Paolo Conte




Gli esordi
La cariera
"RazMataz", il sogno in musica di Conte

Gli esordi

Paolo Conte nasce ad Asti. Già da ragazzo comincia a coltivare quelle che ancora oggi rimangono le sue passioni: il jazz americano e le arti figurative. Si dedica come amatore al jazz, suonando il vibrafono in complessi della sua città o in tournée (Festival nazionale del jazz a Saint Vincent), nonché come esperto (3° posto per l'Italia al Quiz internazionale di Oslo) .
Inizia, prima insieme al fratello Giorgio e poi da solo, a scrivere canzoni sulla scia di suggestioni assorbite dalla vita, dal cinema e dalla letteratura.
Arriva la metà degli anni Sessanta, ed ecco irrompere nelle classifiche canzoni "diverse" ed originali firmate Paolo Conte: "La coppia più bella del mondo" e "Azzurro" (Adriano Celentano), "Insieme a te non ci sto più" (Caterina Caselli), "Tripoli '69" (Patty Pravo), "Messico e nuvole" (Enzo Jannacci), "Genova per noi" e "Onda su onda" (Bruno Lauzi) e molte altre.

La carriera

Ma nel 1974 esce un album, intitolato "Paolo Conte", in cui una voce casuale e come distratta tratteggia piccole storie private o quasi; e già l'anno dopo ecco un altro album con lo stesso titolo e nella stessa vena. Sono il debutto da protagonista del compositore astigiano.
E' nel 1979, però, che con "Un gelato al limon" il pubblico inizia a scoprirlo, ad affollare i suoi concerti. Due anni dopo, nel 1981, l'album successivo, "Paris Milonga", viene presentato, onore inedito, nel corso di un'apposita giornata "contiana" organizzata dal Club Tenco a Sanremo.
1982: esce "Appunti di viaggio" che rappresenterà un grande serbatoio per il repertorio concertistico. Ormai il cantautore di Asti è un protagonista, ma già medita un periodo di ripensamento.
Ne riemerge nel 1984, con il suo primo album per la storica etichetta CGD (marchio ormai scomparso all'interno del gruppo warner music), che si intitola di nuovo semplicemente "Paolo Conte": grande interesse dei media, recensioni entusiastiche.
E conquista la Francia, suonando al Theatre de la Ville di Parigi nel corso di una tournée che, aperta all'estero, si conclude in Italia tra i "tutto esaurito" e viene documentata da un doppio album, "Concerti", registrato dal vivo.
Il 1987 porta finalmente un album di nuove canzoni: "Aguaplano". È un doppio album i cui ventun brani fanno scoprire nuove sfaccettature della creatività contiana. Inizia una serie di lunghe tournée all'estero: due tournée in Canada, cinque in Francia (per tre settimane all'Olympia di Parigi), due tour in Olanda ( dove ottiene il disco d'oro e il disco di platino), due tournée in Germania, oltre a Belgio, Austria, Grecia, Spagna, nonché due spettacoli al mitico Blue Note di New York, tempio storico del jazz; partecipa a moltissimi Festival jazz: Montreux, Montreal, Juan les Pins, Nancy, e numerosi altri.
Al rientro dalla tournée di "Aguaplano" l'avvocato di Asti decide di regalarsi un po' di riposo; a riempire la pausa produttiva esce nel 1988 una nuova registrazione dal vivo, "Paolo Conte Live", registrato allo "Spectrum" di Montreal e un video registrato al Théatre Carré di Amsterdam.
Altri due anni di pausa e il novembre del 1990 ci porta un Paolo Conte nuovo, e non solo nel senso che il nuovo album, "Parole d'amore scritte a macchina", è interamente composto di titoli inediti, ma proprio nel senso che ci rivela inattesi squarci musicali ed episodi decisamente atipici rispetto al corpus del repertorio dell'autore. Un album, dunque, importante e significativo, che nel catalogo dell'artista occupa un posto assolutamente singolare.
Il 30 settembre 1991 Paolo Conte vince il Premio Librex-Guggenheim 1991 "Eugenio Montale per la poesia" - sezione "versi per musica".
Il disco successivo, "Novecento", pubblicato nell'ottobre 1992, è un felice ritorno nel guscio del Conte più classico, una sistemazione geniale e gioiosa dei frammenti che da sempre compongono la sua musica alla luce di una nuova maturità. Non ci sono più i cori e le curiosità elettroniche che avevano caratterizzato le "Parole d'amore", ma una splendida orchestra trapuntata di ricordi jazz e musical a cui l'artista fornisce la sua abituale materia sonora: ritmi eleganti, sinuosi e anche ubriachi, spinti fino al jazz hot e al tango da postribolo, dolcissime memorie tra verità e sogno, una poesia lussureggiante di colori, immagini, fantasie.
Dopo il doppio album "Concerti" del 1985 e il successivo "Paolo Conte Live" del 1988, nonché i due videotapes "Nel cuore di Amsterdam" del 1989 e "Live in Montreux" del 1991, esce l'album intitolato "Tournée", che documenta spettacoli registrati dal vivo nel 1991, 1992 e 1993.
