Ti scrivo
da questo infinito cielo
parole mai dette che solo
può dire l’angelo che sognavi,
dai campi di grano dove avrei
dovuto portarti piccola spiga
da maturare, dalla casa amata,
dai sentieri segreti, in riva al mare
con te sulle spalle, sempre, come
il gigante a cui pensavi.
Ti scrivo
Da padre a figlio tutta la meraviglia
del non fatto e non detto che avevo dentro,
questa pena irrisolta per non esserti
stato accanto mago di parole;
lo so che mi chiamavi dal tuo mondo
di paure, che avresti voluto parlarmi
degli amori, dei progetti, di quella terra
nostra chiusa dentro al cuore,
per te, per tutti questi anni
parole mai dette da un padre al figlio.
Ti scrivo
da questa nuvola che non vedi
ti chiamo dopo l’infinita malattia,
adesso che ho nei polmoni tutto
il fiato che avrei voluto darti;
dicevi che ero lontano
ma ti scrivo da tanto, da allora,
da quel corridoio a mattonelle
verde chiaro del sanatorio,
da quella volta che piansi e fu l’ultima
per non averti detto quanto ti amavo.