GUERRA CIVILE NEL MODENESE
Gennaio 1945 LUNEDI
1 GENNAIO 1945 E'
il giorno di capodanno, ultimo della guerra che ha sconvolto tutto il
mondo e che ha portato la lotta fratricida, nelle nostre terre, ad un
quotidiano stillicidio di caduti. Nella
zona di Castelfranco Emilia e precisamente a Panzano, due fratelli di
sentimenti fascisti sono assassinati dai partigiani: SERAFINI
GUIDO(1) di
trentuno anni , SERAFINI
GIOVANNI (2), di
ventidue anni. A
Villa Freto, in Comune di Modena, è prelevato dalla propria abitazione il
milite della Repubblica Sociale Italiana: MANICARDI
LAURO(3). La
sua salma non è più stata ritrovata. MARTEDI
2 GENNAIO 1945 I
partigiani modenesi continuano, attraverso l'aiuto angloamericano, a
fornire informazioni circa i bersagli da colpire; le varie trasmittenti
radio, dislocate in varie zone della provincia, comunicano all'aviazione
"alleata" gli obiettivi militari e civili del territorio.
Nonostante l'intervento dei radiogoniometri tedeschi, che riescono a
localizzare parecchie di queste riceventi-trasmittenti, molte notizie
possono essere comunicate, cosi chè bombardamenti e mitragliamenti su
obbiettivi militari, ma spessissimo ne subiranno le più gravi conseguenze
i civili, avranno origine dalle richieste stesse dei partigiani che, in
tal modo contribuiscono a colpire fratelli innocenti. Fu
questo un argomento sfruttato dalla propaganda tedesca e fascista del
tempo, ma poi quasi tenuto nascosto dalla pubblicistica resistenziale; ma
qualche cosa è sfuggito alla storiografia resistenziale nell'enfasi dell'autocelebrazionismo,
come in questo caso: "Il
3 Gennaio 1945 il comandante Nansen si incontrò con il tenente Antonio
Faiani, nome di battaglia "iki" nel territorio di Limidi di
Soliera e precisamente in una casa di contadini, che serviva di rifugio ai
partigiani. Il Tenente Faiani era al comando di una missione americana,
che era formata da lui, dall'allora studente e oggi Ing. D.
R.
di Modena, nome di battaglia
"Griso" e da un terzo componente originario di Lucca, che si
faceva chiamare Luciano, di cui si ignorano le generalità. Tale missione,
dipendente dall'O.S.S. in collegamento col comando di Villa Alessandra di
Firenze (Centro dell' Armata americana) aveva tre compiti: fare effettuare
lanci ai partigiani, compiere atti di sabotaggio alle vie di comunicazione
e fornire informazioni via radio per colpire truppe in movimento ed
effettuare bombardamenti e mitragliamenti su obbiettivi tenuti da truppe
nazifasciste.(4) MERCOLEDI
3 GENNAIO 1945 Al
Castello di Monfestino, sul sagrato della Chiesa, viene mitragliato da un
aereo anglo-americano, il bambino: VENTURELLI
VITTORIO(5); Il
fosforo lo trasformò in una torcia ardente e i resti carbonizzati furono
deposti nella Chiesa dove il fanciullo, che non aveva ancora dieci anni,
aveva recitato le preghiere per il ritorno del padre, prigioniero di
guerra. In
pianura e precisamente a Soliera viene ucciso, da sconosciuti: PILA
ABELE(6). GIOVEDI
4 GENNAIO 1945 A
San Venanzio di Maranello i tedeschi fucilano, per rappresaglia, due
partigiani, padre e figlio.(7) VENERDI
5 GENNAIO 1945 Nella
tormentata zona del mirandolese viene ucciso da sconosciuti: MALASPINA
RINALDO(8) SABATO
6 GENNAIO 1945 A
Novi di Modena, vengono uccisi da sconosciuti, due fratelli, tali: GOBBI
MATTIOLI BRUNO(9), GOBBI
MATTIOLI GIACOMO(10). DOMENICA
7 GENNAIO 1945 Inizia,
su tutto l’Appennino modenese, una vasta azione di rastrellamento
effettuata per cercare di debellare l'azione partigiana che aumentava
gradualmente d'intensità e che, date le condizioni climatiche poteva
raggiungere, secondo i Comandi militari tedeschi e fascisti buone
possibilità di successo. La zona viene attaccata, partendo dalla
direttrice principale della Via Giardini, su tre grandi linee: da
Pievepelago verso Frassinoro, da Lama Mocogno verso Montefiorino e da
Serramazzoni su Gombola. Una serie di combattimenti si protrassero per
