GUERRA CIVILE NEL MODENESE
Aprile 1944 SABATO
1 APRILE 1944 A
Torino è ucciso dai gappisti comunisti il noto giornalista, condirettore
della "Gazzetta del Popolo", Ather Cappelli. E' questa una delle
tante uccisioni d’intellettuali fascisti che subirono una vera e propria
falcidia, per il disegno preordinato dei comunisti a colpire le menti più
fervide e più lucide del Fascismo Repubblicano. Tra alcuni giorni toccherà
al grande filosofo Giovanni Gentile. Ad Ather Cappelli sarà titolata la
Brigata Nera torinese. DOMENICA
2 APRILE 1944 In
questi giorni i bombardieri anglo-americani colpiscono duramente alcuni
centri del Nord Italia. Il giorno 5 verrà bestialmente colpita Treviso Si
dovranno contare quasi settemila morti tra la popolazione civile di quella
piccola città LUNEDI
3 APRILE 1944 Il
Capo della Provincia di Modena, "in considerazione della intelligente
disciplina della popolazione ed al sano civismo da essa dimostrato",
dispone l'abolizione del coprifuoco, sia nel capoluogo sia in molti altri
Comuni della Provincia. Questo
provvedimento fu una chiara dimostrazione che la posizione della RSI, nel
territorio modenese, malgrado la già lunga serie di attentati partigiani,
acquistava sempre più prestigio e di conseguenza si poteva allentare il
controllo sulla città, come d'altronde si verificava in tante altre
Provincie italiane ed in particolare a quelle limitrofe, ad esempio,
Mantova e Ferrara. MARTEDI
4 APRILE 1944 Il
movimento partigiano clandestino ed in particolare la componente
comunista, intravedono nelle formule che si vanno attuando man mano, il
pericolo di una sempre maggiore partecipazione della popolazione modenese
alla nuova politica di rappacificazione perseguita dalle autorità
repubblicane,(1) di conseguenza altro non resta che dar fuoco alle miccie
di un sempre maggior numero d’attentati, in modo da distogliere
l'impegno dei fascisti dalle operazioni di ricucitura del tessuto sociale
ed incanalarli, con la guerra fratricida, fatta d’imboscate ed
attentati, a ritorsioni e di conseguenza a maggiori controlli sulla
popolazione civile. In
questo mese d’Aprile aumenterà in maniera progressiva la serie degli
attentati, delle imboscate e delle uccisioni di fascisti isolati, sia nel
capoluogo sia in molti paesi della Provincia. MERCOLEDI
5 APRILE 1944 Sul
territorio italiano ed in quello modenese in particolare, si andava
delineando, con accenti sempre più inquietanti la progressione della
lotta fratricida che porterà, in questa primavera del 1944, lo
stillicidio delle uccisioni di fascisti e di tedeschi a limiti sempre più
ragguardevoli, per poi diventare un vero e proprio massacro con l'inizio
dell'estate e sino al termine del conflitto. Difatti,
la battaglia non si svolgeva sul territorio italiano solamente tra gli
eserciti anglo-americani e italo-tedeschi, e tra Governo del Sud e RSI, ma
in modo più crudele tra partigiani e fascisti; tra partigiani
"rossi" e partigiani "bianchi", in pratica tra i
fautori della lotta ad oltranza e gli attendisti(2); ma anche tra gli
stessi fascisti, tra coloro che, pur mantenendo fede agli impegni
d’alleanza con i tedeschi, cercavano una maggiore autonomia, ed i
fanatici collaborazionisti. GIOVEDI
6 APRILE 1944 A
Monfestino di Serramazzoni, la maestra di ventidue anni: MORSELLI
MIRKA(3), vigilatrice
della colonia montana di quella località, si trovava con un Ufficiale
tedesco; mentre passeggiava per il paese venne falciata, assieme al
militare, da una raffica di mitra sparata da una pattuglia partigiana.(4) Un
gruppo di partigiani, comandati dal futuro Sindaco di Pavullo, entra
nottetempo nel posto di guardia dell’aeroporto frignanese che era
sorvegliato da alcuni militi e da due carabinieri. Immobilizzati i
soldati, i partigiani si impadroniscono di alcune mitragliatrici che si
trovavano nell'officina, e di parecchie munizioni.(5) VENERDI
7 APRILE 1944 Ancora
azioni partigiane in varie località della Provincia. A Modena, un gruppo
di "ribelli" assalta nottetempo, l'Ufficio di Stato Civile del
Comune, trasferito nella Scuola S.Agnese in Via Bellaria, incendiando i
registri.(6) Tentativo
di attacco partigiano alla sede della GNR di Prignano Secchia, che viene
sventato per l'immediato intervento dei militi repubblicani richiamati
dalla sentinella.(7) In
Pianura, i partigiani del gruppo "Nansen"(8), attaccano una
pattuglia di militari tedeschi acquartierati nel caseificio "Culgrana"
al posto di confine tra il modenese e il mantovano, precisamente tra Novi
e Moglia.(9) Secondo certa storiografia resistenziale, questa azione è
una delle rare compiute dai partigiani contro i tedeschi, nel primo
periodo della resistenza; ma è altresì inficiata, nella sua possibile
verità, poiché sembra che questo episodio, ricordato esclusivamente da
questo autore, si limitasse solamente a: "informazioni
e ricordi di A.B., il quale come abitualmente avviene potrebbe aver
incosapevolmente anticipata la data. La notizia non trova riscontro in
altri documenti che permettono di precisarne meglio l'epoca."(10) Vera
o falsa? Nemmeno gli stessi partigiani sono d'accordo in tante delle loro
"azioni" e pur, ugualmente, hanno creato il "mito"
della resistenza anche con costruzioni inventate dalla fantasia di tanti
di loro e svergognati da altri commilitoni. SABATO
8 APRILE 1944 A
Modena, in Viale Tassoni viene ferito in un’imboscata a colpi di
rivoltella e poi finito a colpi di mazza in testa, il milite della GNR di
ventuno anni: FRAULINI
AMELIO,(11) era
di Fiumalbo e prestava servizio presso la Caserma "E.Muti";
venne ucciso mentre si recava a comprare del vino presso un’osteria del
"Gallo".(12) Il
Generale Renato Ricci(13), si trova in visita, in questo giorno, alla
Scuola Allievi Ufficiali della GNR; così, in una lettera alla famiglia,
ricorda l'episodio un allievo della Scuola di Modena: "Tre
squilli di attenti. Giunge il Generale Renato Ricci. Ha voluto essere con
noi in questo giorno. Ha consumato il rancio con noi e con noi si è
intrattenuto esprimendoci il suo compiacimento per l’efficienza della
nostra Scuola e più ancora per la nostra fede."(14) DOMENICA
9 APRILE 1944 E'
il giorno di Pasqua. In occasione della festività religiosa, l'Ufficio
stampa della Prefettura di Modena comunica a tutti i cittadini che gli
esercizi pubblici e di pubblico spettacolo, potranno restare aperti nei
giorni di Domenica e Lunedì sino alle ore 24, in tutte quelle zone della
Provincia esenti dalla prescrizione del coprifuoco.(15) LUNEDI
10 APRILE 1944 Stralciamo,
sempre dal Diario di un allievo della caserma "Ciro Menotti", il
seguente episodio: "Oggi
si è sposato un nostro camerata. Nel cortile della Scuola il Cappellano
ha unito i due sposi mentre una compagnia inquadrata ha reso gli onori.
