Dicembre 1944

GUERRA CIVILE NEL MODENESE

 

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 Dicembre 1944

VENERDI 1 DICEMBRE 1944

 Dopo la serie d’agguati e d’attentati avvenuti nel mese di Novembre in tutto il carpigiano e in seguito a notizie circa un vasto movimento partigiano in quelle zone, i comandi tedeschi e fascisti effettuano un rastrellamento che porta alla cattura d’alcuni partigiani che saranno immediatamente fucilati(1), oltre all'incendio di parecchie case.

La storiografia partigiana documenta ampiamente questo fatto(2) ampliando, come il solito, notevolmente gli avvenimenti; ha trasformato lo scontro avvenuto a Cortile di Carpi tra formazioni partigiane e reparti tedeschi e fascisti, in una gran vittoria delle "bande" sappiste, citando cifre decisamente esagerate circa le perdite degli italo-tedeschi:

 "E siamo alla vittoriosa battaglia di Cortile del 1° Dicembre, che durò dalle 8,30 del mattino fino a notte, frazionandosi in una serie di scontri manovrati lungo un fronte di quasi una decina di chilometri, con la partecipazione, nelle varie fasi e settori di oltre 200 tra fascisti e tedeschi e circa 100-120 gappisti e sappisti dall'altra."(3)

 Secondo una versione, tratta dal diario della Brigata partigiana, W.Tabacchi, le perdite nazi-fasciste sarebbero state:

 "56 morti, tra i quali 4 ufficiali e oltre 50 feriti certi, che però secondo notizie non controllate, sarebbero di molto superiori. Per rappresaglia il nemico trucidava 19 cittadini e distruggeva 5 case coloniche. Perdite partigiane: 1 pilota francese e 3 sappisti caduti in combattimento, 2 sappisti feriti."(4)

 In un volantino diffuso dalla federazione modenese del PCI in data 14 Dicembre 1944, si tracciava questo bilancio:

 "Nelle prime ore del 1° Dicembre un grosso contingente composto di circa 2000 fra tedeschi e fascisti iniziava una vasta operazione di rastrellamento in tutto il Carpigiano. Dalle prime informazioni 8 fascisti e 19 tedeschi sono rimasti uccisi..."(5)

 Confrontando i dati riportati in questi passi della storiografia partigiana risulta evidente la faciloneria con cui i redattori di queste storie, che dicono di basarsi su testimonianze orali e scritte attendibili, affrontano la storia della guerra civile nelle nostre contrade, dando per certe solamente le versioni di parte, inficiate tra l'altro da ricordi ormai obsoleti e tendenzialmente portati all’esagerazione, oppure da scritti dell'epoca, giudicati anche da loro stessi non veritieri.(6)

A Carpi, in questo giorno resta ucciso il Tenente dell'esercito territoriale:

WILLIAM WALTER(7)

 SABATO 2 DICEMBRE 1944

 Nella zona del Carpigiano, dove si è verificato lo scontro con le formazioni partigiane durante il rastrellamento sopracitato, vengono fucilati quattro partigiani.(7a) 

Nelle zone dell’Appennino numerosi quadrimotori anglo-americani effettuano un grandioso aviolancio, per portare aiuto alle bande "ribelli" rimaste nella valle del Dolo e che si trovavano in difficoltà.(8)

A Modena resta uccisa tale:

RICCHETTI MADDALENA.(9)

 DOMENICA 3 DICEMBRE 1944

 Numerosi fascisti sono uccisi in questo giorno in agguati o attentati.

A Cognento di Modena due fratelli, entrambi militi della GNR, sono trucidati dai partigiani:

BONACINI CESARE,(10)

BONACINI LINO,(11)

oltre all'autista di trentaquattro anni:

PEDRIELLI GIOVANNI.(12)

A Modena è prelevato dalla sua abitazione e ucciso, in Stradello San Faustino il calzolaio di trentotto anni:

OLIVIERI DARIO.(13)

In località imprecisata resta ucciso il modenese di trentasei anni:

GOLINELLI SECONDO.(14)

Sempre nel modenese l'inarrestabile spirale della vendetta porta altri lutti. A San Matteo, frazione del Comune di Modena sono fucilati sette partigiani.(15)

 LUNEDI 4 DICEMBRE 1944

 In quest'ultimo periodo dell'anno 1944, in conseguenza del notevole rallentamento delle azioni partigiane su tutto l’Appennino modenese, a seguito del proclama del Generale Alexander, la pressione dei reparti antiguerriglia tedeschi e fascisti tende notevolmente ad attenuarsi. I partigiani rimasti nelle Valli del Dolo e del Dragone, ben riforniti dai lanci anglo-americani, si attestano nei loro nascondigli cercando di riorganizzarsi e di trovare accordi tra le varie concezioni ideologiche delle varie formazioni.(16)

Nasce, secondo la storiografia partigiana, una specie di seconda "repubblica di Montefiorino".

