Amici forti di Dio  

San Pedro Poveda è il fondatore dell'Istituzione Teresiana, Associazione di laici approvata da Pio XI nell'anno 1924, attualmente presente in 30 Paesi

        

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Se c'è da morire si muoia

In nome di Cristo e per la sua gloria

Bisogna farsi tutto a tutti, per guadagnare tutti a Cristo. Se c'è da vegliare, si vegli; se c'è da soffrire, si soffra; se bisogna umiliarsi, ci si umili; se bisogna chiedere l'elemosina, la si chieda; se ci si deve ammalare, ci si ammali; se c'è da morire, si muoia, però si muoia in battaglia, con onore e con gloria, con Cristo, in nome di Cristo, per la sua gloria.

Se qualcuno prova timore, scoraggiamento, se ha poche energie, se manca dell'abnegazione necessaria in questi tempi, in queste cose, con questa gente, vada da un'altra parte, non scompagini le file, non contagi gli altri.

 

Mantenere la serenità. Confidare in Dio

È bene che vi informiate e che abbiate notizie, ma non vi allarmate, perché viviamo in un momento in cui anche i più calmi sono privi della serenità necessaria. Si mente molto; si esagerano e si travisano i fatti, senza l'intenzione di mentire, di allarmare, ma perché contagiati e vittime dei nervi in costante tensione. Cercate riposo tra le braccia amorevoli di Gesù. Egli sa tutto e ci ama. Siamo fedeli, viviamo molto uniti a Gesù, camminiamo presi per mano da nostra Madre e difesi dal santo Patriarca che seppe ben difendere, guidare e liberare la Sacra Famiglia.

 

Mai come ora, amici forti di Dio

Giudichiamo con criterio umano o con criterio soprannaturale gli avvenimenti attuali? Ce lo diranno le nostre espressioni, i nostri giudizi, i nostri atteggiamenti.

Ora è tempo di raddoppiare la preghiera, di fare più penitenza, di soffrire meglio, di sovrabbondare in carità, di parlare meno, di vivere molto uniti a nostro Signore, di essere molto prudenti, di consolare il prossimo, di incoraggiare i pusillanimi, di elargire misericordia, di vivere fiduciosi nella provvidenza, di avere e dare pace, di edificare il prossimo in ogni circostanza.

Mai come ora dobbiamo studiare la vita dei primi cristiani per imparare da loro come comportarci in tempo di persecuzione: come obbedivano alla Chiesa, come testimoniavano Gesù Cristo, come si preparavano al martirio, come pregavano per i loro persecutori, come perdonavano, come amavano, come benedicevano il Signore, come incoraggiavano i fratelli!

 

Aiutare gli altri

Quanto si parla in questi giorni di persecuzione, quanto si commenta, con quanta leggerezza si giudica, quale avidità di notizie, quale curiosità così male repressa, quale nervosismo così poco cristiano, quale maniera di suggestionarsi, quante mancanze si commettono! Esaminiamoci e proponiamo di correggerci.

Domandiamo a Gesù se è contento di noi, se siamo come egli desidera, se facciamo il nostro dovere da bravi figli, se lo abbiamo amato per coloro che lo odiano, se abbiamo pregato per chi lo dimentica, se abbiamo riparato gli oltraggi che riceve.

Con preghiera, amore e lavoro, e non con lamentele, commenti e lagnanze dovete contribuire alla salvezza della Spagna.

[I membri dell'Opera] non devono mai dimenticare ciò che sono, la finalità dell'Opera, il suo spirito, la sua organizzazione e il suo fine, così saranno in condizione di potere agire in qualunque momento.

 

La grazia di credere e quella di soffrire

La sofferenza è una grazia. Beati quelli che piangono. Beati quelli che sono perseguitati [...]. «Gaudete et exultate» (Mt 5, 12).

La grazia di credere e quella di soffrire. È grazia di conversione. È grazia di perfezione. È grazia di predilezione. È grazia di predestinazione.

Seguiamo Cristo. È stato detto a tutti, dal primo all'ultimo: «Si quis vult post me venire» (Mt 16, 24). Siamo membra di Cristo che è il capo. Siamo difensori della verità e della virtù.

Le sofferenze sono grazie. Le sofferenze costituiscono lo stato normale della vita di apostolato. Per l'unione con Cristo. Per i ministeri propri dell'ufficio. Per la parte che svolgono nella redenzione.