Dopo la messa la giovane coppia è passata sotto i pugnali lucenti e da
tutte le finestre altri allievi hanno gridato il loro augurio."(16) A
Modena è sempre corsa voce che, con una cerimonia analoga, si sia sposato
il futuro Sindaco della Città e poi deputato comunista, Rubens Triva.(17) MARTEDI
11 APRILE 1944 A
Freto, in Comune di Modena, viene uccisa la guardia di P.S. TORRES
GIOVANNI,(18) era
aggregato all’ufficio politico della GNR. In
Yugoslavia, e precisamente in località Danilograd in Montenegro, viene
ucciso il milite della GNR di Carpi, di trentadue anni: MAGNANINI
LIVIO.(19) MERCOLEDI
12 APRILE 1944 Attacco
partigiano alla Caserma dei carabinieri di Fanano; alcuni militi della GNR
vengono disarmati assieme ai Carabinieri del Presidio dopo una breve
scaramuccia.(20) Secondo altre fonti, questo fatto sarebbe accaduto due
giorni prima.(21) GIOVEDI
13 APRILE 1944 In
varie località dell'Appennino, bande di "ribelli" compiono una
serie di azioni(22) chiamate, dalla storia resistenziale,
"approvvigionamenti". A
Polinago, furto di danaro, abbigliamento e generi alimentari nella casa di
certo Dino Amorotti; altra irruzione di una ventina di "banditi
armati" nell'abitazione di Vincenzo Amorotti, in località "Bertone",
anche qui venivano asportate dall'abitazione merci varie, generi
alimentari e indumenti. A
Montefiorino, in frazione Macognano, furto di danaro e generi di
abbigliamento nella casa dell'agricoltore Lombardi Ferrante. A
Prignano, in frazione Sassomorello, grosso prelievo di formaggi in casa di
un cascinaio, tale Amedeo Borelli. A
Farneta, furto di oggetti di valore da parte di "banditi armati"
ai danni di Fantini Effimero e di Domenico Medici. A
Colombaro di Formigine, furto a mano armata, sempre da parte di
"patrioti o partigiani", nell'abitazione dei fratelli Ugo e
Scolastico Stefani. A
Marano sul Panaro, frazione Ospitaletto, tentativo di furto da parte di un
gruppo di partigiani armati, nella casa del casaro Walter Montorsi, ma
l'azione non aveva esito positivo per la forte reazione dell'uomo. VENERDI
14 APRILE 1944 Il
quotidiano locale pubblica, in questo giorno, un elenco di Nonantolani
che, con il loro contributo finanziario, versato alla sede del PFR di quel
centro, aiutavano la Nuova Repubblica Sociale attraverso una raccolta di
fondi, denominata: "Armi per la vittoria".(23) A
Vallalta, nella bassa modenese, secondo la storiografia partigiana,
sarebbe avvenuto uno dei primi scontri armati tra fascisti e partigiani.
