ATLANTIDE

LE ORIGINI

Oggi giorno appare oramai evidente il mito di una civiltà antica (o quantomeno una terra …) persa fra le acque dell’Oceano. Di questo ne siamo a conoscenza da antichissime tradizioni quasi del tutto perse nell’oblio dei secoli;infatti è uno dei più grandi filosofi greci, Platone (Atene, 427-347 a.C.), che celebra in maniera roboante il “mito per eccellenza”: ATLANTIDE.
Egli basandosi su antichissime tradizioni egizie catalogate dal legislatore Solone (Atene, 640-560 a.C.) narra in due dei suoi più importanti “Dialoghi” (“Timeo” e “Crizia”) di vicende vissute da antichi popoli su antiche terre di cui la storia non ha lasciato alcun ricordo. Al tempo era consuetudine che i dotti greci si recassero in Egitto per disquisire di questioni scientifiche con i sacerdoti locali; a quest’ultimi infatti erano riconosciute conoscenze estremamente straordinarie. Ed è proprio su questa terra, in particolare a Sais, che nel 590 a.C. Solone dialogando con i sacerdoti egiziani del tempio della dea Neith scopre tradizioni antiche tramandate (ed in seguito perdute …) per secoli. Riporto qui di seguito una parte del dialogo fra Crizia (tra l’altro imparentato da parte di madre con Platone) e Socrate, tratte da “Timeo” e tradotte da A. Cerinotti:

(CRIZIA)
Ascolta dunque, o Socrate, una storia decisamente strana, ma d’altra parte del tutto vera, stando a quanto mi disse una volta Solone, il più sapiente dei Sette …
Raccontò dunque a Crizia, mio nonno, come questi era solito ricordare in nostra presenza, che grandi e meravigliose furono le antiche imprese di tale città, cancellate dal tempo e dalla morte degli uomini, ma una più grande di tutte …
………
……… 
Ricordate un solo cataclisma sulla terra ( qui si riferisce ai greci), essendosene invece verificati molti altri in tempi anteriori, e non sapete poi che è vissuta nella vostra regione la stirpe più bella e migliore del genere umano, da cui discendete tu e tutta la città che ora è vostra, perché di quella era rimasto qualche seme. Ma ciò vi è ignoto perché, per molte generazioni, i superstiti sono morti senza lasciare voce di sé, per la mancanza di scrittura.
……….
……….
Dunque in quest’isola, Atlantide, grande e mirabile era il dominio regale, che aveva il controllo di tutta l’isola e di molte altre, nonché di una porzione di continente.
………
………
Ma nei tempi che seguirono, essendosi verificati terremoti e grandi cataclismi, nell’arco di un solo giorno e di una notte tremenda, tutti i vostri soldati sprofondarono in un colpo solo dentro la terra e in modo analogo scomparve l’isola di Atlantide inghiottita dal mare.
Perciò a tutt’oggi quel mare è impraticabile e inesplorabile, costituendo un ostacolo i fondali fangosi e bassi che l’isola ha formato inabissandosi.

Dunque qui ritroviamo nuovamente il mito del Diluvio universale e la precisazione che in un periodo antecedente ad esso il mondo era abitato, anche oltre le Colonne di Eracle (l’attuale Stretto di Gibilterra: divenute poi il confine fra la terra conosciuta e quella sconosciuta, proprio a causa del Diluvio); ed è proprio lì che molti studiosi hanno tentato di posizionare Atlantide e più specificatamente in mezzo all’Oceano Atlantico, all’altezza circa del Golfo del Messico.
Ma è soprattutto nel “Crizia” che si parla in modo specifico di Atlantide, descrivendone le caratteristiche del Continente:

… costruirono un canale di tre pletri di larghezza (89 metri), lungo cinquanta stadi (9 Km), fino all’ultimo anello e con esso crearono un accesso per le navi dal mare aperto fino a quel braccio d’acqua come in un porto, …..


