PIANTO ANTICO
L’albero a cui tendevi
La pargoletta mano,
Il verde melograno
Da’ bei vermigli fior,
Nel muto orto solingo
Rinverdì tutto or ora
E giugno lo ristora
Di luce e di calor.
Tu fior della mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l’inutil vita
Estremo unico fior,
Sei nella terra fredda,
Sei nella terra negra;
Né il sol più ti rallegra
Né ti risveglia amor.
Giòsue Carducci
Commento
Nella poesia sono centrali due opposizioni tipiche carducciane: luce-ombra e vita–morte; la prima di esse diventa inevitabilmente sinonimo della seconda, nella poesia dedicata alla morte del figlioletto Dante, dove la gioiosità della vita è antitetica alla desolazione della morte. I primi termini delle due opposizioni trovano spazio nelle prime due strofe, dove dominano immagini di luce, colore (“verde”, “vermigli”, “rinverdì”), bellezza e vita ( “melograno”, “fior”, “giugno” sinonimi del massimo splendore primaverile); essi si contrappongono ai secondi termini delle opposizioni che compaiono, invece, nelle ultime due strofe, caratterizzate dai motivi del buio (“terra negra”), dell’aridità, del freddo,della morte. Tenendo presente che la poesia è scritta in memoria del figlio Dante, e il tema centrale della poesia è dunque la morte, si comprende la nota cupa presente già nella prima strofa (“muto orto solingo”), inserita per anticipare il clima dominante nel resto della poesia; come scrive lo stesso Carducci “Io aveva avviticchiate attorno a quel bambino tutte le mie gioie, tutte le mie speranze, tutto il mio avvenire”.