Un gruppo di questi ultimi avrebbe attaccato la casa di un fascista del
posto che risponde al fuoco dei gappisti mettendoli in fuga; "i
ribelli", prima di ritirarsi incendiano, per rappresaglia, il fienile
della casa colonica.(24) SABATO
15 APRILE 1944 Il
grande filosofo italiano, Presidente dell'Accademia d'Italia, Giovanni
Gentile, viene assassinato a Firenze da una squadra di gappisti. Sull'uccisione
del grande pensatore italiano, che aveva aderito incondizionatamente alla
Repubblica Sociale Italiana, sono corsi fiumi d'inchiostro. Il comunismo,
che altro non poteva opporre alla forza della cultura, del pensiero e
dello spirito, si macchiò di quell'orrendo delitto rivendicandone
l'attentato, da parte di molti dei suoi uomini più rappresentativi. Anche
in questo caso come per le uccisioni di altri uomini di cultura quali,
Aldo Resega a Milano, Pericle Ducati a Bologna e Ghisellini a Ferrara, si
cercava, a tutti i costi, oltre che l'eliminazione fisica di uomini
altamente rappresentativi e seguiti, la ritorsione dei fascisti attraverso
le rappresaglie. A Firenze, anche per volontà dei figli di Gentile, non
venne attuata nessuna rappresaglia.(24bis) DOMENICA
16 APRILE 1944 La
particolare situazione in cui si dibatteva l'Italia in guerra, era motivo
di razionamenti piuttosto rigidi; la maggioranza della popolazione era
costretta a vivere in condizioni difficili e molti erano i sacrifici
richiesti. In simili frangenti, si trovano sempre gli "avvoltoi"
e gli "sciacalli" che cercano il profitto personale dalle
disgrazie altrui; compito particolarmente gravoso era quello della polizia
annonaria che doveva cercare di reprimere il mercato dei
"borsaneristi" e dei trasgressori annonari. Abbastanza di
frequente il quotidiano locale pubblicava elenchi di persone incappate
nella rete dei controlli e sottoposti a multe ed ammende, ed in moltissimi
casi, tradotti in carcere. A
Pianezza , in Provincia di Torino, perde la vita il soldato dell'esercito
territoriale: GERBI
GIOVANNI. (24tris) LUNEDI
17 APRILE 1944 Continuano
le "rapine" in molte zone dell’Appennino modenese. Sotto il
titolo: "Sono questi i patrioti" il quotidiano locale riportava
una serie di questi "espropri proletari", ne citiamo alcuni: a
Polinago, "sconosciuti armati", dopo aver sfondato la porta,
entrano nell'abitazione del possidente Francesco Amorotti e vi asportano
cinque quintali di grano e granoturco. A
Maranello, in località Torre Maina, "banditi armati", si
facevano consegnare da tale Adeodato Cavani, la somma di L. 9.000. A
Monfestino, tre rapine: a Riotorto ai danni del carrettiere Giuseppe
Gilioli, a Pazzano ai danni di Francesco Giannini e a Montardone
rapinavano l'esercente, Armando Mellini.(25) E'
altresì risaputo che queste denunce erano una piccolissima parte dei
furti avvenuti e riportati dalle cronache; nella stragrande maggioranza i
derubati, o visitati, o costretti loro malgrado ad "omaggiare"
la resistenza, non denunciavano per le minacce di morte e per le
ritorsioni che i partigiani o "banditi che si facevano passare per
tali" promettevano ai malcapitati. In vari casi quando si vedevano
rifiutare la "tangente" richiesta, provvedevano a violenze di
ogni tipo, incendiavano, e uccidevano facendo poi passare queste azioni,
come eroiche operazioni contro il nemico fascista e nella storia
resistenziale troviamo parecchi di questi episodi coperti dalla mascherata
di "sentenze" contro "pericolose spie fasciste". A
Fiumalbo, suo paese natale, si svolgono le esequie del legionario Fraulini
Amelio, ucciso a Modena il giorno 8 Aprile.(26) MARTEDI
18 APRILE 1944 "BASTA"
: è il titolo della corrispondenza repubblicana n. 48, riportata sul
quotidiano locale in questo giorno.(27) Così, Benito Mussolini,
commentava il barbaro assassinio del filosofo Giovanni Gentile: "
Con l'assassinio di Giovanni Gentile è stato completato il quadro. Ogni
categoria sociale è infatti rappresentata nell'ormai troppo lunga lista,
dal bambino seienne al laborioso operaio, dallo squadrista fedele alla
giovane recluta, dal silenzioso milite all'ardente Ufficiale della X°
Mas, dal prete al capace Federale, tutti sono caduti sotto il piombo di
sicari venduti al nemico. E' quindi giunto il momento di gridare un
solenne "basta" a tali scempi, e dire qualche parola chiara agli
italiani di quà e oltre Garigliano. Innanzi
tutto che questo spargimento di sangue deve assolutamente cessare, deve
finire questa anarchia, deve essere combattuta e stroncata e i colpevoli
giustiziati senza pietà. Il solito benpensante potrebbe chiederci come
mai nell'Italia invasa non succedono simili episodi. E' facile rispondere:
"anche ai fascisti costerebbe poco prezzolare dei sicari per uccidere
Sforza o il carabiniere che presta servizio lungo la linea ferroviaria
Bari-Brindisi; o il commissario per la Sicilia Mussotto, padre di un
eroico marinaio, ma non è nostro costume armare la mano degli italiani
per uccidere vigliaccamente alle spalle altri italiani; noi non ci
sentiamo nemici fino a tale punto dei napoletani o dei baresi che fanno il
loro dovere pur di assicurare un poco di ordine, pur di alleviare con il
lavoro le già molte sofferenze del popolo italiano. Noi non siamo
antiitaliani. Perché
non è più ormai questione di fascismo; Giovanni Gentile non è stato
ucciso soltanto perché era fascista, egli è stato assassinato perché
italiano e il suo assassino è un patriota italiano. E'
ora che il popolo italiano smetta di credere che le nazioni alleate
facciano la guerra al fascismo, a quel fascismo che del resto dichiarano
defunto e sepolto! Essi
fanno la guerra e tutto il resto è propaganda, è furba mossa politica.
