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L’ultima eredità di Scott dell’Antartide

Quando i corpi di Scott e dei membri della sua spedizione in Antartide furono recuperati nel 1912, presso le sue tende fu trovata una collezione di rocce e fossili.

Fonte: http://www.bbc.co.uk/, 02.07.03

Scott aveva raccolto campioni di fossili per circa 16 kg, di ritorno dal Polo Sud.Gli osservatori contestarono l’utilità di una tale ricerca, ma Scott intendeva dimostrare che la spedizione potesse avere anche una causa scientifica.A distanza di quasi un secolo, i fossili dell’esploratore hanno aiutato a provare una teoria a lungo sostenuta.“Scott aveva ragione in tutto e per tutto, i fossili hanno una lunga eredità” ha dichiarato Colin Osborne, un biologo della Sheffield University, Regno Unito.La raccolta di Scott conteneva alcune delle prime piante fossili trovate in Antartide, i resti dell’antica e verdeggiante foresta decidua che ricopriva il continente circa 250 milioni di anni or sono.Le foglie e le cortecce fossilizzate, ora negli archivi del Museo di Storia Naturale di Londra, mostrano come l’Antartide fosse una volta verde e tiepido. Come esattamente le foreste riuscirono a fiorire al Polo Sud, è stato oggetto di discussione fino ad oggi. Molto del dibattito s’incentra sulla predominanza delle piante decidue (che perdono cioè le loro foglie durante l’inverno) sulle sempreverdi.L’idea generalmente accettata è che gli alberi perdevano le foglie poiché non erano capaci di operare la fotosintesi nel corso degli inverni bui (la fotosintesi è un progresso dipendente dalla luce, usato dalle piante per creare il carbonio, la materia prima della vita).Secondo questa teoria, gli alberi decidui in un clima polare conservavano molto carbonio utilizzabile, a differenza dei sempreverdi.Il Dr Osborne ed i suoi colleghi hanno ora sperimentato questa teoria facendo crescere i discendenti di quegli stessi alberi, nelle stesse condizioni dell’antica foresta polare. E’ emerso che la perdita delle foglie è una falsa economia. La quantità di carbonio perso avrebbe di gran lunga compensato quello consumato come carburante da un sempreverde, nell’oscurità di un inverno polare.

“Le nostre scoperte mostrano che la spiegazione offerta da tempo circa il predominio degli alberi decidui nell’ecosistema polare, semplicemente non ha fondamenti” ha dichiarato il professor David Beerling.Ci deve essere un’altra spiegazione, aggiunge, forse il rifornimento di acqua, la fertilità del suolo o l’effetto congelante delle basse temperature.Oltretutto, i risultati di questo studio si trovano in perfetta consonanza con la ricerca condotta sulle piante fossili di Scott dal botanico di Cambridge Albert Steward nel 1914; ma il lavoro di Steward è stato “dimenticato o trascurato in tutti questi anni” ha dichiarato Osborne. Ha prevalso piuttosto la versione alternativa, proposta 30 anni più tardi dai ricercatori degli Stati Uniti. La ricerca sulle piante è stata pubblicata dalla rivista Nature.

Fonte: ENIGMA (Mailing del CUNFI)

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