidue anni il più
vecchio. S.
MARTINO D'ALBARO
(GENOVA) Trenta
persone imprigionate nelle scuole di quel centro, sono prelevate dai
partigiani e portate in località sconosciuta: di loro non si avrà più
nessuna notizia. VADO
(SAVONA) Undici
persone sono prelevate dalle carceri, fucilati e sepolti in una fossa
comune. Uno dei disgraziati è stato sepolto ancora in vita. ONEGLIA
(IMPERIA) Trentun
fascisti vengono prelevati dal carcere di Oneglia; con le mani legate
dietro la schiena da filo spinato vengono bestialmente percossi, poi
condotti al cimitero e dopo averne mutilati diversi, tutti vengono
trucidati e sepolti a fior di terra, accanto ai cadaveri di alcune donne
prima stuprate e poi fucilate. BAJARDO
(IMPERIA) In
questa località è trucidata la famiglia Laura, composta di sette
persone. La madre ed un figlio di undici anni furono trovati in aperta
campagna sepolti sino al collo con il capo spaccato in due. BORGHETTO
VARA (LA SPEZIA) Ventitré
militi della GNR, oltre ad un ufficiale ed un maresciallo sono prelevati
dai partigiani: bastonati a sangue, sono condotti a Costa Cavallara,
dove saranno fucilati e fatti precipitare dentro una caverna BOLOGNA Davanti
alle macerie dell'Ospedale Maggiore sono massacrati decine e decine di
fascisti assieme a parecchie donne. DECIMA
DI PERSICETO (BOLOGNA) Dodici
cittadini di Decima, rinchiusi in una stanza del Dopolavoro locale sono
torturati per vari giorni, poi una notte caricati su di un camion sono
portati in località sconosciuta. I loro corpi non furono mai ritrovati. Altre
8 persone, tra le quali due sorelle di sedici e diciotto anni furono
uccise in questa località. SALA
BOLOGNESE (BOLOGNA) Trentanove
furono i trucidati fascisti in questo piccolissimo centro. FERRARA Strage
nelle carceri ferraresi; diciassette fascisti sono barbaramente
trucidati all'interno
di una delle celle. COMACCHIO
(FERRARA) Undici
persone sono prelevate dalle carceri per essere interrogati presso la
sede dell'ANPI (Ass. Naz. Partigiani), due sono bestialmente percossi
poi tutti vengono condotti a morte. REGGIO
EMILIA Venticinque
fascisti vengono prelevati dalle carceri e su di un camion condotti
verso Bagnolo in Piano, per un’uscita di strada del camion, tre
riusciranno a fuggire, gli altri verranno tutti trucidati. NOVELLARA
(REGGIO EMILIA) Il
Dott. Barbieri, per pochi mesi segretario del locale fascio
repubblicano, dopo essere stato violentemente percosso, veniva rinchiuso
in una gabbia di legno ed esposto agli insulti della plebaglia. Dopo
alcuni giorni di torture veniva finito a colpi di arma da fuoco. IMOLA Diciassette
fascisti appartenenti alla Brigata Nera, provenienti da Verona, vengono
trucidati in questa località CODEVIGO Ventisette
fascisti ravennati vengono condotti in questa località e fucilati. SUSEGANA
(TREVISO) Venti
appartenenti alla Guardia Nazionale Repubblicana di questa zona vengono
brutalmente trucidati. VITTORIO
VENETO Nel
"bus de la luna", baratro profondissimo del Monte Cansiglio,
centinaia di catturati della Repubblica Sociale Italiana, vengono
precipitati dentro dai partigiani; in un sol giorno vengono "infoibati"
sessanta alpini del battaglione di Conegliano Veneto. MIANE
(TREVISO) In
località Combai viene esumata una fossa con quaranta salme
irriconoscibili; erano stati prelevati dai partigiani a Cernaglia della
Battaglia. SALESINO
(PADOVA) Sei
fascisti vengono trucidati; tra loro il segretario comunale di quel
paese: venne ucciso dentro una cassa irta di chiodi che gli si
conficcarono nella carne straziandolo sino alla morte. CHIOGGIA
Venti
persone vengono prelevate dalle carceri, alcuni appartenevano alle
BB.NN.; vennero portati alle foci del Brenta e trucidati. PORDENONE Undici
fascisti vennero prelevati dalle carceri e poi fucilati. ISTRIA
E VENEZIA GIULIA Migliaia
e migliaia furono gli italiani "infoibati" dai comunisti
italiani e titini. Il loro numero non è mai stato stabilito con
esattezza. PIAZZALE
LORETO Vengono
esposti al ludibrio della folla i corpi dei gerarchi fascisti uccisi a
Giulino di Mezzegra, una delle pagine più orrende della storia
d'Italia. Centinaia
di migliaia di pagine sono state scritte sulla fine del capo del
fascismo e dei gerarchi che erano con lui. Ancora oggi gli articoli e i
libri su Mussolini fanno notizia. I tanti volumi scritti in Italia e in
tutto il mondo, hanno descritto, si può dire nei minimi particolari, ma
tante volte ai limiti della realtà romanzesca, quei drammatici giorni. La
responsabilità di tale orrendo crimine che ha impressionato in Italia e
all'estero tutti coloro che non possono accettare che si possa fare
giustizia sommaria di un Capo di Stato in un modo così orribile, cade
su buona parte della classe politica che da quei giorni sino ad oggi ha
goduto dei previlegi del potere in modo arrogante, mafioso e con licenza
di ladrocinio. Vennero
uccisi e poi esposti a Piazzale Loreto: -
BENITO MUSSOLINI - -
ALESSANDRO PAVOLINI - -
FRANCESCO BARRACU - -
PAOLO ZERBINO - -
FERNANDO MEZZASOMA - -
RUGGERO ROMANO - -
LIVERANI AUGUSTO - -
COPPOLA ALFREDO - -
PAOLO PORTA - -
LUIGI GATTI - -
ERNESTO DAQUANNO - -
MARIO NUDI - -
NICOLA BOMBACCI - -
CLARETTA PETACCI -
I resti mortali di Benito Mussolini furono restituiti ai
familiari dodici anni dopo, il 30 Agosto 1957.
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Piazzale Loreto a Milano
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