 MARTEDI 5 DICEMBRE 1944

 A Montefiorino viene prelevata da elementi partigiani, per essere "eliminata" tale:

CAVAZZINI MARIA.(17)

Mentre a Rivara di San Felice, ma la data non è certa, viene ucciso il quarantunenne:

BRAGLIA ROBERTO.(18)

A Soliera resta uccisa tale:

VACCARI LEONTINA.(19)

 MERCOLEDI 6 DICEMBRE 1944

 Elementi partigiani uccidono, in un agguato, a Mirandola, l'ex squadrista di cinquantuno anni:

VALENTINI ARTURO.(20)

Sempre nella bassa, a Novi di Modena, viene "eliminato" da partigiani di quelle zone, il militare della RSI, di ventuno anni:

MARCHI RINO UGO.(21)

 GIOVEDI 7 DICEMBRE 1944

 Ancora nelle zone tormentate della bassa, a Mirandola e molto probabilmente in questa data, ma non vi sono elementi di certezza, vengono uccisi dai partigiani, i fascisti o presunti tali:

DIAZZI DELMO;(22)

LUPPI EMILIO.(23)

In una località imprecisata perde la vita tale:

PICCININI VITO.(24)

 VENERDI 8 DICEMBRE 1944

 In località Tavernelle, una frazione a metà strada tra Vignola e Marano, un gruppo di partigiani lancia una bomba a mano su di un gruppo di tedeschi, ferendone uno. Per rappresaglia i tedeschi incarcerano gli uomini di quella contrada, ma li rilasciano poco tempo dopo.(25)

A Modena viene prelevato dalla propria abitazione, da elementi partigiani, per essere poi ucciso, il milite della GNR nativo di San Possidonio, di trentuno anni:

SCACCHETTI GINO.(26)

 SABATO 9 DICEMBRE 1944

 A Modena resta ucciso il finanziere:

LOPRIENO MICHELE.(27)

Nella zona di Carpi restano uccise, ma la data non è stata appurata con certezza, le seguenti persone:

POLLASTRI GINO;(28)

LUGLI ARDILIO;(29)

MALVASI ALFONSO;(30)

SASSI LIVIO.(31)

DOMENICA 10 DICEMBRE 1944

 Nelle zone della bassa modenese si susseguono le uccisioni dei fascisti. A Mirandola e nelle zone limitrofe restano vittime della violenza di quelle tragiche giornate di lotta fratricida:

l'agente di Pubblica Sicurezza:

BIANCHINI RENZO,(32)

il milite della GNR di ventidue anni:

ARTIOLI FRANCO;(33)

FERRARI GAETANO;(34)

MAMBRINI VITTORIO.(35)

 LUNEDI 11 DICEMBRE 1944

A Modena, in Viale Schiocchi, alla periferia della città, viene ucciso in un’imboscata partigiana, l'ex fascista nativo di Lama Mocogno, di trentadue anni:

BOSCHETTI GUIDO.(36)

 MARTEDI 12 DICEMBRE 1944

 Sulla strada Nazionale Abetone-Brennero, secondo dati di fonte antifascista e in località imprecisata, vengono attaccate, da elementi partigiani, tre macchine tedesche e secondo quella versione, che non ha riscontri d’altro tipo, sarebbero stati uccisi ben dieci soldati tedeschi.(37)

 MERCOLEDI 13 DICEMBRE 1944

 A Modena, elementi partigiani sopprimono il milite della Guardia Nazionale Repubblicana:

SESTINI LUCIANO.(38)

Nella bassa, e precisamente a San Martino Spino, in una rappresaglia vengono uccisi tre partigiani.(39)

In uno dei soliti attacchi terroristici dell'aviazione anglo-americana sulle inermi popolazioni viene distrutta, in pieno giorno, una casa colonica nella zona di Spezzano in località Cà dei Cardinali. Sotto le macerie della casa, distrutta dai futuri "liberatori", rimasero il bambino di 7 mesi Domenico Cornia e la madre Ginevra Manfredini.

Quest’aspetto del terrorismo aereo alleato potrebbe essere un racconto, nella storia che andiamo svolgendo, di più ampie proporzioni, anche perché nella storiografia partigiana ben pochi cenni vengono fatti su quella che fu una delle forme più bestiali di rappresaglia indiscriminata compiute sul territorio italiano dall’aviazione alleata che, molto spesso, era guidata dalle informazioni che venivano loro fornite, dalle formazioni partigiane via radio:

 "Purtroppo decine, se non centinaia, di casi analoghi si verificarono dovunque, in tutta la Provincia. Rimasero invece immuni da incursioni aeree, salvo qualche attacco isolato a Piandelagotti e a Prignano, i quattro comuni partigiani(!) dell'Appennino."(40)

 Questa dichiarazione comprova la responsabilità partigiana per molte delle incursioni aeree sulla nostra Provincia.

 GIOVEDI 14 DICEMBRE 1944

A Castelnuovo Rangone viene ucciso, da sconosciuti, un uomo di ventinove anni:

BELLEI WAINER.(41)

 VENERDI 15 DICEMBRE 1944

 A Spilamberto, aerei anglo-americani bombardano la fabbrica d’esplosivi SIPE; parecchie case d'abitazione della zona circostante rimasero colpite e molte persone perirono sotto le macerie; in particolare va’ ricordata la famiglia dei contadini Vezzalini che rimase completamente distrutta.

