Per rinnovare il mondo  

San Pedro Poveda è il fondatore dell'Istituzione Teresiana, Associazione di laici approvata da Pio XI nell'anno 1924, attualmente presente in 30 Paesi

        

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Sii come Dio vuole che tu sia

Studia molto per conoscere ciò che Dio vuole da te e realizzalo senza indugio.

Se la tua volontà ha così poca forza da non saper fare ciò che vuole, vivrai in balia dei capricci e delle passioni.

La perfezione non consiste nell'essere sempre e in ogni circostanza allo stesso modo, ma nell'essere, in ogni caso, come la ragione, ordinata e retta dalla legge divina, chiede che siamo.

Se vuoi conoscere a che punto sei in quanto a perfezione, guarda bene Gesù Cristo e poi confronta.

 

Non devi spogliarti del tuo essere

Impara a stimare le cose nel loro giusto valore. Se non le usi bene, temi Dio che le ha messe sulla tua strada per condurti a lui.

Metti al servizio di Dio le tue passioni, il tuo carattere, il tuo modo di essere e tutte le tue cose. In tal modo sarai santo.

Lascia che gli altri siano come sono, tu sii come Dio vuole che tu sia. Il tuo impegno non sta nello spogliarti del tuo essere né di acquisirne uno nuovo, ma nel perfezionare tutto il tuo essere.

 

Confessa con libertà la tua fede

Quando è necessario, confessa con cristiana libertà la fede che professi.

Non fare, per vanteria, ostentazione della tua religiosità: agli occhi di Dio è superbia, a quelli degli uomini ridicolaggine.

Rifiuta le opinioni dichiaratamente erronee, ma non dissentire né ostinarti quando non c'è necessità.

Giuda, per consegnare Cristo, ha ricevuto del denaro; colui che tradisce Dio per rispetto umano non riceve neppure questo.

Per quanto dipende da te, cerca di mostrare la virtù così com'è e di allontanare i pregiudizi verso di essa, nati dall'idea errata che si ha della virtù.

Sii tanto costante nel servire Dio quanto lui nel dispensarti grazie.

La vera devozione consiste nella prontezza della volontà per ciò che riguarda il servizio di Dio.

 

Chiediti conto

Confessa umilmente e con frequenza le tue colpe.

Non finire la giornata senza esserti chiesto conto dell'uso che hai fatto della tua vita durante la giornata, senza esserti pentito degli sbagli commessi, senza averne individuato le cause e senza aver proposto i rimedi idonei per evitarli in futuro.

Non essere guida a te stesso, se non vuoi sbagliare. Conserva e metti in pratica i consigli dell'uomo saggio.

La santa libertà di spirito fa correre sulle strade del Signore.

 

Non venir meno alla verità

Non venir meno alla verità per nessun motivo né in nessun modo: tutti i modi di mentire, anche i più delicati ed ingegnosi, sono sempre ignobili.

La superbia è il più abominevole di tutti i vizi e l'origine di essi.

L'umiltà non consiste nel giudicarci come sappiamo di non essere; questo non è essere umile, ma bugiardo.

Purifica molto la tua intenzione, non fare un solo passo per vanità,

Quando ti lodano o ti esaltano, non insistere nel contraddire per dare occasione a nuove lodi.

Non ingannare te stesso nella convinzione che è conveniente e amabile ciò che in realtà è riprovevole e sconveniente.

 

Non chiamarti cristiano se non sei mite

La mitezza sia il tuo distintivo. Non può chiamarsi cristiano chi non cerca di acquisire la virtù della mitezza.

Con la dolcezza e la mitezza si conserva l'autorità e si corregge , meglio che con qualsiasi altro mezzo. Non lasciarti dominare dall’ira.

Vuoi acquistare la pazienza? Fai queste due riflessioni: uno, Dio mi premierà; due, in questa vita i mali sono inevitabili.

Il più grande esercizio di pazienza sta nel sopportare noi stessi.

Vi sono molte persone, disgraziatamente, che sembrano zelanti e, invece, sono iraconde: si alterano e perdono il controllo per le cose di Dio. Ma non è per Dio: è per la passione, dalla quale sono dominati. Non essere di questi.

Per mancanza di prudenza molti gesti, apparentemente virtuosi, cessano di essere virtù.

 

Coerenza tra fede e vita

Per agire non esiste forza paragonabile a quella che viene dalla fede.

