GUERRA CIVILE NEL MODENESE
Gennaio 1944 SABATO
1 GENNAIO 1944 In
seguito alla sentenza emessa dal Tribunale Speciale, sono fucilati, al
poligono di tiro della Sacca, in rapporto agli attentati compiuti nella
zona di Montefiorino e precisamente a Gusciola, (erano stati uccisi due
militi della GNR il 23 ed il 27 dicembre) i giovani Ultimo Martelli e
Giancarlo Tincani.(1) I due, pur non essendosi presentati ai bandi di
chiamata alle armi, senz'altro non furono i diretti responsabili della
morte dei due militi fascisti. DOMENICA
2 GENNAIO 1944 E’
pubblicata sul quotidiano locale, una lettera scritta dal Sottotenente
paracadutista della Divisione Folgore, Flaminio Fontana di Sassuolo e
indirizzata alla madre in data 9 Settembre 1943. In questa lettera il
militare esprime, in modo efficace, la condizione di tanti giovani
traumatizzati di fronte alla drammatica situazione nella quale si erano
venuti, improvvisamente, a trovare. Così scriveva il giovane sassolese: "Cara
mamma, è accaduto ieri uno degli avvenimenti più tragici per la nostra
cara Patria. Un complesso di eventi e di circostanze ha portato la
nostra Italia ad una fine tanto ingloriosa. Non voglio ergermi a
giudice, ma questo voltafaccia non mi và. Noi che abbiamo combattuto a
fianco dei tedeschi nel deserto africano e che abbiamo avuto modo di
conoscere questi superbi soldati, non possiamo condividere e concepire
questo tradimento. Aspettiamo ora l'esito di questo armistizio, e se si
addivenisse ad una pace, io non so quale sorte si prepara per le truppe
italiane dislocate nei balcani, ed Emanuele, se non sbaglio, deve essere
da quelle parti. Gli avvenimenti di questi ultimi giorni mi hanno
nauseato, non ho neppure voglia di scrivere. Io stò sempre bene. Invio
a tutti baci affettuosi. Mimmo."(2) LUNEDI
3 GENNAIO 1944 A
Pavullo, alla presenza dell'Avv. Gian Battista Solmi, componente della
Reggenza Federale del P.F.R. e Presidente del Centro Provinciale di
assistenza, avviene il trapasso delle attività dell'Ente Comunale di
assistenza, al Partito Fascista Repubblicano andando a prendere la
denominazione di Ente Fascista di assistenza. Questo ente seguiva in
modo particolare gli sfollati e tutti coloro che avevano subito danni di
guerra, chiamati sinistrati, oltre a tutte le persone bisognose. Gli
addetti a questo ente si prodigarono in modo ammirevole durante tutto il
periodo della RSI aiutando centinaia e centinaia di persone. MARTEDI
4 GENNAIO 1944 In
questi giorni a Modena si chiudeva l'arruolamento per la X° Flottiglia
Mas e per il Reggimento Fanteria di Marina, "San Marco". Molti
furono i giovani modenesi che si arruolarono volontari in queste
formazioni del nuovo esercito repubblicano. MERCOLEDI
5 GENNAIO 1944 Su
ordini presi dal Duce, il segretario del Partito Fascista Repubblicano,
Alessandro Pavolini diramava le norme per la costituzione, presso ogni
Federazione Provinciale, di un centro di arruolamento volontario, al
quale potevano aderire tutti i fascisti dai 17 ai 37 anni, mentre i più
anziani entravano a far parte della Guardia Nazionale Repubblicana. Il
Partito si preoccupava di mobilitare il maggior numero di forze
disponibili, ed era questo uno degli obiettivi fondamentali, in quanto
si prevedeva che nei mesi avvenire, tra la primavera e l'estate, si
sarebbero verificate battaglie da considerarsi decisive per le sorti
della guerra.(3) GIOVEDI
6 GENNAIO 1944 E'
il giorno della befana; a Modena, dove la festività tanto gradita ai
bambini è stata sempre particolarmente sentita, si svolgono, alla
presenza delle autorità cittadine, una serie di manifestazioni. Migliaia
di bambini modenesi ricevono i tradizionali pacchi dono, distribuiti in
numero di 8.000, in città e in Provincia. Consegne di questi pacchi
avvennero: al Consorzio Agrario Provinciale dove il Capo della
Provincia, Pier Luigi Pansera tenne un discorso alle maestranze di
quell'ente, alla Casa del Balilla, alla mensa aziendale Corni, al
Dopolavoro delle Aziende Elettriche e alla Manifattura Tabacchi. I
militari ebbero la loro festa al Teatro Storchi, dove, oltre alla
distribuzione dei doni, venne tenuto anche uno spettacolo di arte varia.
In tutte le Parrocchie cittadine venne festeggiata l'Epifania e
particolarmente solenne fu la cerimonia che si tenne a San Donnino. A
Carpi, in occasione della festività, venne fatta una considerevole
distribuzione di generi alimentari. La maggior parte della merce
distribuita alla popolazione, proveniva dalle requisizioni compiute
dalla Legione Autonoma "E. Muti", che operava nel carpigiano
per la repressione del mercato nero in quelle zone. VENERDI
7 GENNAIO 1944 Colpo
di mano di un gruppo di partigiani a Pavullo con relativa fucilazione di
un fascista, il Sergente della Guardia Nazionale Repubblicana: LAMI
GUSTAVO.(4) E'
questo uno degli episodi più significativi del primo periodo della
guerra civile nelle nostre zone. Sull'episodio di Pavullo la storia
della resistenza si è sbizzarrita in interpretazioni, le più svariate
possibili. Cercheremo di farne un analisi attraverso le valutazioni
desunte dalla ricostruzione del fatto, effettuata da molti storiografi
antifascisti. Un
gruppo di partigiani, attraverso un operazione di
"infiltrazione", compie un audace colpo di mano a Pavullo,
prima nei confronti del Presidio Fascista del paese, dove appunto si
erano inserite arruolandosi nelle file della RSI, poi con un
"prelievo" alla banca del centro frignanese di 270.000 lire,
per concludere l'operazione con un ulteriore "prelievo" di una
corriera della Ditta Macchia e con l'uccisione del fascista Lami
Gustavo. Una prima interpretazione di questo fatto è la seguente: "Il
sergente della GNR Gustavo Lami s'imbattè a passare da quelle parti
(dove era stata commessa la rapina n.d.r.), s'accorse di quel trafficare
si fermò a curiosare; venne catturato e fatto salire su di un autocarro
della ditta "Macchia "prelevata" dai partigiani. Vi fù
uno scontro con i tedeschi.... il sergente Lami ne approffittò per
tentare la fuga ma fù raggiunto da un colpo di moschetto che lo uccise.
