Cristo nel centro  

San Pedro Poveda è il fondatore dell'Istituzione Teresiana, Associazione di laici approvata da Pio XI nell'anno 1924, attualmente presente in 30 Paesi

        

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Finché Cristo si formi in voi

Cristo come fondamento

Nessuno può porre un fondamento diverso

Perché nessuno può porre un fondamento diverso da quello che è stato posto, che è Gesù Cristo (l Cor 3, 11).

Sappiamo, poiché ci è stato detto più volte che l'Opera è di Gesù Cristo, perché lui è l'ispiratore, il sostegno, il principio, il fine, il mezzo, tutto insomma.

Distruggendo ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio (2 Cor 10, 3-5).

Perché ogni conoscenza per quanto possa sembrare eccellente, per quanto sia brillante, per quanto sembri profonda, è ignoranza e non conoscenza davanti a Dio, che è sapienza non creata. Giacché ogni edificio, per quanto alto, se non ha Cristo per fondamenta, viene distrutto dalla sua stessa altezza.

Perché è più saggio e sa meglio confutare le argomentazioni del nemico, sconvolgere i suoi piani e spianare tutti i tipi di dubbio colui che pone le fondamenta in Cristo, vede con la luce della fede e parla secondo le ispirazioni del Verbo, sapienza infinita.

La vostra missione, il vostro insegnamento devono essere come quelli di Cristo: voi dovete sublimare quanto toccate, dare consolazione a chi vi si avvicina, insegnare a quanti vi circondano, illuminare chi educate, santificare chi si affida a voi, curare chi vi chiede consigli, edificare tutti.

 

Questa è la nostra Opera

La presente considerazione ha un altro fine: lasciare stabilito, come scrisse san Paolo ai Corinzi, che nessuno, per quanta autorità abbia, per quanta scienza possegga, per quante virtù eserciti, nessuno può né potrà mai porre un altro fondamento, diverso da quello che fu stabilito fin dall'inizio, che è Gesù Cristo. Questa è la nostra Opera, questa la dottrina che abbiamo formulato e, per nessun pretesto dobbiamo ammettere elementi umani, in ciò che è stato fondato in Cristo, per Cristo e a favore di Cristo. La perfezione dell'Opera sta nell'identificarsi con Cristo, la sua solidità nel fondarsi in Cristo, la sua vita nel partecipare alla vita di Cristo. [...]

La nostra fiducia è in Cristo Abbiamo ben capito che l'unico fondamento sul quale dovevamo innalzare questo magnifico edificio spirituale è Gesù Cristo e, poiché pensiamo così, non ci scoraggia la mancanza di mezzi materiali né la scarsità di numero né l'umiltà delle poche persone che ci siamo unite per portare a compimento quest'impresa.

La nostra fiducia è in Gesù e il nostro motto sta nel ripetere con san Paolo: «Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?».

 

Non basta non vivere per se stessi

[...] Non è sufficiente non vivere per se stessi, bisogna vivere per Cristo. Dobbiamo fare molta attenzione per non cadere in inganno, perché potrebbe accaderci di ritenere che viviamo per Cristo, mentre viviamo per noi stessi, cerchiamo la nostra soddisfazione, seguiamo le nostre inclinazioni e ci allontaniamo dalla nostra legge.

Chi vive per Colui che morì per tutti, vive per tutti, perché in tutti vede l'immagine di Cristo. Chi non vive per se stesso, non tiene in considerazione nulla di terreno. Zelo per la salvezza delle anime, che supera ricchezza e povertà, sapienza e ignoranza, questa è la vocazione dell'apostolo. Dobbiamo lavorare perché il nostro zelo sia tanto intenso quanto equanime e tanto equanime quanto intenso. Seminiamo con l'esempio, testimoniamo nella nostra vita gli insegnamenti esposti e lasciamo a nostro Signore il resto. Questo modo di procedere è libero da alti e bassi, da esaltazioni e depressioni, si accompagna ad una pace inalterabile in mezzo ai trionfi e agli insuccessi.

 

Gesù e venuto per servire e non per essere servito

Avete due misure, una per il prossimo e una per voi? Risolvete d'impulso i problemi, senza averli meditati davanti al tabernacolo, senza aver chiesto luci a nostro Signore, senza aver domandato un consiglio a chi ve lo può dare? Ricordate in ogni momento le parole di Gesù, quando disse di essere venuto per servire e non per essere servito?