Chi crede compie certe azioni perché crede e cessa di compierle, sempre, perché crede.

Incoerenza umiliante è quella del cristiano la cui vita non è in sintonia con la fede.

Da' unità alla tua vita agendo in modo conforme alla tua fede e al tuo credo.

Per rozzo che tu sia, non ti sfuggirà di essere venuto al mondo per un fine e che, chi ti ha creato, aveva un progetto.

I buoni sono pochi, che importa? Anche l'oro è scarso, ma, per questo motivo, non perde il suo valore, anzi lo aumenta.

Chi rinnega la fede è un apostata, un traditore chi, conservandola, manifesta il contrario.

Viltà è la mancanza di forza per confessare la tua fede.

Gli stessi che ti adulano per farti cadere, ti disprezzeranno dopo che avrai sbagliato. Vuoi essere più libero e diventi maggiormente schiavo.

Non ti si chiede una vita da eremita, come sei solito dire, ma sì una vita seria e impegnata.

 

Amore alla Croce

Quando, guardando la croce a lungo, portandola con noi e abbracciandola, crediamo ancora e perfino desideriamo vivere secondo la nostra volontà, è evidente che non comprendiamo il significato della croce.

Quando arriverai a gloriarti solamente della croce, come insegna l'apostolo, avrai trovato la medicina per calmare l'inquietudine che sempre ti accompagna.

Per il cristiano non c'è sofferenza che gli sia estranea, dal momento che Cristo soffrì tutti i dolori.

Quando, guardando la croce a lungo, portandola con noi e abbracciandola, crediamo ancora e perfino desideriamo vivere secondo la nostra volontà, è evidente che non comprendiamo il significato della croce.

Quando arriverai a gloriarti solamente della croce, come insegna l'apostolo, avrai trovato la medicina per calmare l'inquietudine che sempre ti accompagna.

Per il cristiano non c'è sofferenza che gli sia estranea, dal momento che Cristo soffrì tutti i dolori.

Si intende per croce ogni contrarietà, amarezza,

sofferenza, lavoro, ecc. Prendere la croce significa abbracciarsi volontariamente ad essa. Tutti gli avvenimenti umani accadono o perché Dio lo vuole o perché lo permette. In un modo o nell'altro è sempre per volontà di Dio che accadono.

La croce o la prendiamo volontariamente dalla mano del Signore o la trasciniamo contro la nostra volontà [...].

Gesù, morendo in croce per riconciliarci con il Padre, perché era conveniente che così accadesse, ci dà l'esempio affinché impariamo a prendere e a portare la croce sulla quale dobbiamo morire per risuscitare con lui nella gloria.

 

Stima la giustizia quanto la vita.

Per decidere con giustizia non lasciarti guidare dalle simpatie.

La pratica della virtù è difficile: di fronte ai grandi mali siamo timidi e codardi, non facciamo niente; per essere santi, occorre essere forti.

 

Ho creduto; per questo ho parlato (Sal 115, 1).

Ci sono molti modi di credere; ma uno solo è quello che rende giusti; ne deriva che tutti quelli che credono, come si deve credere, manifestano la loro fede in modo identico. Credere fermamente e tacere non è possibile; lo dice il Profeta Regale cioè lo Spirito Santo per bocca di David: «Ho creduto; per questo ho parlato». Cioè, il mio credo, la mia fede non è vacillante, è ferma, è irremovibile, perciò parlo.

Quelli che pretendono conciliare il silenzio riprovevole con la fede sincera, pretendono qualcosa di impossibile. I veri credenti parlano per confessare la verità che professano quando devono, come devono, davanti a chi devono, per dire quello che devono.

Quando devono.

Si deve parlare per confessare Cristo, fare professione di fede, difendere la dottrina di Cristo quando lo esigono il bene della religione e il bene del prossimo. Un vero credente manifesta la fede nei suoi scritti, nelle sue conversazioni, nei suoi discorsi, nelle sue lezioni dalla cattedra.

 

Come devono.

Seriamente, senza provocazione, ma senza codardia; senza petulanza, ma senza pusillanimità; con carità, ma senza adulazione, con rispetto, ma senza timidezza; senza ira, ma con dignità; senza ostinazione, ma con fermezza; con coraggio, ma senza imprudenza.

 

Davanti a quanti devono.

Davanti ai superiori e ai sudditi; agli anziani, ai coetanei, ai giovani; e per dire quanto devono, piaccia o no a chi sente, aduli o no chi ascolta, sia d'accordo o no con il credo di quanti sono presenti alla sua manifestazione di fede. Per salvarsi è necessario parlare.

