Il
desiderio di vivere la sua fede fino al dono della propria vita, se
fosse stato necessario, manifestato in alcune occasioni, aveva generato in
lui una autentica spiritualità martiriale.
"Umiliazioni,
abbattimenti, contrarietà, persecuzioni, sofferenze, martirio, tutto ciò
è una legittima conseguenza"- aveva scritto nel 1920 - dell'essere
coerente con la fede.
La
circostanza concreta, la dura persecuzione religiosa in Spagna sin dal
1931 inasprita nel 1936, fu solo un'occasione che mise in evidenza ciò
che già si era consolidato dentro di lui. In quegli anni difficili di
tanto estremismo e dolore insistette continuamente sulla non violenza.
Diceva:
"non bisogna farsi illusioni; la mitezza, l'affabilità, la dolcezza,
sono virtù che conquistano il mondo". E inoltre: "Ora è tempo
di raddoppiare la preghiera, di soffrire meglio, di abbondare nella
carità, di parlare di meno, di vivere molto uniti al Signore, di essere
molto prudenti, di consolare il prossimo, di incoraggiare i pusillanimi,
di prodigare misericordia, di vivere fiduciosi nella Provvidenza, di avere
e dare pace".
Il
27 luglio 1936 appena terminata la celebrazione della Messa, fu arrestato
nella sua casa di via Alameda di Madrid. Non negò la sua identità
davanti a coloro che andarono a prenderlo: "Sono sacerdote di
Cristo".
Alcune
ore dopo, al momento di essere separato da suo fratello, che lo aveva
accompagnato, gli disse: "Addio, Carlo, si vede che il Signore, che
mi ha voluto fondatore, mi vuole anche martire".
Il
giorno dopo, una professoressa ed una giovane dottoressa dell'Istituzione
Teresiana, trovarono il suo cadavere vicino alla cappella del cimitero
dell'Almudena, con ferite di arma da fuoco. Sul suo petto si vedeva,
perforato, lo scapolare della Madonna del Carmelo. Aveva 61 anni.
Trasportarono
il suo cadavere al cimitero di San Lorenzo, dove il giorno 29 fu
seppellito.