Una mammina da pronto soccorso

Un kuvasz è stato il mio primo cane e molti dei ricordi più toccanti che ho sono legati alla mia amata Zenda. Molte cose potrei raccontare di lei, ma inizio con quella che ancora oggi mi emoziona profondamente. Nel 1985, quando Zenda aveva 10 mesi, decidemmo di darle un compagno di giochi e così arrivò a casa un bellissimo cucciolotto di kuvasz che si chiamava Czeles. Lei, in verità, non fu molto entusiasta di questo arrivo (era molto gelosa), ma dopo pochi mesi ed in barba al fatto che Czeles non sembrava affatto interessato in affari d'amore, Zenda rimase incinta. Lei era molto giovane, solo 18 mesi e noi (gli umani genitori) molto preoccupati circa la nascita dei cuccioli. Avremmo voluto che lei partorisse in casa ed avevamo preparato un bellissimo box da parto in una camera ma quando arrivò il momento della nascita dei cuccioli lei decise di andare fuori in giardino nella sua casetta. Era uno strano giorno di febbraio, qui vicino Roma. Il pallido sole invernale e la temperatura quasi primaverile non facevano presagire quello che sarebbe stato il giorno dopo. All'una del pomeriggio il parto iniziò. Mio marito ed io eravamo fuori alla casetta ed ansiosi spiavamo attraverso una piccola finestra, quando finalmente vedemmo apparire una bella bolla bianca ed un fantastico cucciolo bianco venne alla luce, ma.....sembrava morto. Zenda lo leccò per alcuni minuti ma purtroppo... niente da fare. Noi eravamo angosciati e dispiaciuti per lei, quando inaspettatamente la vedemmo alzarsi in piedi e colpire con la zampa per tre o quattro volte il piccolo torace del cucciolo....finalmente il piccino iniziò a respirare. Noi eravamo in lacrime, commossi e increduli e non riuscivamo a credere che Zenda sapesse cosa fosse un massaggio cardiaco, ma invece evidentemente lei lo sapeva. Dopo il primo cucciolo altri otto ne nacquero, l'ultimo alle 11 di sera. Zenda sapeva perfettamente cosa doveva fare, sembrava una catena di montaggio, li leccava, tagliava il cordone ombelicale, li metteva in fila e ricominciava. A notte fonda andammo a dormire, ed il giorno dopo, quando ci alzammo, tutto era sotto una spessa e bianca coperta di neve. La più grossa nevicata vicino Roma dal 1963.
Marilena Candeloro

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