Finché
Cristo si formi in voi
Cristo
come fondamento
Nessuno
può porre un fondamento diverso
Perché
nessuno può porre un fondamento diverso da quello che è stato
posto, che è Gesù Cristo (l Cor 3, 11).
Sappiamo,
poiché ci è stato detto più volte che l'Opera è di Gesù Cristo,
perché lui è l'ispiratore, il sostegno, il principio, il fine, il mezzo,
tutto insomma.
Distruggendo
ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio (2
Cor 10, 3-5).
Perché
ogni conoscenza per quanto possa sembrare eccellente, per quanto sia
brillante, per quanto sembri profonda, è ignoranza e non conoscenza
davanti a Dio, che è sapienza non creata. Giacché ogni edificio, per
quanto alto, se non ha Cristo per fondamenta, viene distrutto dalla sua
stessa altezza.
Perché
è più saggio e sa meglio confutare le argomentazioni del nemico,
sconvolgere i suoi piani e spianare tutti i tipi di dubbio colui che pone
le fondamenta in Cristo, vede con la luce della fede e parla secondo le
ispirazioni del Verbo, sapienza infinita.
La
vostra missione, il vostro insegnamento devono essere come quelli di
Cristo: voi dovete sublimare quanto toccate, dare consolazione a chi vi si
avvicina, insegnare a quanti vi circondano, illuminare chi educate,
santificare chi si affida a voi, curare chi vi chiede consigli, edificare
tutti.
Questa
è la nostra Opera
La
presente considerazione ha un altro fine: lasciare stabilito, come scrisse
san Paolo ai Corinzi, che nessuno, per quanta autorità abbia, per quanta
scienza possegga, per quante virtù eserciti, nessuno può né potrà mai
porre un altro fondamento, diverso da quello che fu stabilito fin
dall'inizio, che è Gesù Cristo. Questa è la nostra Opera, questa la
dottrina che abbiamo formulato e, per nessun pretesto dobbiamo ammettere
elementi umani, in ciò che è stato fondato in Cristo, per Cristo e a
favore di Cristo. La perfezione dell'Opera sta nell'identificarsi con
Cristo, la sua solidità nel fondarsi in Cristo, la sua vita nel
partecipare alla vita di Cristo. [...]
La
nostra fiducia è in Cristo Abbiamo ben capito che l'unico fondamento sul
quale dovevamo innalzare questo magnifico edificio spirituale è Gesù
Cristo e, poiché pensiamo così, non ci scoraggia la mancanza di mezzi
materiali né la scarsità di numero né l'umiltà delle poche persone che
ci siamo unite per portare a compimento quest'impresa.
La
nostra fiducia è in Gesù e il nostro motto sta nel ripetere con san
Paolo: «Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?».
Non
basta non vivere per se stessi
[...]
Non è sufficiente non vivere per se stessi, bisogna vivere per Cristo.
Dobbiamo fare molta attenzione per non cadere in inganno, perché potrebbe
accaderci di ritenere che viviamo per Cristo, mentre viviamo per noi
stessi, cerchiamo la nostra soddisfazione, seguiamo le nostre inclinazioni
e ci allontaniamo dalla nostra legge.
Chi
vive per Colui che morì per tutti, vive per tutti, perché in tutti vede
l'immagine di Cristo. Chi non vive per se stesso, non tiene in
considerazione nulla di terreno. Zelo per la salvezza delle anime, che
supera ricchezza e povertà, sapienza e ignoranza, questa è la vocazione
dell'apostolo. Dobbiamo lavorare perché il nostro zelo sia tanto intenso
quanto equanime e tanto equanime quanto intenso. Seminiamo con l'esempio,
testimoniamo nella nostra vita gli insegnamenti esposti e lasciamo a
nostro Signore il resto. Questo modo di procedere è libero da alti e
bassi, da esaltazioni e depressioni, si accompagna ad una pace
inalterabile in mezzo ai trionfi e agli insuccessi.