 

Pensare, parlare, agire da cristiani

Questi giorni di ritiro servano a farvi compiere più fedelmente i vostri doveri e a rafforzare il criterio cristiano che dovete possedere per pensare, parlare e agire. Non giudicate in modo errato, come accade ad alcuni, che questi giorni siano adatti per pregare per quanto non si è pregato e per prendersi la rivincita su quanto non si è fatto e, persino, per fare un po' di scorta per quando ci sarà bisogno; sarebbe a dire, fare molto per poi non fare nulla; e per tornare poi a pregare, per il passato e per il futuro [...].

Questi sono giorni per pregare, per correggersi, per fare propositi, senza trascurare il vostro tipo di vita, perché tutti, ognuno a modo proprio, serviamo Dio se lavoriamo come lui ci chiede e se informiamo la nostra vita di quello spirito cristiano che, come figli della Chiesa, dobbiamo possedere. Siano [giorni] per meditare, misurare tutto e dare ad ogni cosa l'importanza che ha, senza confusione e passionalità.

 

Farsi tutto a tutti

Inganni che subiamo. Credere che sia più gradita a Dio l'intransigenza della prudente tolleranza. Credere che sia più efficace il rigore della benevolenza. Credere che sia zelo quello che è amor proprio. Porre troppa fiducia nei mezzi umani. Non essere sempre pronti ad ascoltare, consolare e incoraggiare. Non sapere riprendere né dare un consiglio, al momento opportuno, a quattr'occhi, con il tono e le parole convenienti.

L'esempio di nostro Signore. Non venne a cercare i giusti, ma i peccatori. Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Per convertire la Samaritana non misura il tempo e dimentica di mangiare. A quelli che vogliono lapidare l'adultera dice: «Chi è senza peccato, scagli la prima pietra». Quando i discepoli dormono, come li sveglia, la prima e la seconda volta!

Si ricordi ciò che dice san Paolo di chi piange con quelli che piangono, di chi soffre con quelli che soffrono. Si fa tutto a tutti, per guadagnarli a Cristo.

Con speranza di buona qualità

Gli scoramenti, le tristezze e tutto ciò che si traduce in perdita di energie non sono cose buone; non provengono dallo spirito buono, sogliono essere manifestazioni di amor proprio dissimulato. Chi possiede fede viva, speranza vera e umiltà di buona qualità, non cade in questi difetti, ma al contrario, le sue mancanze, i suoi errori e i suoi sbagli lo spronano ad essere più energico nel vincersi e ad impegnarsi nel risollevarsi, fiducioso in Dio e non in se stesso.

Che tu non abbia bisogno se non del tuo crocifisso per rialzarti, per reagire, per riprendere il cammino che Dio ti ha tracciato. Guarda Gesù Cristo crocifisso e apprendi tutto quello che lui ti insegna dalla croce.

 

Signore, che vedano:

tutto con criterio cristiano. Ciò che Dio chiede loro. Quanto essi gli danno. Tutta la povertà di ciò che è terreno. Dov'è riposta la vera felicità. Dove sta la pace dello spirito. Quanto è ingrato il mondo. Quanto è soave il cammino che conduce a te. Quanti rimorsi procurano i piaceri. Le grazie che da te ricevono. Il conto che devono renderti. Il tempo che perdono. Quanto ciò è irreparabile. Qual è il loro compito in questi tempi. Il dovere che hanno di esercitarsi nella carità. Se la loro condotta risponde alla loro formazione cristiana, alla loro preparazione e cultura.

 

Signore, che siano tuoi:

considerando loro primo dovere conoscerti. Essendo veri cristiani. Essendo fedeli alle ispirazioni della grazia. Amandoti sopra ogni cosa. Amando il prossimo in te e per te. Utilizzando al meglio il tempo che è il più grande tesoro che Dio ha messo nelle loro mani. Compiendo esattamente i loro doveri. Essendo buoni e amabili. Essendo pazienti e umili. Essendo generosi e distaccati. Possedendo spirito di sacrificio. Avendo spirito di apostoli. Essendo esemplari all'università. Essendo irreprensibili nel tratto con i compagni.

 

Signore, che non appartengano a se stessi:

non avendo altra legge che l'amor proprio. Essendo egoisti ed amanti delle comodità. Seguendo la spinta delle loro passioni. Parlando a ruota libera e senza carità. Essendo pigri. Attaccandosi al proprio giudizio. Ritenendosi superiori agli altri. Dimenticandosi dei poveri e dei bisognosi. Nutrendo rispetto umano. Spendendo in cose inutili.