Erano fascisti le alcune migliaia di morti di Treviso Del resto l'infausto
mese di Agosto 1943 può far meditare. Al Governo c'era Badoglio e i
fascisti in carcere, pur tuttavia, i bombardamenti ebbero un ritmo
sanguinoso mai prima di allora provato. Si vuol vincere l'Italia ecco
tutto, e averla creduta schiava e dover invece assistere alla sua
rinascita riesce sommamente sgradito a chi si avvicina al sesto anno di
guerra e sà ormai che non ci sarà più la conclamata sonante vittoria
come gli alleati proclamavano. L'Italia
soffre già le pene dell'inferno senza bisogno che gli italiani si
scannino tra di loro, specie quando questa lotta non torna a loro
vantaggio, ma a quello dello straniero. Quando la nave dove stiamo noi
tutti corre serio pericolo di affondare, è ragionevole che l'equipaggio
invece di unirsi per salvare il salvabile ed evitare l'affondamento,
litighi invece per il possesso delle scialuppe di salvataggio e lasci così
tutto andare a mare? Lasciatevelo dire, o voi che ci ascoltate. L'unica
scialuppa di salvataggio che vi rimane è quella che porta il nome di
Mussolini. Egli
ci ha salvato una volta, perché non credere o almeno sperare che possa
egli salvarci una seconda? Taluno di voi afferma o pensa che la guerra non
si può vincere e che è stato un errore o una colpa averla dichiarata. Ci
sono mille argomenti vari, anche di estrema attualità per dimostrarvi che
la guerra non si poteva evitare. Ma pur concedendo di dire che a causa del
tradimento, si è persa la guerra monarchica, perché non credere che si
possa impattare o addirittura vincere la guerra repubblicana, quella del
popolo? Solo Mussolini dopo secoli di smembramento, aveva fornito di
vertebre l'Italia. Dal
25 Luglio la nazione appartiene di nuovo all'ordine degli invertebrati,
degli esseri privi di spina dorsale. Convincetevi che l'unico in Italia
che può tenere testa e trattare da pari a pari con Hitler, Churchill,
Roosvelt, Stalin è ancora e solo Mussolini, non certo il Savoia ed il
Badoglio, pupazzi tenuti in piedi per gioco politico. Se per ora la stampa
alleata non li ricopre eccessivamente di insulti, è indubitato che il
giudizio dello storico britannico o neutrale sui due messeri non sarà
certo benigno. Badoglio
e Savoia saranno sinonimo di traditori, e fosse solo questo; ma gli è che
ci andrà di mezzo il popolo italiano, ciascuno di noi, e ci sarà sputato
addosso, come è avvenuto e avviene da tutte le lingue, il veleno di
disonorante disprezzo. Il
colpo a tradimento vibrato soprattutto al popolo italiano l'8 Settembre
era mortale; solo la presenza di Mussolini ha evitato che il pugnale
arrivasse sino al cuore. Non è un mistero per nessuno sapere cosa sarebbe
successo senza di lui. Sarebbero cessati i bombardamenti? Nò. Sarebbe
finita questa che fù definita ed è oggi "guerra-martirio". No.
Tedeschi ed inglesi lotterebbero come ora. E' vero che il Governo della
Repubblica Sociale chiama le classi sotto le armi (anche Badoglio lo ha
fatto) impone nuove leggi e le fa rispettare, con la forza se occorre,
condanna i cittadini colpevoli di delitti verso la Patria. Ma vuole il
popolo italiano convincersi che non è tempo, mentre tutto il mondo è
sossopra, di starsene alla finestra? Non
valgono considerazioni di partito perché oggi ogni italiano degno di
questo nome non può non avere altro programma che salvare l'Italia dalla
definitiva catastrofe. Ma gli altri partiti hanno l'uomo; i vecchi e nuovi
debuttanti nel teatro partenopeo non escono dal compromesso e la loro
azione è viziata all'origine da una pregiudiziale che "unica"
li tiene insieme: l'antifascismo. Essi
si fanno forti della ipotetica certezza che sono dalla parte del
vincitore; ma questo è tutt'altro che deciso. Questa è la guerra
dell'imprevisto e dell'imprevedibile. Italiani! Basta. Chi uccide un
fascista, uccide un italiano, quindi è nemico dell'Italia. Collaborate
invece con chi cerca di riedificare la casa comune e lavora con coscienza
e alacre impegno. Voi giovani presentatevi nelle caserme, e non
costringete le autorità a dover spargere altro sangue. Cosa temete? Meglio
sopportare la disciplina militare che continuare a vivere tappati in casa
o addirittura sui monti come briganti di una volta. Così facendo non vi
ammantate certo di gloria ma siete soltanto dei banditi o degli stupidi.
Voi operai e braccianti pensate al lavoro quì o altrove senza
preoccuparvi se sia lavoro, soltanto lavoro, e per questo non avrete mai
nessuna noia o rappresaglia. Voi,
cosiddetti borghesi, ascoltate meno Radio Londra e di più il vostro cuore
italiano che, siatene sicuri non vi tradirà. Oggi siamo in ballo e
recriminare non giova a nulla. Con la collaborazione dei veri italiani di
qui o di oltre il Garigliano, noi vogliamo rallentare il tempo: da agitato
in andantino con moto, magari con brio ma senza coltelli che si piantano
all'improvviso nella schiena troncando la vita dei purissimi italiani che
altro non vogliono all'infuori di quello che i migliori combattenti tutti
vogliono, salvare l'onore, l'indipendenza e l'avvenire della Patria." MERCOLEDI
19 APRILE 1944 In
un agguato partigiano, in Comune di Modena, frazione San Donnino, vengono
gravemente feriti un maresciallo della GNR ed un brigadiere. In
seguito alle ferite riportate, il maresciallo: MELLONI
ARNALDO,(28) che
comandava il distaccamento della GNR di San Damaso, decedeva due giorni
dopo. GIOVEDI
20 APRILE 1944 L'invio
della mano d'opera italiana in Germania, per una maggior collaborazione
con l'alleato per l'incremento della produzione bellica, creò notevoli