Gesù
e venuto per servire e non per essere servito
Avete
due misure, una per il prossimo e una per voi? Risolvete d'impulso i
problemi, senza averli meditati davanti al tabernacolo, senza aver chiesto
luci a nostro Signore, senza aver domandato un consiglio a chi ve lo può
dare? Ricordate in ogni momento le parole di Gesù, quando disse di essere
venuto per servire e non per essere servito?
La
vostra mitezza si riflette in tutta la vostra vita, nelle parole, nei
modi, nei gesti, nel tono della voce, nelle buone maniere, nel prendervi
cura, nel rimproverare [o..]?
Non
esigete dagli altri ciò che voi non siete capaci di fare
È
un errore credere che gli altri non si rendano conto dei vostri difetti,
delle vostre preferenze, delle vostre parzialità [...].
È
più comodo fare le cose, che insegnare a farle; però così non si educa.
[...]
Quanta
attenzione, quando l'affare è proprio! Quante cure! Quanto poco importa
lavorare e soffrire! Allora, considerate che l'affare che avete tra le
mani è di Dio: la vostra santificazione.
Dimostrare
con i fatti che siamo discepoli di Gesù
Dimostrare
con i fatti che siamo discepoli di Gesù, pregando per i nemici, facendo
loro tutto il bene che possiamo: supplicare perché si convertano.
Riempitevi
della carità di Cristo per diffonderla nella società che brucia di odio
e di vendetta.
Con
giovani si fece quest'Opera che voi ammirate ed amate, ma [...] giovani
[...] che, fin dal primo momento, compresero bene che cosa era la missione
e misero tutta la loro anima in quest'impresa di apostolato.
La
nostra fiducia è fondata in Dio o nel nostro fare, nelle nostre forze, in
qualcosa di umano? La pace dell'anima e la tranquillità di spirito ci
daranno la risposta.
[I
membri dell'Opera] devono avere un'intensa vita spirituale, ma non farsene
vanto.
Siamo
stati coraggiosi nel confessare Cristo, nel difenderlo e sacrificarci per
lui?
«Mihi
absit gloriari» (Gal
6, 14). «Accipe igitur armaturam Dei» (Ef 6, 13).
Non
vogliamo altre armi né le usiamo né dobbiamo ad altre i nostri successi,
grandi o piccoli. Il nostro programma è all'interno della croce; per ciò
tutti i tratti della nostra fisionomia sono rappresentati all'interno
della croce.
È
la nostra speranza. Spes unica. È la nostra scienza. "Conosco
solo Gesù Cristo, e questi crocifisso». [. ..]
L'Opera
è Gesù Cristo
Lui
è l’ispiratore, il sostegno, la vita, il modello, la teoria, la
pratica, il sistema, il metodo, il procedimento, la regola, le
costituzioni, tutto insomma. Poiché Gesù Cristo è il nostro modello e
il nostro amore, i membri della nostra famiglia avranno un'identica
conformazione spirituale e vivranno uniti in Cristo e per Cristo, nel
quale tutti dobbiamo amarci. [...]
Dovete
porre un impegno particolare nel conoscere bene la vita di Gesù Cristo,
studiando con amore i santi Vangeli [...], lì incontrerete il prototipo
che dovete imitare. Tutti possiamo copiare da Cristo, qualunque sia il
nostro temperamento, l'età, la condizione sociale, il sesso e la
professione; nell'imitarlo non distruggiamo il nostro modo di essere,
datoci da Dio, anzi, lo eleviamo e lo santifichiamo.
Che
dire dell'amore? Se amate veramente Cristo, saprete amare bene tutti. In
sintesi, questo è il mio consiglio: se incontrate difficoltà
nell'esercizio dell'amore, è semplicemente perché non amate bene Gesù
né le creature in Gesù e per Gesù.
