DI REGOLAMENTI, VETTOVAGLIE E TROMBETTIERI


"Passeggiò sul colmo , a ridosso delle merlature a picco sulla piazza. Esitando piegò le zampe, quasi a spiccare il volo. Desistette . Tornò indietro spingendo ripetutamente in avanti il becco, goffo, scivolando sulla superficie curva del coppo.
Un frullo d'ali e non fu più solo. Danzarono sul coperto un madrigale. Una breve pausa ed insieme si alzarono, diretti a ponente : l'occhio incantato, le ali nel cuore.

Distolse lo sguardo dalla torre e lesse ad alta voce il testo del "Regolamento di Vettovaglie". Solo l'inizio, scandendo le parole: -"Tutti i mercanti che espongono la propria mercanzia in pubblica piazza o strada dovranno dipendere dal giudice per l'assegno dei rispettivi posti, e non sarà loro lecito cambiar il posto assegnatogli. Nel caso di insubordinazione ne sarà fatto immediato rapporto alle Autorità con requisizione immediata delle vettovaglie esposte, di qualsiasi natura esse siano"-,
alzò lo sguardo al fondo della sala, senza distinguere volti e persone, -"….e demolizione e rovinatura con gesto pubblico". E' chiaro? La piazza deve ora rimanere sgombra, non è giorno di fiera. Ora andate. Via via, uscite!-, conclude in modo affrettato chiudendo il pesante volume, e rivolto ai suoi attendenti: -Vi raggiungerò sulla piazza-.
"Dette robe, se pregiudicate, non si lasceranno vendere nemmeno a vil prezzo, e ne anche donare ai poveri, ma verranno distrutte in quel modo che il giudice crederà più conveniente". Il regolamento dettagliava le misure fisiche e gli strumenti per addivenire alla rovina della mercanzia: pestatura delle merci alimentari di rivenditori di butirro, pollame e pesce di ortolani, fruttajuoli, beccaj, pizzicagnoli, fornai, mugnai, lardajuoli, pasticcieri; macero o fuoco per opere da sarto, calzolaio e simili; ma non aveva voluto darne lettura. A che sarebbe servito poi, era misera gente, popolani, mercanti: l'inganno nei gesti e nel cuore….
Si prescriveva poi che "essendo le penali portate dal presente regolamento note ai più, non si potrà mai, riconosciuta e provata una contravvenzione o mancanza al disposto, deviare dalle medesime". Mai a memoria d'uomo era stata fatta eccezione, neppure per una coppia di vacche, nell'anno nero della carestia, finite a colpi di bastone e lama e poi bruciate. Il cerimoniale della rovinatura pubblica attirava sempre folla, pur attonita. La miseria dilagante non frenava l'applicazione del regolamento, sottolineava vieppiù la gravità del gesto del trasgressore, l'inesorabilità della pena, l'efficienza della Giustizia. Proprio avant'ieri quella verduraia, carnale e ciarliera all'eccesso, l'aveva sommerso di odori e parole, incomprensibili e rozze: lo sfregio alla mercanzia di costei era stato atto dovuto, giusto e necessario. Esemplare e liberatorio.

Arrivato sulla piazza, due uomini muniti di picconi si diressero verso il carroe ne sollevarono il telo che lo ricopriva. Tra pentolame vario, un oggetto riluceva. L'occhio del Giudice si fermò.
Decise di avvicinarsi. Trattavasi di un'opera scultorea di eccelsa fattura, una "pietà" ove il dolore aveva ceduto il posto alla beatitudine. Qualsiasi chiesa o nobile famiglia avrebbero anelato a dare dimora a tale perfezione artistica; lui stesso avrebbe pagato una somma altissima, per poi farne dono al Sovrano, naturalmente….. "Che fosse frutto di sacrilego furto? Come poteva essere arrivata fino alla nostra città? Che fare? ". Guardò il mercante, le mani larghe a nascondere gli occhi, e poi la folla accorsa numerosa ed in silente attesa. E poi di nuovo la Vergine Santissima, il Suo volto di madre….. Quale grazia e quale eccesso di perfezione! Gli parve esito d'inarrivabile bellezza, ma non era opera consueta….. No, Ella non aveva bisogno di alzare gli occhi al Cielo, il Cielo era tra le Sue braccia. Non portava il gesto sconsolato di volgere le palme delle mani rimettendosi alla volontà potente del Dio supremo….come erano solitamente tali raffigurazioni. No, le mani si posavano dolci sul volto senza vita del Suo Figliuolo, ne accarezzavano, sfiorandolo, il pallore mortale. Carne della propria carne. E Spirito, di Dio.
Alzò la mano, allontanò i pensieri, e le scuri si abbatterono. Il rumore del pentolame coprì il crepitio della pietra in frantumi. Come Geremia su quella di Gerusalemme, così il mercante su quei resti indirizzò lacrime e carezze, grandine e dolore.