La vostra mitezza si riflette in tutta la vostra vita, nelle parole, nei modi, nei gesti, nel tono della voce, nelle buone maniere, nel prendervi cura, nel rimproverare [o..]?

Non esigete dagli altri ciò che voi non siete capaci di fare

È un errore credere che gli altri non si rendano conto dei vostri difetti, delle vostre preferenze, delle vostre parzialità [...].

È più comodo fare le cose, che insegnare a farle; però così non si educa. [...]

Quanta attenzione, quando l'affare è proprio! Quante cure! Quanto poco importa lavorare e soffrire! Allora, considerate che l'affare che avete tra le mani è di Dio: la vostra santificazione.

 

Dimostrare con i fatti che siamo discepoli di Gesù

Dimostrare con i fatti che siamo discepoli di Gesù, pregando per i nemici, facendo loro tutto il bene che possiamo: supplicare perché si convertano.

Riempitevi della carità di Cristo per diffonderla nella società che brucia di odio e di vendetta.

Con giovani si fece quest'Opera che voi ammirate ed amate, ma [...] giovani [...] che, fin dal primo momento, compresero bene che cosa era la missione e misero tutta la loro anima in quest'impresa di apostolato.

La nostra fiducia è fondata in Dio o nel nostro fare, nelle nostre forze, in qualcosa di umano? La pace dell'anima e la tranquillità di spirito ci daranno la risposta.

[I membri dell'Opera] devono avere un'intensa vita spirituale, ma non farsene vanto.

Siamo stati coraggiosi nel confessare Cristo, nel difenderlo e sacrificarci per lui?

 

«Mihi absit gloriari» (Gal 6, 14). «Accipe igitur armaturam Dei» (Ef 6, 13).

Non vogliamo altre armi né le usiamo né dobbiamo ad altre i nostri successi, grandi o piccoli. Il nostro programma è all'interno della croce; per ciò tutti i tratti della nostra fisionomia sono rappresentati all'interno della croce.

È la nostra speranza. Spes unica. È la nostra scienza. "Conosco solo Gesù Cristo, e questi crocifisso». [. ..]

 

L'Opera è Gesù Cristo

Lui è l’ispiratore, il sostegno, la vita, il modello, la teoria, la pratica, il sistema, il metodo, il procedimento, la regola, le costituzioni, tutto insomma. Poiché Gesù Cristo è il nostro modello e il nostro amore, i membri della nostra famiglia avranno un'identica conformazione spirituale e vivranno uniti in Cristo e per Cristo, nel quale tutti dobbiamo amarci. [...]

Dovete porre un impegno particolare nel conoscere bene la vita di Gesù Cristo, studiando con amore i santi Vangeli [...], lì incontrerete il prototipo che dovete imitare. Tutti possiamo copiare da Cristo, qualunque sia il nostro temperamento, l'età, la condizione sociale, il sesso e la professione; nell'imitarlo non distruggiamo il nostro modo di essere, datoci da Dio, anzi, lo eleviamo e lo santifichiamo.

Che dire dell'amore? Se amate veramente Cristo, saprete amare bene tutti. In sintesi, questo è il mio consiglio: se incontrate difficoltà nell'esercizio dell'amore, è semplicemente perché non amate bene Gesù né le creature in Gesù e per Gesù.

 

Siete stirpe eletta

L'apostolo san Pietro, nel secondo capitolo della sua Prima lettera, ammonisce i cristiani a dare frutti corrispondenti alla loro dignità e a soffrire con pazienza a imitazione di Cristo.

A chi parla san Pietro? Lo dice lui stesso: A voi, che siete stirpe eletta, gente santa, popolo che Dio si è acquistato. A voi che, un tempo, eravate non popolo, ma ora siete popolo di Dio.

E, se è ben certo che voi, come dice il santo apostolo, eravate «non popolo» un tempo, cioè, se prima d'ora, pur essendo buoni, retti e giusti, non formavate un popolo, un'associazione, non avevate comunione di interessi, di ideali e di aspirazioni, ora siete popolo di Dio, perché Dio vi ha riuniti; Dio vi ha chiamati; nel suo nome e per la sua gloria vi ha radunati; difendete la sua dottrina, e i vostri desideri sono santi e comuni. Proprio perché siete così san Pietro vi chiama «stirpe eletta, gente santa, popolo che Dio si è acquistato».