Siete
stirpe eletta
L'apostolo
san Pietro, nel secondo capitolo della sua Prima lettera, ammonisce i
cristiani a dare frutti corrispondenti alla loro dignità e a soffrire con
pazienza a imitazione di Cristo.
A
chi parla san Pietro? Lo dice lui stesso: A voi, che siete stirpe eletta,
gente santa, popolo che Dio si è acquistato. A voi che, un tempo, eravate
non popolo, ma ora siete popolo di Dio.
E,
se è ben certo che voi, come dice il santo apostolo, eravate «non
popolo» un tempo, cioè, se prima d'ora, pur essendo buoni, retti e
giusti, non formavate un popolo, un'associazione, non avevate comunione di
interessi, di ideali e di aspirazioni, ora siete popolo di Dio, perché
Dio vi ha riuniti; Dio vi ha chiamati; nel suo nome e per la sua gloria vi
ha radunati; difendete la sua dottrina, e i vostri desideri sono santi e
comuni. Proprio perché siete così san Pietro vi chiama «stirpe eletta,
gente santa, popolo che Dio si è acquistato».
Il
vero umanesimo
In
un articolo, scritto da un padre agostiniano, leggo le seguenti frasi:
Solo considerando il carattere eminentemente umano di quella vita,
d'altronde, tutta di Dio, piena totalmente di Dio e consacrata interamente
al servizio di Dio, santa Teresa di Gesù è, senza dubbio, una delle
anime più generose e simpatiche che sono discese in questo mondo.
Carattere
eminentemente umano. Le opere di [santa Teresa] lo dicono; emerge dalla
lettura dei suoi libri. lo desidero che la nostra Opera sia così. Non vi
sembra una opportuna coincidenza che la nostra Istituzione porti il nome
di teresiana?
Quella
vita tutta di Dio. Così deve essere la vita de [i membri dell'Opera],
tutta di Dio. Ma, pur essendo tutta di Dio, deve distinguersi per il suo
carattere eminentemente umano, il quale, plasmato da una vita tutta di
Dio, si perfeziona, ma non perde la sua natura. Che [santa Teresa] sia
stata così chi lo dubita? E come non riconoscere che perché fu così
conquistò tanta universale simpatia? Se quella vita era tutta di Dio,
poteva non essere generosa?
Voglio
vite umane
lo
voglio, sì, vite umane [...] però, poiché ritengo che queste vite non
potranno essere quali le desideriamo se non sono vite di Dio, pretendo
cominciare con il riempire di Dio chi deve vivere un vera vita umana; per
consacrare a Dio i membri della famiglia in cui deve dominare il vero
umanesimo. Ci sarà, allora, una sovrabbondanza di generosità? Senza
dubbio. Avremo simpatie? Sicuramente. Pretendere di distruggere l'umano?
Giammai; è una chimera. Tentare di perfezionare l'umano con strategie
diverse? Fatica vana. Prescindere da Dio per perfezionare la sua opera?
Illusione sciocca. Non vi pare semplicissimo il procedimento, razionale il
processo e infallibile il risultato del sistema? Dio si china fino
all'uomo; l'uomo si innalza verso Dio; l'umanità fu assunta dal Figlio di
Dio - Dio come il Padre - per non abbandonarla più, e questa umanità
adorabile, nella persona divina fu elevata alla vetta della perfezione.
L'umano perfezionato e divinizzato, perché pieno di Dio.
L
'Incarnazione bene intesa
L'Incarnazione
bene intesa, la persona di Cristo, la sua natura e la sua vita, a chi lo
capisce, danno la norma sicura per arrivare ad essere santo, della
santità più vera, rimanendo nello stesso tempo umano, dell'umanesimo
vero. Così saremo generosi e la nostra Opera attirerà simpatia. Il
modello? Santa Teresa di Gesù. Conosciamo bene questa santa,
approfondiamo la sua dottrina e agiamo in armonia con i suoi insegnamenti
e con i suoi esempi.