Tutto finì lì."(5) Lo
stesso autore, poche righe dopo nella sua trattazione, così sintetizza
ed inquadra il gruppo dei partigiani che parteciparono a quella azione: ".....attacco
ad una corriera di linea dove vennero derubati i passeggeri....la
succursale del Banco di San Geminiano di Lama Mocogno fù presa
d'assalto e si provvide al "prelevamento" di
settantasettemilalire; della formazione faceva parte anche un
pregiudicato, certo Alberto Fini. Probabilmente Rossi (il capo
partigiano che guidava quella formazione, n.d.r.), decise di eliminarlo
e trasmise l'ordine a Stanzioni. Nella sparatoria che seguì sia il Fini
che Stanzioni rimasero uccisi. Poi il 28 Febbraio la stessa sorte toccò
al Rossi che a Monterotondo, fù ucciso nel sonno. La sua scomparsa restò
misteriosa."(6) Di
questa faida interna alla banda partigiana che commise anche il fatto di
Pavullo, se ne ha conferma anche in un altra pubblicazione resistenziale
firmata da un altro importante personaggio della lotta partigiana(7), il
quale, parlando del Fini come di "un brigante di vaglia, di
coraggio e di decisione", viene a sottolineare in modo abbastanza
singolare, di quanta correttezza e come fossero spinti da "alti
ideali" molti degli uomini delle prime formazioni partigiane. In
un’ulteriore versione(8), l'episodio dell'uccisione di quel partigiano
viene invece interpretato come un "fatto di donne". Molto
elaborata è invece la trattazione dell'argomento del fatto di Pavullo,
in uno degli ultimi testi pubblicati a Modena e dedicati alla storia
della resistenza(9), che così riporta la storia degli
"infiltrati" della banda Rossi raccontando anche
dell’eliminazione" del fascista Lami: "Quando
il gruppo di Giovanni Rossi era salito in montagna, alcuni giovani
organizzati erano stati consigliati da Ottavio Tassi di arruolarsi nella
GNR, probabilmente allo scopo di farli fuggire alla prima occasione
propizia con tutte le armi. Nello Morandi, Danilo Barbieri, Giuseppe
Bolzoni, Giovanni Morandi, Donato Monti e Antonio Bondavalli erano
quindi diventati militi; anzi erano stati tutti "talmente bravi e
volenterosi" che il Bondavalli era stato addirittura promosso
caposquadra e tutti assieme erano stati mandati a rinforzare il Presidio
dei Carabinieri di Pavullo, nel cuore della montagna "infestata dai
ribelli"."(10)
Questi partigiani presero pertanto contatto con le squadre di
Rossi e Barbolini per mettere in atto il "favoloso attacco" o
colpo di mano, tanto sbandierato dalla storiografia resistenziale. I
"militi partigiani" quali "cavalli di Troia" fecero
entrare nella caserma altri ribelli riuscendo così a catturare il
gruppetto di veri militi della GNR oltre a cinque, sei tedeschi
sopraggiunti; si portarono poi, nella sede della banca locale a
"prelevare" i fondi del fascio pavullese, continuando la
razzia in questo modo: "Durante
le lunghe operazioni di carico (molto era il materiale interessante che
sarebbe stato opportuno portare via dalla caserma) il caposquadra Gnr,
che era di passaggio, cominciò a chiedere spiegazioni. Bisognava
affrettare i tempi. Lami, il tenente, gli ex militi ed il gruppo Rossi
salivano sull'autocorriera che li condusse a Selva di Serramazzoni. Qui
il carico venne suddiviso tra i tredici partigiani che sparirono in
breve tempo. Durante queste operazioni ci si trovò nella necessità di
uccidere il Lami.....Anche nella Valle del Panaro, e in modo clamoroso,
i ribelli erano entrati in azione."(11) Un
altro autore di storie della resistenza così parla dei partigiani della
formazione Rossi che attuò il colpo di mano di Pavullo, descrivendoli
in questo modo: "Certamente,
ripeto, non mancavano tra coloro che seguivano i partigiani individui
che approfittavano della caotica situazione per sfogare i loro istinti
peggiori sotto la veste del patriottismo. Nella formazione di Rossi
c'era un losco individuo un certo Fini di Montefiorino. Imprigionato più
volte, evaso dal carcere, pendevano sul suo capo varie accuse di
omicidio".(12) Questo
"partigiano" commise ancora parecchi delitti, per restare poi
ucciso, come abbiamo visto, in una specie di duello rusticano, da un
componente della sua stessa "banda". Ovviamente,
se da parte della RSI si parlava di banditi, le ragioni erano abbastanza
evidenti e, scorrendo le cronache dei giornali coevi, ci si può rendere
conto che attraverso una serie innumerevole di atti di violenza, di
ruberie che venivano commessi quotidianamente, questi
"banditi" o "partigiani", portavano costantemente il
terrore tra le popolazioni della montagna. Ma,
sempre a questo proposito, è interessante sottolineare quanto uno degli
storici locali, combattente partigiano non di parte comunista, scrive su
queste formazioni: "In
Gennaio, dopo il colpo di mano di Pavullo, furono svolte soltanto
operazioni di approvvigionamento. Non è detto che tali operazioni siano
state tutte compiute e ordinate da Rossi. Non và dimenticato che il
gruppetto di Fontana e Balin si era ritirato, dopo i fatti di Gusciola a
Villanova-Palareto e, poiché viveva alla macchia è presumibile che
dovesse affrontare problemi di approvvigionamento. Non è neppure da
escludere che elementi marginali, più irrequieti e meno raccomandabili,
delle formazioni locali prendessero iniziative in genere, per quanto ciò
debba essere stato piuttosto raro, poiché le famiglie
"visitate" li avrebbero facilmente riconosciuti. L'ipotesi più
probabile è che si trattasse di elementi della formazione Rossi, che
non avevano seguito il grosso nel reggiano; oppure in qualche caso, di
delinquenti comuni, specialmente quando si presentavano mascherati. A
questo punto è necessario ricordare, una volta per tutte, il diffuso
fenomeno della delinquenza comune che accompagnò tutto lo svolgimento
della lotta di liberazione, sviluppandosi ai margini e all'ombra di
esso. in una situazione complessa e intricata come quella di allora, era
assai facile per individui che nulla avevano a che fare con la
Resistenza qualificarsi come partigiani per compiere rapine e delitti.