alcuni giorni, in particolare nelle zone di Santa Giulia, San Martino e
Frassinoro.(11) LUNEDI
8 GENNAIO 1945 A
Carpi, in Viale Carducci, in un casolare denominato "casa rossa"
abita una famiglia di contadini, composta da un solo uomo e da tante
donne. La più giovane è fidanzata con un fascista repubblicano. Tanto
bastava per essere tacciati, tutti, come spie fasciste e quindi da
eliminare. I partigiani, in folto gruppo e ben armati, invasero la casa di
notte quando erano tutti a letto. Le povere vittime vennero portate al
pianterreno e falciate a raffiche di mitra. In questo massacro rimasero
vittime della violenza: MORANDI
VIRGINIA(12) di
anni sessantadue; GATTI
DOMENICA(13), di
settantasei anni; SACCHI
ANNAMARIA(14), di
ventuno anni; POLI
MARIA(15) di
venti anni; MARTINELLI
SECONDO(16) di
sessantasette anni; VINCENZI
CITA(17), di
ottanta anni; quest'ultima
signora anziana venne finita nel suo letto con un colpo in bocca, in
quanto era paralitica.(18) MARTEDI
9 GENNAIO 1945 A
San Damaso viene sterminata un’intera famiglia, quella del veterinario: PALLOTTI
CARLO(19) di
quarantasette anni, ucciso assieme alla moglie ed ai giovani figli: PALLOTTI
BERTOLACELLI MARIA(20), PALLOTTI
LUCIANO(21), di
quindici anni, PALLOTTI
MARIA(22) di
dodici anni. Di
questo allucinante fatto di sangue, emblematico per tanti aspetti , di
cosa sia stata la resistenza, riportiamo un articolo di un noto
giornalista modenese, che descrive con molta esattezza come si
verificarono i fatti: "Erano
circa le diciannove e la campagna del modenese, quella sera, era avvolta
da una nebbia fittissima. Il contadino Fernando Vaschieri era intento a
puntellare la porta della sua casa con un paio di paletti. Aveva salutato
da poco il Dott. Pallotti, un veterinario di Modena che proprio quella
mattina era andato ad abitare al piano di sopra (la famiglia Pallotti era
sfollata dalla vicina città in questa casa di campagna n.d.r.) Vaschieri
stava quindi per chiudere l'uscio, allorché dovette alzare le mani,
minacciato dai mitra di alcuni individui, sbucati dalla nebbia. Questi
individui si avvicinarono sempre più ed entrarono in casa: i loro volti
avevano quel beffardo sorriso di chi protegge la propria vigliaccheria
puntando un arma da fuoco contro un inerme.. "siamo partigiani"
dissero, abbiamo l'ordine di portare al nostro comando il Dott. Pallotti.
Vaschieri fù spinto in un angolo, accanto ai suoi familiari ammutoliti
dal terrore. I partigiani salirono al piano di sopra dove abitava la
famiglia del Dott. Pallotti. Questi aveva ottenuto due anguste stanzette,
perchè il giorno precedente era stato costretto ad abbandonare la
villetta dove era sfollato in seguito al tentativo di una squadra gappista
di sfondare la porta. In
quell'occasione i partigiani comunisti avevano preso a sparare sulle
finestre e la figlia del dottore, Maria Luisa di dodici anni, s'era messa
a letto spaventatissima, con una febbre da cavallo. L'altro figliolo,
Luciano, s'era dimostrato più coraggioso, ma aveva chiamato il babbo in
segreto, gli disse che aveva molta paura e che, per il bene di tutti,
sarebbe stato meglio trasferirsi altrove. Il veterinario allora aveva
chiesto al Vaschieri due stanzette. Salendo
su una scaletta, tre armati raggiunsero lestamente il piano superiore.
Vaschieri intese il grido di una bambina ed il pianto disperato di un
ragazzo. E poi un grido di donna: vi fù un tramestio, come di seggiole
violentemente sbattute e un tizio rimasto di guardia alla porta, ad un
tratto corse di sopra. Si udì allora un ordine secco seguito da alcune
raffiche di mitra. Poi più nulla. Carlo Pallotti sua moglie e i due
bambini, giacevano riversi sul pavimento di mattoni, unendo i loro rivoli
di sangue. Uno
degli sparatori si chinò sul corpo crivellato del veterinario; era ancora
caldo di vita, il sangue seguitava a uscire a fiotti dalla gola e c'era
pericolo che la bella giubba di pelle indossata dal morente si sporcasse.
