San Pedro Poveda è il fondatore dell'Istituzione Teresiana, Associazione di laici approvata da Pio XI nell'anno 1924, attualmente presente in 30 Paesi

        

                                                   

 

 

Pedro Poveda in "La escritura encendida".

Pego Puigbó non vuole il Poveda nel chiaroscuro.

 

MADRID (gennaio 2005) – Sebbene fino a pochi anni fa non conoscesse Pedro Poveda né la sua traiettoria, non è la prima volta che Armando Pego Puigbó scrive di lui.

In La escritura encendida: quattro spagnoli nella chiesa del secolo XX, (Barcellona, Edimurtra, 2005), il professore dell’Università Ramon Llull esamina gli scritti spirituali del Poveda nel contesto della letteratura spirituale spagnola del primo trentennio del secolo XX.

Quando la sua opera era ancora un progetto, Jaume Aymar, sacerdote e professore dell’Università Ramon Llull, gli suggerì di avvicinarsi al Poveda. Nel farlo egli scoprì la figura del sacerdote pedagogo, ma anche autore di una vasta produzione spirituale.

 

Venne a sapere che il sacerdote, che aveva svolto un significativo lavoro sociale e pedagogico con gli abitanti delle grotte di Guadix, aveva dovuto allontanarsi dalla sua opera nel 1905, in mezzo alla polemica, l’invidia e la mancanza di fiducia del suo stesso vescovo.

 

Scoprì allora un giovane andaluso che a trent’anni dovette reinventare la sua vita a Covadonga e da lì aveva ideato un progetto pilota di Accademie Teresiane seminate per tutta la Spagna a sostegno delle donne che iniziavano allora il loro ingresso nella professione di maestre.

 

E venne a sapere anche che, a Covadonga, Poveda aveva scritto ampiamente su argomenti di pedagogia e di spiritualità e questo servì a Pego Puigbò per includerlo nel suo libro.

 

Attraverso quattro sacerdoti, due religiosi e due diocesani: S. José Maria Rubio s.j., San Pedro Poveda, San José Maria Escrivá e il P. Pedro Arrupe s.j., l’opera affronta alcune delle questioni che il secolo XX ha posto alla cultura cattolica e le risposte che questa ha cercato di dare per mezzo di quello che egli chiama "letteratura spirituale".

 

Una parte della sua ricerca sul Poveda per "La escritura encendida", Pego Puigbó l’aveva fatta nel Consejo Superior de Investigaciones Cientìficas (CSIC) senza sapere che nello stesso centro c’erano persone associate all’Opera del Poveda. Una di loro, Cira Morano, ricercatrice CSIC, con-presiedeva, inoltre, la Cattedra Pedro Poveda dell’Università Pontificia di Salamanca (UPSA). Venuta a sapere che Pego Puigbó aveva scritto sul Poveda, lo cercò e gli propose di fare la conferenza di chiusura del corso 2004 della Cattedra, col tema: Pedro Poveda alle soglie della modernità.

 

 

Pego Puigbò

Dopo la conferenza, Camino Cañón , allora membro del Consiglio di Governo dell’Istituzione Teresiana, gli chiese di ampliare il tema facendone un libro sulla tappa del Poveda a Covadonga (1906-1913) che verrà presto pubblicato col titolo Modernità e pedagogia in Pedro Poveda (l’esperienza di Covadonga), edito e finanziato dalla Cattedra.

 

 

Nella sua analisi della figura del Poveda in La escritura encendida, Pego Puigbó lo colloca come pedagogo e come sacerdote. Dice di lui che "fu tra i primi che, da diversi ambiti ecclesiastici, si resero conto che nella nuova evangelizzazione, i laici dovevano occupare un posto fondamentale" e afferma che Poveda "ebbe coscienza della necessità che i cristiani fossero presenti nel campo dell’insegnamento pubblico".

 

E tuttavia, sottolinea, "malgrado l’importanza che è d’obbligo dare alla sua traiettoria, Poveda continua ad essere, se non uno sconosciuto, un grande assente, pur tenendo in conto che esiste un’ampia biografia moderna, documentata, di approccio interdisciplinare (religioso, sociale, culturale, storico) ad opera di Flavia Paz Velázquez".

 

Il chiaroscuro in cui rimane Poveda, l’autore lo attribuisce a varie ragioni:

- La sua condizione di martire per la fede, riconosciuta nella sua beatificazione 1993), " non aiuta una spassionata accoglienza della sua figura. La sua capacità di promuovere un fecondo dialogo fra fede e cultura in un mondo laicista ha visto diminuita la sua influenza a causa del modo in cui ebbe luogo la sua ingiusta morte", il 28 luglio 1936.