Quando le estorsioni di denaro, preziosi o biancheria erano effettuate
da pochi individui, magari mascherati, che rilasciavano ricevute
irregolari o non ne rilasciavano affatto, che minacciavano rappresaglie
in caso di denuncia della rapina, si trattava di atti di delinquenza
comune, compiuti da pseudo partigiani o in qualche caso, da
partigiani disonesti.(13) Delinquenza
comune o partigiani disonesti? Obbiettivamente,
se questa analisi del movimento partigiano la si può anche considerare
giusta e veritiera anche perché denunciata da chi ha fatto la lotta
partigiana, è altrettanto vero che, tale proporzione di persone oneste
e disoneste potesse trovarsi anche nella componente fascista, come in
realtà è stato; ma dal termine della guerra civile sino ad oggi si è
semplicisticamente criminalizzata una sola parte ed eroicizzata quella
vincente. Per
collocarsi in modo corretto in quel tormentato periodo bisogna altresì
distinguere la posizione del combattente repubblicano rispetto al
partigiano; il primo, sempre ben riconoscibile poiché indossava una
divisa, affrontava con maggiori probabilità di pericolo il rischio
dell'agguato e dell'imboscata rispetto al combattente partigiano che,
pur dovendo affrontare anch'esso difficoltà e pericoli con i
rastrellamenti e la ricerca da parte della polizia, aveva maggiori
probabilità di scampo attraverso la fuga e l'occultamento tra la
popolazione civile che, indifesa, aveva ben poche possibilità di
sfuggire alle violenze, alle grassazioni ed ai ricatti, trovandosi poi
nell'impossibilità a distinguere le "azioni" dei partigiani
"puliti" da quelle fatte dai delinquenti comuni che si
mascheravano da partigiani. Le popolazioni delle nostre montagne
ricordano ancora oggi, con terrore, le irruzioni notturne, i
prelevamenti di persone, l'arroganza degli uni nel volere e
nell'ottenere uomini e cose e la disperata arroganza di quelli in divisa
che ricercavano, in una vana, e disperata difesa della tutela
dell'ordine pubblico, di porre un freno alle scorrerie ed alle ruberie
dei "ribelli", patrioti o meno che essi fossero. SABATO
8 GENNAIO 1944 A
Modena, al rione Crocetta, la Polizia fascista scopre un centro di
assistenza per ex prigionieri di guerra ed arresta tre donne che avevano
dato aiuto ed avevano ospitato un prigioniero inglese fuggito dal campo
di concentramento, venne inoltre arrestato l'ottico Arturo Anderlini,
che verrà poi fucilato alla fine del mese di Febbraio.(14) Pesante
bombardamento aereo nella vicina città di Reggio Emilia: oltre un
centinaio di fortezze volanti, devastano, con una micidiale pioggia di
bombe, l'intera città, dal centro alla periferia. Si conteranno 261
morti e 256 feriti: l'impressione anche nella nostra città è stata
fortissima. A
Verona, in Castelvecchio, ha inizio il procedimento a carico dei 19
membri del Gran Consiglio del Fascismo, accusati di tradimento per aver
votato, il 25 Luglio 1943, l'ordine del giorno Grandi. DOMENICA
9 GENNAIO 1944 La
squadra del Modena F.C., dopo aver sostenuto una serie di allenamenti in
previsione dell'avvio del Campionato di calcio, si prepara, con una
serie di incontri amichevoli, alle fatiche di un torneo che, seppur
ridotto a causa delle vicende belliche, restava pur sempre un impegno
agonistico di notevole interesse. In questa giornata il Modena
s'incontra con la formazione dello Spezia La
squadra era così composta: Silingardi;
Galli (Eliani), Vellani; Malagoli, Neri (Uneddu),Stefanini; Sentimenti
IV°, Bellini, Banfi, Bulgarelli, (Della Rosa), Eliani (Ottino). Da
notare la posizione di attaccante di Sentimenti IV, che diventerà, al
termine della guerra, uno dei più famosi portieri italiani. LUNEDI
10 GENNAIO 1944 Durante
il mese di Gennaio e probabilmente in questa data, ma non se ne ha la
certezza, resta ucciso in Valle Baccia, il Bersagliere: POPPI
ALFREDO(14BIS), era
nato a Carpi nel Gennaio 1924 e apparteneva all' 8° Reggimento
Bersaglieri Volontari. MARTEDI
11 GENNAIO 1944 A
distanza di breve tempo dalla sua costituzione, 24 Novembre 1943, il
Tribunale Speciale della RSI, istituito per giudicare i gerarchi
fascisti accusati di tradimento dal nuovo governo repubblicano e da
tutti i fascisti che avevano aderito alla nuova formazione mussoliniana,
si riunisce a Verona, nell'aula di Castelvecchio, ed emette la sentenza
di morte contro i componenti il Gran Consiglio del Fascismo, che nella
notte tra il 24 e 25 Luglio 1943, avevano provocato la caduta del Regime
del quale ne erano stati i maggiori esponenti. Centinaia di migliaia di
pagine sono state scritte su questo drammatico episodio che compendia
tutta la tragedia di quel periodo e degli uomini che vi presero parte.(15) Diverse
interpretazioni su quel fatto sono state elaborate e molte delle