Allora Carlo Pallotti fu spogliato e il suo carnefice si rimirò con
soddisfazione in uno specchio pendente alla parete. Alla signora Maria
furono tolti gli orecchini, l'orologio da polso e le fedi. A Maria Luisa
venne strappata una medaglietta della Madonna. Così
terminò l' "azione di guerra". I giustizieri ridiscesero le
scale, diedero una voce al Vaschieri, scaricarono ancora i mitra contro
una parete: "non ti muovere fino all'alba. Stattene tranquillo perché
hai visto cosa succede ai nostri nemici". Fernando Vaschieri si
strinse presso i suoi familiari, inebetito, incapace di comprendere ciò
che era successo. La fiamma di una candela fissata su una bottiglia
cominciò a sussultare perché s'era tutta consumata. Il contadino ebbe il
terrore di rimanere al buio: si mosse, cercò una nuova candela, la
accese, si rimise nel solito cantuccio. Su una mensoletta, una sveglia
scandiva gli attimi di interminabile angoscia. Ma ad un tratto Vaschieri
udì un lamento : era una voce fioca che proveniva dal piano di sopra. Non
c'erano dubbi: era la voce di Maria Luisa. Si trattava di un pianto
sommesso, rotto a tratti da una invocazione straziante: "papà,
mamma, perchè non rispondete? Anche voi avete tanto male. Ed allora perché
non vieni tu, Gesù ad aiutarmi?". Vaschieri guardò l'orologio alla
parete. "Era trascorsa appena un ora dalla strage. La bimba di sopra
chiamava, la voce era sempre più fioca :Gesù perchè non vieni?"
C'era da accorrere presso la bimba. Ma il contadino Fernando Vaschieri non
aveva un cuor di leone e non volle disobbedire agli ordini dei carnefici.
Non ebbe nemmeno il coraggio di affrontare il pericolo del coprifuoco per
correre poco distante, chiamare aiuto, cercare un medico per la povera
Maria Luisa: "tanto è destinata a morire" si scusò con se
stesso. E non si scosse nemmeno quando, all'alba, la piccina cessò di
invocare Gesù."(23) A
guerra finita vennero scoperti gli autori dell'atroce delitto. Presero
parte alla strage tali: R. M., M. D., S.S., B. E., C. G., M. G. ed altri
due non identificati. I partigiani arrestati confessarono la strage.
Sottoposti a vari processi solo il R. M. ed il C.G. vennero condannati
rispettivamente a 30 e 16 anni. Gli altri imputati furono assolti per
avere agito in base agli ordini superiori. La corte d'Appello di Ancona
condannò i due e la Corte
d'Appello di Roma, in data 7 Novembre 1955, ha applicato ai partigiani il
condono per ragioni politiche riducendo la pena a due anni per R.M. ed
estinguendo interamente la condanna al C.G.(24) MERCOLEDI
10 GENNAIO 1945 A
Montefiorino viene ucciso, per i suoi sentimenti fascisti, l'abitante di
quella località: BUFFIGNANI
SIRO(25) A
Nonantola, in un agguato partigiano, perde la vita il quarantanovenne: ZOBOLI
GIUSEPPE(26). A
Mirandola viene ucciso il bolognese: GANDOLFI
NOVELLO(27). GIOVEDI
11 GENNAIO 1945 Un
partigiano viene fucilato a Saliceto Panaro(28). VENERDI
12 GENNAIO 1945 A
Maranello, viene ucciso da sconosciuti, il ventisettenne: PISTOLOZZI
ARMANDO(29). A
Modena muore l'aviere: INCERTI
GIANCARLO(29BIS) SABATO
13 GENNAIO 1945 A
Modena, in un agguato, i partigiani uccidono un milite della G.N.R. di
Camposanto, di quarantotto anni: CARBONARDI
GIOVANNI(30). DOMENICA
14 GENNAIO 1945 A
Castelfranco Emilia, viene ucciso il Sergente maggiore della Guardia
Nazionale Repubblicana: CASELLATO
GIULIO.(31) LUNEDI
15 GENNAIO 1945 A
Sassuolo, in un agguato i partigiani uccidono il milite della G.N.R.: VANDELLI
ANTONIO.(32) MARTEDI
16 GENNAIO 1945 A
Carpi viene ucciso un fascista: IGNOTO(33) MERCOLEDI
17 GENNAIO 1945 Due
partigiani vengono fucilati a Sassuolo.(34) GIOVEDI
18 GENNAIO 1945 I
contrasti tra la partigianeria comunista e democristiana, sono sempre più
accesi. Il Comandante partigiano "Marcello", che come abbiamo
visto era di fede badogliana, aveva accettato l'inserimento di elementi
comunisti nelle sue file, tra i quali un ex gappista di Anzola Emilia che
uccise un suo compagno di lotta. E' interessante rilevare come viene
giudicata la presenza di partigiani di questo tipo, nella stessa
storiografia resistenziale: "Il
Bolognini si firmava "aiutante maggiore delle SAPM" ed affermava
di essere salito in montagna per ordine del compagno Pedrazzi della
federazione modenese del PCI (lettera dello stesso Bolognini al Cumer).