Platone riteneva che tale civiltà fosse in possesso di capacità ingegneristiche altamente evolute e fuori dal comune; la sua capitale, chiamata anch’essa Atlantide, sorgeva sulla costa meridionale circondata da una cerchia di mura ed era disposta su un’enorme planimetria, con una fitta rete di canali che forniva acqua e tutto il necessario per la sopravvivenza dei cittadini. Era inoltre convinto che fosse stata studiata secondo un progetto di cerchi concentrici che andava ospitando, partendo dall’esterno, varie classi sociali, fino ad arrivare a quello più interno con i suoi templi imponenti;

parlando degli usi e costumi dei suoi abitanti:

… ogni anno vi si compivano per ciascuno di loro (Dei) i sacrifici di dovere da parte di tutti i dieci regni.

descrivendo la genealogia dei suoi abitanti e dei vari Re che parevano discendenti diretti del dio Poseidone;

illustrando le ricchezze del continente.
Platone afferma che gli Atlantidei erano soliti ricavare il famoso “oricalco”, il metallo più prezioso dell’epoca estratto da più punti dell’isola;

parlando di animali “strani”, quali l’elefante:


… esisteva un gran numero di elefanti sull’isola: perché v’era pascolo abbondante per tutti i generi di animali…

e della storia e della fine di essa:

… E Zeus, il dio degli dei, che governa secondo le leggi, consapevole, come colui che queste cose conosce, della degenerazione di una stirpe originariamente buona, pensò di castigarli affinché la riflessione li facesse diventare migliori.
Convocò tutti gli dei nella loro più nobile sede che è il centro di tutto il cosmo e vedo tutto ciò che principia a essere e, radunatili disse …

 
E qui la narrazione si interrompe in modo definitivo, in quanto Platone si rivolse ad altri studi sulle “Leggi”; e l’opera rimarrà per sempre incompiuta causa la morte del grande filosofo greco.

                  ATLANTIDE E LA SCIENZA

E’ LA VOLTA BUONA?


Abbiamo visto in altra sede (vedi Introduzione al Diluvio Universale), che all’incirca 11.000/12.000 anni fa, la terra venne coinvolta in devastanti cambiamenti climatici di cui ancora oggi se ne trova traccia. E, come ci racconta Platone, la mitica Atlantide sarebbe esistita proprio in quel periodo (attorno all’8.000-9.000 a.C. circa). Essa avrebbe prosperato su una vastissima isola in mezzo ad un immenso oceano, finché terremoti ed inondazioni violente (causati quasi certamente dallo scioglimento dei ghiacciai …) non l’avrebbero distrutta. Molti sono gli studiosi che hanno cercato di dare un luogo preciso a quest’immensa isola, ma le vaie localizzazioni, o per una cosa o per un’altra, non soddisfano alcuni requisiti storico-geografici. A tal proposito voglio qui di seguito ricordare alcuni scritti di particolare interesse su questo affascinante ed intricato argomento:


*Atlantis: the antedeluvian World, I. Donnelly, 1882
*Atlantide: mito o realtà, Martins, Dedalo Edizioni
*Platone e l’Atlantide, G. D’Amato
*Il mito di Atlantide, L.S. De Camp, Fanucci Edizioni
*Da Atlantide alla Sfinge, C. Wilson, Piemme Edizioni
*Enigmi senza tempo, T. O’Neill, Armenia Edizioni


E ce ne sarebbero molti altri, visto che per Atlantide si sono spesi fiumi e fiumi di inchiostro…
In ogni caso sono tutti ottimi saggi (anche se alcuni un po’ datati …) che meritano di essere letti.

