Dopo
la conferenza, Camino Cañón , allora membro del Consiglio di Governo
dell’Istituzione Teresiana, gli chiese di ampliare il tema facendone
un libro sulla tappa del Poveda a Covadonga (1906-1913) che verrà
presto pubblicato col titolo Modernità e pedagogia in Pedro Poveda
(l’esperienza di Covadonga), edito e finanziato dalla Cattedra.
Nella
sua analisi della figura del Poveda in La escritura encendida, Pego
Puigbó lo colloca come pedagogo e come sacerdote. Dice di lui che
"fu tra i primi che, da diversi ambiti ecclesiastici, si resero
conto che nella nuova evangelizzazione, i laici dovevano occupare un
posto fondamentale" e afferma che Poveda "ebbe coscienza della
necessità che i cristiani fossero presenti nel campo dell’insegnamento
pubblico".
E
tuttavia, sottolinea, "malgrado l’importanza che è d’obbligo
dare alla sua traiettoria, Poveda continua ad essere, se non uno
sconosciuto, un grande assente, pur tenendo in conto che esiste un’ampia
biografia moderna, documentata, di approccio interdisciplinare
(religioso, sociale, culturale, storico) ad opera di Flavia Paz
Velázquez".
Il
chiaroscuro in cui rimane Poveda, l’autore lo attribuisce a varie
ragioni:
-
La sua condizione di martire per la fede, riconosciuta nella sua
beatificazione 1993), " non aiuta una spassionata accoglienza della
sua figura. La sua capacità di promuovere un fecondo dialogo fra fede e
cultura in un mondo laicista ha visto diminuita la sua influenza a causa
del modo in cui ebbe luogo la sua ingiusta morte", il 28 luglio
1936.
-
Inoltre "la sua decisa scommessa per promuovere la missione dei
laici anticipò di cinquant’anni gli insegnamenti del Concilio
Vaticano II, scontrandosi così, nella sua epoca, con incomprensioni e
rifiuti non solo da parte del laicismo, che poteva considerarlo un
concorrente, ma anche da parte della Chiesa stessa, come lo prova la sua
dolorosa esperienza a Guadix (1904-1905) e le contraddizioni che
sopportò a causa del confronto che suscitarono le sue Accademie di
Linares e di Jaén con alcuni rappresentanti della Instituciòn Libre de
Enseñanza (1914)".
-
"E se questo fosse poco, la sua decisa scommessa per il ruolo che
dovrebbe rivestire la donna in una nuova fase della storia del
cristianesimo risultava sorprendentemente moderna.
Insomma,
la sua solida formazione cristiana, di base tradizionale, si univa, per
inclinazione intellettuale, ad una apertura di pensiero non frequente
nel cattolicesimo della sua epoca, ciò che può spiegare anche il
ritardo nel riconoscimento del suo prestigio intellettuale e
spirituale".
Per
l’autore, Poveda fu dunque "un uomo di crocevia. Mi azzarderei a
dire perfino profetico… Non può essere visto come una figura ai
margini della cultura spagnola e appartenente solo alla storia
ecclesiastica."
Ma
il professore allude a un’altra ragione che giustifica la poca
conoscenza del Poveda: l’oblio della sua produzione scritta non
strettamente pedagogica.
Non
è che egli non apprezzi quest’ultima, ma piuttosto che, nella sua
opinione, "nella misura in cui si amputano dalle opere di Poveda i
suoi scritti spirituali, o vengono ridotti a livello di scritti di
pietà che aiutano a coltivare una fisionomia organizzata definita, non
solo non è possibile raggiungere un’ampia comprensione della statura
intellettuale delle idee pedagogiche del Poveda, ma anche,
oggettivamente, si oscura l’originalità del suo pensiero".
In
termini di inizi del secolo XX, dice, "cattolicità e pedagogia si
intrecciano a vicenda l’una all’altra".
Nella
sua analisi, Pego Puigbó dice di aver trovato nel Poveda "una
spiritualità propria, serena e lentamente elaborata, il cui asse si
articola intorno al mistero dell’Incarnazione e all’adesione alla
croce di Cristo".
In
termini della sua produzione spirituale, aggiunge che "Poveda
riuscì a sintetizzare una tradizione, sapendola ‘leggere’,
metabolizzare e trasmettere nei termini adeguati alla nuova mentalità
religiosa del secolo XX".
E
parla di una lettura ‘transitiva’ in lui, cioè "di una lettura
che serve da ponte fra la letteratura del periodo aureo (San Giovanni di
Avila, Fra’ Luigi di Granada, Santa Teresa di Gesù) e le nuove forme
di espressione che caratterizzano l’incipiente modernità
intellettuale spagnola".
Il
capitolo divide i generi letterari dell’opera di Pedro Poveda in due
parti:
Fa
notare l’influenza di Fra’ Luigi di Granada e di San Giovanni di
Avila, nei suoi scritti, sebbene non direttamente né esclusivamente. E
conclude che l’originalità del fondatore dell’Istituzione Teresiana
"si situa in un lungo percorso che, procedendo dalla letteratura
spirituale dei Secoli d’Oro, trova nel primo trentennio del secolo XX
un’eco intensa che permette di integrarla e assumerla in un insieme di
opere che adattano, come anche quella fece nel suo momento storico,
alcuni contenuti e alcune forme a certe esigenze comunicative e
ideologiche nuove".
Sono
opere che "non riproducono uno schema, ma piuttosto lo vivificano
investigando nelle sue potenzialità attuali". E per questo
"devono stabilire un dialogo con il passato, ma ugualmente con le
opere contemporanee".
Per
Pego Puigbó, il merito della letteratura spirituale di Pedro Poveda si
fonda nel fatto che "come nel tempio di Giano, lascia aperte le due
porte, che guardano verso il passato e verso il futuro, al fine di
riconciliarli nel presente di una scrittura che, in questo modo, ha
acquisito già la condizione classica".
Testo
e foto, ARACELI CANTERO GUIBERT
Traduzione
Maria Cimino
Originale
in spagnolo nella pagina Web dell'Istituzione
Teresiana