ricostruzioni tentate hanno avuto visualizzazione del tutto fantastica,
romanzata e a volte sicuramente falsata. Il
Partito Fascista Repubblicano, sorto per la ferrea volontà di un Uomo
che non voleva lasciare l'Italia in preda alle prepotenze straniere,
doveva, immancabilmente, prima o poi, giudicare coloro che, per
dabbenaggine o per calcolo meschino, avevano provocato una crisi di così
drammatiche proporzioni. Così
Mussolini giudicò questi personaggi che mandarono l'Italia incontro ad
una tremenda lacerazione. "Gli
artefici del tradimento - e in primo luogo il re capobanda, i suoi
generali e i suoi consiglieri fuggiaschi ad Ortona - si resero conto
anche vagamente di quel che facevano? furono coscienti criminali o
criminali incoscienti o le due cose insieme? Eppure le conseguenze erano
prevedibili con matematica esattezza. Era facile prevedere che al magico
suono della parola armistizio tutte le forze armate si sarebbero
polverizzate; che i tedeschi si sarebbero premuniti disarmandole sino
all'ultima cartuccia; che l'Italia, divisa ormai in due parti sarebbe
stata un campo di battaglia, che l'avrebbe convertita in "terra
bruciata"; che d'ora innanzi sarebbe stata considerata come
universale verità l'identità stabilita fra "italiano" e
"traditore"; che la confusione e l'umiliazione degli spiriti
sarebbero stati enormi."(16) Il
Fascismo Repubblicano, con questo Processo, pretendeva dunque, un atto
di giustizia rivoluzionaria nei confronti di chi, tra gerarchi e
ministri aveva pugnalato alle spalle, con una vera e propria congiura,
quel Regime che sino al giorno prima avevano giurato di servire e del
quale erano stati i diretti responsabili delle scelte e delle linee
politiche perseguite. A
rendere ancora più drammatico quel processo fu la presenza, tra gli
imputati in aula, del genero di Mussolini, il conte Galeazzo Ciano,
marito della figlia Edda. Fu
senz'altro un processo politico, e la sentenza stessa interpretò, più
che una vera e propria conclusione giuridica, razionale ed obiettiva, il
clima e la realtà politica del momento; cioè l'esigenza e la
determinante volontà, da parte di quasi tutte le componenti del nuovo
fascismo repubblicano, di rendere giustizia, attraverso un verdetto che
non solo avrebbe dovuto sanzionare la punizione degli uomini che avevano
provocato il crollo del regime fascista e lo scatenamento di una crisi
di incalcolabile gravità, ma anche la rottura con un metodo e con un
sistema, quelli instaurati dal PNF, che non avevano saputo affrontare e
tantomeno superare la grande prova proposta dalla guerra. Il
Tribunale di Verona che doveva giudicare gli imputati (17), era così
composto: Avv.
Aldo Vecchini, Presidente del Tribunale; i giudici, tutti scelti dalla
Direzione del Partito, furono: Prof.
Franz Pagliani, delegato del PFR per l'Emilia Romagna; Avv.
Enrico Vezzalini, Capo della Provincia di Ferrara; Gen.
Enzo Montagna, Generale della Milizia; Gen.
Domenico Mittica, Generale della Milizia; Console
Vito Casalinuovo, Console della Milizia; Sen.
Otello Gaddi, primo seniore della Milizia; Console
Giovanni Riggio, console della Milizia e, Celso
Riva, squadrista ed organizzatore sindacale, al quale i partigiani
avevano ucciso, due mesi prima, il figlio. Pubblico
Accusatore fu l'Avv: Andrea Fortunato. Tutti
gli imputati dovevano rispondere : "Dei
delitti di tradimento ed aiuto al nemico per avere, a seguito di più
incontri e segretamente nell'occasione del voto emesso dal Gran
Consiglio del Fascismo il 25 Luglio 1943 in Roma, in concorso fra loro,
tradendo l'idea, attentato alla indipendenza dello Stato; per aver
nuociuto, mediante l'azione più appropriata ad avviare illusioni di una
pronta pace qualunque, tanto alla resistenza del Paese, quanto alle
operazioni delle sue Forze Armate, prestando così aiuto al
nemico".(18) La
sentenza fu di morte e il Pubblico Ministero così concluse la sua
arringa: “E
così ho gettato le vostre teste alla Storia d'Italia, forse anche la
mia, purché l'Italia viva". Le
domande di grazia vennero respinte e la mattina del giorno 11 Gennaio il
plotone d'esecuzione eseguiva la sentenza con la fucilazione di:
Galeazzo Ciano, Emilio De Bono, Giovanni Marinelli, Carlo Pareschi e
Luciano Gottardi. Il
Segretario del Partito Fascista Repubblicano, Alessandro Pavolini, si
assunse la responsabilità del rigetto delle domande di grazia, dopo un
palleggio di competenze, per impedire che le stesse giungessero a
Mussolini, il quale si sarebbe trovato a dover risolvere tale arduo
problema, per lui senza via d'uscita; credibilità presso i suoi fedeli
e la presenza del genero tra i condannati a morte. Tutto questo dava
all'assieme, la tipica veste da tragedia greca. Il