Molti autori si danno a gara nel localizzare il continente perduto un po’ ovunque, anche se fino a pochi anni fa, seguendo le indicazioni di Platone lo si poneva in mezzo all’Oceano Atlantico, o nei pressi delle Indie Occidentali. Ma secondo alcuni autori sarebbe del tutto irragionevole localizzare il mitico Continente nell’Atlantico; in effetti si potrebbe smentire coloro che affermano l’esistenza di una terra di mezzo fra l’America e l’Africa. Se infatti facciamo combaciare le coste americane con quelle del continente africano si può tranquillamente osservare come i loro profili continentali combaciano quasi perfettamente. E questo è senz’altro un punto a favore per quanto riguarda la teoria della deriva dei continenti; dunque va da se che la teoria che vede Atlantide localizzata vicino il Golfo del Messico, va inevitabilmente scartata.
Ma dobbiamo dire che tale affermazione non è del tutto vera; o almeno non così come potrebbe sembrare…

  LA TEORIA DELLA DISLOCAZIONE DELLA CROSTA TERRESTRE

Esiste infatti una teoria molto interessante che completa in modo particolarmente scientifico la teoria della deriva dei continenti; questa nuova ed affascinate idea che va sotto il nome di “teoria della dislocazione della crosta terrestre”, è stata divulgata da un professore dell’università del New England, tale Charles Hapgood, e merita di essere approfondita.
Verso la metà degli anni ’60, indagando a fondo su alcune antichissime mappe della Terra, egli si rese conto di una stupefacente cosa: queste vecchie ma alquanto precise mappe rivelavano che alcune terre come l’Antartide, l’America del Nord e la Cina erano libere dalle calotte di ghiaccio molto tempo prima che fossero esplorate dall’uomo. Questo ad esempio sarebbe dimostrato nella ormai famosa mappa di Piri Reis, un ammiraglio turco, realizzata a Costantinopoli intorno al 1513 circa. La validità di tale mappa è stata provata senza ombra di dubbio persino dall’”VIII° squadriglia di ricognizione tecnica aeronautica degli USA” (Base Aerea di Westover, nel Massachusetts), su richiesta di valutazione del professore Hapgood nel 1960.
Inoltre, come punto a suo favore ricordo che la scoperta dell’Antartide è avvenuta “solamente” nel 1818, cioè trecento anni dopo la realizzazione della mappa in questione. Stando a questi dati si evince che la documentazione originale per la mappatura dell’Antartide in condizioni di disgelo risalirebbe intorno al 4.000 a.C. Ma sappiamo che la storia ufficiale non riconosce nessuna civiltà degna di tale nome, in grado di effettuare una simile impresa; dunque il mistero sta nel fatto che “qualcuno” in un periodo “impossibile” ha rilevato una terra da noi scoperta solo nei primi dell’800. Un’altra mappa interessante è quella di Kircher (1601-1680): in essa è rappresentata l’isola di Atlantide con la forma e la superficie dell’Antartide priva dei ghiacci.
Dunque sulla base di queste mappe e di molte altre ancora, la terra veniva rappresentata come sarebbe apparsa se fosse stata priva di ghiaccio e con la disposizione dei poli terrestri assai diversa; Hapgood elaborò allora la Teoria della dislocazione della crosta terrestre (come integrazione della tettonica a placche), che postula uno spostamento graduale ma drammatico di tutta la crosta terrestre. In altre parole lo strato esterno (litosfera o crosta) scorrerebbe periodicamente sopra la “zona debole” (astenosfera: uno strato situato appena al di sotto della crosta e appena sopra il mantello) causando gravi sconvolgimenti in superficie. Immaginiamo che i continenti si trovino a “galleggiare” su una massa di olio; ed ora proviamo ad immaginare di spingere con un dito uno di questi continenti: cosa succede? Accade che tutto il blocco terrestre inizia a scorrere assieme, spostandosi nella stessa direzione in cui spingiamo noi, ma la massa di olio rimane dove si trova: in poche parole il nucleo interno rimane fermo, ma è la parte esterna che si muove. Questo significa che se prima al Polo Sud si trovava una determinata regione, dopo tale spostamento verrà a trovarsene una di diversa. Secondo Hapgood, intorno al 9.600 a.C. si verificò uno sconvolgente spostamento della superficie terrestre; dunque l’America settentrionale ricoperta dai ghiacci venne a trovarsi in un clima più mite che la liberò per sempre da quell’inferno gelato mentre, come contraltare, la Siberia, che fino ad allora aveva goduto di un clima caldo (dimostrazione ne sono i fossili di animali che ai nostri giorni troviamo in ambienti dal clima ben più favorevole…) venne catapultata all’improvviso nel gelo più devastante e drammatico. Ed infine l’Antartide, da terra calda al centro dell’Oceano, si trasformò nell’inferno di neve e ghiaccio che tutti noi oggi conosciamo, andando a scivolare al Polo Sud.
Questa idea di Hapgood è considerata “globale” e spiegherebbe come e perché molte terre potrebbero essere rimaste sgombre dai ghiacci fino all’incirca il 4.000 a.C.
Dunque stando a questa teoria, l’Atlantide di Platone andrebbe cercata sotto i ghiacci dell’odierna Antartide; di tale avviso sono anche i coniugi Flem-Ath che partendo dall’ipotesi della teoria della dislocazione e confrontandola con le testimonianze storiche più antiche, arrivano con rigore scientifico a collocare il continente perduto sotto i ghiacci del Polo Sud.