 

Senza distinzioni di sorta

C'è chi, ostentando una malintesa prudenza, «la prudenza della carne», che secondo un'espressione di san Paolo «è morte», opposta a quella dello spirito, «che è vita e pace», secondo lo stesso apostolo, trascurano di confessare il proprio credo; e c'è chi, facendosi scudo della propria istruzione e cultura nel sapere della carne, che è nemico di Dio, come afferma lo Spirito Santo, tace quando deve parlare. [...]

C'è pure chi si impegna per raggiungere lo scopo, e contro quanto è stabilito dalla provvidenza del Signore, espresso nella Sacra Scrittura, predicato dalla Chiesa e praticato dai santi, giudica come mezzo atto ad attrarre alla fede di Cristo non solo quanto è ad essa contrario, ma anche quanto in molte occasioni è stato disapprovato e condannato da Cristo. Limite certo di questo falso zelo è la perdita della fede proprio in coloro che pretendono di diffonderla in modo tanto strano.

 

Davanti a tutti gli uomini

Per ciò, o confessiamo Cristo davanti a tutti gli uomini, in tutte le occasioni, senza alcuna sorta di distinzioni o dobbiamo rimanere esclusi dal regno dei cieli.

Crisostomo definisce traditore chi ammutolisce quando dovrebbe parlare con queste parole: Non solo si deve ritenere traditore della sua religione chi la ha abbandonata apertamente, sostenendo ciò che è falso, ma anche chi non la confessa pubblicamente, pur sostenendo la verità.

Vi sono tanti modi di negare Cristo! Vi sono tanti che lo negano per codardia, per rispetto umano, per paura! Vi sono tanti che pretendono fare confessioni contrarie senza tenere in mente le chiare parole del Salvatore! «Chi non è con me è contro di me!»

Rimane sempre la pace del cuore

Sì, il Maestro dice ai discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace»; ma aggiunge: «Non ve la do come ve la dà il mondo». La pace è ordine, armonia, grazia; è compatibile con dolori, amarezze e persecuzioni; sussiste anche quando tutto congiura contro i discepoli; è la pace dell'anima, del cuore, della coscienza, del compimento del dovere, della ragione che stima e apprezza le cose nel loro giusto valore, della fortezza che rimane intrepida nella lotta, che non è resa schiava dalle lusinghe né dalle minacce. Perciò Cristo aggiunge alle parole citate: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore" (Gv 14, 27).

Ho creduto, perciò ho parlato; un programma di vita

Per non allontanarsi dal cammino della verità affinché la luce della giustizia brilli per noi e affinché il sole dell'intelligenza ci illumini, imitiamo il profeta regale facendo della sua frase il nostro programma di vita: «Ho creduto, perciò ho parlato», nella speranza che in noi si compia l'altra frase: «Ma io sono stato sommamente umiliato» (Sal 115, l), perché tali dichiarazioni e tali umiliazioni ci daranno la fortuna di essere annoverati tra i figli di Dio.

 

Ricorri alla Madre di Gesù

Confida nella protezione della Madre di Dio e chiedila con insistenza e umiltà.

Il santo Rosario, ben recitato, è un eccellente esercizio di orazione mentale e vocale.

Nella vita dei santi, ammira tutto e imita ciò che puoi.

Leggi il santo Vangelo con venerazione e amore: imparerai lo spirito di Cristo.

Temi Dio e agisci sempre alla sua presenza. Vivere alla presenza di Dio è vivere in continua preghiera.

 

Soffri per Dio e in silenzio

Senza croce non avrai la chiave per aprire la porta del cielo.

Non lagnarti di ciò che soffri: Dio, che ti invia le sofferenze, è un padre molto amorevole e un medico molto saggio.

Soffri per Dio e sii certo della ricompensa. Soffri in silenzio e nessuno potrà toglierti il merito.

Ci sono imprese che non si possono intraprendere senza una speciale chiamata di Dio. Se il Signore lo vuole ti darà la grazia e le forze necessarie.

Contro l'amor proprio devi lottare dalla nascita alla morte.

La santa croce sia la tua difesa. Un'immagine di Gesù crocifisso è la più eccellente compagnia che puoi avere; non c'è libro che insegni tanto né amico che ti dia tanto, quanto un crocifisso.