problemi al Governo Repubblicano. In modo particolare erano richiesti per
la Germania, uomini atti ai lavori agricoli, ma l'affluenza dei lavoratori
nostrani ed in modo particolare di quelli modenesi non fu all'altezza
della richiesta dei comandi germanici, anche se le autorità repubblicane
diramavano tutte le disposizioni relative al reclutamento degli operai;
non vi fu e ovvi erano i motivi, la partecipazione degli uffici di
collocamento e tanto meno molti uomini, che in un momento così difficile,
non se la sentivano di correre grossi rischi quali comportava
un’operazione di quel tipo. Ugualmente, molti di coloro che ebbero la
ventura di trovarsi in quelle condizioni, o per scelta propria ma in certi
casi anche forzatamente, hanno poi dichiarato che il trattamento ricevuto
nelle campagne tedesche, da parte della popolazione e delle autorità, fu
oltremodo corretto. VENERDI
21 APRILE 1944 E'
la festa del Natale di Roma. A Modena, in Via Ciro Menotti, elementi
partigiani, in una vile imboscata, uccidono il sergente dell'esercito
repubblicano: GAVIOLI
OTTORINO.(29) Così
venne ricordato, in un fondo del quindicinale che veniva stampato presso
l'Accademia Militare: "Sergente
Gavioli Ottorino, non comprendiamo perché ti abbiano assassinato. Eri con
noi dai primissimi giorni, lavoravi forte, instancabilmente: non c'era
nella tua persona il minimo motivo di odio, il più piccolo appiglio per
giustificare la inconsulta vigliaccheria di chi ti ha colpito. Eri il più
umile, il più buono dei tuoi compagni. Ricordo nel Novembre. Ti avevano
consigliato di portare un arma con tè la sera. Ma tu sorridevi e
regalasti la tua rivoltella ad un ragazzo volontario per il fronte; tanto
eri lontano dal credere che qualcuno potesse farti del male. E se ti
chiedevano la tua opinione politica, parlavi del tuo bambino, che andava a
scuola, ormai e cresceva bene: e te lo portavi appresso, per i campi,
quando c'era l'allarme. Una bomba vi esplose vicino e ti coprì di terra:
tè, ma non il bambino, che tenevi stretto sotto e non si fece una
scalfittura. Di questo tù parlavi. E che c'era bisogno anche di tè,
perché il piccolo non finisse un giorno deportato in Russia. Così, ora
ti promettiamo che custodiremo noi il tuo bimbo, sergente Gavioli. E gli
insegneremo che suo padre è stato assassinato perché portava una divisa
di soldato, onestamente. E
continua così la lista dei nomi che vengono cancellati di tra i nostri.
Continua. e porta con se degli uomini. Continua e ci fa tenere per mano,
sempre più forte, decisamente."(30) SABATO
22 APRILE 1944 In
seguito all'attentato avvenuto in località San Damaso, dove vi trovò la
morte il maresciallo Arnaldo Melloni ed un brigadiere venne gravemente
ferito, un reparto di militi fascisti compie un rastrellamento in quella
località, alla ricerca dei responsabili dell'omicidio. Tutti
gli uomini della piccola frazione del Comune di Modena, vennero radunati
nella piazza per il controllo dei documenti, mentre alcuni vennero portati
nel carcere di S. Eufemia per ulteriori accertamenti. I funerali del
maresciallo Melloni si svolsero nel pomeriggio, alla presenza delle
autorità repubblicane, presso la Chiesa della Pomposa, in centro storico. In
una affollata conferenza delle donne fasciste modenesi, la signora Germana
Cavazzuti Moriani, ha tenuto un applaudito discorso, sottolineando in
particolare la presenza delle ausiliarie nelle file del nuovo esercito
repubblicano. DOMENICA
23 APRILE 1944 In
una atmosfera vibrante e calorosa, alla presenza della popolazione
modenese, sfilano per la città, che li ha coperti di fiori e di grida
festose, gli oltre 500 allievi della scuola ufficiali. Viene consegnata la
Bandiera al primo corso degli allievi chiamato: "Impeto".(31) LUNEDI
24 APRILE 1944 Gli
allievi della scuola ufficiali della GNR sosterranno, tra alcuni giorni,
la loro prima esperienza di antiguerriglia sull’Appennino modenese. La
maggioranza di questi giovani si era arruolata fondamentalmente per
cercare di cancellare l'onta dell'infame tradimento e per prendere posto
assieme agli altri reparti della RSI e a quelli tedeschi, sulle linee del
fronte italiano ma, a causa della sopravvenuta guerriglia interna, furono
costretti, loro malgrado, a combattere contro altri italiani. Se in molti
vi era la determinazione di combattere ugualmente per la causa, in tanti
altri questo scontro fratricida provocò molte perplessità e titubanze. MARTEDI
25 APRILE 1944 Viene
pubblicato il Decreto relativo al condono delle pene previste per i
militari sbandati e che si vorranno costituire entro il 25 Maggio.(32) I
manifesti di questo bando vennero affissi in tutto il territorio della
Provincia di Modena. Lo riportiamo integralmente: "
Repubblica Sociale Italiana Prefettura
di Modena. Decreto
del Duce per la presentazione degli sbandati. Art.
1 - I militari di qualsiasi grado, classe categoria ed i non militari che
prima e dopo l'8 Settembre 1943 - XXI° hanno abbandonato il reparto o
l'abitazione per unirsi alle bande operanti a danno delle organizzazioni
militari e civili dello Stato, sono puniti per il fatto stesso di tale
partecipazione, con la pena di morte mediante fucilazione alla schiena.
Alla stessa pena è soggetto chiunque, all'infuori di una vera e propria
partecipazione materiale all'attività delle bande, esplica un azione
diretta ad agevolare l'opera delle bande stesse. Coloro che sono sorpresi
con le armi alla mano sono immediatamente fucilati sul luogo stesso della
cattura, senza bisogno di alcun giudizio. Art.
