Legge n. 24 – Siate un perfetto cortigiano.

Sentenza:

Il perfetto cortigiano prospera in un mondo in cui tutto ruota intorno al potere e all’abilità politica. Egli impara a destreggiarsi con maestria nell’arte della mistificazione, sa adulare, cedere ai superiori e gestire il suo potere sugli altri con modi graziosi e trasversali. Bisogna imparare le leggi che reggono le capacità del cortigiano e non ci saranno limiti al successo nella grande corte della vita.
 
 

Il fatto che intorno a una fonte di potere la società si strutturi come una corte è legato alla natura umana, la corte ha diverse funzioni: diverte il signore e consolida la gerarchia.

Il cortigiano non deve dispiacere il proprio signore pena la morte o l’esilio, deve stare sulla corda, compiacere ma non essere troppo condiscendente, obbedire ma a volte distinguere il proprio pensiero da quello di altri, ovviamente senza rendersi così emergente da rendere insicuro il potente; deve essere educato e garbato, l’azione aggressiva velata e indiretta, padrone del mondo, non deve dire più del necessario, traendo il massimo beneficio da un complimento o da un’offesa celata.

Il cortigiano è un polo di attrazione, gli altri lo vogliono vicino per questo saper piacere senza bisogno di mentire o di umiliare se stessi, diventa favorito del signore e spesso più potente per la sua capacità di influenzarlo.
 
 

Le leggi delle corti politiche

Evitare ostentazioni. Non è mai prudente dilungarsi su se stessi né richiamare su di sé l’attenzione: ciò suscita l’invidia dei propri pari e induce alla delazione o alle pugnalate alla schiena. Meglio parlare degli altri che di se stessi, la modestia è in genere preferibile.

Praticare l’indifferenza. Mai far apparire che si lavora troppo intensamente, il proprio talento deve fluire in modo naturale, facendo pensare di trovarsi di fronte a un genio piuttosto che a uno stacanovista, la gente non apprezza chi si danna di lavoro. Meglio suscitare meraviglia con la grazia e la leggerezza con cui si raggiungono certi risultati

Dosare l’adulazione. Bisogna imparare a farlo in modo indiretto, sfumando ad esempio ciò che si fa a beneficio dell’immagine del proprio capo.

Tenersi sempre informati. Questa norma comporta un paradosso: non è bene mostrarsi in modo troppo sfacciato ma bisogna essere sempre informati. Non ci sono opportunità di assurgere ai fasti della notorietà se non si emerge alla schiera dei cortigiani: è una vera e propria arte che inizia nel farsi notare, porre attenzione alla propria figura e crearsi uno stile e un’immagine propria.

Modificare il proprio stile e il proprio linguaggio a seconda di chi ci sta vicini. Non c’è errore più terribile che credere che siano tutti uguali: chi è inferiore lo percepisce come una forma di condiscendenza – come di fatto è – chi è superiore ne viene offeso anche se non può ammetterlo. Bisogna cambiare stile e modo di esprimersi in funzione di chi ci sta davanti, non si tratta di mentire, ma di recitare, e recitare non è un dono naturale ma un’arte che bisogna acquisire e questo vale anche con realtà culturali diverse dalle nostre.

Mai essere latore di notizie infauste. 
Che il re uccida il messaggero che porta cattive notizie è forse un cliché, ma contiene una verità; evitare quindi questo ruolo.

Mai dimostrare confidenza e amicizia con il padrone. 
Lui non vuole amici ma subordinati per cui non bisogna mai avvicinarlo con superficialità o in modo amichevole come se ci si trovasse tra pari, questa semmai è una sua prerogativa. Se lui sceglie questa strada nei vostri confronti è bene assumere un atteggiamento cautamente amichevole o volgere nell’opposta direzione, in modo che sia chiara la distanza tra di voi.

Mai criticare i superiori in modo diretto. 
È ovvio ma ci sono momenti in cui qualche critica diventa necessaria, perché tacere comporta altri rischi. Bisogna imparare a fornire pareri e critiche nel modo più indiretto ed educato possibile, riflettendo anche due o tre volte, prima di agire con sottigliezza e gentilezza.

Essere parchi nel chiedere favori. 
Nulla irrita maggiormente un padrone del fatto di non poter concedere un favore richiesto: lo fa sentire colpevole e suscita risentimento. È bene chiedere favori raramente e sapere quando fermarsi, piuttosto che trasformarsi in supplicanti è meglio guadagnarsi i favori in modo che il padrone li conceda volontariamente. Mai chiedere favori per altri, men che meno se sono amici.

