GIOVANNA GELMI

QUELL’ANNO I MERLI

Fu l’anno che si videro i merli
vividi sul sudario della neve
tra gli opposti stopposi
dei confini dei campi.
Ed i cancelli della ferrovia
erano litanie di cemento messe in croce
che il quotidiano stress non avvertiva
ma solo qualche grumo di foglie putrefatte
tra le segnalazioni che dicevano
che ormai si era fuori
dalla città. E quell’anno i merli
furono una costante sulla scena
così da renderci più consci del gelo
di qualche spogliazione di presenze
come di bare liliali e insieme di cose concrete
noi così assuefatti al freddo.
Fu così che mettemmo briciole
sui balconi come da piccoli
che si volevano impietrire
le code degli uccelli
perché non fuggissero via
e invece si affidassero ai nostri sguardi
fermi prima che al volo chissà dove
e stropicciassero un canto
di pane e antenne e case
e lungo vie sconosciute consegnassero
un po’ di noi scacciando demoni muti.