Il Beigua attaccato da Sassello - Km 85


Savona Come sempre partiamo da Savona, precisamente dalla Torretta che posta nella darsena vecchia saluta tutti i naviganti in ingresso nel porto di Savona. Si svolta quindi sull'Aurelia in direzione Imperia, e osservando prima il porto e poi il Priamar attraversiamo tutta Savona, costeggiamo le spiaggie del quartiere le Fornaci e di Zinola per giungere a Vado. Lo scalo di Porto Vado sta assumendo sempre maggiore importanza sia per quanto riguarda il traffico merittimo delle merci, sia per quanto riguarda quello passeggeri grazie al terminal traghetti con collegamenti giornalieri per la Corsica.
L'aurelia in questo tratto non è molto impegnativa, tranne nei giorni in cui il vento soffia forte lungo il litorale. Se siamo fortunati ci possiamo concedere il lusso di guardare attorno: il piccolo golfo di Bergeggi è dominato dall'isola omonima. La scogliera a picco sul mare protegge le case arroccate di Bergeggi e non di rado è possibile vedere numerosi parapendii che scendono dalla collina a strapiombo sul mare. In fondo al rettilineo di Bergeggi la strada sale di alcuni metri per poi ridiscendere velocemente sul rettilineo di Spotorno.
Noli Attraversato il paese di Spotorno scorgiamo sulla destra la strada che porta a Le Manie, una impegnativa salita che passando per Voze raggiunge l'altipiano sede della famosa manifestazione per Mountain Bike la "24 di Le Manie" che anno dopo anno vanta un numero di partecipanti via via crescente. Ma la nostra meta è un'altra e continuando sull'aurelia incontriamo il piccolo borgo medioevale di Noli, un tempo Repubblica Marinara poi annessa a Genova. Il golfo incantevole è dominato dal Castello e dal Palazzo Vescovile oggi ristrutturato e funzionante come albergo-ristorante.
Lo stretto golfo presto lascia spazio ad una salitella che ci proietta nella galleria di Capo Noli. Subito dopo la galleria, la vista dalla scogliera a picco sul mare ci ripaga del piccolo sforzo fatto per raggiungerla: lo sguardo si perde nella vastità del mare ed il leone che si intravede nelle forme delle rocce ci fa capire che siamo in un luogo magico, unico nel suo genere.
La strada scende nuovamente per raggiungere le spiagge del Malpasso anteprima di quelle di Varigotti. Sopra la galleria si scorgono le rovine di antichi appostamenti saraceni: stiamo infatti entrando in una zona profondamente influenzata dalle invasioni saracene che qui hanno lasciato tracce evidenti nell'architettura e nel gusto locale. Il vecchio borgo di Varigotti che si raggiunge entrando sulla sinistra subito dopo la galleria ne è un esempio molto suggestivo.
Finale Dopo il lungo rettilineo di Varigotti arriviamo a Finale: per ora possiamo dire di aver fatto una gradevole passeggiata, ma non ci illudiamo la strada è ancora lunga e fin qui abbiamo solo saggiato i muscoli. L'imbocco della strada per il Melogno è proprio alla fine del paese: possiamo ancora tornare indietro se non ce la sentiamo! Potremmo fermarci in piazza a mangiare un gelato e prendere il sole sulla passeggiata di Final Marina. Ma se invece abbiamo constatato che sulle prime salitelle la forma ci ha sorretto, perchè non tentare la scalata? E allora senza più pensarci svoltiamo sulla destra sulla strada che va verso l'autostrada e prepariamoci alla grande fatica.
Passimo subito di fianco a Final Borgo, ma proseguiamo su per la salita.
Il primo paese che incontriamo dopo l'imbocco dell'autostrada si chiama Gorra e se la giornata è particolarmente calda possiamo fare una prima sosta alla fontanella del paese per riempire la borraccia e riprendere un po' le forze dopo il primo vero tratto di pendenza: la strada è ancora lunga e per arrivare in cima al Melogno mancano ancora almeno 12 Km! Per cui godiamoci questa sosta e poi ripartiamo senza più indugi.
Melogno La salita pare interminabile anche se non molto impegnativa: la cosa più snervante è però la mancanza di cambi di pendenza per cui in ogni istante la catena è sempre in tensione e non c'è mai un momento per rilassarsi e prendere fiato. In salite come questa la cosa veramente importante è non perdersi mai d'animo e soprattutto non spingere subito al massimo col rischio di ritrovarsi a pochi Km dallo scollinamento senza più energie. (fidatevi: su questa salita l'ho provato personalmente in una giornata molto estiva...)