Secondo Toetti egli era consigliere sentito ed apprezzato di Marcello. In
pianura era stato comandante di un distaccamento, ma poi a quanto risulta
da una lettera del CUMER era stato condannato a morte dalla 7°Gap, per
aver provocato l'arresto e la morte di diversi gappisti. Anche in montagna
fece ben presto parlare di sè: mi trovavo in una casa della Volta di San
Martino e c'era un certo Bolognini che spadroneggiava nell'area di
Marcello dando ordini a tutti. Arrivò un tale che poi seppi essere un
commissario della Brigata Santa Giulia allora comandata da Mario
Allegretti. Questo commissario si precipitò irruente in casa cercando il
buon Marcello. Il Bolognini gli si rivolse chiedendo per due volte chi
fosse. Non gli rispose e si girò per andarlo a cercare altrove, ma ben
cinque colpi di pistola lo freddarono davanti ai nostri occhi. Si
giustificò dicendo che gli era sembrata una spia."(35) VENERDI
19 GENNAIO 1945 A
Gargallo di Carpi vengono fucilati due partigiani.(36) SABATO
20 GENNAIO 1945 Sempre
a Gargallo, in quella tormentata zona del Carpigiano, dove si
avvicendavano uccisioni quasi quotidiane, viene violentemente soppressa la
giovane ventunenne: MAINI
EVALDA.(37) Di
questo orrendo delitto riportiamo parte del racconto fatto da un
giornalista nell'immediato dopoguerra, in un articolo che aveva per
titolo: "
I processi ai profittatori della resistenza - Atroci violenze a donne
innocenti nei piccoli paesi della bassa modenese." Assieme ad altri
episodi analoghi, si racconta anche la brutale violenza commessa su questa
giovane donna: "Alcuni
mesi fa a Gargallo di Carpi, in un fondo del mezzadro Stermieri, è stato
riesumato l'ennesimo cadavere. Si trattava ormai soltanto di uno
scheletro. Nella fossa c'erano tracce di abiti. Il corpo era stato sepolto
completamente nudo. C'erano soltanto, nella fossa, due scarpe da donna e
due orecchini. Il mezzadro allora si è ricordato di una vecchia storia.
La sera del 20 Gennaio 1945 egli vide vicino alla casa un giovane che
trascinava una ragazza tenendola saldamente per un braccio. La ragazza
piangeva e puntava i piedi. Il contadino per prudenza, tirò via; venne
poi un altro individuo armato che ordinò al contadino di abbandonare
immediatamente la casa. Il contadino non se lo fece dire due volte.
Insieme a tutta la famiglia andò a rifugiarsi presso un fratello che
abitava a qualche chilometro. Quando ritornò a casa il giorno dopo non
trovò più nessuno. Ma nelle stanze c'erano i segni di una baldoria
notturna. Non è difficile immaginare ora ciò che accadde quella notte
nella casa colonica. I due o più individui sconosciuti si ubriacarono con
il vino dei contadini, poi usarono violenza alla ragazza prelevata poche
ore prima poi la uccisero e la seppellirono nuda dove adesso è stato
ritrovato il cadavere. Sembra che la ragazza fosse certa Maini Evalda che
allora aveva ventuno anni ed abitava a Gargallo... Bastava che una donna
fosse figlia o sorella o fidanzata di un fascista e spesso non occorreva
nemmeno tanto; la donna veniva prelevata, con la minaccia delle armi,
strappata dal letto, trascinata via seminuda portata in mezzo a un campo,
o in una stalla, sottoposta ad ogni sorta di oltraggi e poi uccisa con una
raffica di mitra e sepolta nuda lungo un filare."(38) DOMENICA
21 GENNAIO 1945 A
Castelnuovo Rangone vengono prelevati dalle loro abitazioni ed uccisi dai
partigiani, padre e figlia, il primo di cinquantadue anni la seconda di
ventitré anni: GOZZI
GIUSEPPE(39), GOZZI
INES(40). Ines
è una laureanda in legge(41), ed è sfollata a Castelnuovo Rangone con la
famiglia, proveniente da Modena; la giovane trova un lavoro come
interprete presso il Comando tedesco del posto. Si prodigò per la
popolazione in tante circostanze e, quando nel Novembre del 1944 vennero
uccisi due soldati tedeschi, con il suo intervento, riuscì ad evitare una
spietata rappresaglia, che i tedeschi volevano mettere in atto attraverso
la fucilazione di numerosi ostaggi e con l'incendio di molte case del
paese. Per questo suo intervento venne soprannominata: "la
salvatrice" Era fidanzata con un Ufficiale fascista. Venne prelevata
nel pomeriggio assieme al padre e portata in aperta campagna, dove venne
violentata sotto gli occhi del genitore. Poi i due vennero finiti con un
colpo di pistola alla nuca ed i cadaveri gettati in un pozzo nero. I