 

Sii austero con te stesso, magnanimo con gli altri

Gli uomini ti sentano comandare poco e ti vedano fare molto. Conveniamo che questo è il nostro programma. È già registrato in molti miei scritti, non con le stesse parole, ma certamente con lo stesso senso. Riserviamo il rigore, l'austerità, la rettitudine, la santa intransigenza, l'asprezza a noi stessi; e cerchiamo di essere ogni giorno più austeri, più mortificati, più penitenti, più umili, più distaccati. Rimuoviamo da noi quanto, visto negli altri, ci fa indignare, ci fa spazientire, ci fa scattare; pratichiamo invece quanto è bene, quanto, visto nel prossimo, ci edifica, ci stimola e ci entusiasma.

Inoltre, comandiamo molto poco, quasi nulla; cancelliamo la parola comando; chiediamo per favore, domandiamo per amor di Dio; ringraziamo chi ci compiace in una o in altra cosa; e, nello stesso tempo, dimentichi di noi stessi, facciamo molto noi, siamo i primi nell'azione, nella puntualità, nel lavoro, nel silenzio, nel raccoglimento, nella devozione, nello studio, nella carità, nel servizio al prossimo.

 

Niente deve impedire l'unione con Dio l'unico tesoro

Virtù solide, vita soprannaturale, comportamento trasparente e semplice. Non il mondo né i vostri lavori né lo studio né la mancanza di salute né altro può impedirvi l'unione con Dio, che è il tesoro dei santi.

Lungi da voi la pietà poco seria, che non forma voi né edifica il prossimo.

Quando vi sentite feriti nel vostro amor proprio, non cercate la causa, non analizzate la vostra sofferenza per arrivare ad una diagnosi puntuale. Metteteci una pietra sopra. L'analisi, in questi momenti, è estremamente controproducente.

Chiedere molta pazienza e aver cura di ricordarsi della presenza di Dio, per agire come chi vive alla sua presenza. Non parlare, senza prima aver riflettuto su ciò che si sta per dire, con l'attenzione di non mortificare il prossimo. Vincersi ogni qualvolta sia necessario. Non perdere la pace. Pensare ai benefici che la pace reca alla famiglia.

 

Accogliere tutto dalle mani di Dio

Accogliere tutto perché viene dalla mano di Dio. Offrire al Signore alcuni sacrifici. Pensare a chi soffre, ai poveri, ai malati e mettersi a confronto con essi per ringraziare Dio. Nella coppia evitare tutto ciò che può essere motivo di incomprensione. Ringraziare Dio, perché senza che noi lo meritiamo, ci concede molti beni e grazie. Vivere come se fossimo sul punto di presentarci al Signore. Essere molto devoti alla santissima Vergine addolorata, a lei fare sempre ricorso. Riporre tutta la fiducia nel Signore, chiedergli molto, con perseveranza ed umiltà. Non cedere alla pigrizia.

 

Si viene all'Opera per servire e per dare la vita

Scolpirlo nella mente e nel cuore. Nello stesso modo in cui il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita per la salvezza di molti (Mt 20,28).

lo vorrei che [tutti i membri dell'Opera] conoscessero a memoria queste parole del Salvatore: che le scrivessero nelle loro immaginette, nei loro libri, che le meditassero spesso e, soprattutto, che mettessero in pratica quello che esse dicono: che agissero come il Figlio dell'uomo, persuasi che [...] non sono venuti all'Opera per essere serviti, ma per servire e dare la propria vita per la salvezza di molti. Bisogna scolpirlo nella mente e nel cuore, bisogna ripeterlo molte volte e chiedere costantemente a nostro Signore che ci conceda la grazia di mettere in pratica questa dottrina. È troppo facile ripetere queste frasi, ed è frequente chiedere agli altri di praticare questi insegnamenti, ma non è, poi, frequente metterle noi in pratica nelle diverse occasioni che ci si presentano ogni giorno.

 

Rappresentare l'Opera come conviene

Se pensate seriamente alla responsabilità che avete, troverete molte cose di cui pentirvi.

L'Opera deve essere conosciuta attraverso l'esempio delle persone che la incarnano e sarà giudicata, accettata o rifiutata in base al vostro agire.

Imitando l'esempio del divino Maestro avete fatto ricorso alla preghiera nei momenti più difficili?

La maggior parte della gente conosce le opere attraverso le persone che le rappresentano e non attraverso la loro storia, i loro statuti [...]. Con le vostre parole, con le vostre opere, con la vostra condotta, siete stati capaci di dare un'idea dell'Opera?

Comprendete la vostra responsabilità di dover rappresentare un'Opera che è ammirata e benedetta, da alcuni, che vedono l'incarnazione dello spirito cristiano in un'unica organizzazione, capace di resistere in mezzo alle lotte attuali; e perseguitata , con insistenza, da altri, per ciò che rappresenta, per l'influenza che esercita e per la quasi impossibilità di essere distrutta, data la sua struttura particolare?