2 - Chiunque dà rifugio, fornisce vitto o presta, comunque, assistenza a
taluna delle persone indicate nell'articolo precedente è punito con la
pena di morte, mediante fucilazione nella schiena. La pena può, tuttavia,
essere diminuita fino a un minimo di 15 anni di reclusione, quando si
tratta di rifugio, vitto assistenza prestati a favore di un prossimo
congiunto, a norma dell'art. 30 del codice penale. Art.
3 - I colpevoli di qualcuno dei delitti previsti dagli articoli precedenti
che si costituiscono volontariamente entro il termine di 30 giorni dalla
data di pubblicazione del presente decreto andranno esenti da pena e non
saranno sottoposti a procedimento penale. Art.
4 - La condanna per alcuno dei delitti previsti dagli articoli precedenti
e l'esecuzione sommaria prevista dal comma 3 dell'art. 1 importano di
diritto la confisca di tutti i beni mobili ed immobili appartenti al
colpevole. Art.
5 - La cognizione dei delitti previsti dal presente decreto spetta ai
Tribunali militari i quali giudicano osservando le norme stabilite dalla
legge per i Tribunali militari e straordinari di guerra. Si applichino le
norme predette anche per quanto attiene alla non impugnabilità dei
giudicati. Il termine per la presentazione scade irrevocabilmente alla
mezzanotte del 25 Maggio c.a. Ad evitare interpretazioni errate da parte
dei richiamati delle classi 1916-1917, il Quartier Generale precisa quanto
segue: "si avverte che il decreto del Duce, in data 18 Aprile , con
il quale è stato concesso il termine di 30 giorni agli appartenenti a
bande armate perché possano costituirsi volontariamente alle autorità
senza incorrere in alcuna sanzione penale, non riguarda i richiamati delle
classi 1916-1917 e di qualunque altra classe che potesse essere chiamata o
richiamata in avvenire, le quali, pertanto hanno l'obbligo di presentarsi
secondo le disposizioni contenute nel manifesto di chiamata, perchè
diversamente incorreranno nelle sanzioni previste dai decreti 18 Febbraio
e 14 Marzo, che prevedono la pena di morte". Modena
25 Aprile 1944- XXI _ Il
Capo della Provincia, Pier Luigi Pansera." MERCOLEDI
26 APRILE 1944 In
una vasta operazione della polizia repubblicana, vengono arrestati
numerosi partigiani nella zona di Marano sul Panaro; questi daranno la
possibilità, in seguito, di catturare molti esponenti del CLN modenese.
Secondo fonti antifasciste, l'operazione ebbe possibilità di successo per
la presenza, tra i componenti del gruppo, di una "spia" o di un
"traditore" che riuscì a dare informazioni alle autorità
repubblicane circa i movimenti che effettuava il gruppo partigiano in
quelle zone.(33) GIOVEDI
27 APRILE 1944 Una
squadra partigiana compie un "prelievo" di circa 130.000 lire al
banco di San Geminiano di Lama Mocogno.(34) Agguato
partigiano ad una pattuglia fascista a Serramazzoni; vengono uccisi:
l'allievo milite: BETTUZZI
ARTURO,(35) ed
il carabiniere: SERRA
WALTER.(36) Così
il quotidiano locale riportava la notizia di questa imboscata partigiana: "In
località casa Toni, nei pressi di Riccò, 7 sconosciuti appostati dietro
un pozzetto sovrastante la strada sparavano contro cinque militari reduci
da un servizio di perlustrazione vari colpi di moschetto, uccidendo in un
primo tempo il carabiniere Walter Serra e l'allievo milite Bettuzzi
Arturo. Rimaneva incolume il carabiniere Angelo Manni, che li seguiva a
distanza, mentre riportava ferite il vicebrigadiere Romeo Monti, che a 200
metri circa unitamente all'appuntato Vittorio Mantovani, chiudeva la
pattuglia. I due illesi, riparandosi dietro un pagliaio, rispondevano al
fuoco degli aggressori costringendoli ad allontanarsi."(37) VENERDI
28 APRILE 1944 Reparti
di soldati tedeschi e fascisti partono da Pavullo diretti alle zone del
fiume Leo e Scoltenna dove più si verificavano, in quel periodo,
movimenti partigiani. Nella zona di Monte Penna avvenne lo scontro con i
partigiani di "Armando". Vi fu una forte sparatoria, ma senza
gravi conseguenze, contrariamente a quanto racconta certa storiografia
resistenziale.(38) L'ampliamento dei fatti realmente accaduti, da parte
della storiografia partigiana è in questo, come in altri episodi
analoghi, veramente incredibile; da piccoli scontri di pattuglie si sono
ricavati, negli anni a seguire, scontri di "battaglie
memorabili"; nello scontro di Monte Penna, secondo la "relazione
militare" della Divisione "Modena", vi sarebbero stati dai
250 ai 300 morti e feriti(39); un altra pubblicazione sottolinea che: "solamente
nella mattinata vi sarebbero stati decine di morti tedeschi e un solo
ferito partigiano";(40) in
nessuna relazione fascista dell'epoca si parla di caduti in quel
combattimento; l'episodio viene così ricordato, nel diario di un allievo
della Scuola Ufficiali della GNR, che prese parte a quella azione: "In
relazione ad un attacco partigiano al Presidio di Sestola, il Comando
Scuola ha ricevuto l'ordine da parte del Comando Provinciale di approntare
un plotone, rinforzato da mitragliatrici, per prendere parte ad un
rastrellamento......Una volta partiti, ci si è accorti che sugli
autocarri, oltre ai cinquanta allievi prescelti ve ne erano diciannove in
più. Abbiamo sostato per qualche ora a Pavullo poi abbiamo proseguito con
il dito sul grilletto. Il "loro" metodo è di attaccare stando
in agguato...Eravamo quasi vicini al ponte quando ad un tratto abbiamo