Capo del Fascismo rimase completamente fuori dal processo e dalla sua
conclusione, così come non vi furono, se non in minima parte,
interferenze tedesche. La moglie di Ciano fece tutto il possibile,
ovviamente, per cercare di salvare il marito, ma la storia romanzata che
è stata proposta al grosso pubblico, anche attraverso versioni
cinematografiche(19), mescola fantasia e realtà. La
sentenza creò qualche contrasto all'interno dello stesso Partito
Fascista Repubblicano; uomini come De Bono, vecchio quadrumviro della
Marcia su Roma e molto anziano, o come Gottardi, che davanti al plotone
d'esecuzione alzò il braccio nel saluto romano, gridando "Viva
l'Italia" e "Viva il Duce", non tutti si sentirono di
dichiararli totalmente colpevoli di tradimento, ma, al limite, degli
ingenui che inconsciamente avevano seguito e forse in buona fede, quei
pochi veri traditori che lo stesso Mussolini, in un colloquio con il
Gen. Montagna identificò in non più di cinque, e precisamente in,
Grandi, Bottai, Federzoni, Albini e Bastianini. A
Modena il processo venne particolarmente seguito e commentato anche per
la presenza, tra i giudici, dei noti esponenti locali del Fascismo
Repubblicano, Avv. Enrico Vezzalini e Prof. Franz Pagliani. MERCOLEDI
12 GENNAIO 1944 I
Podestà e i commissari prefettizi vengono chiamati a rapporto dal Capo
della Provincia, per preparare un piano d'emergenza nella previsione di
eventuali incursioni aeree, in seguito anche a quella terrificante che
si era verificata sulla vicina città di Reggio Emilia. Dopo aver
ascoltato le opinioni dei diversi Podestà, il Capo della Provincia Pier
Luigi Pansera, tenne un dettagliato rapporto sull'opportunità di una
maggiore efficienza da parte dei Segretari Comunali, toccando nella sua
analisi la situazione venutasi a creare dopo il 25 Luglio, anche in
molti ambienti fascisti, ricordando l'esito del Processo di Verona che
si era appena concluso con la fucilazione di chi, pur avendo avuto
cariche altissime, si era macchiato di tradimento.(20) GIOVEDI
13 GENNAIO 1944 Per
ordine del Comandante militare tedesco, Col. Dannehl, viene ordinato a
tutte le aziende industriali, commerciali ed agricole di compilare e
consegnare alla Platzkommandatur, reparto lavoro, in Via Cesare
Battisti, un prospetto contenente tutti i dati inerenti ogni azienda
quali: l'intestazione, l'attività che veniva svolta, il numero degli
impiegati, degli operai, degli apprendisti e dei manovali.(21) Le
ingerenze tedesche su ogni attività della Provincia erano oltremodo
pesanti e in tanti casi vessatorie. I
Comandi Provinciali civili e militari della RSI si adoperarono in mille
modi e con tutte le forze possibili, date le circostanze, per attenuare
al massimo le richieste dei militari tedeschi. VENERDI
14 GENNAIO 1944 A
Mirandola, alla presenza del Comandante la 73° Legione della Guardia
Nazionale Repubblicana, Console Tassi, del Reggente del Fascio
Repubblicano Geom. Garuti e dei delegati commissariali Dott. Tonino
Tosatti e Tito Bocchi, avviene lo scambio delle consegne tra il
commissario prefettizio dimissionario, Rag. Luigi Pederzini ed il nuovo
Commissario rag. Alberto Paltrinieri. SABATO
15 GENNAIO 1944 Il
giornalista Nino Saverio Basaglia, Ufficiale della GNR, volontario di
guerra in Africa e sul fronte greco-albanese, corrispondente di vari
giornali, viene nominato Capo Ufficio Stampa della Prefettura di Modena.
Basaglia fù uno dei promotori della rinascita del Fascismo Repubblicano
nella nostra città; dirigerà poi il foglio locale: "Giustizia
Sociale". Si
era sempre interessato di problemi sindacali e, passata la bufera della
guerra, continuerà la sua battaglia per l'affermazione degli ideali
corporativi ai quali aveva sacrificato tutto, nelle file della Cisnal,
ricoprendo varie cariche nel Sindacato Nazionale e nel Movimento Sociale
Italiano. DOMENICA
16 GENNAIO 1944 Allo
Stadio Comunale, "Marzari". oggi Braglia, si svolge la
tradizionale sfida calcistica tra le due grandi rivali, Modena e
Bologna. LUNEDI
17 GENNAIO 1944 In
zona di operazioni, e precisamente sul fronte Iugoslavo, viene prelevato
ed ucciso dai partigiani titini, il giovane carpigiano del 1°
Battaglione Bersaglieri "B.Mussolini", di diciannove anni: BURANI
AZZURRO.(22) MARTEDI
18 GENNAIO 1944 All'
Ospedale Militare di Modena muore, in seguito a ferite riportate, il
milite della GNR di anni ventuno e appartenente al 4° Battaglione
reclute: LORENZINI
SANDRINO.(23) La
Federazione modenese dei Fasci repubblicani, dava comunicazione ai
reggenti i Comuni della Provincia del seguente comunicato a firma del
Comandante del Centro Arruolamento Volontari, Magg. Ennio Tusini: "Comunicato
n. 2 - A maggiore chiarimento di quanto contenuto nel comunicato n. 1 si