A San Donnino, in Comune di Modena, viene ucciso il milite della Divisione Monterosa:

ARQUA' GIUSEPPE.(42)

A Collegara resta ucciso l'aviere dell'artiglieria contraerea di ventuno anni e nato a Ravarino il 24.10.1923:

BAGNI DECIMO.(43)

A Monfestino viene fucilato un giovane partigiano.(44)

 SABATO 16 DICEMBRE 1944

 In moltissime pubblicazioni della storiografia resistenziale si dà ampio spazio alla partecipazione del clero alla resistenza e vengono elencati, con dovizia di particolari, i sacerdoti che lasciarono la loro vita nella guerra civile colpiti dal piombo  tedesco o fascista. Molto raramente, o quasi mai, troviamo citati i sacerdoti che vennero "giustiziati" dalle bande partigiane comuniste come nel caso che vi presentiamo.

A Castellino delle Formiche, una piccola frazione di Guiglia, vengono prelevati e poi soppressi da elementi partigiani un parroco e la sua domestica:

DON ERNESTO TALE',(45)

BELLINI MARIA.(46)

Come testimonianza riportiamo uno scritto tratto da fonte d’ispirazione cattolica:

 "Una notte vennero a chiamare il parroco. Giù a "La Riva" in fondo al fiume proprio sotto i "Sassi", c'era un ferito da assistere. Il solito tranello. Si alzò e chiese al contadino che lo accompagnasse. Ma quello si rifiutò. Decise allora di andare da solo. "Non si fidi" gli disse la sorellastra Maria. "Debbo andare" rispose; si tratta di un moribondo. Ma quella lo seguì sperando che la sua presenza l'avrebbe aiutato.....Arrivati che furono, ecco la sorpresa. Spinti tutti e due dentro una porta, si istituì lì per lì, un simulacro di processo contro il povero vecchio prete. Lo accusavano di spionaggio. Poi senza porre tempo in mezzo li accoltellarono tutti e due. Uscirono e, improvvisata una buca li trascinarono fuori. Ma mentre la donna non dava più segni di vita, il prete si lamentava ancora. Allora uno riprese in mano la zappa e gli diede due colpi sulla testa. Poi li seppellirono."(47)

 E a proposito di questo episodio, nel diario del Parroco di Montecreto si ricorda che la popolazione della zona, in quel periodo, era costretta a subire le vessazioni di una compagnia di comunisti ignoranti.(48)

A Milano, alle ore 16 presso il Teatro Lirico, Mussolini pronuncia il famoso discorso che riporterà un grande entusiasmo in tutti i fascisti repubblicani.(49)

Intanto sul fronte occidentale e precisamente in Belgio, nella zona militare delle Ardenne, le truppe tedesche comandate dal Generale Von Runstendt, sferrano un poderoso attacco alle linee americane, sfondandole e penetrando per una profondità notevole alle spalle delle armate USA.

Sarà questa l'ultima grande avanzata tedesca della seconda guerra mondiale. A Bastogne le truppe "alleate" stavano per crollare, ma circostanze estremamente favorevoli, in particolare le condizioni meteorologiche che mettendosi al bello favorirono l'intervento aereo angloamericano, permetteranno loro di passare alla controffensiva, ribaltando così l'ultima "chance" a portata di mano degli eserciti di Hitler.

 DOMENICA 17 DICEMBRE 1944

 Intanto nelle zone della bassa modenese continua spietata la sanguinosa guerra civile. A Cavezzo due fratelli vengono trucidati assieme alla loro madre; si trattava del milite della GNR:

SALA VINCENZO,(50)

di trenta anni, e del fratello di ventitré anni:

SALA LIBERO,(51)

assieme a loro venne uccisa la madre di cinquantasei anni:

SALA ZERBINI AQUILINA.(52)

Così viene visto lo sterminio di questa famiglia da una testimonianza coeva:

 "La famiglia Sala abita all'Uccivello, frazione di Cavezzo; gente tranquilla, buona, estranea alla politica. Composta dalla madre, vedova di cinquantasei anni, dalla figlia sposata a Cavezzo e di due maschi; uno assicuratore, abita a Mirandola, l'altro ventenne accudisce la madre al lavoro dei campi. Un pomeriggio si presenta un giovane che chiede del fratello maggiore; alla madre ed alla figlia appare subito evidente che si trovano di fronte ad un partigiano, di fronte alle precise richieste del giovane, la figlia di sua iniziativa scivola fuori di casa inosservata e corre a Cavezzo ad avvisare del fatto il cognato, vice capo delle BB.NN. Subito questi con due commilitoni accorre sul luogo; ne nasce un conflitto  in cui il partigiano rimane ucciso, ma anche il vice-capo riporta una grave ferita che in capo a pochi giorni lo porta a morte.