Il
discepolo non ha migliore condizione del maestro
Perché
si complotta contro Cristo?
Gesù
aveva risuscitato Lazzaro, cioè, aveva appena fatto uno dei più grandi
miracoli. Molti dei giudei, che erano presenti, credettero in lui: Ma
alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono ciò che aveva fatto
Gesù. I principi dei sacerdoti e i farisei si radunarono in consiglio e
dicevano: «Che facciamo, perché questo uomo fa molti miracoli? Se lo
lasciamo così, tutti crederanno in lui» (Gv 11, 46-48).
Perché
si radunano in consiglio i farisei? Per prendere una decisione iniqua.
Perché complottano contro Cristo? Perché fa miracoli, perché dice la
verità, perché condanna gli errori, perché rifiuta le abitudini di quei
farisei. Perché vogliono annientarlo? Perché se non lo fanno, tutti
crederanno in lui. E, siccome credere in lui è andare contro di loro,
siccome credere in lui è riprovare le loro abitudini, vogliono, se
possibile, annientarlo. E ancora, poiché tentano di perpetrare il crimine
sotto il pretesto di zelo, adducono come causa il bene del prossimo.
Ripercorrere
la medesima strada
Questo
fu l'inizio della Passione di Cristo. Da quel conciliabolo di cattive
passioni, unite a tutte le arti dell'invidia, ebbe origine il decreto di
morte contro Colui che è la vita.
I
discepoli non dovevano avere sorte migliore del maestro. Quelli che
seguirono Cristo, quelli che imitarono Pietro e Giovanni e praticarono gli
insegnamenti del Maestro, ripercorsero la stessa strada e giunsero anche
loro al Calvario.
Non
mancano miracoli nella Chiesa; non scarseggiano i prodigi di una madre
tanto feconda in santità; ma che importa? Oggi come ieri e come ai giorni
del Salvatore e dei suoi apostoli, gli uomini dal cuore docile e umile
credono e amano la dottrina della sposa di Cristo; ma gli accecati dalla
superbia e gli intossicati dall'invidia continuano a fare conciliaboli per
sterminarla, se possibile.
L'ideale
che perseguiamo
Ed
ecco la mia costante preoccupazione, qui sono diretti tutti i miei:
consigli: che Cristo si formi in voi, che rappresentiate Cristo, che
siate, insomma, veri cristiani, poiché, secondo san Basilio, la
definizione di cristianesimo è l'imitazione di Cristo. Che la vita di
Gesù si manifesti in voi, perché tutti quelli che sono stati battezzati
in Cristo, devono essere rivestiti di Cristo. Questa è la formazione che
desideriamo per voi, questo il vero teresianesimo, questa la realizzazione
dell'ideale che vogliamo perseguire; e fino a che non avrete messo tutto
il vostro impegno nello studiare, conoscere, amare e imitare Cristo, non
avrete cominciato la vostra formazione; e, fino a che non avrete fatto
progressi in questo esercizio, non avrete fatto un passo avanti nel
cammino della vostra formazione, che sarà tanto più completa e perfetta
quanto più e meglio avrete imitato il divino modello.
L'uomo
scopre il capo davanti a Gesù
Non
vi capita, qualche volta, di chiedervi quale concetto ha l'uomo di Cristo?
Non soffermate la vostra attenzione su ciò che è Cristo anche per chi lo
considera, in modo eretico, solo uomo? [...]
L'uomo
parla di Cristo con venerazione, perché lo considera Dio, o perché lo
ammira come uomo straordinario. Ma strano contrasto: quest'uomo, che così
scopre il capo davanti a Gesù, ridicolizza e disprezza i cristiani, che
sono o devono essere gli imitatori di Gesù. Ci sarà in ciò un mistero?