Il nuovo album di inediti arriva nell'autunno 1995. Paolo Conte lo ha studiato, preparato, coltivato con amore e cure infinite, lavorando con un team di base composto dal contrabbassista Jino Touche, dal batterista Daniele Di Gregorio e dal fisarmonicista e polistrumentista Massimo Pitzianti, con altri interventi dei suoi musicisti. Il disco si intitola "Una faccia in prestito" ed è con ogni probabilità il suo album più maturo da sempre. Dentro ci sono gli elementi tipici della "canzone alla Paolo Conte" che pure non smettono mai di stupire: la "grazia plebea" della musica, il gusto del pastiche vero e falso, fra epoche e stili diversi, il piacere di testi sonori, fantasiosi con una lingua che ribolle di capricci e invenzioni (il pidgin di "Sijmadicandhapajiee", lo spagnolo virtuale di "Danson metropoli" e "Vita da sosia" ).
Nel 1996 esce in europa l'album "the best of paolo conte" I venti brani che compongono l'album rappresentano la prima vera antologia della carriera di Conte: canzoni che trovano tutte posto nella storia della canzone italiana: da "Azzurro", "Bartali" e "Genova per noi" a "Boogie" e "Via con me", tutte eseguite nel famoso stile contiano. Oltre ai pezzi più conosciuti, sono presenti i brani preferiti dell'autore: da "Colleghi trascurati", a "Max" e "Gong Oh". nel 1998 il best viene poi pubblicato per la prima volta negli stati uniti su etichetta americana Nonesuch e all'uscita segue un tour di successo (New York, Boston, Los Angeles, San Francisco).
Nel 1998 esce un nuovo doppio album live, "Tournée 2", una sorta di seguito di "Tournée", in risposta alle richieste continue ed entusiastiche del pubblico. Nessuna delle canzoni presenti in questo album doppio era mai stata pubblicata prima di allora in versione live, e una parte di queste appare qui per la prima volta incisa su un disco: la strumentale "Swing"; "Legendary" e "Irresistible" (interpretata da Ginger Brew); "Nottegiorno" e "Roba di Amilcare", omaggio all'amico e patron del Club Tenco di Sanremo Amilcare Rambaldi poco prima scomparso.
Il 24 marzo 1999 Paolo Conte riceve l'onorificenza italiana di Cavaliere di Gran Croce. Nel 2000 si realizza un progetto che Paolo Conte sognava da vent'anni: "Razmataz". Si tratta di un progetto multimediale legato ad un musical che porta lo stesso nome ambientato nella Parigi degli anni Venti, nel periodo e nel luogo che Conte vede come il punto d'incontro e di fermento culturale di tutte le avanguardie del ventesimo secolo. La storia, che nello specifico narra l'incontro tra la vecchia Europa e la nuova musica nera, è stata illustrata da 1800 disegni eseguiti da Conte e trasformata in un'opera video su DVD, accompagnata da musica e dialoghi. L'album contiene stralci di musica d'atmosfera del passato oltre ad una serie di canzoni in un'interessante carrellata di stili in francese, italiano e inglese, e riflette le eccitanti innovazioni e fusioni di questo incrocio culturale della Parigi degli anni Venti. Il 15 maggio 2001 Paolo Conte riceve un'altra onorificenza, questa volta in Francia (Chevalier dans l'Ordre des Arts et Lettres"), mentre il 9 aprile 2003 riceve la laurea honoris causa dall'Università Degli Studi di Macerata in Lettere Moderne (con la seguente motivazione: "per aver tradotto in un linguaggio del tutto originale, ricco di significative trame testuali e poetiche, tipi, luoghi, situazioni, storie, atmosfere di aspetti dell'immaginario del nostro tempo")
Il 2003 è l'anno di "Reveries", l'ultimo album di Paolo Conte realizzato appositamente per il mercato estero. Anzi, nasce su richiesta del mercato americano. Infatti, la prestigiosa etichetta americana Nonesuch (Ry Cooder,Joni Mitchell,Wilco,Philip Glass,Bill Frisell,etc.), che aveva pubblicato con grande successo nel 1998 un "best of" del nostro cantautore più amato all'estero ('disco dell'anno' per l'autorevole rivista ROLLING STONE), desiderava dare seguito al lavoro iniziato negli Usa dando al pubblico un nuovo album.
PAOLO CONTE ha quindi riunito in studio i musicisti dell'orchestra che lo ha accompagnato in tutto il mondo negli ultimi due anni per il "Razmataz tour" ed ha registrato 12 nuove versioni di alcune perle del suo repertorio.
Molteplici i motivi d'interesse di queste nuove registrazioni. Ad esempio "Reveries", brano che dà il titolo al disco, autentico capolavoro "nascosto" che sino ad oggi esisteva solo in una versione 'live' nel disco "Tournée".
Nuovi arrangiamenti permettono in questo disco di apprezzare classici di CONTE come "Dancing", "Diavolo rosso" o "Sud America" nelle versioni note agli spettatori dei suoi magici concerti, versioni assai diverse da quelle pubblicate su disco negli anni '80. E di riscoprire gioielli come "Gioco d'azzardo" e "L'avance" che dimostrano quanto grande sia questo artista alle prese con vere e proprie strazianti "love ballads". A completare il disco sono stati inseriti 4 brani tratti dai dischi "Paolo Conte" e "Novecento". In seguito all'uscita americana, il disco viene ovviamente pubblicato anche nel resto del mondo, Italia compresa.
E infine, nove anni dopo l'ultimo album in studio ("una faccia in prestito"), il 5 novembre 2004 arriva nei negozi il nuovo album "Elegia" (prodotto da Renzo Fantini e distribuito da Warner Music).