rendono noti specie ad uso dei Reggenti dei Fasci Repubblicani della
Provincia, i seguenti concetti informativi: 1)
L'arruolamento alle armi dei fascisti repubblicani deve essere
totalitario. 2)
Non sono concesse esenzioni per indisponibilità. 3)
Eventuali esenzioni per assoluta inidoneità fisica, dovranno essere
riconosciute dalla visita di controllo passata presso questo Centro
federale di arruolamento. 4)
I fascisti tengano presente che il migliore avvenire della Patria e del
popolo italiano è subordinato alla nostra Vittoria e che, per
raggiungerla, è indispensabile si rechino al combattimento il maggior
numero possibile di uomini veramente di fede, di azione di ardimento. 5)
Per assicurare all'interno assoluta tranquillità al lavoro, pure
indispensabile ai fini della Vittoria, è necessario che tutti i
fascisti di età superiore ai trentasette anni si arruolino nella
Guardia Nazionale Repubblicana."(24) MERCOLEDI
19 GENNAIO 1944 A
Castelvetro, la GNR, dopo una serie di indagini, arresta due persone che
ascoltavano Radio Londra e ne sequestra loro l'apparecchio radio. GIOVEDI
20 GENNAIO 1944 La
banda del partigiano Rossi scorrazza nelle zone dell’Appennino
modenese e reggiano dove non esistono presidi militari o laddove la
presenza della GNR è molto scarsa. In questo giorno i partigiani
spadroneggiano per il paese di Frassinoro commettendo ogni sorta di
soprusi, per dovere poi "ripiegare", dopo un brevissimo
scontro a fuoco e senza perdite da ambo le parti, al sopraggiungere di
una pattuglia fascista arrivata da Montefiorino. VENERDI
21 GENNAIO 1944 Il
problema degli approvvigionamenti, in quel periodo di tesseramento e di
restrizioni, anche se non è mai stato drammatico nelle nostre zone(25),
era molto difficile per molti modenesi. Vi era una certa attività
commerciale, nascosta, chiamata "borsa nera" e i vari addetti
alla repressione di questo mercato clandestino erano particolarmente
impegnati per cogliere sul fatto quei borsaneristi che, attraverso
questi loschi traffici andavano alla ricerca di facili guadagni; ogni
tanto qualcuno di loro veniva colto con le "mani nel sacco" e
deferito alla autorità giudiziaria.(26) Il
quotidiano locale pubblica, in questa data, una lettera a firma Emilio
Missere, che denunciava il disservizio tranviario all'arrivo dei treni
alla Stazione delle Ferrovie Provinciali: si trattava, molto
probabilmente, di quell'Emilio Missere, partigiano democristiano, ucciso
dai partigiani rossi a Medolla al termine della guerra, poiché aveva
stigmatizzato pubblicamente l'efferata uccisione della famiglia Greco
avvenuta in quella località.(27) Nei
pressi di Nonantola viene catturato un prigioniero inglese, tale Eryl
Garr, fuggito nel mese di Settembre del 1943 dal campo di concentramento
di Fossoli.(28) SABATO
22 GENNAIO 1944 Le
bande partigiane, si trattava con molta probabilità di quella del
famigerato Rossi, si rifanno vive nella zona di Montefiorino con un
altra "audace" impresa, così raccontata dal quotidiano
locale: "L'altra
sera alle ore 20, in località Vitriola una quindicina di persone armate
di mitragliatrici e moschetti, alcune delle quali in divisa grigioverde,
sono entrate nei negozi di tali Emilio Barozzi di anni 58 e Luigi Neri
cinquantenne, asportando viveri, indumenti, terraglie e liquori per un
valore di oltre 15.000 lire minacciando di morte i presenti. Prima di
abbandonare i locali i malviventi lasciavano un biglietto così
concepito: "Il Comitato di liberazione nazionale". Una persona
che aveva la tessera del fascio è stata minacciata di morte. Dopo aver
tenuto il paese in allarme per 4 ore verso la mezzanotte i
saccheggiatori hanno lasciato Vitriola in autofurgoncino diretti a
Palagano."(29)
Le truppe anglo-americane, dopo violentissimi bombardamenti e
nell'intenzione di avvicinarsi il più rapidamente possibile alla
Capitale aggirando il fronte fermo sulla linea di Montecassino,
effettuano uno sbarco sulle spiagge di Nettuno, ma verranno contenuti, e
per poco rigettati a mare, in uno spazio ristretto, per l'eroica difesa
dei reparti tedeschi e italiani che opposero una strenua ed eccezionale
resistenza. DOMENICA
23 GENNAIO 1944 Il
Capo della Provincia di Modena, Pier Luigi Pansera, con decreto emesso
in questa data, poneva sotto sequestro una serie di aziende agricole di
proprietari ebrei e precisamente i poderi di Guastalla Vittorio a
Fiorano e, sempre in questa località, i poderi e la villa della Sig.ra
Finzi Ada Ved. Guastalla, nominando sequestratore di questi beni il Sig.
Tagliazucchi Renzo.(30) LUNEDI
24 GENNAIO 1944 Un
giornalista del locale quotidiano, compie una visita negli uffici
dell'Ispettorato Truppe d'Assalto, diretto dal Maggiore Ermanno Tusini.