responsabili del duplice delitto, a guerra finita, identificati, vennero
assolti per aver compiuto un azione di guerra. Ma vediamo come la
storiografia partigiana racconta questa "azione di guerra": "Azioni
militari compiute dai Gap - Nella sera gappisti della 5° zona arrestarono
Gozzi Giuseppe e Gozzi Ines, spie appartenenti al partito fascista: dopo
regolare interrogatorio(!) dal quale si aveva conferma della loro attività
fascista, venivano giustiziati, mediante sentenza decretata dalla sezione
della 5° zona del Tribunale della 65° Brigata."(42)
Di
questi pseudo processi, in tutta la storiografia partigiana, che tanto si
prodiga a ricercare documenti e testimonianze, non se ne trova mai
traccia. né degli uni né delle altre. In
pianura, gli altri gruppi partigiani, sap, non erano da meno nelle
fantastiche azioni di guerra contro donne indifese, azioni che servivano
ad aumentare la cronaca dei vari diari delle Brigate partigiane, in modo
da far vedere ai loro capi, a guerra finita, il notevole numero di azioni
da loro effettuate: a Soliera in questo giorno veniva uccisa tale: FRANCIOSI
DIRCE(43). LUNEDI
22 GENNAIO 1945 Sempre
nella zona di Castelnuovo Rangone, viene uccisa un altra giovane donna di
ventitré anni: BALUGANI
ESTER.(44) In
montagna i cacciabombardieri angloamericani, bombardano e mitragliano il
centro di Pievepelago; nonostante la violenza dell'azione ed i gravi danni
arrecati al paese, si lamentano solamente due vittime.(45) MARTEDI
23 GENNAIO 1945 A
Modena, in una imboscata tipica di tante azioni partigiane, viene ucciso
il soldato: DI
COCCO CARMINE (46). A
Maranello viene ucciso, da un partigiano detto "il cinese" il
quarantunenne: MURRU
LUIGI(47) MERCOLEDI
24 GENNAIO 1945 La
zona di Castelnuovo Rangone è, in questi giorni, alla ribalta della
cronaca, per le spietate azioni partigiane nei confronti dei fascisti. Vengono
trucidati due fratelli ed il Segretario del Fascio Repubblicano di quel
Comune: GUIDETTI
GIOVANNI(48); aveva
quarantaquattro anni ed era milite della contraerea; venne prelevato dalla
propria abitazione assieme alla sorella di trentotto anni: GUIDETTI
ELIDE(49). Vennero
trascinati in un campo vicino alla casa ed assassinati alla presenza dei
tre piccoli figli del primo. Assieme a loro venne anche ucciso, come si è
detto, il Segretario del Fascio di trentatré anni: SOLINAS
DE MURO GAVINO(50). Sempre
dalla storiografia partigiana abbiamo notizia dello svolgimento di questa
"eroica" azione di guerra: "Gappisti
del distaccamento "Giuseppe" giustiziavano dopo regolare
interrogatorio le note spie Solinas Gavino reggente del Fascio
republichino di Castelnuovo, Giuseppe Guidetti fascista repubblichino e la
sorella del Guidetti, ed un altra pericolosissima spia."(51) GIOVEDI
25 GENNAIO 1945 Sul
fronte dell'Abetone, la Divisione San Marco combatte strenuamente in
difesa della linea gotica assieme alle truppe tedesche, ottenendo anche
parecchi successi parziali, riuscendo a conquistare in varie circostanze
terreno per oltre venti chilometri, sfondando anche le linee tenute dal
Corpo d'Armata brasiliano. Sono attestati a Pian Sinatico ed in una di
queste azioni viene concessa la medaglia di bronzo al Valor Militare al
maresciallo Cailà Fernando, con la seguente motivazione: "Unico
soldato italiano in un bunker avanzato, accortosi durante lo scambio delle
consegne col reparto germanico uscente, che una pattuglia avversaria
d'assalto era riuscita ad infiltrarsi di sorpresa, dava l'allarme e per
primo si slanciava audacemente fuori attaccando il nemico con lancio di
bombe a mano, la sua personale azione ricacciava l'attaccante suscitando
viva ammirazione nei camerati germanici. In successivo scontro
riconfermava le sue belle qualità di valoroso soldato e contribuiva
validamente alla cattura di alcuni prigionieri. 25 Gennaio 1945 Pian
Sinatico(52)" VENERDI
26 GENNAIO 1945 Gli agguati
e le imboscate contro fascisti e tedeschi non si contano più; a Bomporto
viene assassinato il milite della Guardia Nazionale Repubblicana: ASTOLFI
DANTE(53); A
Maranello i partigiani prelevano e poi uccidono tale: CASELLI
TELEMACO(54) A
Carpi in un agguato teso dai partigiani di quelle zone vengono catturati e
poi trucidati, un gruppo di soldati tedeschi e fascisti: i militi della
Brigata Nera uccisi dai partigiani sono: FURONI
NELDO(55); GAVIOLI
ALCIDE(56); TURCHI
DANTE(57). Ma
