Legge n. 39 – Agitate le acque per catturare i pesci.

Sentenza:

Rabbia ed emotività sono strategicamente controproducenti, per cui bisogna restare sempre calmi ed obiettivi. Per acquisire un punto di vantaggio sull'avversario fate che sia questi ad irritarsi, mentre voi mantenete saldi i vostri nervi. Per sbilanciare l'avversario è bene individuare i punti deboli che toccano la sua vanità, in modo da innervosirlo e tirare le fila di conseguenza.
 
 

Chi detiene il potere e si lascia andare all'ira in maniera isterica dimostra solo la sua frustrazione, che diventa un segno di perdita di potere, è la reazione infantile di un bambino che non ha altri modi per perseguire i suoi scopi, il potere vero non ha questi atteggiamenti.

Una reazione irosa non intimidisce ne ispira sentimenti di lealtà, crea solo dubbi sulla reale consistenza del potere posseduto

Sino a che le acque sono chete i nemici possono complottare perché hanno tempo e spazio e possono cominciare a organizzare intrighi, perciò è importante darsi da fare per agitare un po' le acque e costringere i pesci a venire allo scoperto prima che siano pronti e prendano loro l'iniziativa, una volta agitate le acque i pesci abboccano e più diventano irritati minore sarà la loro capacità di controllo, per venire catturati nella piscina preparata apposta per loro.
 
 

Le chiavi del potere

Una persona irritata finisce quasi sempre per rendersi ridicola, in quanto gli altri considerano questa reazione più spropositata dei motivi che l'hanno originata.

L'ira porta a prendere le cose in modo troppo serio, sopravvalutando l'insulto ricevuto, si diviene così sensibili alle offese che ci rende persino comici, perché vengono prese troppo personalmente.

Ancor più buffo è il fatto di credere che lo scatto d'ira significhi manifestazione di potere, mentre la verità è esattamente l'opposto: essere petulanti significa non avere altre possibilità.

Forse qualcuno può essere scosso da un atteggiamento iroso ma alla fine perderà il rispetto di chi si mostra così fragile, perché sarà sempre possibile far esplodere chi non mantiene il proprio autocontrollo.

La risposta tuttavia non è quella di reprimere la giusta ira o una reazione emotiva, perché anche reprimere costa energie e spinge a comportamenti anomali.

È invece necessario cercare di mutare l'angolo visuale: niente di ciò che attiene al regno sociale e al gioco del potere può essere solo un fatto personale.

Tutti sono coinvolti in una catena di eventi che finiscono poi per confluire nella situazione che viene a crearsi.

La nostra ira ha radici nell'interazione con gli altri, nell'accumulo di frustrazioni e di angosce che abbiamo sofferto nel tempo.

Spesso pensiamo a un singolo individuo quale fonte della nostra ira, ma la situazione è più complessa e va molto oltre quello che quella persona ci ha fatto.

Vale anche al contrario, se una persona è irosa nei nostri confronti in modo sproporzionato a ciò che abbiamo fatto, non è solo con noi che ce l'ha, rinunciamo a questa vanità.

Invece di lamentarci consideriamola una modalità distorta di dimostrazione del potere o del controllo che sta cercando di esercitare su di noi punendoci con la sua ira.

Questo cambio di prospettiva ci permette di giocare il nostro gioco del potere con maggior facilità, perché invece di reagire in maniera ancor più emotiva facendoci coinvolgere nei sentimenti delle altre persone, si volge al proprio scopo la perdita di controllo altrui. Così si mantiene salda la testa mentre gli altri la perdono.

L'ira ci toglie delle opportunità e chi detiene il potere non riesce a prosperare senza alternative.

Una volta che ci imponiamo di non considerare le cose come un fatto personale e controlliamo le nostre emozioni ci poniamo in una posizione di enorme potere e sta a noi di prendere l'iniziativa di governare le emozioni altrui.

Misceliamo l'insicurezza altrui con la nostra presa di decisione, creando l'illusione di una facile vittoria a portata di mano.

Con chi è arrogante si può giocare ad apparire più deboli di quel che si è, inducendolo ad un'azione precipitosa.

Di fronte a un nemico che si infiamma c'è anche un'altra risposta efficace, la mancata risposta, è un'utile tattica per sbilanciare il proprio avversario, adottare un atteggiamento aristocratico, mai ironico o trionfalistico, semplicemente indifferente e questo lo farà infiammare ancora di più.
 
 

Immagine: il laghetto dei pesci

Le acque sono chiare e calme e i pesci nuotano tenendosi lontano dalla superficie.

Se le acque vengono agitate, i pesci tendono a emergere, se si agitano ancor di più essi divengono nervosi, guizzano sulla superficie, mordendo qualunque cosa capiti loro vicino, magari anche un amo gettato al momento.
 
 

L'opposto

Giocare con le emozioni delle persone a volte è pericoloso e occorre prima analizzare il comportamento dell'avversario con molta cura, ci sono pesci che è meglio continuino a navigare sul fondo del laghetto.

Possiamo aggirare il nemico e arrivare a ottenere che divida le proprie forze ma prima è bene tastare il terreno, misurare le reali forze in campo. Se le differenze sono incolmabili e il nemico è molto superiore non c'è nulla da guadagnare e tutto da perdere nel provocarlo.

Bisogna sempre scegliere quali acque ci si può permettere di agitare, evitando quelle infestate da squali.

Infine ci sono delle volte in cui una reazione d'ira tempestiva può far bene, ma deve essere preorganizzata e tenuta sotto controllo: mai suscitare reazioni che possano ritorcersi contro di voi nel lungo periodo.

Bisogna determinare come e su chi queste devono ricadere, usando le reazioni emotive con parsimonia, in modo da renderle minacciose e significative: se gli scoppi d'ira diventano frequenti fanno solo perdere credibilità al potere.