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... e la missione di Kami nasce così !

Riviviamo i momenti di quell'evento rileggendo le parole riportate da uno (anonimo) dei tre sacerdoti salesiani in occasione del X anniversario dell'inizio dell'attività missionaria:

(...) Erano anni che a Kami si pregava Maria Ausiliatrice perché facesse venire tre santi sacerdoti: Madre Luisa, una forte suora spagnola della congregazione di "Gesù e Maria" fondata da Claudina Thevenet, non perdeva occasione per pregare e far pregare.

Sarà combinazione, destino, piccolo dettaglio della Madonna, ed ecco che l'8 dicembre 1977, festa dell'Immacolata, alle 8 del mattino, fanno il loro ingresso, incerto, silenzioso, in Kami don Francesco Borello, don Elio di Lenarda, don. Michelangelo Aimar, partiti dall'ispettoria subalpina il 16 novembre dello stesso anno.

Sentiamo don Michelangelo che ci racconta con molti particolari i primi giorni: "Il 20 novembre giungemmo a Santa Cruz, dove passammo una settimana nella casa di San Carlos, una missione tenuta da salesiani venuti dall'ispettoria del Veneto con un gemellaggio cominciato alcuni anni prima di noi: fu il primo affascinante incontro con la Bolivia. A fine novembre giungemmo a Cochabamba, dove ci accolse il Padre Carlo Longo, attuale ispettore, il Padre Lino Ferrari, attuale maestro dei novizi, e la Madre Luisa che con gioia immensa vedeva realizzarsi le sue preghiere. Nel collegio di Fatima in Cochabamba iniziammo a studiare spagnolo: Carlo Longo insegnante di conversazione e Lino Ferrari di grammatica. Intanto venimmo a conoscenza che a Kami stava lavorando un sacerdote italiano del gruppo delle diocesi di Bergamo, mancava il Vescovo, mancava l'ispettore che stava partecipando al capitolo generale, si cercava di temporeggiare, ma don Borello, il "divino impaziente", voleva andare a Kami. E così il giorno 6 dicembre alle 8 del mattino, partimmo alla volta di Kami, il 7 visitammo Indipendencia, una parrocchia confinante con quella di Kami e l'8 dicembre 1977 celebrammo in Kami la prima Messa. Dopo questi giorni dovemmo viaggiare alla capitale La Paz, per fare i documenti per il soggiorno indefinito, e tornammo ai primi di gennaio: il giorno 8 dello stesso mese il Vescovo di Cochabamba, mons. Armando Gutierrez, consegna ufficialmente, davanti ad una bella rappresentanza di Kami, la parrocchia ai Salesiani".

I primi sette anni di Kami. Lavoro in Kami.

Possiamo dire che sono caratterizzati dall'impegno di costruire strutture per migliorare l'ambiente di Kami.

All'inizio, per due-tre anni, i salesiani si mettono a disposizione per conoscere la realtà : don Borello si stabilisce in Kami: visita le famiglie, gli ammalati, al pomeriggio si mette fuori dalla chiesa: aspetta i funerali che proprio in quell'ora passano davanti alla chiesa per andare al cimitero (lo chiameranno il prete dei morti); inizia un dialogo che non è soltanto sacramentale, ma anche sociale: la necessità di fare qualcosa per migliorare le condizioni della salute, l'acqua potabile, un ospedale, altri progetti, chissà ?

Don Elio si butta nella scuola, come mezzo per entrare nella gente, nei giovani, ragazzi, e inizia un lavoro di apostolato specialmente negli accampamenti di Patino e Santa Rosa: camminando molto, lavorando molto, parlando con la gente.

E don Michelangelo gira per le montagne per avere una conoscenza geografica della parrocchia, specialmente per quel che riguarda le comunità del campo: nella zona Quechua e Aymara. I catechisti si accorgono che ci sono preti disponibili e iniziano a chiedere visite, catechesi, battesimi.

Il lavoro si moltiplica, aumente e si vede la necessità di chiedere aiuto all'ispettoria perché mandi altre persone: sarà don Borello che nell'ottobre del '78 viaggia in Italia per chiedere aiuti e sarà l'ispettore don Marrone ad assicurarlo che altri salesiani verranno; e di fatto il 24 ottobre '80 arrivano a La Paz don Domenico Binello e don Giorgio Gramaglia.