Potremmo raccogliere qualche utile insegnamento da così esecrabile
lezione? Vediamolo. Se chi, nel giudicare la dottrina e gli esempi di
Gesù, prescinde dal suo carattere divino, ma nell'umano esalta i suoi
saggi insegnamenti e i suoi ammirabili esempi, vedesse in ciascun
cristiano l'incarnazione di questa saggezza e la riproduzione di quella
vita esemplare, loderebbe i cristiani che, con tanta perfezione,
rappresentano e imitano l'uomo straordinario.
Perché
disprezzano i cristiani?
È
fuori dubbio che chi odia Cristo, chi in modo satanico lo perseguita,
perseguiterà e odierà quelli che lo seguono e lo imitano. Forse le
nostre mancanze, le inesattezze con le quali imitiamo gli esempi divini,
la mancanza di fedeltà all'originale, la mistificazione dei suoi
insegnamenti, le tergiversazioni nella sua dottrina sono la causa dei
disprezzi? [...]
Comprendo
che è molto delicato il punto che oggi vi sottopongo, ma non cesso di
pensare che il suo studio è molto utile. Perché il nostro amor proprio
è incline a vedere, nel desiderio di giustificarsi ad ogni costo, solo
ingiustizia nelle critiche al nostro cristianesimo, quando ci saranno,
chissà, molte situazioni in cui noi siamo colpevoli, e la critica degli
altri è giusta rivendicazione.
Il
nostro falso cristianesimo
Ripercorrete
con me la nostra storia; torniamo con il pensiero ai fatti, alle parole e
alle omissioni di cui siamo responsabili, ricordiamo i giudizi che tutto
ciò ha meritato e vediamo se, trascorso del tempo, conosciuti meglio i
fatti, liberi dalle passioni che ci dominavano in quel tempo, e, alla luce
del maggior fervore che oggi abbiamo, conveniamo che le critiche degli
uomini e il giudizio della gente, allora, per persecuzione ingiusta, si
presenta ora ai nostri occhi pena meritata per il nostro falso
cristianesimo, salutare rimprovero alle nostre colpe e perfino condanna
necessaria per ristabilire il regno di pace e di giustizia. [...] Non lo
dubitate, la dottrina di Cristo, professata con fede viva e praticata con
abnegazione eroica, risplende, brilla e si impone con forza irresistibile
[...].
Condanna
necessaria?
Ciò
che non è possibile, ciò che non accadrà mai, è che non stando con
Gesù, non professando la sua dottrina, non imitando le sue virtù,
volendo vivere divisi, volendo apparire cristiani essendo interiormente
pagani, meritiamo ciò che meritarono i santi che, in fine, sono i veri
cristiani [...]. Rispondete a queste domande: quando siete stati umili
come Cristo, caritatevoli, dolci, amorevoli, prudenti, innamorati di Dio,
fervorosi nella preghiera, fiduciosi nella misericordia, è allora che
siete stati perseguitati, più criticati, è allora che i più grandi mali
sono venuti su di voi?
Ricordatelo
bene e fate memoria se quando più avete sofferto, quando vi si trattò
nel modo peggiore, quando avete vissuto con minore tranquillità, era il
momento in cui non eseguivate con purezza di intenzione il vostro lavoro,
il momento in cui la vanità era il vostro sprone, il momento in cui
cercavate di piacere al mondo.
Se
Cristo vive in voi, se lo imitate nella pazienza, nell'umiltà, nella
mansuetudine e in tutte le virtù; se siete, in una parola, imitatori
fedeli di Cristo, veri cristiani, anche se patirete per Cristo, il vostro
martirio sarà breve.
Siete
stirpe eletta
L'apostolo
san Pietro, nel secondo capitolo della sua Prima lettera, ammonisce i
cristiani a dare frutti corrispondenti alla loro dignità e a soffrire con
pazienza a imitazione di Cristo.
A
chi parla san Pietro? Lo dice lui stesso: A voi, che siete stirpe eletta,
gente santa, popolo che Dio si è acquistato. A voi che, un tempo, eravate
non popolo, ma ora siete popolo di Dio.