vediamo come viene raccontata questa esecuzione eseguita con incredibile
ferocia dai partigiani (che non facevano mai prigionieri), dalla
storiografia resistenziale: "
Il 24 Gennaio presso Gargallo, un reparto partigiano apre il fuoco sui
tedeschi e fascisti di scorta ad una colonna di bestiame requisito, fà
prigionieri tre fascisti e due tedeschi, attacca subito dopo un auto con a
bordo delle SS, che rispondono al fuoco e feriscono mortalmente il
partigiano Enzo Benetti,Tito, ma alla fine anche un SS è catturata,
mentre l'altro riesce a fuggire. Nel pomeriggio, per rappresaglia
distrugge la casa dietro la quale i volontari si erano appostati per
quell'azione. Il crimine fa seguito a molti altri delle settimane
precedenti ed occorre allora una dura risposta, che sia ad un tempo di
ammonimento per i più spietati tra i nazisti e di incitamento a mollare
per quelli tra costoro che si sa sono stanchi della guerra, cominciano a
capirne l'iniquità e l'assurdità, sì che già parecchi della zona e in
quelle vicine hanno disertato. Tutti i prigionieri di quel giorno vengono
passati per le armi e lasciati sulla strada davanti al casolare distrutto.
Al corpo dei fucilati fu appeso un cartello con la scritta :" Basta
con il terrore! Basta con i soprusi! Basta con le deportazioni! Il popolo
italiano ha sofferto abbastanza e non può tollerare altro! i pattrioti
italiani alle vostre violenze rispondono con il piombo! Soldati
dell'esercito tedesco disertate le file del nazifascismo, rivolgete le
armi contro i nazisti! via i tedeschi dall'Italia! Morte all'invasore
tedesco e ai traditori fascisti: I pattrioti."(58) E
dopo le rappresaglie partigiane, ed in seguito a tanti altri agguati ed
imboscate contro tedeschi e fascisti, anche in altre zone della Provincia,
vengono effettuati rastrellamenti e rappresaglie contro i partigiani. Di
questi fatti, come di altri analoghi, in questa storia ne elenchiamo i
dati per sommi capi, in quanto, nella storiografia resistenziale, sono
stati raccontati, seppur con tanti falsi, ed inficiati dalla solita
sfacciata apologia, con vastissima documentazione, alla quale ci si può
riferire.(59) A
Spezzano di Fiorano resta ucciso il civile di cinquantatre anni DI
NOIA VINCENZO (59bis) Traslato
nel Sacrario dei Caduti RSI il 22 Maggio 1961 SABATO
27 GENNAIO 1945 A
Zocca, viene ucciso il milite della Guardia Nazionale Repubblicana: CERRETTI
RENATO(60); era
di Mirandola; mentre nella zona di Carpi rimane ucciso tale: CAIUMI
ARRIGO(61). A
Fiorano viene trucidato da elementi partigiani il medico veterinario: SILVA
PIO(62); era
uno stimato professionista, benvoluto dalla popolazione. Ma era un
fascista, e per di più convinto, come dissero gli assassini. A
Maranello resta ucciso il marò scelto della 2° Divisione Granatieri
"Littorio": BARONI
FRANCESCO(62BIS). DOMENICA
28 GENNAIO 1945 A
San Giacomo di Bastiglia viene ucciso il Capitano della Milizia Forestale,
di complemento: CAVAZZUTI
SAVERIO; aveva
cinquantadue anni, laureato in Agraria, entra in servizio militare nel
1940 e, alla sua costituzione, aderisce alla RSI, affermando apertamente,
a voce e per iscritto le sue idee di fermo attaccamento all'onore della
Patria e di avversione ai partigiani. Rimanendo fervidamente cattolico, si
stacca per questo da parenti ed amici tiepidi e temporeggiatori. Viene
assalito in casa, una prima volta, dai partigiani, e, messo al muro si
dimostra impavido davanti alla morte e rifiuta di supplicare, dicendosi
lieto di offrirsi per la Patria e di salire a Dio. Viene rilasciato ma non
abbandona per questo, nè il suo servizio nè la città. In
questo giorno mentre percorreva in bicicletta, solo e disarmato, la strada
coperta di neve che conduce da Bastiglia a Modena, viene fermato dai
partigiani comunisti che lo conducono con loro. Pare sia stato tenuto vivo
una notte e che abbia dichiarato "sono cattolico e fascista",
verso l'alba venne condotto a morte. In che modo non si sa. Le sue ossa
non sono state ritrovate e la vedova non volle nessuna rappresaglia. Per
lunghissimo tempo lo ha cercato invano. Un altra testimonianza conferma
che il Capitano Cavazzuti venne fermato da due di Bastiglia, poi portato
in giro per arrivare ad una casa tra Bastiglia ed Albareto, poco dopo San
Matteo, prima del Cantone, tra la strada Provinciale e il Naviglio. C'è là
una casa con una tettoia , o si chiamava tettoia la casa stessa, isolata.
