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da: “Il Giornale di Vicenza” Venerdì 27 Settembre 2002
È accaduto in un’azienda di Montegalda: in piena notte, un sasso ha squarciato la copertura
 Pietra dal cielo sfonda un tetto
Due chili di roccia compatta. Che sia una meteorite?

di Gianmaria Pitton

Un tonfo nella notte. Un rumore sordo, abbastanza forte da svegliare chi sta dormendo, ma non tanto da spaventare. Si rimane fermi, in attesa se al rumore («ma c’è stato veramente, e ce lo siamo soltanto immaginato?») ne fanno seguito altri.
Nulla, il silenzio è tornato. Così si ripiomba nel sonno. Il giorno dopo è lunedì, meglio riposare per non passare una giornata al lavoro a stropicciarsi gli occhi e nascondere gli sbadigli.
Il giorno dopo si va a lavorare, ma nel grande capannone dell’azienda Pdp Box Doccia, in via Ponzimiglio a Montegalda, c’è qualcosa di diverso. Accanto alla parete ovest, in alto, il tetto è squarciato, sia la copertura esterna, sia il sottotetto isolante. Per terra, in corrispondenza del buco, ci sono frammenti del tetto e un altro oggetto, che non dovrebbe essere lì.
Un sasso. Tondeggiante (con un diametro di circa 15 centimetri, si appurerà poi), piuttosto pesante: un chilo e 855 grammi, per l’esattezza. Chiaramente, è il responsabile dello squarcio. Ma da dove arriva?
Dopo dodici giorni, il mistero non è ancora svelato. La scoperta è stata fatta il 16 settembre scorso, un lunedì appunto. Antonino Scibilia, dipendente della Pdp Box Doccia, è stato il primo a trovare la strana pietra sul pavimento del capannone. Non solo, Scibilia abita a poche decine di metri dalla sede dell’azienda (nella zona industriale di Montegalda), ed è uno di quelli che ha sentito il famoso tonfo, nella notte precedente.
«Subito ho messo in relazione quel rumore, a cui subito non avevo dato molto peso, a quel sasso in mezzo alla fabbrica - racconta il testimone -. È sembrato evidente a tutti che la pietra, cadendo dall’alto, ha sfondato tetto e sottotetto. Forse aveva una traiettoria obliqua, per cui ha battuto prima contro la grossa trave di sostegno del tetto, poi è caduta sugli oggetti in basso, e infine a terra». Se fosse precipitata in senso verticale, sul pavimento del capannone si sarebbe un qualche segno dell’impatto. Invece non c’è niente.
Rimane la domanda: da dove arriva? È un atto di vandalismo? Sarebbe servita un bel po’ di forza per scagliare il sasso così in alto da fargli acquistare, con la forza di gravità, una velocità sufficiente a fare un danno di quelle proporzioni.
Non ci sono montagne nei dintorni di Montegalda, né cave dove si usi dell’esplosivo. La pietra dunque non è un frammento di roccia impazzito, anche perché in tal caso non sarebbe smussato com’è invece il sasso in questione.
Spunta la possibilità più affascinante: che sia una meteorite? La pietra non è stata analizzata da geologi che possano dire una parola definitiva, però l’ipotesi è intrigante. Il sasso è giallastro, solcato da striature che danno sull’arancione e sul rosso. Ha anche delle ombre nerastre, come segni di bruciatura (l’attrito con l’atmosfera?). In alcune piccole cavità inoltre si possono intravedere delle formazioni cristalline. La roccia è molto compatta, tanto che non si è spezzata nell’impatto; la superficie è piuttosto rugosa, con alcune infossature.
Sono caratteristiche compatibili con l’ipotesi della meteorite? Scibilia riferisce anche che, subito dopo il ritrovamento, la pietra emanava un odore di bruciato. Com’è noto, le meteoriti si surriscaldano, attraversando l’atmosfera. Ma non è l’unica causa possibile di quell’odore particolare.
Ad esempio, se il sasso fosse stato sparato con una sorta di mortaio rudimentale, con polvere da sparo, probabilmente avrebbe ombre nerastre sulla superficie e un sentore di bruciato. La traiettoria del colpo sarebbe stata a parabola, e quindi obliqua al momento della discesa.