 

Il vero umanesimo

In un articolo, scritto da un padre agostiniano, leggo le seguenti frasi: Solo considerando il carattere eminentemente umano di quella vita, d'altronde, tutta di Dio, piena totalmente di Dio e consacrata interamente al servizio di Dio, santa Teresa di Gesù è, senza dubbio, una delle anime più generose e simpatiche che sono discese in questo mondo.

Carattere eminentemente umano. Le opere di [santa Teresa] lo dicono; emerge dalla lettura dei suoi libri. lo desidero che la nostra Opera sia così. Non vi sembra una opportuna coincidenza che la nostra Istituzione porti il nome di teresiana?

Quella vita tutta di Dio. Così deve essere la vita de [i membri dell'Opera], tutta di Dio. Ma, pur essendo tutta di Dio, deve distinguersi per il suo carattere eminentemente umano, il quale, plasmato da una vita tutta di Dio, si perfeziona, ma non perde la sua natura. Che [santa Teresa] sia stata così chi lo dubita? E come non riconoscere che perché fu così conquistò tanta universale simpatia? Se quella vita era tutta di Dio, poteva non essere generosa?

 

Voglio vite umane

lo voglio, sì, vite umane [...] però, poiché ritengo che queste vite non potranno essere quali le desideriamo se non sono vite di Dio, pretendo cominciare con il riempire di Dio chi deve vivere un vera vita umana; per consacrare a Dio i membri della famiglia in cui deve dominare il vero umanesimo. Ci sarà, allora, una sovrabbondanza di generosità? Senza dubbio. Avremo simpatie? Sicuramente. Pretendere di distruggere l'umano? Giammai; è una chimera. Tentare di perfezionare l'umano con strategie diverse? Fatica vana. Prescindere da Dio per perfezionare la sua opera? Illusione sciocca. Non vi pare semplicissimo il procedimento, razionale il processo e infallibile il risultato del sistema? Dio si china fino all'uomo; l'uomo si innalza verso Dio; l'umanità fu assunta dal Figlio di Dio - Dio come il Padre - per non abbandonarla più, e questa umanità adorabile, nella persona divina fu elevata alla vetta della perfezione. L'umano perfezionato e divinizzato, perché pieno di Dio.

 

L 'Incarnazione bene intesa

L'Incarnazione bene intesa, la persona di Cristo, la sua natura e la sua vita, a chi lo capisce, danno la norma sicura per arrivare ad essere santo, della santità più vera, rimanendo nello stesso tempo umano, dell'umanesimo vero. Così saremo generosi e la nostra Opera attirerà simpatia. Il modello? Santa Teresa di Gesù. Conosciamo bene questa santa, approfondiamo la sua dottrina e agiamo in armonia con i suoi insegnamenti e con i suoi esempi.

 

Il discepolo non ha migliore condizione del maestro

Perché si complotta contro Cristo?

Gesù aveva risuscitato Lazzaro, cioè, aveva appena fatto uno dei più grandi miracoli. Molti dei giudei, che erano presenti, credettero in lui: Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono ciò che aveva fatto Gesù. I principi dei sacerdoti e i farisei si radunarono in consiglio e dicevano: «Che facciamo, perché questo uomo fa molti miracoli? Se lo lasciamo così, tutti crederanno in lui» (Gv 11, 46-48).

Perché si radunano in consiglio i farisei? Per prendere una decisione iniqua. Perché complottano contro Cristo? Perché fa miracoli, perché dice la verità, perché condanna gli errori, perché rifiuta le abitudini di quei farisei. Perché vogliono annientarlo? Perché se non lo fanno, tutti crederanno in lui. E, siccome credere in lui è andare contro di loro, siccome credere in lui è riprovare le loro abitudini, vogliono, se possibile, annientarlo. E ancora, poiché tentano di perpetrare il crimine sotto il pretesto di zelo, adducono come causa il bene del prossimo.

 

Ripercorrere la medesima strada

Questo fu l'inizio della Passione di Cristo. Da quel conciliabolo di cattive passioni, unite a tutte le arti dell'invidia, ebbe origine il decreto di morte contro Colui che è la vita.

I discepoli non dovevano avere sorte migliore del maestro. Quelli che seguirono Cristo, quelli che imitarono Pietro e Giovanni e praticarono gli insegnamenti del Maestro, ripercorsero la stessa strada e giunsero anche loro al Calvario.