La Domenica successiva, alcuni partigiani in bicicletta, tra i quali una donna, fanno irruzione in casa Sala e vi sorprendono la madre con il figlio maggiore; senza preamboli ingiungono loro di seguirli: i disgraziati intimoriti e non sospettando quello che li attendeva si avviano verso San Martino Secchia. Per somma sventura poco lontano da casa s'incontrano con l'altro figlio che stava ritornando a casa dopo aver passato la notte al lavoro obbligatorio per i tedeschi. Incontrando madre e fratello, naturalmente chiese dove stessero andando, a questo punto i partigiani prelevano anche lui. Sempre in gruppo arrivano, per la strada Canalazzo al gruppo di case prima dell'argine del Secchia. Si fermano e sospingono i tre disgraziati sul bordo della strada con le spalle rivolte al profondo canale che la fiancheggia. Il capo del gruppo inizia una concione- processo accusando gli sventurati di aver fatto uccidere un partigiano; i poveretti negano ogni addebito, ma tutto è inutile nè vale il pianto della vecchia madre, il partigiano li condanna a morire subito. I mitra vengono puntati ed una nutrita scarica li fulmina, i poveretti rotolano nel canale dibattendosi, negli ultimi aneliti di vita, nella poca acqua che copre il fondo. Vi è chi afferma che uno dei disgraziati fosse rimasto sulla riva, ma che un partigiano con una pedata lo abbia gettato giù. I tre sono rimasti due giorni semisommersi dall'acqua del canale, finché non vennero avvisate le autorità di Cavezzo che provvidero a rimuovere i cadaveri."(53)

 LUNEDI 18 DICEMBRE 1944

Con molta probabilità, ma non stati trovati elementi sufficienti per stabilirlo con esattezza, in questa data vengono uccise le seguenti persone:

A Sassuolo il quarantanovenne:

VERATTI SVENO;(54)

in località imprecisata il soldato della RSI:

LUPPI GAETANO;(55)

a Modena il milite della GNR di Frosinone:

MOCCI GINO  

In una rappresaglia per la serie di attentati dei giorni scorsi nella zone della bassa modenese, vengono fucilati, a San Cesario sul Panaro, nove partigiani.(57)

 MARTEDI 19 DICEMBRE 1944

 In un agguato tra Bomporto e Ravarino viene ucciso tale:

ROSATI DANTE.(58)

In questa cronistoria dei 600 giorni della RSI in Provincia di Modena, dobbiamo prendere in considerazione un altro episodio avvenuto fuori dai confini, seppure in una zona limitrofa, in quanto vi presero parte formazioni partigiane del modenese e vi rimasero pure uccisi due militi repubblicani modenesi. Si tratta della cosiddetta ed enfaticamente chiamata, dalla storiografia resistenziale: "grande battaglia di Gonzaga".

Inoltre, come nel precedente fatto avvenuto nel mantovano, quello del 7 Luglio 1944 a San Giacomo delle Segnate, notevole divergenze di interpretazione sono sorte nella storiografia antifascista, dove emerge la mistificazione di tanti racconti resistenziali, in quanto sono stati amplificati in modo a dir poco assurdo i fatti, distorcendo completamente la realtà, che tenteremo di fare apparire attraverso le varie interpretazioni, nella giusta ottica.

Il partigiano "Nansen", che abbiamo già visto all'opera in altre occasioni di scontri avvenuti nella bassa modenese e mantovana(59), organizza, a suo dire, un colpo di mano, assieme ai gruppi sap di Rolo, Budrione, Novi, Fossoli, Migliarina e ad un gruppo del distaccamento "Aristide", ai Presidi fascisti di Gonzaga, nel mantovano.

350 partigiani, secondo le fonti resistenziali, ma molti meno secondo quelle fasciste, provenienti dalle zone ricordate, si apprestano ad attaccare la Caserma della GNR, una scuola, trasformata sempre secondo le storie comuniste, in "campo di concentramento"(60) e la Caserma della Brigata Nera.

Alle ore 23 inizia l'attacco dopo la cattura di un capitano tedesco, che doveva servire per la sorpresa nei confronti delle sentinelle.

"Nansen decise di sfruttare il vantaggio offertogli dalla cattura del Capitano delle SS: insieme con questi prese il russo Alessandro.....e il partigiano Scarpone (Alcide Garagnani) e si avviò verso le due sentinelle che naturalmente gli intimarono l'alt. A questo punto, se fosse stato ragionevole, il Capitano delle SS, eseguendo gli ordini comunicatigli dal russo, avrebbe dovuto intimare alle sentinelle di abbassare le armi e lasciar venire avanti il gruppo, ma egli invece urlò l'allarme. Nansen allora balzò addosso alla sentinella più a tiro e le spezzo il mitra tra collo e spalle e la lasciò bocconi sul terreno, mentre il russo uccideva con un pugnale il capitano delle SS."(61)

 Venivano, in questo modo, catturati i tedeschi che si trovavano all'interno della caserma, mentre una ronda fascista, composta da cinque uomini, veniva eliminata all'esterno da altri partigiani che sopraggiungevano.(68)

Intanto, sempre secondo la storia del partigiano Nansen, dalla Caserma della Brigata Nera venne iniziato un fuoco di mitragliatrice pesante che venne eliminata con un colpo di panzer-faust di cui erano muniti gli assalitori. Iniziò così l'attacco alla caserma della GNR, dopo che un grappolo di bombe aveva scardinato la porta d'ingresso. I militi,

 "sorpresi da tanta audacia"

dopo breve tempo, si arresero.(63)

Si continua con l'assalto alla Caserma della Brigata Nera che si difende con ostinazione per alcune ore. Poi dopo un primo sganciamento partigiano, i militi della caserma attaccata fuggono disordinatamente per la campagna permettendo così ai partigiani di entrare nell'edificio e liberare i prigionieri colà detenuti.(64)

