LA BAMBINA CHE AMAVA L’AUTUNNO
Il limpido cristallo
dei temporali recenti,
e i radi giri del falchetto :
come riflessa in un bicchiere rovesciato
l’estate scivola via.
Ancora il bosco attende,
gonfio, odoroso, segreto.
L’autunno viene, stagione che sa aspettare,
intanto trasforma, promette.
La violenza dei colori è quasi rabbia,
ma ogni vigna si fa dono, più femmina è la terra.
gli occhi bambini rimandano
un sogno e una incertezza.
Mentre la luce arretra, restia,
ogni cosa custodisce
la ferita della separazione,
l’eco immaginata dai germogli non nati.
All’improvviso sembrano troppe le foglie che cadono,
e nel tappeto spento non si distinguono più.
Partita la bambina di altri mesi,
l’indulgenza è adesso di donna.
Accompagna il primo irrompere
del vento freddo fra le piante spoglie.