Qui vi confluivano, ogni giorno, uomini di tutte le categorie, operai,
rurali, impiegati ecc. per arruolarsi nei reparti della RSI; ed erano di
tutte le età, dalla classe 1890 alla classe 1929. Si cita il caso di un
facchino di Mirandola, padre di quattro figli, già appartenente al
battaglione squadristi che voleva a tutti i costi arruolarsi nelle
squadre d'assalto. L'articolista se la prende anche contro : "i
molti i troppi che ancora attendono, agli stanchi, ai delusi, a tutta
quella zavorra che non crede perchè non sà credere, che non osa perchè
non sà osare".(31) Con
lo stile dell'epoca e con le frasi roboanti del "fascismo del
ventennio", emerge chiaramente la difficoltà alla quale andavano
incontro le autorità repubblicane che non riuscivano al meglio,
nonostante i continui e ripetuti appelli, ad avere quella adesione
totalitaria ed incondizionata da parte di molti ex fascisti che, fiutato
il vento avverso che cominciava a spirare, si defilarono e si misero in
attesa di tempi più sereni, per poi rientrare, come è successo dopo la
fine della guerra, nei vari settori della vita pubblica. MARTEDI
25 GENNAIO 1944 La
lotta contro accaparratori e borsaneristi continua serrata sia in città
che in Provincia; a Carpi vengono effettuati numerosi interventi contro
il mercato nero. Un
ulteriore messaggio viene lanciato dal fascismo repubblicano modenese,
attraverso un articolo sulla stampa locale, agli ex fascisti ed ex
squadristi che ancora non si erano presentati ai centri di arruolamento. MERCOLEDI
26 GENNAIO 1944 L'Unione
Provinciale degli Industriali, in seguito ad una vertenza sulla
gratifica natalizia di 192 ore in favore degli operai e che aveva
suscitato una certa tensione tra le due parti in causa, si decide, anche
in seguito ad un intervento del Capo della Provincia, Pier Luigi Pansera,
a concedere la sospirata gratifica ai lavoratori. Così diceva il
comunicato: "Gli
industriali della Provincia di Modena riunitisi presso l'unione
provinciale fascista degli industriali, per l'interpretazione uniforme
del nuovo contratto di lavoro per quanto riflette la gratifica
natalizia, hanno alla unanimità ritenuto di dover interpretare il
contratto stesso nel senso che fossero dovute alle maestranze: -
l'importo delle 192 ore calcolate sul salario effettivo e cioè con
esclusione delle indennità di presenza e di caro vita ( così come è
previsto per il calcolo della 53° settimana da precedente contratto)
detraendo dalla cifra risultante la somma già pagata per la 53°
settimana, salvo l'integrazione della somma qualora fosse risultata
inferiore ai minimi delle gratificazioni previste in lire 500 e 350 -
Sottoposta la loro interpretazione al Capo della Provincia è stata
riconosciuta rispondente ad equità, ma è stato pure fatto presente la
inopportunità di modificare le delucidazioni precedentemente impartite
dall'Ufficio stampa per non creare delusioni nelle maestranze. Gli
industriali pur consci del grave sacrificio imposto alle loro aziende,
hanno voluto ancora una volta essere in linea nell'opera di
ricostruzione e pacificazione nazionale, ed hanno aderito all'osservanza
dell'interpretazione dell'Ufficio della Prefettura Repubblicana a
vantaggio degli operai, nella certezza che questi, apprezzando il
sacrificio dei loro datori di lavoro, continueranno serenamente e
proficuamente la loro operosità nel supremo interesse della Patria."(32) GIOVEDI
27 GENNAIO 1944 A
Bologna, in seguito ad un attentato partigiano resta ucciso il Federale
del capoluogo emiliano, Facchini Eugenio: nella rappresaglia che segue
sette persone vengono fucilate e tra queste si trova l'Ing. Zozimo
Marinelli di Zocca, arrestato in seguito all'uccisione del Segretario
Fascista di quel paese, Minelli Vincenzo.(33) A
Sassuolo, nella Casa Comunale (così allora era chiamata) avviene lo
scambio tra il Commissario Prefettizio uscente, Ing. Mario Frigeri ed il
nuovo nominato: Rag. Gaetano Rotondella. A
San Cesario, nella Casa del Fascio, si sono svolte le elezioni per la
Reggenza del fascio repubblicano di quel piccolo centro. Veniva rieletto
Reggente, il Sig. Michelangelo Goretti e commissari i Sigg.ri : Augusto
Bosi e Fioravante Galli.(34)) VENERDI
28 GENNAIO 1944 Attentati
partigiani a fascisti, sia in pianura che in montagna: a Soliera viene
ucciso il civile: CAFFAGNI
ARTURO.(35) A
Pianorso di Lama Mocogno viene ucciso a colpi di rivoltella sparatigli
da una finestra mentre si trovava a cena con i suoi familiari, il milite
della GNR, di ventinove anni: BERTONI
ELIO;(36) era
tornato alla sua famiglia per una breve licenza. SABATO
29 GENNAIO 1944 A
San Felice sul Panaro viene arrestato, per aver dato ospitalità al
paracadutista inglese Geoffrey Hartley, l'agricoltore Alfonso
Paltrinieri che verrà poi fucilato dai fascisti il 22 Febbraio, assieme
al modenese Arturo Anderlini. DOMENICA
30 GENNAIO 1944 A
Riccovolto, un piccolo centro del Comune di Frassinoro, il partigiano
Fini, che abbiamo già avuto modo di conoscere, viene a diverbio con il
civile: STEFANI
BATTISTA(37), di
anni cinquantaquattro, accusato di essere fascista; sapendo a quali
metodi fosse abituato il partigiano, lo Stefani cercò rifugio nella sua
abitazione, ma non fece in tempo poiché l'assassino scaricò sul
poveretto la propria rivoltella. Ferito mortalmente lo Stefani venne
portato all'Ospedale di Modena dove il giorno dopo decedeva.(38) In
seguito al perdurare ed all'intensificarsi di agguati e di attentati
partigiani, il Ministero dell'Interno emanava un bando che avvisava
tutta la popolazione che i civili trovati in possesso di armi erano