Non mancano miracoli nella Chiesa; non scarseggiano i prodigi di una madre tanto feconda in santità; ma che importa? Oggi come ieri e come ai giorni del Salvatore e dei suoi apostoli, gli uomini dal cuore docile e umile credono e amano la dottrina della sposa di Cristo; ma gli accecati dalla superbia e gli intossicati dall'invidia continuano a fare conciliaboli per sterminarla, se possibile.

 

L'ideale che perseguiamo

Ed ecco la mia costante preoccupazione, qui sono diretti tutti i miei: consigli: che Cristo si formi in voi, che rappresentiate Cristo, che siate, insomma, veri cristiani, poiché, secondo san Basilio, la definizione di cristianesimo è l'imitazione di Cristo. Che la vita di Gesù si manifesti in voi, perché tutti quelli che sono stati battezzati in Cristo, devono essere rivestiti di Cristo. Questa è la formazione che desideriamo per voi, questo il vero teresianesimo, questa la realizzazione dell'ideale che vogliamo perseguire; e fino a che non avrete messo tutto il vostro impegno nello studiare, conoscere, amare e imitare Cristo, non avrete cominciato la vostra formazione; e, fino a che non avrete fatto progressi in questo esercizio, non avrete fatto un passo avanti nel cammino della vostra formazione, che sarà tanto più completa e perfetta quanto più e meglio avrete imitato il divino modello.

 

L'uomo scopre il capo davanti a Gesù

Non vi capita, qualche volta, di chiedervi quale concetto ha l'uomo di Cristo? Non soffermate la vostra attenzione su ciò che è Cristo anche per chi lo considera, in modo eretico, solo uomo? [...]

L'uomo parla di Cristo con venerazione, perché lo considera Dio, o perché lo ammira come uomo straordinario. Ma strano contrasto: quest'uomo, che così scopre il capo davanti a Gesù, ridicolizza e disprezza i cristiani, che sono o devono essere gli imitatori di Gesù. Ci sarà in ciò un mistero? Potremmo raccogliere qualche utile insegnamento da così esecrabile lezione? Vediamolo. Se chi, nel giudicare la dottrina e gli esempi di Gesù, prescinde dal suo carattere divino, ma nell'umano esalta i suoi saggi insegnamenti e i suoi ammirabili esempi, vedesse in ciascun cristiano l'incarnazione di questa saggezza e la riproduzione di quella vita esemplare, loderebbe i cristiani che, con tanta perfezione, rappresentano e imitano l'uomo straordinario.

 

Perché disprezzano i cristiani?

È fuori dubbio che chi odia Cristo, chi in modo satanico lo perseguita, perseguiterà e odierà quelli che lo seguono e lo imitano. Forse le nostre mancanze, le inesattezze con le quali imitiamo gli esempi divini, la mancanza di fedeltà all'originale, la mistificazione dei suoi insegnamenti, le tergiversazioni nella sua dottrina sono la causa dei disprezzi? [...]

Comprendo che è molto delicato il punto che oggi vi sottopongo, ma non cesso di pensare che il suo studio è molto utile. Perché il nostro amor proprio è incline a vedere, nel desiderio di giustificarsi ad ogni costo, solo ingiustizia nelle critiche al nostro cristianesimo, quando ci saranno, chissà, molte situazioni in cui noi siamo colpevoli, e la critica degli altri è giusta rivendicazione.

 

Il nostro falso cristianesimo

Ripercorrete con me la nostra storia; torniamo con il pensiero ai fatti, alle parole e alle omissioni di cui siamo responsabili, ricordiamo i giudizi che tutto ciò ha meritato e vediamo se, trascorso del tempo, conosciuti meglio i fatti, liberi dalle passioni che ci dominavano in quel tempo, e, alla luce del maggior fervore che oggi abbiamo, conveniamo che le critiche degli uomini e il giudizio della gente, allora, per persecuzione ingiusta, si presenta ora ai nostri occhi pena meritata per il nostro falso cristianesimo, salutare rimprovero alle nostre colpe e perfino condanna necessaria per ristabilire il regno di pace e di giustizia. [...] Non lo dubitate, la dottrina di Cristo, professata con fede viva e praticata con abnegazione eroica, risplende, brilla e si impone con forza irresistibile [...].

 

Condanna necessaria?

