Val Pesarina

A distanza esatta di un anno ritorno nella bassa Val Pesarina. Da lì un sentiero (CAI 235) conduce alla C.ra Forchia, con possibilità di ascesa all'omonima cima. D'inverno il percorso è sempre ben innevato, grazie all'esposizione favorevole. Un'ottima occasione per usare le racchette da neve.
Quest'inverno il meteo ha fatto le bizze. La neve è caduta copiosa, quando ormai nessuno se l'aspettava più. Manto bianco consistente, ma solo da una certa quota in poi. Il ritorno è stato propiziato da due fatti concorrenti: presenza della neve ed assenza di precipitazioni da almeno una settimana. In altre parole, neve assestata.

Poco dopo aver imboccato la Val Pesarina si oltrepassa il paese di Prato Carnico. Subito dopo c'è l'abitato di Pieria. Alla fine del paese, senza indicazioni, si scende sinistra sino al cimitero e poi in forte salita per un km sin quasi al termine della strada. La zona è nota col termine di "Selva di Pieria". Possibilità di parcheggio in loco solo per due macchine. Silenzio assoluto. Non c'è nessuno, tranne due cavalli confinati in uno spazio che mi pare esiguo. Calzo subito le racchette e raggiungo il sentiero. Arriva il padrone dei cavalli, accompagnato da un cane che abbaierà per ore.

Come da previsioni, in basso di neve ce n'è poca. Poi, lasciata a destra la strada, si imbocca il percorso segnalato e visto che la quota ora è superiore a quella di partenza, pure la neve è migliore: sia come quantità che qualità. Tracce di passaggio: nessuna. Avanti, inanellando la lunga serie di svolte. La pendenza è sempre media. Le difficoltà sono di altra natura. Il percorso dovrebbe essere liberato dai troppi tronchi che ci sono di traverso e che ostacolano non poco il procedere.

Man mano che si sale, ci si rende conto della quantità di neve caduta. In genere non faccio calcoli, ma stavolta sono costretto a cedere. Di neve ce n'è tanta che riesco a fare un passo ogni 4 secondi. Poi, come ricordavo dalla volta scorsa, il sentiero sbuca per un po' fuori dalla vegetazione e percorre un tratto in battuta di sole. E poco dopo sono alla C.ra Pilang. Da qui in poi, c'è una radicale variazione. Mentre sino ad ora il percorso si era svolto lungo una specie di stradina sempre visibile, ora c'è sentiero. Sepolto dalla neve tanto da rendere difficoltosa l'individuazione. Sbuco su una chiaria del bosco. Lo scenario non mi piace proprio: un tratto senza alberi ed in forte pendenza. Da tagliare ma la neve appare stabile. Per la conformazione del posto, non c'è segnale del telefonino. Se qualcosa va storto, ci pensa il bosco a fermarmi, ma una cinquantina di metri più in basso. E da lì non mi pare si possa risalire. Tento l'attraversamento. Con cautela. Ma sono immerso della neve oltre le ginocchia. E le racchette sono d'impiccio, mentre avere una pala sarebbe la manna. Retromarcia. Tolgo le racchette. Rifaccio il tratto a piedi, affondando. Riesco a procedere sino alla fine della chiaria, ma più in alto del sentiero. La speranza è che poi le condizioni siano migliori. Purtroppo così non è. Si tratterebbe di procedere sempre con lentezza (per i 40 metri della chiaria ci ho messo un'ora) e grande dispendio d'energia.

La fine del sentiero non appare vicina. Basta così. Tanto più che la discesa sarà piuttosto lunghetta. Visto che il proverbio sentenzia che non c'è due senza tre, prima di intraprenderla un'altra volta, sarà meglio darci un'occhiata durante l'estate.


       

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