 

Vivere di fede e di speranza , non è fatica di un giorno

Venite all'università per Dio e per la sua gloria. Grande è l'onore che vi viene concesso nell'essere scelti; bello l'apostolato che vi si affida, ma non è lieve la responsabilità che vi assumete. [...]

Vi si chiede molto perché vi si dà molto, perché si ha bisogno di molto, perché sono molti i nemici di Gesù Cristo. [...] Tutti quelli che verranno a contatto con voi devono scorgere in voi tali virtù, una tale prudenza, una tale modestia, una tale correttezza da non confondervi con gli altri e da fare loro intravedere qualcosa di ancora sconosciuto.

La vostra non è fatica di un giorno né di un mese, ma è sicura se la realizzate in Dio, con Dio e per Dio e perseverate in essa.

Quando giungerà il tempo del raccolto, bisognerà nascondere fatiche e angosce, bisognerà sopportare ogni genere di rigori, bisognerà vivere di fede e di speranza, senza precipitazione, senza affanni smisurati, senza cadute, senza tristezze. Tutto ciò procede dall'amor proprio, dall'eccesso di fiducia nelle proprie forze, dall'umano.

 

Non fare il male, anche se da esso seguirà un bene

Voi seminate, arate la terra, gettate su di essa fatiche, sudore e affanni, poi nostro Signore darà il frutto al momento opportuno, quando gli piacerà e dove vorrà la sua divina volontà. Il raccolto non è fatica affidata a voi.

Non si deve mai fare il male, anche se potrebbe venirne un bene. La vera carità, il vero zelo non corrono mai questi rischi. Non vi inquieti né turbi l'esercizio del vostro apostolato, perché se lo zelo è da Dio non produce mai questi effetti; pertanto, trovarlo in noi non è buon segno. L'impresa di salvare anime non deve mai affrontarsi senza preghiera né ci si deve dedicare senza aver pregato. L'impresa è soprannaturale: senza la grazia che previene e soccorre, non si può fa- re un passo avanti.

 

L'efficacia sta nella grazia di Dio

L'efficacia delle vostre parole, dei vostri consigli, dei vostri esempi sta nella grazia di Dio, non nel vostro talento, simpatia, forza di attrazione, eloquenza [...]. La preghiera e la mortificazione danno una totale fecondità ai mezzi umani, perché Dio, quando preghiamo e offriamo sacrifici per le anime, effonde su di loro luci e benedizioni.

 

Agite da veri cristiani?

Se dalla vostra condotta devono formarsi un giudizio sulla fede professata, sulla morale praticata e sulla Chiesa che vi insegnò l'una e l'altra, che avranno pensato i vostri nemici? Li avrete confusi, li avrete edificati o li avrete scandalizzati?

Come vanno mitezza, pazienza, dolcezza, bontà nei rapporti con il prossimo?

Esaminate la vostra condotta per capire se l'ambiente ha influito su di voi e se vi siete lasciati contagiare dalle stesse colpe che censurate.

La vostra opera è stata pensata per essere utile alla Chiesa in tempo di persecuzione.

Sebbene le circostanze non siano avverse alla religione e apparentemente si ritenga non necessaria l'Opera, [i suoi membri] devono essere una riserva preparata.

Si ha la pretesa di dare molte spiegazioni all'incomprensibile condotta di chi, pur dicendosi cattolico, si comporta da incredulo nei momenti attuali. Incosciente? Pazzo? Ignorante? Un fenomeno psichico? Uno spasmo? Atrofia spirituale? Ipocrisia? Routine? Sensibilità esagerata? Per me la spiegazione va ricercata nel fatto che cattolici di questo tipo non sanno chi sono né sanno che cosa sia il cattolicesimo. Sono esseri mossi dall'ondeggiare collettivo imperante, che si lasciano trascinare dagli evviva alla patrona del paese e dagli abbasso a quanto vi è di più santo. Energie senza direzione, senza criterio, senza idee. Passioni senza regole.

Sia quel che sia, il fatto sussiste e diventa manifesto ogni giorno di più. Vi è poi un altro fenomeno ancora più deplorevole e inesplicabile: quello dei cattolici che assistono a tutto ciò, protestano, gridano contro enormi ingiustizie, poi continuano a non pensare da cattolici, a non parlare da cattolici, a non avere sentimenti da cattolici, a non operare come tali. Aspettano la soluzione da un colpo di stato, da una catastrofe o da un miracolo.

 

Luce per conoscere la missione e forza per compierla

Mai come ora vi sono necessarie luci dal cielo per comprendere l'eccellenza della vostra missione, e forze soprannaturali per compierla.