"RazMataz", il sogno in musica di Conte

Un progetto ambizioso, un sogno inseguito da trent'anni, come lo stesso autore afferma, un moderno salto nel passato. Si presenta così, in grande semplicità, un piccolo gioiello di varie arti messe insieme, di culture appaiate e confrontate che si incontrano, si annusano e infine si legano, tutte sotto l'astuta regia di un grande professionista, confortato nell'impresa da un folto gruppo di professionisti.
Questo nuovo "RazMataz" di Paolo Conte colpisce innanzitutto per la forma, poi come al solito quando si parla del geniale avvocato astigiano della musica italiana, incanta con l'avvolgente contenuto. Un disco che non è solo una musica ma due, live e background, che è anche voci, dialoghi e monologhi, illustrazioni, rumori. Un'incredibile spiegamento di espressioni intorno ad una storia scritta da Conte qualche anno fa sull'incontro tra due culture negli anni Venti, tra la vecchia Europa e la musica nera, in una città che, a suo stesso avviso, è la sola che possa fornire un campo neutro e mediatore all'impatto.
E resta fedele alla sua passione per i primi decenni del secolo, caratterizzati da uno sviluppo culturale ed un'evoluzione nei campi artistici mai vista prima, e forse mai ripetutasi neanche dopo. Immersa nel fitto clima delle avanguardie pittoriche, il dadaismo, il cubismo, infine il futurismo, dell'apertura alla musica americana, della nascita del jazz, dell'invenzione del cinema, si svolge questa storia a più voci e più facce, che scorre come un racconto illustrato stimolando la fantasia di chi lo ascolta.
Le composizioni musicali protagoniste sono venti e mescolano musica americana, francese, lirica di stampo italiano, danza spagnola. Le composizioni strumentali di fondo sono dieci, mentre la voce narrante, esposta in cinque lingue, racconta a piccole tappe la trama della storia. I personaggi che dialogano tra di loro usano la lingua che usano nella vicenda, quindi il francese per chi vive a Parigi, l'inglese per gli artisti che arrivano dall'America. Le illustrazioni sono 1.800 tavole eseguite con tecniche varie, matita, pastelli ad olio, inchiostri, e sono tutte scansionate al computer e montate con sistema AVID. Tutti questi linguaggi coesistono armoniosamente, incollati insieme dalla musica del poliedrico Conte che è la vera essenza di tutta l'impresa.