Danno un impulso nuovo, anche se breve, alla pastorale giovanile dei ragazzi : scuola, oratorio, cappelle degli accampamenti, sono il centro delle loro attività.

Il 1980 e i seguenti fino all'85 sono anni che vedono i salesiani impegnati in tre direzioni ben chiare:

1) costruzione di strutture

2) catechesi itinerante nel campo

3) ricerca di collaboratori religiosi e laici

1) Costruzione di strutture

In Kami iniziano costruzioni di strutture essenziali: con la collaborazione dell'ingegnere Augusto Toselli si inizia e porta a termine un grande acquedotto che servirà un centro (quello di Kami) di 6000 abitanti: il 1° maggio '82 avviene l'inaugurazione: è una data importante per vari motivi: le malattie e le morti dei bambini a causa dell'inquinamento dell'acqua diminuiscono, la gente accoglie sempre meglio i Padri salesiani che vengono inseriti nel vivo delle problematiche non solo religiose ma anche sociali, c'è un risveglio di coscienza da parte della gente che ha visto realizzarsi un'opera tanto grande e importante.

Sempre con la collaborazione dell'ingegnere Toselli si progetta e costruisce un ospedale per alcune urgenti necessità : la silicosi e prevenzione dei minatori, malattie della donna, parto pediatria e denutrizione dei bambini.

Su spinta e incoraggiamento di don Luigi Testa che visitò Kami nell'ottobre dell'83 si terminò la costruzione del Cine Teatro: opera già iniziata dalla cooperativa mineraria di Kami e poi lasciata in sospeso per difficoltà economiche, e si costruì una palestra coperta. Inutile dire i vantaggi morali, culturali che portano queste costruzioni a vantaggio della gioventù.

2) Catechesi itinerante nel campo

Un'altra direzione ben chiara che si sviluppa in questi anni è l'impegno per la catechesi itinerante nelle zone lontane dal centro: da un primo momento di impegno solamente conoscitivo e sacramentale, si passa alla organizzazione della catechesi : formazione di catechisti laici, che possono preparare le comunità nell'attesa della venuta del sacerdote, preparano per ricevere i sacramenti, diventano leaders delle comunità , animatori: per essi si organizzano corsi di aggiornamento, studio: i sacerdoti (specialmente Elio e Michelangelo) sono sempre presenti a tutte le manifestazioni di rilievo, pronti ad animare le feste, portare conforto morale e materiale.

3) Ricerca di collaboratori religiosi e laici

La terza direzione è cercare personale religioso e laico che possa collaborare nel realizzare iniziative con una chiara progettazione: si invita una comunità di Suore della Provvidenza (una comunità di Udine) che va ad abitare a Chivimarca, un piccolo centro della zona Aymara: arriva il 4 settembre '83 e inizia un lavoro di animazione nel campo in favore delle donne (corsi di cucito, cucina, igiene del bambino, animazione religiosa), in favore dei catechisti e delle comunità più lontane.

L'11 febbraio '87 fanno la loro entrata in Charaguayto, un centro della zona Quechua, una comunità di suore della Congregazione del "S. Rosario" , anch'esse di Udine: anch'esse si dedicheranno alla educazione della donna e all'animazione delle comunità del campo.

Nell'agosto '84 si invita Paolo Giorgi, responsabile per i progetti in America Latina dell'organizzazione Cooperazione Internazionale (COOPI), per studiare la realizzazione di due progetti: organizzazione dell'ospedale e strutture periferiche, organizzazione per uno sfruttamento meccanizzato dell'esterno della miniera. Nel gennaio '86 arriverà il primo nucleo.

Dall'85 all'88

Il 2 gennaio partono dall'Italia Serafino Chiesa e Giuseppe Gallo, mentre don Borello ritorna in Italia per un anno: la comunità risulta cambiata per il 50% .

Inizia un periodo nuovo di programmazione e utilizzazione delle strutture; di iniziative e programmi a favore del campo; di animazione dei gruppi di appoggio in Italia.

Prendono piede e iniziano a lavorare le comunità di Chivimarca e Charaguayto, iniziano le attività per il progetto sanitario ad opera di Cooperazione Internazionale.

Elio, direttore e parroco, si ritira dall'attività nel campo della zona Aymara, è cappellano e direttore spirituale delle tre comunità di suore della nostra parrocchia, segue in particolare le cappelle dei tre accampamenti di Patino e S. Rosa e non ha lasciato di fare scuola: pur essendo quello che ha più anni è il più resistente e a volte il più giovane.