Il vostro zelo è stato prudente o gli è mancata questa virtù ed è risultato impulsivo, indiscreto, passionale, vendicativo e privo di sguardi soprannaturali?

Dal vostro fervore e dal vostro impegno [...] dedurremo se avvertite, con l'intensità dovuta, i mali del momento presente [...].

Nessuno si consideri inutile, se pone tutta la sua fiducia in Dio, che è onnipotente; e nessuno si ritenga utile, se confida soltanto nel proprio talento, cultura, simpatia o altra cosa umana.

Siete la speranza dell'Opera; ciò vi obbliga a corrispondere ad una missione tanto elevata, mettendo un sincero impegno nel formarvi, al fine di essere strumenti di Dio. Con quale impegno si educa chi deve occupare un posto elevato nel mondo! C'è qualcosa di più alto dell'essere apostolo?

Non vi pesino i sacrifici, trattandosi del bene della vostra anima e della salvezza del prossimo.

 

Ora è il tempo che si scopre la tempra della nostra anima

Ora è il tempo che si scopre la tempra della nostra anima, che si manifesta il nostro spirito di fede, che si mostra la nostra fiducia nella provvidenza, che si distinguono le virtù vere da quelle false, che si rivela la consistenza della dottrina, che si apprezza la devozione solida.

Tutta la forza del vostro apostolato sta nella vostra unione con Dio. Per condurre a lui le anime, bisogna essere pieni del suo spirito, ciò si ottiene pregando con fede e fiducia.

Se conoscessimo bene la forza della preghiera, ci considereremmo fortunati, perché avremmo la sicurezza di conseguire tutto il bene che desideriamo per noi e per gli altri.

 

Compiere la missione fino a perdere la vita

[. . .] Se non invochiamo ora l'avvento del regno di Cristo, quando lo invocheremo? Nel momento presente, quando si riuniscono tutte le potestà infernali contro il regno di Cristo; quando risuona la frase che si legge nel Vangelo: «Non vogliamo che regni su di noi» (Lc 19, 14); quando le potenze terrene, nell'espressione del re David, congiurano «contro Dio e contro il suo Cristo» (Sal 2, 2); quando si ha la pretesa di eliminare Cristo dallo Stato, dalle leggi, dalla società, dalla famiglia e dalla scuola, con il massimo impegno per cancellare dalla mente e dal cuore degli uomini le idee e i sentimenti cristiani.

 

Mai come ora

Mai come ora dobbiamo riconoscere, confessare, difendere ed estendere il regno di Cristo, pregare notte e giorno, lavorare ininterrottamente per ristabilire questo regno, cominciando, è chiaro, dalla preghiera accompagnata dal sacrificio fino ad arrivare a dare la vita per una così nobile richiesta.

L'incomparabile eccellenza della causa che sosteniamo ed il bene immenso che con essa possiamo offrire al mondo, a prescindere dall'obbligo che ci urge e dal premio che ci attende, sono motivi più che sufficienti a rinvigorire la nostra fiacchezza e a dare fermezza ai nostri propositi.

Ho fiducia che il Signore ci concederà di essere veri apostoli e spero di potere dire a Gesù:

Signore, neppure per un momento abbiamo smesso di lavorare nel tuo nome e per la tua gloria.

Dio e il bene della società urgono.

 

L'ora suprema obbliga al supremo sforzo

È l'ora suprema ed in essa siamo obbligati allo sforzo supremo che, poiché non è nostro, ma si fonda in Dio, sarà fecondo e decisivo.

Bisogna dimenticarsi di se stessi per pensare soltanto ai sacri interessi che rappresentiamo e difendiamo; bisogna porre tutta la fiducia nelle luci e negli aiuti divini, però si deve pensare, progettare, lavorare, vegliare, soffrire, immolarsi come se tutto il successo della nostra impresa dipendesse dall'impegno che in essa poniamo.

Bisogna dare e non chiedere; bisogna farsi tutto a tutti per guadagnarli a Cristo; [...] bisogna possedere il dono dell'opportunità sempre e non essere incostanti o fare marcia indietro; bisogna essere equanimi e perseveranti contro ogni moto interiore ed esteriore, proprio ed altrui; bisogna essere giusti con misericordia, amabili senza smancerie, fini, attenti e cortesi senza ridicolaggini né finzioni né pedanteria; bisogna parlare al momento giusto e tacere quando sarà opportuno; bisogna porre il cuore in ciò che è spirituale senza tralasciare di mettere mano alle cose materiali; bisogna insegnare con le opere e nella sofferenza.