Sempre secondo questo fantasioso racconto, le perdite nazifasciste sarebbero da valutarsi in 30-40 morti ed un numero imprecisato di feriti e dispersi; il bottino catturato: due automezzi efficienti carichi di candelotti di uso bellico, una Fiat 1100, circa 50 moschetti, 20 mitra, 30 fucili Mauser, munizioni e bombe a mano abbondanti. Perdite partigiane, due morti e cinque feriti non gravi.(65)

Di tutt'altro avviso sono altre informazioni, sempre desunte dalla storiografia partigiana.(66)

Da parte del Comando della 65° Brigata partigiana si ammette che il colpo indirizzato contro la Caserma della Brigata Nera è fallito e se ne addossa la responsabilità al citato "comandante" Nansen,(67) ammettendo esplicitamente che:

 "per la confusione sorta non fu invece attaccata Villa Gina (la caserma delle BB.NN.) e la battaglia si frazionò in una serie di scaramucce per le vie della cittadina, esaurendosi alle prime ore del giorno 20."(68)

 In queste valutazioni sconclusionate e confusionarie sulla ricostruzione dei fatti di Gonzaga, sono più che evidenti i falsi ammessi da una parte della stessa storiografia partigiana ma, pur dando per scontato, che almeno inizialmente l'attacco venne condotto con una certa audacia approfittando della sorpresa, per ristabilire la verità su quell'episodio è bene ascoltare anche la testimonianza della controparte cioè di alcuni superstiti delle BB.NN., che si trovarono coinvolti in questa, "grande battaglia" e che hanno dichiarato :

 "Secondo le tesi ufficiali il paese di Gonzaga, "potente piazzaforte nazifascista", sarebbe stato attaccato vittoriosamente dalle forze partigiane che avrebbero sconfitto e costretto alla resa le robuste e agguerrite formazioni tedesche e fasciste che lo presidiavano.....Prima di tutto và sfatata la leggenda della piazzaforte. Il paese era presidiato da 40 squadristi della Brigata Nera, 20 militi della GNR e 17 tedeschi. La zona era calmissima: non si erano mai visti partigiani. L'azione, infatti, fu organizzata fuori dal territorio mantovano e i partigiani giunsero all'imbrunire del 19 Dicembre 1944. Dopo essersi concentrati nel recinto della Fiera, i partigiani si mossero verso le 23 e bloccarono le vie di accesso al paese. Il caso volle che una pattuglia partigiana catturasse il Comandante del Presidio tedesco, certo Zimmermann e la sua segretaria. Lo Zimmermann venne costretto a salire su una automobile e condotto davanti all'ingresso dell'edificio delle scuole dove era accasermato il presidio tedesco. Là giunto lo Zimmermann sotto la minaccia delle armi, dovette annunciare alle sentinelle che la vettura faceva parte di un convoglio in arrivo e che il portone doveva essere aperto per lasciare entrare gli automezzi. Le sentinelle, una italiana e una germanica, non sospettarono di nulla (era buio pesto) e i partigiani penetrarono così nell'edificio. Uccisero subito le due sentinelle, poi si lanciarono nelle aule dove dormivano i soldati tedeschi e li massacrarono tutti prima che questi comprendessero che cosa stesse accadendo. Anche alcuni militi della GNR che dormivano nell'edificio furono uccisi e solo uno riuscì a fuggire e a dare l'allarme alla vicina caserma della Brigata Nera.

Contemporaneamente all'attacco all'edificio delle scuole, un altro gruppo di partigiani si portò davanti alla caserma della GNR, dove si trovavano, in quel momento appena una quindicina di militi. La leggenda creata nel dopoguerra vuole che i guerriglieri abbiano conquistato la caserma grazie a leggendari eroismi dopo aver fatto saltare la porta. Ecco invece la verità. Quando i partigiani si trovarono davanti alla porta, la moglie del brigadiere comandante la GNR, sentendo del tramestio, e sospettando che in paese ci fossero dei partigiani, aprì i battenti. Si trovò così di fronte ai guerriglieri, armati fino ai denti. La povera donna, in stato interessante, si spaventò talmente che non riuscì nemmeno a gridare. Fu così che i partigiani raggiunsero senza colpo ferire le camerate dove dormivano i militi, catturandoli tutti e uccidendone subito alcuni.

Resta ora la faccenda della resistenza opposta dagli squadristi della Brigata Nera e della successiva ritirata di questi ultimi... La Caserma dove si trovavano i 40 squadristi della Brigata Nera non venne mai attaccata.

I partigiani si limitarono a spararvi contro alcune raffiche di mitra.

Non è vero che la conquistarono sfondando il portone con il "panzer-faust", non è vero che i fascisti dopo strenua resistenza, abbiano abbandonato l'edificio ripiegando. Non è vero nulla. Il presidio della brigata, appostato alle finestre e alle feritoie, attese a lungo l'attacco partigiano. Ma l'attacco non venne, i partigiani non occuparono mai l'edificio e gli squadristi non abbandonarono il paese.