ALBERT EINSTEIN

Voglio precisare che anche il grande A. Einstein si trovava d’accordo col professore Hapgood riguardo la sua teoria, tanto da restarne letteralmente elettrizzato:
“ Trovo veramente notevoli le Sue argomentazioni e ho l’impressione che la Sua ipotesi sia esatta. Non è possibile dubitare del fatto che spostamenti significativi della crosta terrestre abbiano avuto luogo più volte in un breve periodo di tempo.”
Così scriveva Einstein ad Hapgood in una lettera a lui indirizzata nel maggio del’53.
Abbiamo dunque visto che un ipotetico spostamento dell’Antartide verso sud dell’oceano Atlantico (teoria dello scorrimento della crosta terrestre), avrebbe provocato un graduale raffreddamento del clima causando la formazione di un’estesa cappa di ghiaccio, espandendosi per migliaia di anni fino alla consistenza raggiunta ai nostri giorni. Questa in sintesi la teoria espressa da Hapgood; teoria che naturalmente (manco a dirlo!!!) non viene riconosciuta dalla scienza ufficiale, “benché essa non sia in grado di dimostrarne la sua erroneità” (Hancock). La scusa campata dagli scienziati ortodossi sarebbe quella della mancanza di un agente scatenante che giustificherebbe tale “scorrimento”.Ma la causa di questo particolare spostamento sarebbe da ricercare i una teoria espressa da Einstein:
“In una regione polare si verifica una continua deposizione di ghiacci, i quali non risultano tuttavia distribuiti simmetricamente intorno al polo. Sulle anzidette masse di depositi asimmetrici esercita la sua azione la rotazione terrestre, e da ciò risulta un momento centrifugo che si trasmette alla crosta rigida della terra. Così determinato, il momento centrifugo – che è in costante aumento – raggiungerà un dato valore oltre il quale sarà causa duna traslazione della crosta terrestre rispetto alla restante massa della terra …”
Che dire di tutto ciò?…

CONCLUSIONE

Dunque sia la “tettonica a placche” (deriva dei continenti: lo spostamento delle zolle o placche terrestri), sia la “dislocazione della crosta terrestre” (la litosfera che scorre sulla astenosfera) presuppongono l’idea di una crosta che si può muovere. E’ evidente che le due teorie si completano a vicenda; la prima riguarda eventi che si riferiscono a cambiamenti a lungo termine, mentre la seconda si riferisce a spostamenti ben più violenti e drammatici. Con quest’ultima si possono anche spiegare diversi fenomeni come ad esempio l’estinzione in massa delle specie (e dunque anche di civiltà …) e i cicli delle glaciazioni … Grazie all’aiuto di antichi documenti e all’ eccezionale, quanto innovativa teoria di C. Hapgood, abbiamo visto come il continente di Atlantide sia una realtà sostenibile …