Ciò che non è possibile, ciò che non accadrà mai, è che non stando con Gesù, non professando la sua dottrina, non imitando le sue virtù, volendo vivere divisi, volendo apparire cristiani essendo interiormente pagani, meritiamo ciò che meritarono i santi che, in fine, sono i veri cristiani [...]. Rispondete a queste domande: quando siete stati umili come Cristo, caritatevoli, dolci, amorevoli, prudenti, innamorati di Dio, fervorosi nella preghiera, fiduciosi nella misericordia, è allora che siete stati perseguitati, più criticati, è allora che i più grandi mali sono venuti su di voi?

Ricordatelo bene e fate memoria se quando più avete sofferto, quando vi si trattò nel modo peggiore, quando avete vissuto con minore tranquillità, era il momento in cui non eseguivate con purezza di intenzione il vostro lavoro, il momento in cui la vanità era il vostro sprone, il momento in cui cercavate di piacere al mondo.

Se Cristo vive in voi, se lo imitate nella pazienza, nell'umiltà, nella mansuetudine e in tutte le virtù; se siete, in una parola, imitatori fedeli di Cristo, veri cristiani, anche se patirete per Cristo, il vostro martirio sarà breve.

 

Siete stirpe eletta

L'apostolo san Pietro, nel secondo capitolo della sua Prima lettera, ammonisce i cristiani a dare frutti corrispondenti alla loro dignità e a soffrire con pazienza a imitazione di Cristo.

A chi parla san Pietro? Lo dice lui stesso: A voi, che siete stirpe eletta, gente santa, popolo che Dio si è acquistato. A voi che, un tempo, eravate non popolo, ma ora siete popolo di Dio.

E, se è ben certo che voi, come dice il santo apostolo, eravate «non popolo» un tempo, cioè, se prima d'ora, pur essendo buoni, retti e giusti, non formavate un popolo, un'associazione, non avevate comunione di interessi, di ideali e di aspirazioni, ora siete popolo di Dio, perché Dio vi ha riuniti; Dio vi ha chiamati; nel suo nome e per la sua gloria vi ha radunati; difendete la sua dottrina, e i vostri desideri sono santi e comuni. Proprio perché siete così san Pietro vi chiama «stirpe eletta, gente santa, popolo che Dio si è acquistato».

 

Ricevere molto e non dare nulla?

Voler ricevere molto e non dare nulla; voler vivere a nostro piacere, in una tranquillità imperturbabile, godendo dei doni del Signore e non sentendo le miserie è un sogno irrealizzabile. «Il discepolo non deve essere più del maestro» (Mt 10, 24) né possiamo godere con Cristo senza soffrire con lui né per noi c'è da tracciare una strada diversa da quella che hanno percorso la santissima Vergine e i santi.

Quel cristianesimo adulterato di chi pretende liberarsi dalle persecuzioni, dalle calunnie e dal martirio, desiderando, nello stesso tempo, vivere molto uniti a Cristo, non si può professare. Siete «stirpe eletta», perciò dovete vivere la vita di questi eletti, e la loro vita è identica a quella di Cristo, primo dei predestinati; se siete «gente santa», dovete sapere che non c'è altra santità se non quella di Cristo [...]; se siete «suo popolo», dovete difendere i suoi diritti, confessare la sua fede, estendere il suo regno e unirvi a quelli che militano sotto il suo vessillo.

 

Lasciare ogni inganno

L'apostolo parla così perché si dirige a coloro che hanno lasciato, abbandonato, disprezzato ogni malizia, ogni inganno; cioè, a coloro che non vogliono essere in un modo e apparire in un altro, prendere ciò che conviene e lasciare ciò che disturba, ingannare il mondo con una furbizia che ritengono prudenza, zelo, riservatezza conveniente e precauzione opportuna; a coloro che hanno lasciato ogni finzione e con un coraggio, degno della bontà della causa che difendono, confessa- no Cristo pubblicamente, in ogni momento e in ogni luogo. [...]

Sappiate che questa è la volontà di Dio: che operando bene, facciate zittire l'ignoranza degli uomini imprudenti. Facendo del bene ai vostri alunni, svolgendo bene le vostre lezioni, facendo bene le vostre spiegazioni, i vostri scritti, i consigli accademici, le assemblee, gli incarichi che vi sono conferiti. Non è sufficiente chiamarsi cattolico, parlare di pietà e apparire tra i buoni; per compiere la volontà di Dio, che deve essere regola della vostra vita, bisogna unire le opere alla fede, bisogna esercitarsi nel fare del bene a tutti, nel fare bene ciò che facciamo, che equivale a fare del bene a noi stessi. [...]