Mai scherzare sui gusti e l’aspetto fisico. 
Un buon cortigiano deve saper essere arguto e spiritoso e ci sono momenti in cui anche la volgarità può essere utile, evitando però scherzi e battute su gusti e aspetto fisico: aree critiche e sensibili, nemmeno quando siete lontani, è uno dei modi con cui ci si scava la fossa.

Non incarnare il ruolo del cinico di corte. 
Esprimete ammirazione per il lavoro degli altri, un atteggiamento sempre critico nei confronti dei propri pari o collaboratori comporta un effetto di grigiore su chi lo manifesta perché diventa una nuvola nera che vi segue sempre. La capacità di esprimere apprezzamento essendo coerenti è un talento raro e in via di estinzione, dunque molto apprezzato.

Essere capaci di autosservarsi. 
Lo specchio è un’invenzione miracolosa senza la quale ognuno può commettere errori imperdonabili, anche per le azioni, oltre che nel decoro; a volte possono essere gli altri a farvi da specchio, ma non è la soluzione migliore. Meglio addestrare la mente ad estraniarsi e riferire cosa vede di voi: essere capaci di autosservarsi evita errori grossolani (troppo ossequiosi, fatica ad essere accettati, sembrare in cerca di attenzione, sembrare in declino).

Padroneggiare le emozioni. 
Bisogna saper essere attori, celare rabbia e frustrazione, certo significa mentire, ma se volete uscire dal gioco del potere non avete che da essere sempre onesti e franchi, non lamentatevi se gli altri vi ritengono detestabile e arrogante.

Rispettare lo spirito dei tempi. 
Evitate di vestirvi demodé e siate all’altezza dello spirito dei tempi, non rimanete troppo indietro o almeno cercate di mimetizzarvi.

Essere fonte di piacevolezza. 
Tutti cercano di evitare chi risulta spiacevole o di poco gusto, chi ha fascino e dà sensazioni piacevoli è come la fiamma che attira le falene, però ci vuole misura: non tutti sono dotati di fascino e ingegno, si possono però tenere a bada i propri difetti.

 
 

Gesti esemplari ed errori fatali

A corte il gioco della verità è un gioco folle, non bisogna venirne assorbiti e credere che il padrone sia interessato ad ascoltare critiche al proprio operato.

Spesso gli adempimenti sociali sono più importanti delle capacità e degli studi, e la capacità maggiore è quella di rendere il proprio padrone più importante di chi lo circonda.

In casi di diarchie bisogna diventare abili naviganti tra Scilla e Cariddi, evitando di irritarne uno.

Anche se siete raffinatissimo evitate di farvi beffe dell’aspetto di un potente: gli ospizi dei poveri sono pieni di gente così.

Mai discutere il gusto di un potente, il gusto è una delle parti più sensibili dell’ego di chiunque.

Mai superare i limiti che ci vengono assegnati, cerchiamo di eseguire tutto al meglio ma niente più, essere troppo zelanti è un errore comune, impegnarsi più del necessario rischia di voler celare altre manchevolezze, risparmiate l’energia per quando siete lontani dalla corte.
Le nostre doti devono essere donate – solo provvisoriamente – al potente di cui si è al servizio: così si emerge sicuramente, magari sarà lui a farsene merito, tanto è una cosa temporanea, consideratelo un passaggio obbligato per manifestare il vostro talento e riacquistare la via della libertà.

Mai chiedere troppo e cercate di sapere quando fermarvi, la prerogativa del dono è del potente, che dona ciò che vuole e lo fa spontaneamente. Non offritegli il pretesto di respingere una richiesta, meglio meritarsi dei favori servendolo bene, affinché siano concessi senza che siano sollecitati.

Molte delle ansie a corte derivano dai rapporti col potente, non privo di rischi, ma anche i propri pari o i subordinati possono provocare gravi danni: una corte è un crogiolo di risentimenti, paure e forti rivalità. Meglio placare questi sentimenti e le invidie deviandoli verso altre persone, anche stemperando la propria brillantezza.
Una corte si regge su equilibri mutualistici, non insultate od offendete il gusto di altri uomini di potere anche se sono pari o sotto di voi.
 
 

Il delicato gioco della cortigianeria: un avviso.

I cortigiani sono come gli illusionisti, giocano con le apparenze, con l’inganno e la manipolazione evitano che gli altri si accorgano dei trucchi e delle messe in scena.

Ma la cortigianeria è un’arte sottile: sviste ed errori casuali possono rovinare il migliore dei giochi di prestigio, mai rischiare di essere colti in fallo, si passa dal ruolo del grande cortigiano a quello del farabutto, la partita da giocare è delicata.