ATLANTIDE E L’ESOTERISMO


Altro aspetto piuttosto interessante di Atlantide è quello esoterico, mistero nel mistero che da sempre avvolge il continente scomparso. L’esponente più affermata in questo campo è senza ombra di dubbio Melena P. Blavatsky, fondatrice della “Società Teosofica”. Essa in alcuni suoi scritti, sotto la guida dei Maestri (appartenenti alla “Fratellanza Cosmica” – un ordine esoterico antichissimo -), affronta il tema dei continenti perduti affermando che in Atlantide e Lemuria (altro continente scomparso “misteriosamente”) vi sarebbe abitata la terza di sei razze che avrebbero popolato la Terra in epoche remote; i suoi rappresentanti sarebbero Dei con conoscenze esoteriche straordinarie tramandate nel tempo solo ad un ristretto numero di adepti.
Sempre vicino all’ambiente esoterico è il chiaroveggente e medium americano Edgar Cayce, che nel 1953 preannunciò il riaffioramento del continente perduto nei pressi di Bimini, in Florida; egli riuscì inoltre (in stato di trance) a descriverne la distruzione avvenuta 50.000 (!) anni fa ad opera di “esplosioni nucleari” (od “oscure forze”). In suo favore c’è da dire che nel 1969, proprio a Bimini, sono state scoperte ad opera di Manson Valentine, un ricercatore subacqueo, delle costruzioni sottomarine di cui ancora oggi se ne discute in maniera piuttosto accesa.
Un altro personaggio se pur in tono minore è Frederick Albert Mitchell Hedges (1882-1959) , un eccentrico borghese inglese, convinto sostenitore dell’esistenza del continente di Atlantide. Una notte gli apparve in sogno Atlantide e le sue rovine situate all’incirca nella penisola dello Yucatàn, in America centrale: egli organizzò così una spedizione alla ricerca del continente perduto. Delle rovine Atlantidee non trovò nulla, ma ben per noi passò alla storia come lo scopritore del famoso”Teschio di cristallo” (anche se a dir la verità il merito andrebbe alla figlia Anna). Ma convinto come era della veridicità delle sue teorie (e del suo sogno), Mitchell collegò quella scoperta col mito del continente scomparso, affermando più volte che il teschio era una reliquia appartenuta agli Atlantidei.