In questa località sembra che una donna abbia visto arrivare un gruppetto
di uomini, tra i quali il Dott. Cavazzuti; poi li vide uscire e Saverio
era in mutande e maglia. Al chè la donna disse in dialetto: "Ma cum
as fà a purter via un cristian in c'la manera lè?", e le venne
risposto sempre in dialetto: "ma al gà da fer poca streda". Si
suppone sia stato sepolto in quella zona, presso il greto del Naviglio.(64) LUNEDI
29 GENNAIO 1945 A
Vignola in uno scontro armato con reparti partigiani, rimangono uccisi due
militi della Brigata Nera: MORA
ARRIGO;(65) aveva
diciotto anni, era nativo di Soliera ed abitava a Vignola in Via Cesare
Battisti 25, oltre al camerata; DAVOLIO
GINO(66). Così
ne parla, di questo fatto, la storiografia resistenziale: "Verso
le ore 15 si presentava alla base del Comando 5° zona un nucleo di cinque
individui della brigata nera. Il comandante ed i gappisti presenti con
decisione impugnarono le armi aprendo il fuoco sui brigatisti neri,
Due di essi rimasero uccisi e gli altri si davano alla fuga
inseguiti dal fuoco..."(67) A
Gargallo di Carpi viene fucilato un partigiano.(68). MARTEDI
30 GENNAIO 1945 A
Firenze viene fucilato dagli angloamericani, il modenese di ventisei anni: MARTINELLI
MARIO;(69) apparteneva
ai servizi segreti della RSI. Venne catturato dopo rischiose missioni che
aveva condotto a termine con ardimento e capacità organizzative. Seppe
morire come aveva vissuto, destando l'ammirazione del nemico.(70) Il
giornale locale pubblica una lettera di lode di Benito Mussolini al podestà
di Mirandola per la sua azione in favore della popolazione.(71) MERCOLEDI
31 GENNAIO 1945 A
Vignola viene ucciso l'operaio di quarantacinque anni: RICCO'
LINO(72) mentre
a Carpi viene trucidato il milite della Brigata Nera di quella località: FARINI
ALFONSO(73). NOTE 1 cfr. lettera del Comune di Castelfranco Emilia all'Ass.
Naz. Cad. e dispersi della RSI 2 ibidem 3 cfr. elenco caduti della RSI n. 457 -
"Martirologio" colloca alla data del 1/4/45 4 cfr. M. Campana in : "Assalti e battaglie delle
formazioni sap" pag. 89 5 cfr. Fra Ginepro in : "Non li possiamo
dimenticare", pag. 127; 6 cfr. ESGC.Pi 7 cfr. ISR Rassegna n.3: si trattava di Tonino Montorsi
di 42 anni e del figlio Franco di anni 18. 8 cfr. ESGC.Pi 9 ibidem 10 ibidem 11 cfr. Vari autori resistenziali ad es.: Silingardi: "I
giorni dell'antifascismo ecc.; E. Gorrieri: "Repubblica di
Montefiorino", pag. 601; e Rassegna ISR. 12 a 17 cfr. elenco caduti della RSI in archivio Ass. Cad. : La
Morandi Virginia e la Sacchi Anna Maria erano rispettivamente moglie e
figlia del fascista Sacchi Attilio, ucciso a Soliera il 4 novembre 1944. 18 cfr. G. Pisanò in: "Storia della Guerra civile in
Italia". Gli autori resistenziali Pacor- Casali in "Lotte
sociali e guerriglia in pianura" pongono questo fatto in data 28
Gennaio e addossano la responsabilità dell'eccidio, con una formula
alquanto generica, a non meglio precisati "mongoli"; cfr. pag.
234. 19
a 22 cfr. elenco caduti RSI n. 556, 557, 558, 559. 23 cfr. articolo del giornalista A. Del Carlo in:
"Candido" del 30/5/56. 24 cfr. articolo del: "Secolo d'Italia" del 8 novembre
1955. 25 cfr. elenco Caduti n. 155 e in Fra Ginepro, op. cit. 26 cfr. lettera del Comune di Nonantola del 23 gennaio 1957 prot.
186. 27 cfr. lettera dell'Ass. Naz. Cad. della RSI deleg. di Bologna
del 30/10/56 prot. 668 inviata al Comune di Mirandola in Arch. Ass. Cad.