Non celebrerai mai bene le grandi feste religiose se, in quei giorni, ti limiti ad una vita spirituale ordinaria e abitudinaria.

 

Compi il tuo dovere e ama il lavoro

Il primo passo verso la santità sta nel compiere bene i nostri doveri.

Ama il lavoro e accettalo come legge imposta dal Creatore.

La semplicità dà molto valore perfino alle azioni più insignificanti.

Non cercare di apparire quello che non sei né di occultare, con artificio, le tue virtù e non manifestare, senza discrezione, le tue debolezze.

Chi pone la sua gioia nel mangiare e nel bere dimostra di dar più valore alle cose materiali che a quelle dello spirito.

Approfitta di tutto il tempo che puoi per vivere con te stesso.

 

Taci o parla quando Dio e il prossimo lo esigono

È molto più facile tacere che parlare bene. Quando senti mormorare e non puoi impedirlo, taci e mostrati contrariato.

Non tralasciare di parlare quando lo richiedono la gloria di Dio o il bene del prossimo.

Non ti scomporre mai, dandoti alla smodata allegria e non renderti arcigno con una serietà e tristezza fuori posto. Ridere quando non è opportuno è segno di poco senno.

Sii orgoglioso nel manifestare l'ammirazione che nutri per i tuoi genitori. Sii riconoscente e rispettoso verso i tuoi maestri.

Chi non ama i bambini ha il cuore indurito.

Non mettere in evidenza la tua autorità.

 

Soccorri le necessità altrui

Nessuno, meglio dei poveri, rappresenta Gesù Cristo. Taglia le tue spese superflue e potrai soccorrere comodamente molte necessità.

Preferisci sempre soccorrere le necessità nascoste.

Non essere prodigo né taccagno. Tutte le volte che puoi, fa' a meno degli intermediari nel soccorrere il povero.

 

Rispetta te stesso e gli altri

Sii sincero con gli altri, ma non imprudente.

Non volere ricevere i segreti degli altri; ma se te li confidano, conservali come deposito sacro.

Tratta tutti con rispetto. Se sapremo rispettarci, anche gli altri ci rispetteranno.

La riconoscenza attira nuovi favori.

Non è sano chi, guardando gli altri, crede sempre di vederli ammalati.

Per quanto ti è possibile, pensa bene di tutti. Non giudicare dalle impressioni.

Non esigere dagli altri ciò che tu non sei in grado di praticare.

Non dare facilmente credito a chiunque. Parla sempre bene degli assenti. Non lamentarti degli altri, se non sono presenti.

Prima di formulare un giudizio ricorda che, per ciò che dici ora, dovrai essere giudicato nell'ora del giudizio.

Vedi negli altri l'immagine di Gesù; così amerai anche i nemici. Non permettere mai che l'odio entri nel tuo cuore. Perdona generosamente e non vanagloriarti.

Non far diventare gli altri vittime delle disgrazie, dei fastidi e dei dispiaceri che ti affliggono.

Allontana l'invidia come la più terribile passione. Non lesinare gli applausi quando sono meritati.

Abbi una speciale cura nel rendere giustizia ai meriti delle persone dalle quali sei ritenuto nemico.

 

Gli uomini e le donne di Dio sono inconfondibili

Gli uomini e le donne di Dio sono inconfondibili. Non si distinguono perché sono brillanti o affascinanti né per la loro forza umana, ma per i frutti di santità, per ciò che percepivano i discepoli sulla strada di Emmaus, quando camminavano insieme al Cristo risorto, che non riconoscevano, ma della cui presenza avvertivano gli effetti.

Lo spirito di Dio è soave, è spirito di pace, di ordine e così i frutti dei tralci che stanno uniti alla vite e da essa ricevono la linfa celeste. Frutti molte volte inapprezzabili esteriormente, che la persona non si propone in maniera cosciente, ma che sgorgano in virtù della grazia, dal momento che Dio si serve di un esempio, di una parola, di un'azione qualunque del suo apostolo, della persona in cui dimora.

 

Imprescindibile vivere uniti a Dio

Ciò che è imprescindibile, assolutamente necessario è vivere uniti a Dio, essere di Dio. Se studiassimo bene la storia del cristianesimo, incominciando dalla vita di Cristo, vedremmo tutto diversamente, non saremmo così umani né porremmo tante speranze nelle cose umane. Quando si diffonde il cristianesimo? Quando l'unico che lo predicava muore ignominiosamente, cioè quando umanamente avrebbe dovuto estinguersi. Quando si moltiplicano i cristiani? Quando gli imperatori li perseguitano, li sottopongono al martirio e li uccidono. Chi insegna e permette che si affermino dottrine ammirevoli e una morale sublime? Uomini rozzi, senza prestigio né autorità.