E,
se è ben certo che voi, come dice il santo apostolo, eravate «non
popolo» un tempo, cioè, se prima d'ora, pur essendo buoni, retti e
giusti, non formavate un popolo, un'associazione, non avevate comunione di
interessi, di ideali e di aspirazioni, ora siete popolo di Dio, perché
Dio vi ha riuniti; Dio vi ha chiamati; nel suo nome e per la sua gloria vi
ha radunati; difendete la sua dottrina, e i vostri desideri sono santi e
comuni. Proprio perché siete così san Pietro vi chiama «stirpe eletta,
gente santa, popolo che Dio si è acquistato».
Ricevere
molto e non dare nulla?
Voler
ricevere molto e non dare nulla; voler vivere a nostro piacere, in una
tranquillità imperturbabile, godendo dei doni del Signore e non sentendo
le miserie è un sogno irrealizzabile. «Il discepolo non deve essere più
del maestro» (Mt 10, 24) né possiamo godere con Cristo senza soffrire
con lui né per noi c'è da tracciare una strada diversa da quella che
hanno percorso la santissima Vergine e i santi.
Quel
cristianesimo adulterato di chi pretende liberarsi dalle persecuzioni,
dalle calunnie e dal martirio, desiderando, nello stesso tempo, vivere
molto uniti a Cristo, non si può professare. Siete «stirpe eletta»,
perciò dovete vivere la vita di questi eletti, e la loro vita è identica
a quella di Cristo, primo dei predestinati; se siete «gente santa»,
dovete sapere che non c'è altra santità se non quella di Cristo [...];
se siete «suo popolo», dovete difendere i suoi diritti, confessare la
sua fede, estendere il suo regno e unirvi a quelli che militano sotto il
suo vessillo.
Lasciare
ogni inganno
L'apostolo
parla così perché si dirige a coloro che hanno lasciato, abbandonato,
disprezzato ogni malizia, ogni inganno; cioè, a coloro che non
vogliono essere in un modo e apparire in un altro, prendere ciò che
conviene e lasciare ciò che disturba, ingannare il mondo con una furbizia
che ritengono prudenza, zelo, riservatezza conveniente e precauzione
opportuna; a coloro che hanno lasciato ogni finzione e con un coraggio,
degno della bontà della causa che difendono, confessa- no Cristo
pubblicamente, in ogni momento e in ogni luogo. [...]
Sappiate
che questa è la volontà di Dio: che operando bene, facciate zittire
l'ignoranza degli uomini imprudenti. Facendo del bene ai vostri
alunni, svolgendo bene le vostre lezioni, facendo bene le vostre
spiegazioni, i vostri scritti, i consigli accademici, le assemblee, gli
incarichi che vi sono conferiti. Non è sufficiente chiamarsi cattolico,
parlare di pietà e apparire tra i buoni; per compiere la volontà di Dio,
che deve essere regola della vostra vita, bisogna unire le opere alla
fede, bisogna esercitarsi nel fare del bene a tutti, nel fare bene ciò
che facciamo, che equivale a fare del bene a noi stessi. [...]
Se
qualcuno tenta di accusarvi di egoismo, di parzialità e di ignoranza e
incespica ad ogni passo nel vostro distacco, nella vostra giustizia e
nella vostra preparazione, nella vostra abnegazione, carità e capacità
di iniziativa, come non dovranno zittirsi?
Uso
dei nostri diritti
Aggiunge,
però, san Pietro: «Come liberi, anzi come servi di Dio». Come liberi,
con una santa libertà per fare il bene, non temendo la critica né
ciò che diranno i mondani; non nascondendosi né occultandosi come se si
tramasse il male; non tradendo la fede per timore di dispiacere agli
uomini; senza rispetto umano. Senza provocazione né imprudenze, senza
ostentazione né esagerazioni, ma con coraggio e santa intrepidezza,
confessando Cristo in ogni luogo. [...] Non siamo tanto timidi, timorosi e
pusillanimi da farci spaventare e intimidire dall'audacia dei nemici; non
confondiamo l'imprudenza e la provocazione con l'uso e l'esercizio dei
nostri più sacri diritti. [...]