 

Consolidare la nostra Opera

Seguendo la voce della mia coscienza e l'opinione di persone stimate, non avrei mai pensato di introdurre modifiche all'organizzazione dell'Opera, ora, però, vi dico che non dovrete mai modificarla e fintanto che Dio mi concederà vita ed ascendente su di voi non permetterò che venga modificata.

La situazione, non solo spagnola, ma anche europea ci conferma nei propositi manifestati e ci rende più consapevoli della necessità di consolidare sempre più la nostra Opera. Per ottenere questo risultato, dobbiamo lavorare seriamente, per separare l'essenziale dall'accidentale e, dopo aver determinato che cosa è sostanza, che cosa accidente, procedere con decisione nel nostro lavoro.

Lasciamo, per un prossimo futuro, quanto, pur essendo buono e utile, non è assolutamente necessario e concentriamo le nostre energie su ciò che è necessario.

 

Serenità nell'azione

Non pessimismi snervanti né ottimismi esaltanti, non ostentazioni imprudenti né viltà timide; non abbondare nel superfluo né mancare del necessario; non disconoscere i pericoli né esagerare le difficoltà. [...]

Bisogna dare maggiore importanza all'istruzione religiosa. È questione di giustizia e di necessità. È stato sempre necessario agire così, ora non può cessare di esserlo. Deve essere così per tutti, per [i membri dell'Opera] è indispensabile.

Per agire nel momento attuale e forse anche in futuro bisogna essere solidamente credenti ed evitare quanto, senza appesantire la nostra coscienza, può essere di ostacolo alla nostra missione.

La prudenza dovrebbe essere la virtù più conosciuta e praticata, perché, se è stata sempre necessaria, ora è indispensabile per l'esercizio del vostro apostolato.

 

La mitezza, ordine categorico

«Imparate da me che sono mite» (Mt 11, 29). Dice il grande Padre sant' Agostino che nostro Signore non ci ha mai detto di imparare da lui a creare mondi né a fare miracoli, ma il suo ordine categorico e tassativo è stato questo: «Imparate da me ad essere miti».

Benedetta mitezza, benedetta virtù invincibile, come dice san Giovanni Crisostomo. Ciò, detto da lui, che forza ha!

Dice san Giovanni Climaco che la mitezza incatena l'inferno, dà la forza per governare la famiglia religiosa, e il sostegno all'obbedienza, è la corona dei santi, la pace della coscienza.

Un altro santo Padre, parlando della mitezza, la chiama: Una certa abilità dello spirito, in virtù della quale siamo equanimi, sia quando ci onorano sia quando ci oltraggiano, che ci dà la forza di pregare per quelli che ci fanno soffrire.

[ . . .] La portata della forza del cuore è proporzionale a quella della mitezza, dice un altro santo Padre.

 

I tempi attuali esigono mitezza

Perché scrivo queste note sulla mitezza? [...] Perché ritengo che il momento presente esiga, in modo particolare, l'esercizio di questa virtù.

Perché la considero arma decisiva per la vittoria della causa di Dio. Perché le ingiustizie, la ribellione, la confusione, il disprezzo delle cose sante provocano ira e rendono amaro ed aspro lo zelo. Perché, contagiati dal nervosismo attuale, vogliamo il bene, ma ci mettiamo sullo stesso piano di quelli che operano il male, almeno nel modo di procedere.

Perché ci dimentichiamo della situazione attuale dei giovani e, a volte, usiamo mezzi controproducenti per guidarli e formarli.

Perché desidero che meditiate a fondo su questa virtù e chiediate a nostro Signore di esservi maestro.

lo avrei aggiunto ancora un motivo, ma non lo aggiungo sulla carta, lo dico a voce: è il mio desiderio di acquisire la mitezza. [...]

 

L'esempio di Cristo

Tra l'Antico e il Nuovo Testamento incontriamo Giovanni il Battista che, nell'indicare Cristo, non dice: «Ecco il Leone della tribù di Giuda» (Ap 5, 5), ma «ecco l'Agnello di Dio» (Gv 1,29). Gesù Cristo in seguito esalterà la mitezza e dirà: «Imparate da me che sono mite» (Mt 11, 29). [...]

Per comprendere bene questa mitezza non dovete fare altro che pensare al momento in cui ci fanno una brutta faccia, un gesto; ci danno una risposta tagliente [...]; come affluisce il sangue alla testa; ciò, anche quando ci consideriamo le persone più inutili; tuttavia, l'Onnipotente accoglie tutto e tace. Gesù sulla croce sente dire: «Chiama Elia» (Mt 27, 47). «Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce. Tu che hai salvato tanti, salva te stesso» (Lc 23, 35). Gesù, inchiodato al santo legno, mentre dà la sua vita, per tutta risposta dice: «Padre, perdonali» (Lc 23, 35). Queste ingiurie verbali, che sono molte, possono servirvi come spunto per meditare su tutte le ingiurie che egli ricevette. [...]