Tutto qui. La "battaglia di Gonzaga" si concluse con un atroce massacro di soldati tedeschi e di militi della GNR colti nel sonno e con l'uccisione di una donna, fulminata da una pattuglia partigiana alla periferia del paese. Per quanto concerne poi le "centinaia di prigionieri antifascisti detenuti" nel "lager" di Gonzaga e "liberati" dall'impeto vittorioso dei partigiani, va precisato che tali prigionieri, in tutto una quindicina, non si trovavano in nessun lager ma in alcune celle situate nella caserma tedesca. Questi prigionieri non furono assolutamente liberati dai partigiani. Anzi, allorché finito l'attacco, il comandante della Brigata Nera si offrì di liberarli onde sottrarli ad una eventuale rappresaglia tedesca, i prigionieri si rifiutarono di lasciare le celle, fidando che gli squadristi avrebbero testimoniato sulla loro assoluta mancanza di responsabilità in merito all'attacco partigiano. E nessuno, infatti, toccò loro un cappello."(69)

 MERCOLEDI 20 DICEMBRE 1944

 In località imprecisata, viene ucciso tale:

BERRETTA LORIS,(70)

residente a Campogalliano; a San Possidonio, veniva prelevato dalla sua abitazione e poi ucciso nelle campagne circostanti, il calzolaio di venticinque anni:

TELLIA GIOSUE'.(71)

Come abbiamo visto nell'episodio di Gonzaga, vengono uccisi due fascisti modenesi assieme agli altri militi della Gnr: si trattava del residente a San Prospero:

TASSI MARIO,(72)

e del mirandolese:

GABRIELLI GIUSEPPE.(73)

A Cortile di Carpi, quattro partigiani vengono fucilati dai fascisti.(73bis)

 GIOVEDI 21 DICEMBRE 1944

 Sull' Alpe di Sant'Anna Pelago, cinque donne, che molto probabilmente si accingevano a passare il fronte, vengono uccise. Con precisione non si è venuto a sapere come si svolsero esattamente i fatti. Vi è solamente una versione data dal Parroco di Pievepelago che la ipotizza in questo modo:

 "Si dubita che una oscura tragedia sia avvenuta sull'Alpe di Sant'Anna Pelago. Cinque donne, passato il fronte per rifornirsi di viveri, erano attese alle loro case ma di esse si è perduta ogni traccia. Per quante ricerche siano state svolte, nessuna notizia è trapelata sul loro conto. E' opinione generale che, scoperte da una pattuglia tedesca, abbiano pagato con la vita il loro ardimento,"(74)

 VENERDI 22 DICEMBRE 1944

 Viene prelevato dal trenino delle Ferrovie Provinciali, a San Donnino della Nizzola, ma la data non è certa, il giovane milite delle BB.NN, di ventitré anni:

LUGLI ELIO,(75)

di Felice, nato a Spilamberto il 21.7.1921; dopo essere stato ucciso, venne gettato in un pozzo nero, poi sepolto in campagna; la sua salma fu recuperata molto tempo dopo, riconosciuta dai familiari, venne poi sepolta nel cimitero di Modena.(76)

 SABATO 23 DICEMBRE 1944

 Ancora uccisioni di fascisti nella bassa modenese: a Carpi vengono uccisi: il sergente:

BERTAZZINI RENATO,(77)

e tale:

VEZZANI ERIO;(78)

a Ravarino viene "eliminato" :

BAVIERI GIOVANNI;(79)

a Mirandola il nativo di San Possidonio di trentadue anni:

STEFANINI LINO.(80) 

 DOMENICA 24 DICEMBRE 1944

 A Nonantola, in un agguato teso da elementi partigiani, viene ucciso il civile di venticinque anni:

PEDERZINI RINO.(81)

Mentre a Castelvetro viene prelevato dalla sua abitazione e poi ucciso il nativo di Pavullo:

FANANELLI GINO.(82)

 LUNEDI 25 DICEMBRE 1944

 E' l'ultimo Natale di guerra; in questo giorno sacro a tutti gli uomini di tutte le bandiere e di tutti i paesi, le operazioni belliche sui vari fronti subiscono un rallentamento e nelle trincee si cerca di festeggiare la giornata natalizia. Anche i civili, pur nelle ristrettezze imposte dalla guerra in atto e con l'amarezza nei cuori per la tragica guerra civile che sta’ sconvolgendo le nostre contrade, hanno un momento di pausa e di riflessione. La pace in terra agli uomini di buona volontà, verrà rispettata solamente per questo giorno, poi la lotta fratricida riprenderà con ancora maggior violenza.

 MARTEDI 26 DICEMBRE 1944

 La lunga catena delle uccisioni riprende, dopo la pausa natalizia con rinnovato vigore: a Castelvetro viene ucciso, da elementi partigiani, l'operaio di trentotto anni:

ZAGNI BRUNO.(83)

In località S. Michele di Soliera, dopo un sommario processo viene "giustiziato" tale:

G.R.(84)

la notizia è stata rilevata da fonte antifascista, dove appaiono solamente le iniziali di questo fascista "giustiziato"" dai partigiani; viene pure pubblicato l'estratto di "sentenza", che però lascia molti dubbi, in quanto questa, porta la data del 31 Gennaio 1945, per l'esecuzione avvenuta, secondo questa tesi, in questo giorno.