Arrivati al Melogno, poco prima del forte che ne segna il punto più alto dobbiamo svoltare a destra all'incrocio con la strada che va verso Pian dei Corsi e proseguire nel secondo incrocio verso Bormida Pian Sporano. Subito la strada si inclina verso il basso ed entriamo in un bosco fitto. Qui per molte ore del giorno non batte il sole per cui la strada può essere umida: facciamo un po' di attenzione e godiamoci la discesa dopo tanta fatica in salita. Arrivati a Bormida la discesa cede il posto ad un falsopiano che ci permette di tirare un rapporto lungo. Facciamo però attenzione a non perdere il prossimo bivio che dopo Pian Sottano ci permette di portarci sulla vallata parallela a questa. Purtroppo cambiare vallata costa fatica, ma dopo qualche tornante siamo in cima al passo. Questo cambio ci ha permesso di ridurre l'anello e ci fa passare prima per Mallare e poi per Altare evitando così di spingerci troppo all'interno della Val Bormida.
Colle di Cadibona Giungiamo quindi nella piccola piazza di Altare. Questo piccolo centro un tempo famoso per la produzione del vetro oggi sta soffrendo un lento declino: resistono alcune produzioni industriali di bottilgie, ma sostanzialmente il paese ha lasciato il suo primato in questo settore.
Oggi la strada statale non passa più all'interno del paese, utilizzando invece un tunnel che taglia completamente fuori il centro abitato: l'ideale per noi cilcisti che possiamo godere del poco traffico rimanente. Giriamo dunque a destra in direzione Savona e dopo un brevissimo tratto giriamo nuovamente a sinistra prima del distributore di carburante, in modo da immetterci sulla strada per Montenotte.
La strada sale subito un bel po' e presto arriviamo ad incrociare i famosi "vagonetti" ovvero una funicolare che trasporta il carbone nell'entroterra prelevandolo direttamente dalle navi attraccate nel porto di Savona. Infatti in linea d'aria da qui a Savona non ci sono molti Km il fatto è che bisogna attraversare un monte. Poco dopo i vagonetti arriviamo ad uno scollinamento che da un attimo di tregua alle nostre gambe provate da tanti Km. Ma la strada è ancora lunga e ben presto arriviamo all' incrocio per Ferrania e Bragno sedi di importanti industrie della provincia savonese. La strada riprende a salire e superiamo anche numerosi tornanti. Giungiamo poi a Montenotte storico campo di battaglia nella guerra di Napoleone in Italia.
Pontinvrea Sulla destra incrociamo il bivio per Naso di Gatto che ci condurrebbe a concludere il giro a Savona. Ma oggi ci siamo prefissi una meta ben più importante: il Beigua! Torniamo immersi nel bosco e procediamo per un buon tratto di discesa fino ad incontrare località Ferriera. Ora un continuo saliscendi rischia di farci spendere molte energie, ma finalmente inizia una ripida discesa che ci proietta fino a Pontinvrea.
Nalla piazza di Pontinvrea possiamo fermarci a riempire le borracce e ricomporci dopo un tratto tanto lungo. La nostra prossima meta è il colle del Giovo che possiamo raggiungere svoltando a destra. La strada è complessivamente un lungo falsopiano in salita se si esclude uno strappetto all'inizio in località Pineta che ci fa capire se abbiamo ancora le forze per tentare l'impresa di oggi o se forse è meglio puntare al mare una volta arrivati al Giovo. Qualunque sia stata la nostra scelta ormai siamo in vista del Forte del Giovo, preceduto da un maneggio. Se il fisico è ancora in forma possiamo allora girare verso Sassello e incrociare le dita: sicuramente non ci scorderemo presto di questo giro.
Sassello Possiamo dunque rilassarci un momento nell'attraversamento del paese su di un falsopiano senza difficoltà che ci porta all'Albergo Stella dove c'è il vero e proprio definitivo colle. Eccoci dunque sfrecciare a tutta velocità in discesa sul lungo rettilineo ombreggiato che attraversa i boschi di castagni prodighi di rinomati funghi porcini.
La strada vola via veloce anche se bisogna fare attenzione a qualche curva cieca e qualche restringimento improvviso. Siamo dunque arrivati a Sassello famosa per i suoi funghi ma soprattutto per gli Amaretti che vantano anche numerose imitazioni. Entrando in paese subito dopo il ponte uno strappetto rallenta l'andatura e ci fa notare sulla destra l'Ospedale e sulla sinistra l'antica Trattoria Vittoria.
Arrivati dunque alla piazza centrale del paese possiamo rifocillarci nei numerosi bar che danno sulla piazza o decidere di proseguire sulla destra in direzione Urbe. Usciti dal paese costeggiamo numerose villette dove d'estate Savonesi e Genovesi si rifugiano per sfuggire alla calura e alla calca della riviera. Arriviamo dunque in località Pratovallarino lungo una strada leggermente in salita preludio del tratto successivo dove il nastro d'asfalto rovente durante l'estate si inerpica fino a Palo con un dislivello di circa 250 metri in meno di 5 Km.
Alberola Torniamo dentro la boscaglia lungo un falsopiano che ci rinfranca un po' e raggiungiamo località La Carta dove dobbiamo svoltare a destra imboccando una stradina in salita che non preannuncia nulla di buono. Appare infatti subito chiaro che il nostro scopo di arrivare ai 1287 metri del Beigua comporta parecchio sforzo e questa salita non sarà certo l'ultima. Inoltre il brecciolino sulla strada reminescenza di un inverno innevato, non aiuta cosicchè ogni tanto la ruota scivola nei frequenti fuorisella. Non bisogna infatti dimenticare che stiamo arrivando ad Alberola unica località sciistica della provincia di Savona, situata a quasi 1000 metri s.l.m.