 

La mitezza è invincibile

Arriviamo al momento culmine, alla crocifissione. Persino il cattivo ladrone, appeso alla croce, proferisce ingiurie contro Gesù. Che cosa dice Gesù? Tutte le sue parole sono lontane da vendetta e da indignazione. A ragione Gesù dice: «Imparate da me!». A ragione i santi dicono che la mitezza è invincibile, che i successi della Chiesa si devono a questa virtù! Tuttavia, pur riconoscendo la grandezza di questa virtù, troviamo pretesti per non praticarla e adduciamo come giustificazione l'autorità, la disciplina, la formazione [...]. Consideriamo che Gesù Cristo, che conosceva quali difficoltà avremmo incontrato, al momento di inviare i suoi apostoli nei diversi luoghi, invece di dire loro: vi invio come leoni, [...] disse loro: «Vi invio come agnelli in mezzo ai lupi» (Lc 10,3). Dunque, ciò che egli disse ai suoi apostoli io torno a dirlo a voi e a tutti coloro che si dedicano all'apostolato.

 

La mitezza conquista il mondo

Non è facile acquisire dolcezza e mitezza: lo stesso san Francesco di Sales diceva che, per tre anni, aveva studiato e imparato questa virtù alla scuola del Salvatore, ma non era ancora soddisfatto. E se non era soddisfatto lui, che dovremmo dire noi, che alberghiamo l'ira nel cuore? Quando lo accusavano di accogliere con dolcezza i peccatori, quel santo benedetto diceva: Se ci fosse qualcosa migliore della dolcezza, Gesù Cristo non ce lo avrebbe insegnato?

E adduceva questa motivazione: È molto che io dia le lacrime, il sangue e il cuore per queste anime, per le quali Gesù Cristo ha sparso tutto il suo sangue? Non è troppo dare le mie lacrime, la mia penitenza e il mio amore!

 

Con la mitezza si compie ogni bene

Diceva Gerson: Gli uomini di Dio si sono sempre avvalsi della mitezza e della bontà come strumenti più idonei per arrivare a conquistare i cuori e convertirli a Dio.

lo voglio servirmi degli stessi mezzi per ottenere lo stesso fine. Con la dolcezza si educa, con la dolcezza si insegna, con la dolcezza si inculca la virtù, con la dolcezza si ottiene la correzione, con la dolcezza si evitano molti peccati, con la dolcezza si governa bene, con la dolcezza si compie tutto il bene.

Se preferiamo l'asprezza, la reticenza, la durezza, l'ira, l'impazienza, i modi bruschi, l'insolenza non è perché siamo convinti di fare un bene maggiore al prossimo; è perché in questo modo soddisfacciamo le nostre passioni, l'amor proprio, la superbia; perché questo modo ci risulta più comodo, più facile, più piacevole.

Se vogliamo giustificarci adducendo [come scusa] la necessità di non essere dolci per conservare meglio l'autorità, per ottenere la correzione del prossimo, per mantenere meglio la disciplina, per costringere al compimento del proprio dovere, inganniamo noi stessi, non seguiamo l'esempio di Gesù Cristo né osserviamo la sua legge, che è legge d'amore, e non imitiamo la santa Vergine e i santi.

Questo è stato vero sempre ed ha avuto valore in ogni tempo; oggi è l'unica cosa che abbiamo per influire sugli altri, per attrarre le anime a Gesù, per correggere i ribelli, per educare cristianamente. Tutto il resto, quando non eccita, indigna o fa ribellare, produce risate, burle e disprezzo.

Non c'è da farsi illusioni: la mitezza, l'affabilità, la dolcezza sono le virtù che conquistano il mondo. Se mi dite che è molto difficile essere così; che l'abito della mitezza costa molto; che dolcezza, soavità e affabilità suppongono una completa vittoria su se stessi, esigono una vigilanza continua ed un sacrificio costante, vi dirò che è vero, che in effetti è così; però niente di tutto ciò è impossibile con la grazia di Dio e la nostra cooperazione.

Sapete come sant'Ambrogio attirò sant'Agostino? Con la mitezza e la dolcezza.

Sapete come san Francesco di Sales strappò dall'eresia più di settantaduemila anime? Con la dolcezza e la mitezza.

Sapete come hanno trionfato i martiri? Con la dolcezza e la mitezza.

Non c'è procedimento migliore di questo; se ci fosse stato, Gesù Cristo ce lo avrebbe insegnato.