udito degli spari, poi raffiche di mitragliatrice. Di colpo ci siamo stesi
a terra, abbiamo piazzato le armi pesanti e ci siamo preparati a risalire
il monte....Si và avanti verso il monte cercando di aggirare le posizioni
dei guerriglieri. La loro reazione è abbastanza forte comunque li
sfidiamo ed andiamo avanti....Si fa sera. Sono comandato con sei compagni
a guardare le spalle dello schieramento al bivio di Pavullo. A malincuore
ci incamminiamo per dare il cambio ad altri camerati. Ci si guarda intorno
per trovare un posto da dove vedere senza essere veduti. Ma da qualunque
parte ci possono colpire. Nessuno si fa vivo nella notte."(41) I
partigiani riuscirono a "sganciarsi" da questo rastrellamento,
spostandosi nella zona di Montemolino incontrandosi con la formazione del
partigiano "Nello". Contrastanti sono le valutazioni della
storiografia partigiana sull'operato di queste bande e del loro
"caporione"; ad esempio, il partigiano Osvaldo Poppi, asserisce
che questo Nello era indirizzato nelle sue azioni da un certo
"Aurelio", delinquente comune, reduce dalle patrie galere, ladro
recidivo e condannato a dieci anni.(42) Secondo un altra versione, sempre
antifascista,(43) il "nostro" non faceva altro che applicare le
direttive del Partito Comunista. E gli eccessi e le violenze che
commetteva non erano altro che una inevitabile conseguenza delle
"direttive seguite dai comunisti sulla condotta della guerra
partigiana."(44) Certo
è che questo discusso partigiano, che vedremo all'opera in altre tristi
circostanze, venne poi ucciso dai suoi compagni, durante la ritirata dei
"ribelli" da Montefiorino.(45) SABATO
29 APRILE 1944 In
seguito all'operazione della polizia repubblicana del 26 Aprile, che aveva
portato alla cattura di un gruppo di dirigenti del CLN, venne diramato, da
parte delle autorità fasciste un comunicato che così diceva: "La
polizia repubblicana, in conseguenza del fermo di alcuni ribelli trovati
nel territorio di Marano sul Panaro, ha scoperto una vasta associazione
denominata "Comitato di Liberazione Nazionale". Tutti i
componenti dell'organizzazione centrale, noti industriali, commercianti,
professionisti e persone facoltose, che hanno già confessato i vari
delitti loro imputati ed imputabili, sono stati assicurati alla giustizia."(46) A
commento di questa notizia, il Direttore del quotidiano locale: Vittore
Querel, così commentava: Gli
elementi arrestati e tutti confessi, appartengono a quel ceto borghese che
noi in molti articoli abbiamo sempre indicato come il principale colpevole
della confusione e dei disordini in cui si dibatte la nostra Patria. Non
uno, diciamo non uno, degli assicurati alla giustizia appartiene a
categorie popolari, ai lavoratori, al proletariato."(47) In
questa operazione della polizia repubblicana vennero particolarmente
colpiti i rappresentanti del Partito d'Azione e della Democrazia
Cristiana, mentre i comunisti, così come durante tutto il periodo della
guerra civile, non: "subirono
mai retate e arresti a catena tra i loro quadri dirigenti".(48) DOMENICA
30 APRILE 1944 In
cima al "capanno" di Palagano viene ucciso il fascista: CORTI
OLIMPO.(49) Sembra
che molti altri fascisti siano stati uccisi e sepolti in quella zona; ma
non sono mai state trovate nè le salme, né le testimonianze dirette. In
questi ultimi tempi qualcosa si è mosso ma le operazioni di ricerca non
hanno avuto lo sviluppo e la volontà necessaria per simili operazioni. Si
presume che vi siano stati
occultati dai trentacinque ai quaranta
fascisti: IGNOTI. (50)Le
azioni partigiane in quest'ultimo periodo, aumentano d'intensità. I
rifornimenti anglo-americani sono sempre più cospicui, la martellante
propaganda delle radio clandestine come quella di Radio Londra, fanno
pensare ad una rapida soluzione del conflitto anche in prospettiva dello
sforzo che le truppe "alleate" stavano producendo sui vari
fronti in Europa. Molti giovani che si erano dati alla macchia o che si
erano semplicemente nascosti, per attendere lo sviluppo degli eventi,
cominciano ad avvicinarsi ai "ribelli" convinti che, ormai è
solo questione di pochi mesi poi tutto sarà finito. Le squadre comuniste,
sono le più determinate, rispetto all'inizio della guerra partigiana,
nell'affrontare, con la maggior spietatezza possibile, la lotta con il
"nemico". Ecco
un esempio di una tipica azione partigiana raccontata dalla storiografia
resistenziale: "Siamo
nel mese di Aprile 1944, lungo la strada Vignolese nei pressi del ponte
Guerro, un soldato tedesco equipaggiato militarmente si trascina dietro un
carretto a mano carico di vettovaglie. Giunto ad un incrocio stradale egli
si vide sbucare fulminei da una siepe due ragazzi che subito si buttano su
di lui immobbilizandolo e giustiziandolo con le sue stesse armi. Poco dopo
tutto è calmo sul luogo, giace solo il cadavere del tedesco in una pozza
di sangue, monito agli stessi tedeschi ed ai filo nazisti. E' questa la
prima azione di elementi che apparterranno poi alla 13°Brigata."(51) Questa
è la tipica scuola della guerriglia comunista che dava due vantaggi:
primo, avviare con una certa facilità i neofiti partigiani al facile
assassinio, in quanto, come si evince dal fatto citato, non deve poi
essere stato tanto eroico e difficile tendere un agguato ad un soldato
isolato che si trascinava dietro un carretto; secondo, si dava la