 

- Inoltre "la sua decisa scommessa per promuovere la missione dei laici anticipò di cinquant’anni gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, scontrandosi così, nella sua epoca, con incomprensioni e rifiuti non solo da parte del laicismo, che poteva considerarlo un concorrente, ma anche da parte della Chiesa stessa, come lo prova la sua dolorosa esperienza a Guadix (1904-1905) e le contraddizioni che sopportò a causa del confronto che suscitarono le sue Accademie di Linares e di Jaén con alcuni rappresentanti della Instituciòn Libre de Enseñanza (1914)".

 

- "E se questo fosse poco, la sua decisa scommessa per il ruolo che dovrebbe rivestire la donna in una nuova fase della storia del cristianesimo risultava sorprendentemente moderna.

Insomma, la sua solida formazione cristiana, di base tradizionale, si univa, per inclinazione intellettuale, ad una apertura di pensiero non frequente nel cattolicesimo della sua epoca, ciò che può spiegare anche il ritardo nel riconoscimento del suo prestigio intellettuale e spirituale".

Per l’autore, Poveda fu dunque "un uomo di crocevia. Mi azzarderei a dire perfino profetico… Non può essere visto come una figura ai margini della cultura spagnola e appartenente solo alla storia ecclesiastica."

Ma il professore allude a un’altra ragione che giustifica la poca conoscenza del Poveda: l’oblio della sua produzione scritta non strettamente pedagogica.

 

Non è che egli non apprezzi quest’ultima, ma piuttosto che, nella sua opinione, "nella misura in cui si amputano dalle opere di Poveda i suoi scritti spirituali, o vengono ridotti a livello di scritti di pietà che aiutano a coltivare una fisionomia organizzata definita, non solo non è possibile raggiungere un’ampia comprensione della statura intellettuale delle idee pedagogiche del Poveda, ma anche, oggettivamente, si oscura l’originalità del suo pensiero".

In termini di inizi del secolo XX, dice, "cattolicità e pedagogia si intrecciano a vicenda l’una all’altra".

 

Nella sua analisi, Pego Puigbó dice di aver trovato nel Poveda "una spiritualità propria, serena e lentamente elaborata, il cui asse si articola intorno al mistero dell’Incarnazione e all’adesione alla croce di Cristo".

 

In termini della sua produzione spirituale, aggiunge che "Poveda riuscì a sintetizzare una tradizione, sapendola ‘leggere’, metabolizzare e trasmettere nei termini adeguati alla nuova mentalità religiosa del secolo XX".

 

E parla di una lettura ‘transitiva’ in lui, cioè "di una lettura che serve da ponte fra la letteratura del periodo aureo (San Giovanni di Avila, Fra’ Luigi di Granada, Santa Teresa di Gesù) e le nuove forme di espressione che caratterizzano l’incipiente modernità intellettuale spagnola".

 

Il capitolo divide i generi letterari dell’opera di Pedro Poveda in due parti:

  • I generi dell’ "orazione": la meditazione e la considerazione.

  • La tradizione degli avvisi spirituali.

Fa notare l’influenza di Fra’ Luigi di Granada e di San Giovanni di Avila, nei suoi scritti, sebbene non direttamente né esclusivamente. E conclude che l’originalità del fondatore dell’Istituzione Teresiana "si situa in un lungo percorso che, procedendo dalla letteratura spirituale dei Secoli d’Oro, trova nel primo trentennio del secolo XX un’eco intensa che permette di integrarla e assumerla in un insieme di opere che adattano, come anche quella fece nel suo momento storico, alcuni contenuti e alcune forme a certe esigenze comunicative e ideologiche nuove".

 

Sono opere che "non riproducono uno schema, ma piuttosto lo vivificano investigando nelle sue potenzialità attuali". E per questo "devono stabilire un dialogo con il passato, ma ugualmente con le opere contemporanee".

 

Per Pego Puigbó, il merito della letteratura spirituale di Pedro Poveda si fonda nel fatto che "come nel tempio di Giano, lascia aperte le due porte, che guardano verso il passato e verso il futuro, al fine di riconciliarli nel presente di una scrittura che, in questo modo, ha acquisito già la condizione classica".

 

Testo e foto, ARACELI CANTERO GUIBERT

Traduzione Maria Cimino

Originale in spagnolo nella pagina Web dell'Istituzione Teresiana

 

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