Solo un’analisi petrologica contribuirà a chiarire il mistero. Ma se fosse la seconda ipotesi, quella del mortaio, ad essere la più probabile, resterebbe da capire chi si diverte a sparare sassi nel cuore della notte. ( g. p. ) Quali sono i precedenti "meteoritici" del Vicentino? Pochi, per la verità. Attenendosi alle segnalazioni ufficiali, si trova solamente un pezzo di condrite (massa totale recuperata 177 grammi), caduto nella Noventa il 12 maggio 1971, e una roccia registrata addirittura il 7 luglio 1635, ma qui la segnalazione è dubbia. Non è stata chiarita nemmeno la natura del sasso ritrovato a Castelgomberto il 13 agosto del ’98. O meglio, la scia di un meteorite è stata vista quella sera da centinaia, se non migliaia di persone nel Vicentino: un bolide molto luminoso, accompagnato da un rombo, ha solcato il cielo poco dopo le 23.30. Meno certo è che la roccia, pesante più di tre chili, trovata in un campo da Luisanna Danieli fosse proprio quel meteorite.
Niente crateri, solo qualche stoppia bruciacchiata nel punto del presunto impatto. Alcuni geologi lo identificarono come un frammento di marna, ma non si è mai capito come fosse finito nel campo.
Nel gennaio del 2000 poi ci fu la psicosi dei blocchi di ghiaccio dal cielo, una specie di enorme tempesta che sembrava aver colpito tutta l’Italia.
Le segnalazioni fioccarono anche in provincia: blocchi di ghiaccio, delle forme più diverse, venivano trovati un po’ dappertutto.
Il fenomeno cessò improvvisamente com’era comparso: oggi si parla apertamente di leggenda urbana, cominciata (forse) con qualche episodio reale (ghiaccio perduto da aerei in alta quota) e alimentata da molti burloni. ( a. c. ) Una sera d’estate, 1998. Una palla di fuoco illumina la vallata. È una meteorite, che cade in un campo in località Palazzetto. Gli abitanti della zona si ricordano ancora dell’evento, l’erba bruciacchiata, il sasso a forma di spugna. Una ragazza, Luisanna Danieli ( nella foto ), raccoglie il corpo "celeste". Arrivano gli astronomi dell’Università di Padova, che prendono in consegna il sasso per analizzarne la composizione. La caduta di un meteorite è pur sempre un fatto importante sotto il profilo scientifico. Non si conosce ancora il risultato dello studio universitario.
L’evento aveva suscitato molta curiosità nel paese di Castelgomberto e nella vallata dell’Agno. Molti sono stati i curiosi che hanno voluto vedere da vicino il luogo dell’atterraggio del meteorite.
A distanza di quattro anni abbiamo raccolto la testimonianza di Tullio Sudiro, artigiano, che quella sera, poco dopo le 23, dalla sua casa ha assistito allo strano fenomeno. «Una palla di fuoco ha solcato il cielo - sono le sue parole - illuminando la vallata dell’Agno. Ho avuto l’impressione che fosse partita dalle montagne di Recoaro e con velocità straordinaria ho visto la vallata illuminata e l’oggetto spegnersi in località Castelgomberto. Davvero, ho assistito ad uno spettacolo di rara bellezza».
La meteorite aveva le dimensioni di quindici per dieci centimetri.
«L’ho vista con i miei occhi - dice una signora del posto proprio dove è caduta -. Poi sono arrivati i tecnici, che hanno voluto esaminare l’oggetto, che appariva di colore grigio, diverso dai soliti sassi che si vedono in zona. Il fatto che si trovasse in mezzo al campo verde, posto in un buco non profondo, ma insolito in quel terreno, ha subito sollevato la curiosità della gente, che abitualmente frequenta la zona. La scia luminosa l’ho vista anch’io, dove è caduta la roccia sono andata di persona».
Dopo lo shock, l’avvenimento è stato dimenticato, ma è stato sufficiente l’arrivo del giornalista per rinverdire i ricordi di quella sera, che ha visto la caduta di un meteorite, sul suolo terrestre. Un fatto eccezionale.

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