Se qualcuno tenta di accusarvi di egoismo, di parzialità e di ignoranza e incespica ad ogni passo nel vostro distacco, nella vostra giustizia e nella vostra preparazione, nella vostra abnegazione, carità e capacità di iniziativa, come non dovranno zittirsi?

 

Uso dei nostri diritti

Aggiunge, però, san Pietro: «Come liberi, anzi come servi di Dio». Come liberi, con una santa libertà per fare il bene, non temendo la critica né ciò che diranno i mondani; non nascondendosi né occultandosi come se si tramasse il male; non tradendo la fede per timore di dispiacere agli uomini; senza rispetto umano. Senza provocazione né imprudenze, senza ostentazione né esagerazioni, ma con coraggio e santa intrepidezza, confessando Cristo in ogni luogo. [...] Non siamo tanto timidi, timorosi e pusillanimi da farci spaventare e intimidire dall'audacia dei nemici; non confondiamo l'imprudenza e la provocazione con l'uso e l'esercizio dei nostri più sacri diritti. [...]

San Pietro, dopo aver detto che la libertà non deve essere un velo per coprire la malizia, aggiunge: «Onorate tutti, amate la fratellanza; temete Dio; onorate il re». Programma più che esauriente per il vostro agire.

 

Le condizioni di Cristo

 

E, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mc 8, 34).

Molti ritengono che le parole del nostro adorabile Salvatore, tema di queste considerazioni, furono dette solamente per i discepoli e che riguardano solo quelli che professano la vita religiosa. Non c'è questa eccezione; Gesù dichiara espressamente che l'invito si estende a tutti.

Convinciti che chiama tutti e vuole che tutti si sentano invitati, poiché quando, in qualche occasione, il divino Maestro volle fare confidenze o dare istruzioni particolari ai suoi discepoli e apostoli, li chiamò in disparte.

Rinneghi se stesso. Per un viaggio lungo e in salita si deve alleggerire il carico; per correre si deve portare poco peso. La prima cosa che ci si ordina è di liberarci dai fastidi. Il divino Maestro in poche parole racchiuse tutto il necessario; a chi si chiede che rinneghi se stesso si chiede il massimo. Poi tutto il resto si dà per richiesto.

Facilmente, afferma un Padre (della Chiesa), l'uomo abbandona tutto ciò che gli sta intorno, ma gli è molto difficile spogliarsi di se stesso.

Questo primo passo, rinnegare se stesso, è essenziale per seguire Cristo, poiché senza di lui non possiamo camminare.

Per qualcuno è veramente così; ma quanti si sbagliano, e quanto più grande è il numero di quelli che ingannano se stessi! Se ti vuoi convincere di ciò, chiedi alla tua coscienza, studia qualche aspetto della tua vita e vedrai che il tuo io sta sempre facendo danni.

Prenda la sua croce. Si intende per croce ogni contrarietà, amarezza, sofferenza, lavoro, ecc. Prendere la croce significa abbracciarsi volontariamente ad essa. Tutti gli avvenimenti umani accadono o perché Dio lo vuole o perché lo permette. In un modo o nell'altro è sempre per volontà di Dio che accadono.

La croce o la prendiamo volontariamente dalla mano del Signore o la trasciniamo contro la nostra volontà [...].

Gesù, morendo in croce per riconciliarci con il Padre, perché era conveniente che così accadesse, ci dà l'esempio affinché impariamo a prendere e a portare la croce sulla quale dobbiamo morire per risuscitare con lui nella gloria.

 

Andare a Cristo

Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e affaticati e io vi ristorerò (Mt 11,28).

Chi non è oberato e carico di miserie? Tutti ci lamentiamo di ciò come di un male irrimediabile. Perché? Perché non andiamo a Cristo.

Se andiamo a lui, non solo egli ci allevierà, ma ci ristorerà. Come mai sopportiamo tanto pur avendo il rimedio a portata di mano?

Non abbiamo perché non chiediamo

 

Il potere di Gesù

E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra» (Mt 28, 18).

Gesù che ha parlato in questo modo e la cui parola è infallibile, è presente nell'ostia che stai per ricevere. Il potere di cui parla Gesù è ben manifesto nel sacramento adorabile dell'eucaristia.

Lì ci ascolta perché gli chiediamo quanto ci serve dal cielo e dalla terra e ci assicura che accoglierà favorevolmente le nostre suppliche.

Se non abbiamo, se siamo privi di qualcosa, è perché non chiediamo.

 

 

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