Michelangelo, vicario della comunità , continua il suo lavoro nel campo nella zona Quechua: ormai ottimo Quechuista è un punto di riferimento per tutta la gente che lo conosce e ha in lui gran confidenza: anche in Kami, fra i minatori, gode di una grande fiducia.

Serafino gira per il campo nella zona Aymara: progettista e animatore di diversi progetti che sorgeranno in questo periodo; è anche animatore di un piccolo movimento di volontariato che sorge attorno all'opera di Kami.

In Kami Beppe inizia un lavoro di pastorale giovanile e animazione dei ragazzi: sorge il gruppo giovanile "senda nueva" che ha come scopo primario quello di animare i giovani, dar loro speranza. Attraverso diverse attività il gruppo si consolida, giunge ad una fisionomia propria molto apprezzata nell'ispettoria boliviana e di modello per altre iniziative simili.

In questi tre anni si pensano e cominciano diversi progetti.

Progetto sanitario: è un progetto integrale, inteso come coordinazione di tutte le strutture per usare l'ospedale, non solo a vantaggio dei soci della cooperativa dei minatori, ma anche a beneficio dei campesinos. In questo progetto vediamo impegnati soprattutto i volontari di Cooperazione Internazionale.

Ingegno minerario: si tratta di installare macchine per la lavorazione del minerale; anche questo progetto è nelle mani di Cooperazione Internazionale. E' un progetto grandioso, perché ha la possibilità di trasformare Kami: non solamente come soldi che entrerebbero in maggior quantità ma anche come maniera di impiegare meglio questi capitali: si calcola che in anni di fortuna (65-70) entravano annualmente cifre come 2.000.000 di dollari: di questi capitali non ne è rimasta traccia: evidentemente sono somme sparite in solenni ubriacature, cattiva amministrazione, ecc.

Radio Don Bosco: è al suo secondo anno di funzionamento: sappiamo come sia un mezzo dalle grossissime possibilità, perché permette di superare isolamenti e norme in cui vivono le comunità campesine: vuol essere l'elemento di unione, il giornalino, di famiglia di tutte le iniziative parrocchiali, comunitarie, dei minatori. Attraverso programmi appositi è anche elemento per valorizzare la cultura e le tradizioni di parecchie comunità : alla domenica pomeriggio si esibiscono con i loro canti a questi microfoni.

Progetto scuola: già adesso (in questo primo anno di attività) ci stiamo accorgendo dei risultati positivi. Calcoliamo che negli anni precedenti, nelle scuole del campo, dislocate nella nostra parrocchia, si davano circa 50 giorni di scuola all'anno: cifre che indicano che se in alcune scuole si arrivava a 100 giorni di scuola, in altre non arrivava neanche il professore: ora abbiamo iniziato un programma di intervento sullo stipendio statale del professore: si tratta di una integrazione di un dollaro al giorno per ogni giorno di scuola data: gli stipendi sono veramente bassi, tanto che molti professori hanno dovuto smettere di far scuola, perché tutto lo stipendio se ne andava solo nel viaggio di andata e ritorno da Cochabamba alla comunità.

Con questo progetto c'è stato un certo miglioramento; alcuni professori sono ritornati a fare scuola, il numero degli alunni è aumentato, i giorni di scuola sono saliti mediamente a 75-80: sono risultati che fanno ben sperare e incoraggiano a continuare.

Agua limpia: è un progetto svolto interamente tra le comunità del campo: si tratta di selezionare sorgenti di acqua potabile per fornire le comunità di questo elemento. La comunità fornisce il lavoro e noi il cemento e i tubi.

Cooperativa di consumo: sta cominciando in questi giorni; si tratta di una struttura agile che compra all'ingrosso elementi di prima necessità (farina, candele, kerosene, sale) e li vende al minuto ai soci. Si sono costituiti tre depositi in altrettante zone del campo abbastanza centrali, e un camion viaggia continuamente dalla città ai centri per garantire l'approvvigionamento.

Altri progetti sono nella mente e nel cuore di tutti noi: la falegnameria, il laboratorio del ferro battuto, artigianato dei maglioni e prodotti locali, progetti tutti intesi a valorizzare le tecniche di artigianato che sono vive, anche se calpestate e ingannate tra questa gente.