Dalla stessa fonte si apprende che a Sozzigalli i partigiani avrebbero catturato e poi "giustiziato" un altro:

IGNOTO.(85)

Venne lasciato sul posto dell' uccisione con un cartello al collo nel quale era scritto:

 "Spia e ladro comune giustiziato dai partigiani".(86)

 Anche i fascisti e i tedeschi, in molti episodi di fucilazione di partigiani appendevano al corpo dei "giustiziati" cartelli che stavano ad indicare la giustizia di opposto colore ma con motivazioni di identico tenore.

 MERCOLEDI 27 DICEMBRE 1944

 A Modena, molto probabilmente in questa data, ma non vi sono elementi certi, resta ucciso il fascista:

PICCININI GIUSEPPE.(87)

In località Campiglio di Vignola, a Villa Martuzzi, i tedeschi sopprimono un gruppo di persone i cui cadaveri verranno scoperti nel Marzo 1945.(88)

 GIOVEDI 28 DICEMBRE 1944

A Cavezzo rimangono uccisi in questo giorno, ma la data non è stata accertata, due fascisti: il nativo di San Felice di trentotto anni:

VANZINI FELICE,(89)

e tale:

SALA ARMANDO.(90)

Ennesimo attacco partigiano ad una macchina tedesca sulla strada statale del Brennero nei pressi di Mirandola(91); su questo fatto non vi sono altre testimonianze più precise.

 VENERDI 29 DICEMBRE 1944 

 A San Possidonio viene prelevata dalla sua abitazione, per essere poi assassinata, la casalinga di ventidue anni:

REBECCHI PIGOZZI IDA.(92)

Nella stessa zona scompaiono altre due persone.

SALATA ORFEO,(93)

PRADELLA ANDREA.(94)

 SABATO 30 DICEMBRE 1944

 Due donne vengono uccise a Modena da elementi sconosciuti: si trattava della ventiquattrenne:

BORGHI MARIA,(95)

e della quarantatreenne:

CAGARELLI EBE.(96)

 DOMENICA 31 DICEMBRE 1944

A Castelnuovo Rangone viene prelevato dalla sua abitazione per essere assassinato da sconosciuti, tale:

BARBIERI PAOLINO.(97)

Formazioni anglo-americane, nel pomeriggio di questo ultimo giorno dell'anno, sganciano su Modena e in particolare sul centro della città, molte bombe che distruggono molti edifici; venne notevolmente danneggiata la facciata del Palazzo di Giustizia prospiciente Piazza Grande, nel luogo dove attualmente ha sede la Cassa di Risparmio.

Fu questo, sulla città di Modena, il quinto bombardamento compiuto da formazioni di una certa consistenza, mentre furono numerosissimi gli attacchi compiuti da singoli aerei, con lancio di bombe isolate, mitragliamenti e spezzonamenti.

Nei Balcani resta ucciso il medollese:

PALTRINIERI-REGGIANI UMBERTO,(98)

NOTE

  1    cfr. ISR Rassegna n.3  A Cortile di Carpi vennero fucilati: Giorgio Violi, Antonio Simoniello, Ivo Martinelli ed Eolo Papazzoni. A Fossoli di Carpi venne fucilato: Ivano Aguzzoli.

2    cfr. G. Silingardi: "I giorni del fascismo ecc." pag. 226; Rassegna ISR n.1 pag. 48; Pacor-Casali: "Lotte sociali e guerriglia in pianura; ecc.

3    cfr. Pacor-Casali, op. cit., pag. 207.

4    cfr. ISR n.1, op. cit. pag. 51.

5    cfr. Pacor- Casali, op. cit. pag. 219 n. 86.

6         ibidem: con la precisazione che: "in effetti non tutte le fonti coeve sono attendibili, come dimostra lo stralcio del volantino diffuso dalla federazione modenese del PCI in data 14 Dicembre 1944 (A. ISR Modena, Fondo Pedrazzi, VIII. 6.9)". 

7         cfr. Martirologio pag. 89

7a    A Cibeno di Carpi vengono uccisi: Armando Bolognese, Romolo Belelli e Giuseppe Belelli; a Fossoli, Taddeo Sala. cfr. ISR Rassegna n. 3.

8    cfr. E. Gorrieri: "La repubblica di Montefiorino", pag. 526.

9    cfr. ESGC.Mo

10   cfr. Elenco caduti RSI n. 126.

11   ibidem n. 127.

12   ibidem n. 576.

13   cfr. elenco caduti inumati nel sacrario ossario di San Cataldo.

14   cfr. elenco caduti n. 358.

15   cfr. ISR Rassegna n. 3; i caduti: Mauro Bonacini, Bruno Lusvardi, Luigi Maletti, Bruno Bersani, Riccardo Righi, Camillo Pedretti, Guido Tincani.

16   cfr. E. Gorrieri: op. cit. pag. 545

17   cfr. elenco caduti RSI n. 213.

18   ibidem n. 150

19   cfr. ESGC.Pi

20   cfr. elenco caduti n. 777.

21   ibidem n. 461.

22   ibidem n. 259

23   ibidem

24   cfr. G. Pisanò: "Gli ultimi in grigioverde" Vol. 2° pag. 897.