 

Una via solo per noi?

Pensare che vi sia una via per i santi di altre epoche ed un'altra per noi, pensare che i santi abbiano dovuto santificarsi in un certo modo, mentre noi non abbiamo bisogno di tanto, è una illusione che non credo denoti buono spirito. La via è la croce, il calvario, il sacrificio. Questa la via che Cristo ha seguito. Pensare che siamo gente privilegiata, che il Signore porterà in cielo rapidamente, senza bisogno di rinunce, senza prendere la propria croce per seguire Cristo, è negare la parola infallibile di Dio, è farci una religione a modo nostro, nella quale la vanità, l'amor proprio, la comodità e i piaceri umani, per un artificio che esiste solo nella nostra immaginazione, si armonizzano con il fervore, l'amor di Dio e la vita soprannaturale.

 

Siete giovani, potete conquistare il mondo

Chi fa la rivoluzione? Chi l'ha fatta in Spagna? Gli studenti, i giovani.

Essi la prepararono e la portarono avanti. Chi sono quelli che reagiscono? I giovani. Chi sono i più coraggiosi, intrepidi, temerari e azzardati? I giovani. Chi sono quelli che hanno ideali, che si dimenticano di se stessi, che accendono il fuoco? I giovani. [...]

Ora mi chiederete che cosa potete fare. Voi potete conquistare il mondo, né più né meno.

Ma c'è di più. Chi ha fatto quest'Opera così grande? Chi ha vinto le grandi difficoltà di questa grande impresa? Chi ha diffuso l'Opera? Chi ha fatto tutto? l giovani.

Quanto hanno fatto e come lo hanno fatto! Con difficoltà familiari, senza esperienza, senza mezzi, ancora studenti, quasi non sapendo ciò che facevano. Se foste come loro, non ci sarebbe più nulla da conquistare. Voi siete venuti all'Opera quando era già realizzata; siete venuti a raccogliere frutti, a vivere la vita che loro hanno lasciato. Mi chiederete ancora che cosa potete fare.

O gioventù, arma poderosa, braccio quasi onnipotente, forza del mondo! Ringraziate Dio perché fin dalla giovinezza vi ha chiamato alla lotta, per farvi difensori dei suoi santi interessi.

Siamo giovani: possiamo tutto.

 

Assumere la critica

Uno degli ostacoli maggiori per comandare bene è farsi guidare da chi ci adula.

Una persona che ama ascoltare chiacchiere, anche se si giustifica dicendo che cerca di orientarsi, raramente agisce spassionatamente.

Disapprovare, a parole o con i fatti, chi ci ha preceduto nel comando significa rischiare di essere, quasi sempre, ingiusti. Quasi sempre chi crede di circondarsi di un alone di prestigio disprezzando gli altri ottiene un risultato contrario a quello che si prefigge..

Alterarci, perché altri criticano il nostro agire, e non approfittare delle critiche che ci vengono rivolte per correggerci, è amor proprio chiaro e manifesto.

Attaccarsi alla propria opinione, sapendo che non è buona, con il pretesto di mantenere l'autorità, è superbia e ingiustizia.

 

Dio detesta l'ipocrisia

Dio premia la semplicità, la verità, l'umiltà, ma detesta e castiga la doppiezza, l'ipocrisia e la superbia in chi comanda.

È facile dirsi umili e manifestare il desiderio di esserlo, ma è molto difficile la vera pratica di questa virtù.

È bene chiedere perdono con frequenza, però è ancor meglio operare con purezza d'intenzione e vigilare su noi stessi.

Dice il proverbio: «Dimmi di che cosa fai sfoggio e ti dirò di che cosa manchi». Vigiliamo affinché la nostra condotta non sia a dimostrazione del proverbio.

Quando diciamo che di tutto ci si può accusare tranne che di quello, è perché la passione ci ha resi ciechi.

Se nostro Signore si comportasse con noi come con i persecutori dell'adultera, scaglieremmo la prima pietra?

Se la virtù ci urta e il buon esempio ci esaspera, la nostra infermità spirituale è grave, urgente è porvi rimedio.

 

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