ATLANTIDE E LA STORIA


Nell’antico Egitto sono state rinvenute delle iscrizioni datate il periodo del regno di Ramsete III, in cui si affermava come gli abitanti di Atlantide provenissero “ .. dalle isole e dalla terra ferma posta sul grande cerchio d’acqua… …. …. … dalla fine del mondo” o “ … dal nono arco”. Quest’ultimo corrispondeva, secondo la divisione geografica egiziana, alla zona compresa tra il 52° ed il 57° di latitudine nord. In detta zona, a dire degli storici, il giorno dura 17 ore, proprio come scritto sulle incisioni egizie; dunque Atlantidi ed Iperborei sono la stessa cosa? Plinio il Vecchio scriveva che il nono arco passava per “Hyperbores et Britanniam…”. Ma al di là di tutto, quello che a noi interessa è la questione storica di Atlantide: capire cioè fino a che punto tale civiltà ha influito sull’evoluzione dell’uomo. Esiste una diatriba aperta fra atlantologi e studiosi ortodossi chiamata “La guerra degli elefanti”: pare che in alcune tavolette Maya siano raffigurati degli elefanti o, come affermano altri, uomini con maschere di elefanti… Lo storico liquida il tutto tirando in ballo tapiri o pappagalli locali, ma i sostenitori del continente perduto asseriscono che si tratterebbe di un’ulteriore segno dell’esistenza della civiltà scomparsa. Uno dei più famosi reperti sarebbe la stele B del tempio Maya di Copàn, in Honduras, appartenente al VII secolo a.C., in cui sono raffigurate due teste contrapposte di mastodonti (animali considerati antenati degli odierni elefanti) con delle evidenti proboscidi e degli uomini in groppa. Ma si sa, che i mastodonti all’epoca dei Maya erano già estinti da più di 13.000 anni: dunque, come facevano a conoscerne l’esistenza? Ricordiamo che Platone nel “Crizia” fa riferimento in modo specifico agli elefanti ; questo vuol dire che la civiltà Maya è un “frammento” di Atlantide? Se si crede che gli atlantidei fossero veramente abili in astronomia e matematica, cose che i Maya (ma anche molte altre civiltà dell’America centro-meridionale) conoscevano molto bene, allora potrebbe anche essere. Non potrebbe essere accaduto che in seguito all’annientamento del continente di Atlantide (in qualunque modo esso sia avvenuto), alcuni superstiti si siano rifugiati in America ed abbiano dato il via a nuove civiltà civilizzando gli indigeni autoctoni? Questo potrebbe spiegare anche molti miti sugli “Dei venuti dal mare per portare vita e prosperità”. Ma questo è soltanto un esempio di come tale continente misterioso potrebbe aver influito sull’evoluzione storica-civile dell’uomo: in effetti ci sarebbe molto altro su cui discutere come ad esempio il linguaggio (la questione delle similitudini linguistiche: teoria dell’origine comune della civiltà), cui proverebbe da un unico originario alfabeto (la cosiddetta “lingua degli Dei”); la religione, anche questa proveniente dallo stesso ceppo originario (ci riserviamo di approfondire tale discorso con le sue varianti in altra sede); riti e costumi, ecc.


                     CONCLUSIONI

Abbiamo dimostrato come con rigore scientifico si possa tranquillamente affermare che Atlantide non sia solo un mito scaturito dalle antiche pagine scritte da un grande filosofo greco; certo non si può stabilire con assoluta certezza che Platone abbia affermato il vero, ma se così fosse prima o poi sarà inevitabilmente dimostrata. Ed allora la storia del Mondo andrebbe rivoluzionata in modo totalmente completo, a cominciare dall’evoluzionismo darwiniano. Da qui si capisce il motivo del rifiuto della “questione di Atlantide e delle scomparse civiltà da parte dell’establishment scientifico-religioso” (V. Zecchini), visto che il tutto è legato al bisogno di mantenere uno schema rigorosamente ortodosso …
Ma le prove scientifiche ed i reperti archeologici inequivocabilmente datati, non fanno altro che rafforzare le idee di quei scienziati che sostengono la “teoria di una civiltà primordiale unica” che in epoche remote giunse ad un livello civile ed evolutivo impensabile(TEORIA DIFFUSIONISTA).
Non è dunque una leggerezza od una perdita di tempo occuparci di un continente perduto, ma un’onesta ricerca scientifica e storica; una ricerca che, purtroppo ancora oggi, viene “ostacolata” da un’ottusa e assuefatta pseudo scienza.


BIBLIOGRAFIA:

- G. Hancock “Impronte degli Dei”,CORBACCIO
- C. Wilson “Da Atlantide alla Sfinge”, PIEMME
- V. Zecchini “Atlantide e Mu”, DEMETRA
- R. e R. Flem-ath “La fine di Atlantide”, PIEMME
- A. Cerinotti “Atlante dei miti dell’antica Grecia e di Roma antica”, DEMETRA
- Enigmi dal passato, Scuderi Carmelo
- Sito Internet: http://space.tin.it/lettura/ardinunz/text2.htm
 

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