Distolse lo sguardo e si diresse al palazzo, il volto di gesso. S'era ritrovato investito delle cariche di Podestà e Giudice, sempre più occupato a gestire norme, applicare sanzioni, regolare la vita della città secondo ordine: le Fabbriche potevano aspettare, gli fu detto. Per lui, Architetto della Comunità, una vera iattura.
Seppur nell'imminenza del pasto, un ulteriore interruzione lo distolse da pensieri e cibarie: venne portato al suo cospetto un giovane triganiere, due occhi profondi e neri da sguarafosso. Ripetè meccanicamente la lettura del Regolamento, concludendo con "….requisizione immediata delle vettovaglie esposte, di qualsiasi natura esse siano e demolizione e rovinatura con gesto pubblico".
-Presto, facciamo in fretta!- esclamò risoluto, ma ormai esausto.
Sulla piazza il telo era già stato tolto dal carro. Il Giudice fermò il suo cuore: una grossa gabbia ed all'interno i più begli esemplari di triganini e trombettieri, del tipo bianco bigio, bissone caldano, dorato frizzano maltinto, magnano munaro nero, pietra scura, pietra chiara, pietra di marmo, quadrinato sauro, schiamone, smagliato, trigano, varazzo e zarzanello. -
"Domine Iddio….", il padre del Giudice aveva raggiunto vette insuperabili nel governo degli augelli. Gli aveva insegnato là, sul davanzale dell'altana, le tecniche e i trucchi dell'arte triganaria con i quali si era soliti dirigere le ostilità tra gli stormi che gridavano battaglie nei cieli cittadini.
"Un colombo, dove nasce muore", gli ripeteva spesso. Gli aveva trasmesso la passione e l'ardore per l'addestramento: non era scopo prioritario la cattura dei colombi delle fazioni avverse, quanto piuttosto quello di far compiere al proprio branco dei voli perfetti per compattezza ed entusiamo. Un branco ben addestrato doveva levarsi in volo e andare a cercare un altro, anche lontano, per unirsi a questo. I due branchi uniti si accompagnavano e riaccompagnavano nelle rispettive dimore a vicenda, seguendo diligentemente i cenni dei triganieri, che se li rimandavano colle banderuole, sino a quando qualcuno non decideva di ritirarsi e richiamare col fischio il suo, "strappando". Il pensiero di quelle giornate passate sui tetti….i componenti del branco "strappato" che si appoggiavano tosto sul ponte dell'altana, mentre quelli dell'avversario ad impennarsi, e tronare a tutta velocità alla colombaia d'origine.
"Un colombo, o muore o arriva", si diceva nell'ambiente. E il bello era proprio vederli arrivare, incominciare da lontano a chiudere le ali e a volteggiare nell'aria, quasi a manifestare la felicità di essere ritornati alla loro dimora. I suoi preferiti, "trombettieri di Altemburgo": intelligenti e sensibili. Fedeli: se separati arrivavano a morire di crepacuore.
"Domine Iddio….", aveva dovuto lasciare tutto questo, chiamato a fare altro. Non più colombi pitone di Piacenza, stretti parenti padani dei sottobanco modenesi, incapaci di alzarsi in volo; né colombi romani, giganti della specie, inclini alla rissa; né scontri tra gli ascolani o i sanguigni romagnoli; non più i colombi grossi calzati di Lucca, i tronfi, i conchiglia funebre, i bocchetta di Venezia, i turchi calabresi, i begliocchi di Stettino, i capitombolanti provenzali, i volteggiatori di Latore, i tremolanti di Mookee, i saltimbanchi di Lowtan, che volano altissimi per lasciarsi improvvisamente cadere di qualche metro facendo tre o quattro capitomboli, girando su se stessi come un saltimbanco che faccia i salti mortali. Neppure un gazzo nero vellutato, o uno schietto pietra-chiara con verga gialla.
-Signor Giudice, si sta facendo tardi….potete dare inizio alla rovinatura- intervenne il consigliere. Incurante, avanzò verso il serraglio.
-Da dove venite?-, domandò.
-Ho girato presso le principali corti europee allietandole con spassosi esercizi di "peristeropedia": ho ammaestrato queste creature a eseguire nei loro voli speciali danze figurate, a fingersi morti in seguito a uno schioppo di fucile….sono animali meravigliosi, fuori dalla norma!-
-Avete infranto il regolamento-.
-Ho insegnato loro a lanciarsi in mezzo ai fuochi d'artificio rimanendo immobili tra i continui scoppi e lo sfolgorare delle scintille, tra le risate ed il rumoroso stupore degli astanti….. Sono la mia vita, intelligenti quant'altri mai!-
-Il regolamento è chiaro: nessuna eccezione-.
-Vi prego, signore, per i miei trombettieri…..-.
Singhiozzando, si buttò a terra: -O Dio che sei in ogni luogo, nella rugiada del mattino e nella brina della sera, nel passero e nell'avvoltoio possente. Chi ha portato all'uomo il raggio di sole, la speranza del futuro, la certezza dell'approdo dopo il diluvio? Non fu forse una colomba? E chi è foriera di pace, prosperità ed abbondanza per la città? Non è invero la colomba?-, alzò lo sguardo al Giudice: -….Vi prego, Vi prego, signore!-.
Questi guardò gli occhi umidi, e poi la gabbia. Rabbrividì, abbottonandosi e continuando a fissare il giovane, fece cenno di sollevare il coperchio. Nel mormorio generale, fu un attimo, un sibilo. Un colpo secco e lo stormo si involò.
Alzò repentina la mano e le scuri si abbatterono. Il rumore del legno spezzato non coprì il frullo d'ali e il turbinio di polvere sollevata.
Come la Vergine sul corpo del Figlio, così il giovane triganiere su quei resti versò carezze e sorrisi. E lacrime ammaestrate, come nei maggiori teatri del continente; la mente al Cielo e il cuore grato che oscillava piano nell'acqua ghiacciata della possibilità".