possibilità di creare i presupposti alla "spietata"
rappresaglia nazista. Sempre
in questa data, con lo scopo molto probabile di celebrare la
"festa" del 1° Maggio, i gappisti compiono una serie di
attentati sia nel capoluogo che in Provincia. In città ordigni esplosivi
vennero fatti esplodere davanti alla sede della redazione della
"Gazzetta dell'Emilia", davanti alla sede dell’ufficio
provinciale del lavoro e davanti alla sede della gendarmeria tedesca. In
Provincia, cariche di esplosivo venivano poste sulla linea ferroviaria
Modena-Mantova, nella zona di Fossoli, a Spilamberto un altro ordigno
veniva fatto esplodere davanti alla casa del Fascio. Gli
attentati alle linee ferroviarie, creavano, principalmente enormi danni
alla popolazione civile che, oltre al disagio delle perdite di tempo per
il ripristino della linea si trovavano maggiormente esposti agli attacchi
aerei anglo-americani che potevano così mitragliare e bombardare quei
facili bersagli. A
Carpi vengono sorpresi da militi della GNR, mentre stavano disponendo una
bomba ad orologeria, due partigiani. La
bomba stava per essere collocata all'interno del Caffè del Teatro
Comunale, nella Piazza principale e, se non fossero stati scoperti gli
attentatori, avrebbe potuto provocare una vera e propria strage, in quanto
il locale era sempre molto affollato e frequentato da fascisti, ma anche
da cittadini non impegnati. In
questo modo, l’episodio della mancata strage al caffè del teatro
carpigiano, viene visto dalla storiografia resistenziale: "Due
gappisti, uno di diciannove e uno di ventuno anni si presentano davanti al
caffè dove sono soliti incontrarsi i più scalmanati fascisti. In
una borsa di pelle hanno una bomba ad orologeria che dovrebbe farne fuori
parecchi. Purtroppo però questa volta il colpo non riesce: i due sono
fermati e perquisiti."(53) NOTE 1 cfr. Vari articoli di fondo, sulla Gazzetta
dell'Emilia di questo periodo, oltre a svariate considerazioni di molta
parte della storiografia resistenziale. 2 cfr. Montanelli-Cervi in: "L'Italia della
Guerra Civile" 3 cfr. Elenco caduti RSI n. 526. Era nato a Taranto
il 20.12.1921. 4 cfr. E. Gorrieri: "La Repubblica di
Montefiorino" pag. 260. 5 cfr. Ada Tommasi De Michieli: "Armando
racconta" pag. 136. 6 cfr. G. Silingardi: "I giorni del fascismo
ecc." pag. 177. 7 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 9.4.1944 8 pseudonimo di, Archimede Benevelli, partigiano
comandante del raggruppamento "aristide" 9 cfr. M. Campana: "Assalti e battaglie delle
formazioni sap", pag. 40 10 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 332 11 cfr. Elenco caduti RSI, n.308. 12 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 10.4.1944. 13 Il Generale Renato Ricci, venne nominato da Mussolini
comandante di tutte le Scuole Allievi Ufficiali della GNR. 14 cfr. G.Pisanò: "Gli ultimi in grigioverde". 15 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 9.4.1944 16 cfr. G. Pisanò, op. cit. 17 Il maestro Rubens Triva venne eletto nel dopoguerra,
dopo essere stato Sindaco di Modena, a deputato al Parlamento Italiano per
il Partito Comunista. 18 cfr. Elenco caduti RSI n. 761. 19 ibidem n. 439 20 cfr. A. Galli: "Pievepelago" pag. 31. 21 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 260 22 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 15.04.1944 23 ibidem del 14 Aprile. 24 cfr. Canova, Gelmini, Mattioli : "Lotta di
liberazione nella bassa" pag. 122 24bis
cfr. svariate pubblicazioni coeve. 24tris
cfr. Martirologio - Modena 1943-1946 25 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 18 Aprile 1944 26 ibidem 27 ibidem 28 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 243. 29 cfr. elenco caduti RSI n. 236 30 cfr. Articolo sul quindicinale "Sotto a chi
tocca" del 9 Maggio 1944. Il foglio era stampato presso l'Accademia
Militare di Modena ed era diretto da certo, Enrico Napolitano. 31 cfr. G. Pisanò, op. cit. Vol.3° pag. 1781 32 cfr. Gazzetta dell'Emilia. 33 cfr. E Gorrieri, op. cit. L'azione degli infiltrati, o spie,
in ambedue gli schieramenti sarebbe un argomento da sviluppare a parte e
con maggior approfondimento. Scorrendo la storiografia partigiana si
evince che gli infiltrati fascisti sono sempre delle "luride
spie", o traditori o canaglie mentre gli infiltrati partigiani
vengono sempre descritti come, "purissimi eroi". 34 cfr. A. Galli, op. cit. pag. 31 35 cfr. elenco caduti RSI, n. 106. 36 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 30 Aprile 1944 37 ibidem 38 cfr. G. Silingardi, op. cit. pag.264. 39 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 264 40 cfr. A Tommasi, op. cit. pag. 140. 41 cfr. G.Pisanò, op. cit. pag.1785. 42 cfr. O. Poppi : Il "Commissario", pag. 44. 43 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 383. 44 ibidem 45 cfr. O. Poppi, op. cit. 46 cfr. Gazzetta dell'Emilia del 29.4.1944. 47 ibidem 48 cfr. E. Gorrieri, op. cit. pag. 255. 49 cfr. Elenco caduti RSI, n. 246. 50 nota a margine del caduto Corti Olimpo, in elenco
caduti RSI. 51 cfr. F. Borghi: "L'an n'era menga giosta",
pag. 313. 52 Si trattava dei partigiani, Oreste Saetti e Alfeo
Meschiari, fucilati in seguito a processo, l'11 Giugno 1944. 53 cfr. Pacor-Casali: "Lotte sociali e guerriglia in
pianura", pag. 89.
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