passibili di fucilazione immediata. Al
Municipio di Campogalliano avviene lo scambio di consegne tra il Podestà
uscente, Alberto Ronzoni ed il nuovo Commissario Prefettizio, Dante
Tamellini. LUNEDI
31 GENNAIO 1944 Nel
giorno tanto caro ai modenesi della festività del Patrono San
Geminiano, sebbene la tradizionale fiera si sia svolta in tono minore,
è stata effettuata la nona giornata delle corse al trotto all'Ippodromo
con notevole partecipazione di pubblico. E' da sottolineare il grosso
exploit di un giovane guidatore modenese, Fausto Branchini, che riuscì
a vincere ben quattro corse. Il premio principale della giornata era
denominato: Premio Porta Albareto ed era dotato di L. 20.000 e venne
vinto da Darsena guidato da O. Zamboni ed al secondo posto si piazzava
Libia, guidata dal noto driver modenese, Carlo Cacciari. La
storiografia partigiana, che riporta le cronache di casa nostra, cita di
frequente episodi relativi a perquisizioni di reparti della RSI nei
cinema e nei teatri, per sottolineare la "cattiveria" dei
militi "repubblichini", che disturbavano la quiete dei
pacifici cittadini anche nei momenti di distensione e di svago. "Il
giorno di San Geminiano, al Teatro Storchi, si registrò un episodio che
sembra copiato, pari pari, dalla storia del Passatore. Il Teatro era
affollato. Quando il sipario fù alzato, invece delle
ballerine...comparve un plotone di bersaglieri repubblichini, con un
ufficiale barbuto in mezzo, tutti con i mitra puntati verso il pubblico. "Tutti
fermi, le uscite sono bloccate procederemo al controllo dei
documenti"...Così tutti i giorni.(39) Che
avvenissero episodi di questo tipo è vero, di certo non tutti i giorni;
ma che ci fossero ragioni, e non semplice sadismo, da parte delle
autorità repubblicane per effettuare tali controlli anche nei locali
pubblici, dato che si supponeva che incontri tra elementi partigiani ci
fossero in quei luoghi, ci viene confermato sempre dalla stessa
storiografia partigiana: "Accadeva
a volte che i vignolesi dimostrassero un eccezionale interesse per certe
proiezioni cinematografiche tanto da richiedere al gestore dell'unico
cinematografo, che funzionava a giorni alterni, di riproiettare il film
della sera precedente. Erano i casi in cui si attendeva l'arrivo di
gruppi di giovani per la serata e si soleva farli confluire alla
spicciolata in un unico luogo. Il cinema serviva ottimamente allo scopo."(40) NOTE 1 cfr. Rassegna ISR, n. 3 pag.7. 2 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 6 Gennaio 1944. 3 ibidem 4 cfr. Lettera del Comune di Pavullo alla Ass. Cad.
RSI, in data 16 Febbraio 1956 prot.
1261. 5 cfr. G. Silingardi: "I giorni del Fascismo
ecc." pag. 157 6 ibidem 7 cfr. O. Poppi: "Il Commissario". 8 cfr. I. Vaccari: " Il tempo di
decidere". 9 cfr. L. Casali: "La Resistenza a
Modena". 10 ibidem 11 ibidem 12 cfr. P. Alberghi:" Morte sull'aia" pag. 30. 13 cfr. E. Gorrieri: "La Repubblica di Montefiorino"
pag. 115-117. 14 cfr. G. Silingardi, op. cit. pag. 160. 14bis
cfr. Martirologio-Modena 43-45 pag.82. 15 Esiste una vastissima bibliografia sul Processo di
Verona a partire dai primissimi tempi del dopoguerra, con memoriali e
contromemoriali, sino ad arrivare ai giorni nostri con le ultimissime
pubblicazioni di Cianetti e di Dino Grandi. Rimandiamo il lettore alla
parziale bibliografia di quel periodo storico, pubblicata alla fine del
volume. 16 cfr., B. Mussolini in : "Diario di un anno - Il
tempo del bastone e della carota" nel cap. "Eclissi o
tramonto". 17 Gli imputati erano tutti firmatari dell'ordine del
giorno Grandi e precisamente: Galeazzo Ciano, Emilio De Bono, Carlo
Pareschi, Giovanni Marinelli, Luciano Gottardi i fucilati; Tullio
Cianetti, condannato a trenta anni; condannati a morte ma latitanti,
furono: Giuseppe Bottai, Giuseppe Bastianini, Umberto Albini, Edmondo
Rossoni, Alberto De Stefani, Annio Bignardi, Giovanni Balella, Luigi
Federzoni, Giacomo Acerbo, Dino Grandi, Dino Alfieri, Cesare Maria De
Vecchi e Alfredo Marsico. 18 Dal capo di accusa. 19 Il film, "Il Processo di Verona", venne
diretto dal regista Carlo Lizzani e vedeva come protagonista femminile
nelle vesti di Edda Ciano, l'attrice Silvana Mangano. 2o cfr. Gazzetta dell'Emilia del 13 Gennaio 1944 21 ibidem 22 cfr. Elenco caduti Rsi -Modena -
"Martirologio" - colloca la morte del Burani al 15/2/44 in
Valle Baccia 23 ibidem 24 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 18 Gennaio 1944 25 cfr. ISR Rassegna di Storia Nuova Anno 2° Ott.1982,
pag. 156 in : "Relazione sulle condizioni politiche, sociali ed
economiche dei documenti del National Archives di Washington". 26 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 21 Gennaio 1944. 27 ibidem 28 ibidem 29 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 23 Gennaio 1944. 30 ibidem del 25 Gennaio 31 ibidem del 26 Gennaio 32 ibidem del 28 Gennaio. 33 cfr. ivi mese di Novembre 1943 e in varie pubblicazioni
dell'Istituto Storico della resistenza. 34 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 1° Febbraio 1944 35 cfr. lettera del Comune di Soliera del 18.Febbraio 1956
prot. 435. 36 cfr. lettera del comune di Lama Mocogno, del 23
febbraio 1956, e in: Gorrieri, op. cit. e sul quotidiano "Gazzetta
dell'Emilia" del 1° Febbraio 1944. 37 cfr. P. Alberghi: "Attila sull'Appennino"
pag. 65 e Gazzetta dell'Emilia del 1° Febbraio 1944 38 ibidem 39 cfr. G. Rolandi: "Allarme Bombardieri". 40 cfr. V. Venturi: "Zona 5 - Antifascismo e
resistenza nel Vignolese" pag. 34.
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