RSI 28 cfr. ISR Rassegna n. 3; si trattava di Sergio Storchi. 29 cfr. ESGC.Mo 29bis
cfr. Martirologio op. cit. pag. 94 30 cfr. lettera del Comune di Camposanto del 8/3/1956 Il
Carbonardi morì all' Ospedale Militare di Modena dove era stato
trasportato dopo l'attentato. 31 cfr. lettera del Comune di Castelfranco Emilia dell'8
Febbraio 1956, prot. 605, in Arch. Ass. cad. RSI. 32 cfr. lettera del Comune di Sassuolo del 30 Gennaio 1956 prot.
563 e in Fra Ginepro, op. cit. pag. 152 33 cfr. Pacor e Casali, in: "Lotte sociali e guerriglia in
pianura" pag. 226 34 cfr. ISR Rassegna ; si trattava dei partigiani Ezio Consolini
e Giuseppe Rebottini. 35 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 596 n.27 36 cfr. ISR Rassegna n.3; i partigiani fucilati: Mario Dallari e
Walter Lodi di Soliera. 37 cfr. articolo a firma L.C. in ritaglio di quotidiano, in
Arch. Ass. Cad. RSI. 38 cfr. elenco caduti RSI 39 ibidem n. 350 40 ibidem 41 A questo proposito vorremmo ricordare che l'Università agli
Studi di Modena ha conferito la Laurea "honoris causa" a dodici
studenti e a due docenti caduti nella guerra civile dalla parte
antifascista; è stata posta anche una lapide, nell'atrio dell'Università,
a ricordo dei caduti partigiani. Opera
meritoria per chi vuole ricordare coloro che hanno dato la vita per il
proprio ideale. Ma tutti i giovani studenti universitari ed i docenti
universitari fascisti caduti o in combattimento al fronte, o in attentati
ed agguati partigiani nella lotta fratricida, o che hanno subito violenze
come questa giovane ragazza, non frequentavano le stesse aule
universitarie? Perchè , dunque, non dare anche a loro uguale
riconoscimento? 42 cfr. F.Borghi
in: "L'an n'era menga giosta" pag. 307 43 cfr. lettera del Comune di Soliera del 18 Febbraio 1956 prot.
435. 44 cfr. ESGC.Mo 45 cfr. A. Galli in: "Pievepelago" pag. 113. 46 cfr. elenco caduti RSI n. 261 47 cfr. ESGC.Mo 48 cfr. elenco caduti RSI n. 385 49 ibidem n. 386 50 ibidem 51 cfr. F. Borghi, op. cit. pag. 307 52 cfr. G. Pisanò : "Gli ultimi in grigioverde" pag.
528 vol. 1° 53 cfr. lettera del Comune di Bomporto del 8 Giugno 1956, prot.
584. Secondo "Martirologio" è stato ucciso a Montefiorino 54 cfr. ESGC.Mo 55 cfr. lettera del Comune di Carpi all'Ass. Cad. RSI 56 ibidem 57 ibidem 58 cfr. Pacor e Casali in: "Lotte sociali e
Guerriglia" pag. 230 59 cfr. ISR Rassegna n. 3; a Cavezzo vengono fucilati: Ezio
Pavan e Ezio Sommacal; a Soliera: Gino Ferrarini; a Quartirolo di Carpi
tedeschi e fascisti effettuano una delle più spietate rappresaglie
avvenute nella nostra Provincia. Trentuno partigiani vengono fucilati alla
"svolta Cattania". 60 cfr. lettera del Comune di Mirandola del 16/1/1956 prot. 126 61 cfr. ESGC.Pi 62 cfr. elenco caduti RSI n. 722 62bis.
cfr. Modena 1943-46 op.cit. pag 78. 63 cfr. elenco caduti RSI n. 215 64
testimonianza data dall'Avv. Padovani il 24 Giugno 1950 : in Arch. Ass.
Cad. RSI 65 cfr. lettera del Comune di Vignola del 3 Febbraio 1956 prot.
407; il fratello di questo ragazzo verrà ucciso il 13 Aprile 1945 a
Modena. - "Martirologio" colloca al 13/4/45 66 cfr. ESGC.Pi 67 cfr. F. Borghi: op. cit. pag.307 68 cfr. ISR Rassegna n. 3: il fucilato: si chiamava Chiletti
Ones. 69 cfr. elenco cad. n. 470. Sepolto nel Sacrario RSI di Firenze.
- "Martirologio" colloca alla data del 7/3/45 70 cfr. Fra Ginepro in: Non li possiamo dimenticare. 71 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 30 Gennaio 1945 72 cfr. lettera del Comune di Vignola del 3 Febbraio 1956 prot.
407. 73 cfr. lettera del Comune di Carpi all' Ass. Cad. della RSI, Archivio.
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La Famiglia Pallotti sterminata dai partigiani a San Damaso
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