25   cfr. S. Prati- G.Rinaldi:  "Quando eravamo i ribelli"

26   cfr. elenco caduti n. 699

27   cfr. G. Pisanò. op. cit. pag. 2407

28   cfr. lettera del Comune di Carpi del 30.5.1956.

29   cfr. ESGC.Pi

30   ibidem

31   ibidem e elenco caduti n. 697.

32   cfr. elenco caduti n. 111

33   ibidem n. 26

34   cfr. ESGC.Pi

35   ibidem

36   cfr. elenco caduti n. 144.

37   cfr. Canova-Gelmini-Mattioli: "Lotta di liberazione nella bassa modenese" pag. 250.

38   cfr. elenco caduti n. 714.

39   cfr. ISR Rassegna n. 3 e Canova ecc. op. cit. pag. 250: i tre fucilati furono: Oles Pecorari, Mario Borghi, Cesarino Calanca.

40   cfr. E. Gorrieri op. cit. pag. 653.

41   cfr. ESGC.Mo

42   cfr. G. Pisanò, op. cit. Vol. 1° pag. 346.

43   cfr. Elenco caduti inumati nel sacrario di San Cataldo.

44   cfr. ISR Rassegna n. 3 pag. 14

45   cfr. lettera del Comune di Guiglia del 27.1.1956 prot. 316.

46   ibidem

47   cfr. Casimiro Bettelli: "Non voleva morire quella carogna" in: "Nostro Tempo" del 13 Febbraio 1960.

48   cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 620.

49   Il testo del discorso di Benito Mussolini è stato pubblicato in molte opere relative al periodo della RSI, specialmente da case editrici di destra.

50   elenco caduti n. 686

51   ibidem n. 685

52   ibidem n. 687

53   cfr. testimonianza dattiloscritta e firmata, del Dott. Enzo Rebucci, medico oculista di Cavezzo.

54   cfr. elenco caduti n. 796

55   ibidem n. 436

56   cfr. elenco caduti inumati nel sacrario di San Cataldo.

57   cfr. ISR Rassegna n. 3 pag. 15. I nove partigiani uccisi furono: Gabriella Degli Esposti, Ezio Zagni, Sigialberto Baraldi, Gaetano Grandi, Ettore Magni, Livio Orlandi, Roberto Perretti, Lucio Pietro Tosi e Annibale Martinelli.

58   cfr. elenco caduti n. 666.

59   cfr. ivi, giorno 7 Luglio 1944.

60   cfr. M. Campana: "Assalti e battaglie delle formazioni sap nella bassa emiliana e mantovana" pag. 68

61   ibidem pag. 77

62   ibidem pag. 78

63   ibidem pag. 80

64   ibidem pag. 82

65   ibidem pag. 85

66   cfr. Pacor-Casali, op. cit. pag. 236, 237, 238.

67   ibidem

68   ibidem; anche in Canova ecc. op. cit. pag. 394, nella nota bibliografica relativa alla pubblicazione del Campana, dove così ci si esprime nei confronti di quel partigiano:

"Sempre sul piano cronachistico stà l'opera di M. Campana "Assalti e battaglie ecc., basata addirittura sulla fantasiosa narrazione del protagonista non sottoposta ad un minimo vaglio critico, così che in essa si ritrovano evidenti amplificazioni e descrizioni ben poco attendibili dei fatti presi in esame."

69   cfr. G. Pisanò in: "Storia della guerra civile in Italia" Vol. 3° pag. 1816, in una lettera di rettifica dei sopravvissuti della B.N. di Gonzaga, all'autore.

70   cfr. elenco caduti n. 95

71   ibidem n. 781

72   ibidem n. 744

73   cfr. lettera del Comune di Mirandola del 16.1.1956, prot. 126.

73bis cfr. ISR Rassegna n. 3 I caduti partigiani furono: Antonio Artioli, Aldo Ferrari, Remo Ferretti, Evaristo Vezzani.

74   cfr. A. Galli: "Pievepelago" pag. 97

75   cfr. elenco caduti inumati nel Sacrario di San Cataldo.

76   cfr. elenco caduti n. 434

77   cfr. G. Pisanò, op. cit. pag. 891 Vol. 3°.

78   cfr. lettera del Comune di Carpi del 30.5.1956

79   cfr. elenco caduti n. 67

80   ibidem n. 738

81   cfr. lettera del Comune di Nonantola del 23 Gennaio 1957 prot. 186

82   cfr. elenco caduti n. 275.

83   cfr. lettera del Comune di Vignola del 3.2.1956 prot. 407.

84   cfr. Pacor-Casali, op. cit. pag. 266

85   ibidem

86   ibidem pag. 251

87   cfr. elenco caduti n. 586

88   cfr. ISR Rassegna n. 3 I caduti: Primo Bigi, Guglielmo Borghi, Nicola Nervuti, Giovanni Piani, Piccioli Dario, Alberto Pisanelli, Elio Artemisio e Raimondo Uccellari.

89   cfr. elenco caduti n. 786.

90   ibidem n. 624

91   cfr. Canova ecc. op. cit. pag. 251.

92   cfr. elenco caduti n. 680.

93   cfr. ESGC.Pi

94   ibidem

95   ibidem

96   ibidem

97   ibidem

98   cfr. Martirologio - Modena 43-46, pag. 98.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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