Dammi il tuo tempo

Ed è qui che l’altra luce ha il senso
del silenzio, un mare che s’affaccia
a spezie e marmi nel porto levigato
dove siamo cresciuti nudi, dentro
un dettato d’innocenza che non somigliava
mai al giorno prima.
Le tue otto rotelle
dietro la finestra, ora ti accompagnano fuori
ai carrelli del supermarket, senza salite
e senza scontrini tranne quello della mano
che ti avverte del giorno che dice d’aspettare.
I portici e le chiese fanno posto alle madonne
degli altari che così care ti furono, madre,
quando in grembo i papaveri avevano
il nido caldo degli ultimi voli nelle spighe.
forse è il vespertino
A ferirsi dei timori che solo i vecchi hanno
dentro la voce della notte mentre strappano
in segreto un ultimo raggio per morire.
Dammi il tuo tempo e il cuore affacciato
dalle imposte per sentire ancora l’urlo
dei marciapiedi in un giorno di festa, dammi
o madre il tuo vangelo che si rifiuta
d’accettare il poco sonno tra le pieghe dell’Alzheimer.
Ma com’è triste allontanare la certezza che domani
suoneranno un’altra canzone per ridarti alle rondini
che già chiudono la vestizione della luce.