Quando sento dire che un procedimento duro, acre, presuntuoso è il migliore e il più sicuro, dico tra me: questo è non solo umano, ma contrario agli insegnamenti e agli esempi di Cristo. Darà dei risultati? Umanamente, forse sì, ma, in ordine alla salvezza, non ha alcuna efficacia.

 

Riservate per voi le asprezze e siate con gli altri affabili, buoni, tutto per Dio e per la sua gloria.

È chiaro che tutto ciò vale se non è in contrasto con la legge di Dio; non ho bisogno di ricordarvi che c'è un limite alla mitezza ed è il peccato. Possiamo distinguere due tipi di dolcezza: una vera, che nasce da un cuore puro e santo, un'altra, ipocrita, da tigre. Qui parliamo di quella che sgorga naturalmente da un cuore in grazia.

 

La mitezza e l'evangelizzazione

Fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione (Gal 6, l).

Quando penso al vostro lavoro [...] ricordo queste parole dell'apostolo, che commento a modo mio con queste riflessioni. «Voi che avete lo Spirito.» In altre parole, alle persone spirituali deve essere richiesto di più. Se esse assistono, vengono a sapere o conoscono le cadute di coloro che non sono tanto spirituali come loro, devono ammonirli e istruirli, ma con spirito di mitezza. L'apostolo non dice semplicemente che li si ammonisca ed istruisca, ma che tutto sia fatto con spirito di mitezza.

 

Ammonire con spirito di mitezza

Continuo a parlare con me stesso. [...] Ammonire semplicemente è poca cosa; ammonire è qualcosa di arido, di freddo, che rischia di ferire l'amor proprio, dà risultati incerti, giacché essi dipendono molto dalla disposizione del soggetto, dal momento, dall'opportunità e persino dalla frase che si usa. Ammonire e istruire è qualcosa di più.

Nostro Signore premia visibilmente la mitezza. E non si dice che si ammonisca o si istruisca con mitezza, ma con spirito di mitezza, con quell'abito di mitezza che è inconfondibile, con quella pace, dolcezza, soavità proprie di coloro che possiedono lo spirito di mitezza.

 

Ammonire con umiltà

Inoltre, l'apostolo vuole, diciamo così, dare un tono speciale a quell'ammonizione ed istruzione e a quello spirito di mitezza, quando aggiunge: «Vigila su te stesso per non cadere anche tu in tentazione». Due considerazioni efficaci perché le nostre ammonizioni e istruzioni siano date con spirito di mitezza. Perché se, prima di ammonire, riflettete su ciò che accade a ciascuno di voi, l'ammonizione perderà vivacità, avrete compassione del prossimo, vi metterete nei suoi panni, vedrete le vostre debolezze, ricorderete come siete stati ammoniti. [...] Tutto ciò è riflettere. E se inoltre vi è umiltà e si teme, come è logico, di cadere in tentazione, dalla quale nessuno è libero, così affermiamo nel Padre nostro, avremo tolto ancora di più vivacità all'ammonizione.

 

La mancanza di mitezza, insostenibile

Chi è stato più geloso della gloria del Padre celeste che il suo divin figlio Gesù Cristo? [...]

Che fa? Che silenzio! Ed è Dio.

Come sarebbe opportuno ricordare questa lezione quando ci offendono, ci disprezzano, ci attaccano, ci oltraggiano, quando passiamo inavvertiti, quando non ci rispondono o ridono di noi, quando ci disobbediscono e ci sentiamo mortificati e umiliati!

 

Il pretesto della dignità

Anche qui ci inganniamo pensando alla nostra dignità, al posto che occupiamo, alla necessità di mantenere l'ordine, all'efficacia di una dimostrazione di forza. Va bene, ma non convince. È una maniera di far bella figura dinanzi a noi stessi, ma non è l'imitazione di Gesù.

E dire che noi non abbiamo il potere di confondere il prossimo, anche se il cuore è colmo d'ira e gli occhi scintillano di rabbia; se avessimo nelle nostre mani l'onnipotenza di Gesù nell'eucaristia! Gesù tace, Gesù perdona, Gesù rende bene per male, Gesù dà la vita affinché ci pentiamo, Gesù prega per noi.

Ma come possiamo credere, sostenere e, persino, difendere teorie così poco cristiane contro la mitezza? Dove abbiamo imparato questa dottrina? Ditemi che non è così, che è chiaro come stanno le cose: che siamo peccatori, figli dell'ira, cattivi cristiani, deboli, preda delle passioni, tutto ciò che volete in questo senso, e vi dirò che è vero.

 

 

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