San
Pietro, dopo aver detto che la libertà non deve essere un velo per
coprire la malizia, aggiunge: «Onorate tutti, amate la fratellanza;
temete Dio; onorate il re». Programma più che esauriente per il vostro
agire.
Le
condizioni di Cristo
E,
convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno
vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi
segua» (Mc 8, 34).
Molti
ritengono che le parole del nostro adorabile Salvatore, tema di queste
considerazioni, furono dette solamente per i discepoli e che riguardano
solo quelli che professano la vita religiosa. Non c'è questa eccezione;
Gesù dichiara espressamente che l'invito si estende a tutti.
Convinciti
che chiama tutti e vuole che tutti si sentano invitati, poiché quando, in
qualche occasione, il divino Maestro volle fare confidenze o dare
istruzioni particolari ai suoi discepoli e apostoli, li chiamò in
disparte.
Rinneghi
se stesso. Per
un viaggio lungo e in salita si deve alleggerire il carico; per correre si
deve portare poco peso. La prima cosa che ci si ordina è di liberarci dai
fastidi. Il divino Maestro in poche parole racchiuse tutto il necessario;
a chi si chiede che rinneghi se stesso si chiede il massimo. Poi tutto il
resto si dà per richiesto.
Facilmente,
afferma un Padre (della Chiesa), l'uomo abbandona tutto ciò che gli sta
intorno, ma gli è molto difficile spogliarsi di se stesso.
Questo
primo passo, rinnegare se stesso, è essenziale per seguire Cristo,
poiché senza di lui non possiamo camminare.
Per
qualcuno è veramente così; ma quanti si sbagliano, e quanto più grande
è il numero di quelli che ingannano se stessi! Se ti vuoi convincere di
ciò, chiedi alla tua coscienza, studia qualche aspetto della tua vita e
vedrai che il tuo io sta sempre facendo danni.
Prenda
la sua croce. Si
intende per croce ogni contrarietà, amarezza, sofferenza, lavoro, ecc.
Prendere la croce significa abbracciarsi volontariamente ad essa. Tutti
gli avvenimenti umani accadono o perché Dio lo vuole o perché lo
permette. In un modo o nell'altro è sempre per volontà di Dio che
accadono.
La
croce o la prendiamo volontariamente dalla mano del Signore o la
trasciniamo contro la nostra volontà [...].
Gesù,
morendo in croce per riconciliarci con il Padre, perché era conveniente
che così accadesse, ci dà l'esempio affinché impariamo a prendere e a
portare la croce sulla quale dobbiamo morire per risuscitare con lui nella
gloria.
Andare
a Cristo
Venite
a me, voi tutti, che siete stanchi e affaticati e io vi ristorerò (Mt
11,28).
Chi
non è oberato e carico di miserie? Tutti ci lamentiamo di ciò come di un
male irrimediabile. Perché? Perché non andiamo a Cristo.
Se
andiamo a lui, non solo egli ci allevierà, ma ci ristorerà. Come mai
sopportiamo tanto pur avendo il rimedio a portata di mano?
Non
abbiamo perché non chiediamo
Il
potere di Gesù
E
Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e
in terra» (Mt 28, 18).
Gesù
che ha parlato in questo modo e la cui parola è infallibile, è presente
nell'ostia che stai per ricevere. Il potere di cui parla Gesù è ben
manifesto nel sacramento adorabile dell'eucaristia.
Lì
ci ascolta perché gli chiediamo quanto ci serve dal cielo e dalla terra e
ci assicura che accoglierà favorevolmente le nostre suppliche.
Se
non abbiamo, se siamo privi di qualcosa, è perché non chiediamo.
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