L'ultimo sforzo ci conduce in località Veirera dove la strada scollina e quasi ci fa dimenticare che non siamo ancora in cima al Beigua: allora cosa è servito fare tanta fatica per sprecarla in una discesina tra i boschi? In realtà bisogna arrivare a Piampaludo da dove parte la strada vera e propria che porta al Beigua, da poco asfaltata in occasione di un giro d'Italia. E' comunque possibile affrontare la scalata anche passando da Urbe, tagliando quindi fuori Alberola e la Veirera, ma questo non significa che il tutto sia meno faticoso, anzi questo cambio di pendenza è proprio quello che ci vuole per sciogliere i muscoli prima dell'ultimo attacco al monte.
Piampaludo Svoltiamo dunque a destra e abbandoniamo definitivamente quel poco di civiltà che ancora potevamo scorgere per farci avvolgere completamente dalla natura. I cartelli ci avvertono che stiamo entrando nel Parco del Monte del Beigua e subito l'ambiente ci fa capire che si tratta di un luogo incontaminato: prima i boschi di castagni poi i faggi e le bettulle confermano il fatto che stiamo salendo in quota.
D'altronde non era difficile da intuirlo, dal momento che la strada si fa sempre più difficile: i numerosi strappi che si susseguono sono rasoiate per gambe ormai provate da almeno 50 Km già percorsi. Anche le auto sono quasi completamente scomparse e bisogna affidarsi solo alla propria forza d'anima per poter andare avanti. Ad ogni "muro" ci diciamo che è l'ultimo, ma subito ne arriva un'altro che quasi a farci spazientire è seguito da un piccolo tratto di discesa. Finalmente arriviamo a Pra Riundo e ci diciamo che il più è fatto.
Croce del Beigua Purtroppo ci rendiamo subito conto che ci stavamo gongolando in una pura illusione, e se non ci fermiamo sul ciglio della strada è solo perchè ci spinge la voglia di arrivare in cima e finalmente tagliare il nostro GPM di oggi: il Monte Beigua! La quantità di antenne che affollano la cima del Beigua ci fanno capire quanto in alto siamo arrivati e nelle giornate di bel tempo una vista panoramica che a tratti si spinge fino alla Corsica ci ripaga di tutta la fatica fatta per arrivare fin qui. A questo punto la sosta all'Albergo Monte Beigua è a dir poco d'obbligo, e nelle giornate in cui la nebbia circonda il monte è un sollievo scaldarsi con un sorso di tè caldo. Saltiamo di nuovo in bici e dopo l'ultimo sguardo al magnifco panorama ci buttiamo a capofitto giù per la lunga discesa che ci porterà di nuovo al mare. Le curve sono molto insidiose, l'asfalto non è dei migliori e spesso viscida: massima attenzione!
Se poi è domenica mattina aspettatevi di incrociare numerose auto che salgono per andare a mangiare al ristorante del Beigua, magari sbucando da dietro una curva cieca. In bici non abbiamo clacson per cui evitiamo di invadere l'altra corsia se non vogliamo entrare a controllare gli interni dell'ultimo modello della FIAT!
Alpicella Gli ultimi Km di discesa sono i più insidiosi ed in fondo c'è pure un tornantino stretto. Anche se fanno male le braccia sopportiamo ancora un poco, ormai siamo ad Alpicella. Continuiamo a scendere e dopo 2-3 tornanti siamo all'incrocio con la strada che unisce Stella S.Martino a Varazze: giriamo a sinistra e attraversiamo il Pero. Questa valle industriale e chiusa ci fa pensare con un po' di nostalgia all'aria fina e pulita del Parco del Beigua che abbiamo appena lasciato, ma è questione di un attimo ormai siamo arrivati a Varazze.
Svoltiamo sull'aurelia verso Savona sulla strada del ritorno, ma abbiamo ancora una decina di Km da fare. Ormai la stanchezza si fa sentire e i continui saliscendi della strada a strapiombo sul mare sembrano strappi difficilissimi con più di 70 Km tanto duri sulle spalle. Riusciamo però ancora a goderci l'odore del mare e gli spazi infiniti... Intanto i pedali girano e siamo entrati a Celle Ligure. Passando davanti alla fabbrica delle biciclette OLMO non possiamo non fermarci un attimo seppure con lo sguardo sll'ultimo modello di biciclissima, magari in titanio con sempre meno raggi e un peso che fa dubitare che sia stata fatta sulla Terra. Un colpo di pedali e siamo nel rettilino di Pecorile, e poi sotto la galleria di Capo Torre. Il viale alberato di Albisola Superiore ci ricorda che siamo già passati di qua ma ormai sembra un ricordo lontanissimo anche se sono passate solo poche ore.
Siamo ora in vista di Savona l'ultimo sforzo e la galleria del Valloria ci conduce di nuovo al porto e alla sua Torretta.

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