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IL ROTTWEILER
Quando ho visto il mio primo rott avevo solo 12 anni; un cagnone nero a spasso nei viali alberati nel centro di Torino; mi sono avvicinata e ho chiesto "Scusi, che cane è?" "Un rottweiler", mi ha risposto fiero il suo proprietario. Il cane ha alzato gli occhi, nerissimi, e mi ha fissata; non riuscivo più a distogliere lo sguardo, ero come ipnotizzata dai suoi occhi, dalla profondità e dalla dolcezza del suo sguardo. Sono rimasta folgorata, amore a prima vista.... ma i miei genitori non avevano alcuna intenzione di prendere in casa un cane, e poi un cane di quella mole, certo mai! Così ho continuato a sognare un grosso cagnone nero focato che ogni mattina mi svegliasse con una leccata e con quello sguardo profondo. E soltanto molti anni dopo, quando sono andata a vivere da sola, quel sogno è potuto diventare realtà.
Ho cominciato con una femmina, e circa due anni dopo con quello che si sarebbe rivelato uno splendido maschio, il mio Schwartz. Anche se in casa l'ho sempre chiamato con tutti i nomi del mondo, e lui, maschio in tutti i suoi peli, era decisamente sdegnato quando lo chiamavo patatino, pupis, e mille altri nomignoli affettuosi... Con il maschio ho cominciato la mia avventura anche nelle expo. Mi ero accorta, che Schwarz era bello, ma mai più pensavo che avrebbe potuto competere! Ed invece, in pochi mesi, è diventato Campione Italiano di bellezza, ha conseguito tutti e tre i brevetti (condotto da me) e anche lo ZTP. E poco per volta, guardando, chiedendo, informandomi, facendo sicuramente la figura dell'imbecille per certe mie domande, ho cominciato ad affrontare l'esperienza dell'allevare....
Mi sono avvicinata anche al Club di razza, e nonostante un impatto iniziale un po' scioccante, il presidente di Club, la dott.sa Carla Romanelli Lensi, ha capito che sotto un'apparente scostanza c'era una persona grandemente appassionata, e ha cominciato a istruirmi sulla razza, prendendomi sotto la sua egida e chiedendomi di accompagnarla qua e là, dove andava a giudicare, per coinvolgermi nei suoi impegni e consentirmi di crescere come cinofila. E finalmente, nel 1995, mi sono decisa a fare il grande passo: la richiesta di affisso.
Avevo capito: allevare non significa fare cuccioli, ma mettere al mondo responsabilmente una nuova vita, che deve essere accudita già da molto prima del suo arrivo. Con la scelta dei riproduttori, con le cure alla futura mamma, e poi a quelle del "bebè", la scelta della nuova famiglia a cui affidarli, seguirli per i primi mesi, con dedizione e impegno assoluti.... E questo non mi lasciava tempo per nient'altro! Oggi i cani di cui vi parlo non ci sono più. Questo è il mio più grande dolore. Sapere che la loro vita, rispetto alla nostra, è solo una breve parentesi. Per questo il mio impegno per avere cuccioli sani, equilibrati, tipici e ceduti a persone che faranno di loro cani felici è ancora più grande. La costanza e la volontà per andare avanti, nonostante tutte le inevitabili piccole e grandi difficoltà hanno fatto si che da una scelta di passione diventassi una stakanovista di un appassionante lavoro.
E che questo non è scandito soltanto da vittorie e successi, da riconoscimenti, ma da tanto, tanto tempo dedicato al mio amore: Il Rottweiler.
COMMENTO ALLO STANDARD DEI ROTTWEILER
di Daniela Maffei
Paese d'origine: Germania
Utilizzazione della razza: cane da compagnia, servizio e lavoro
Classificazione FCI: Gruppo 2 -Sezione 2.1: Molosso, tipo mastino, con prove di lavoro.
L’ultimo standard del rott, al 19.06.01, contiene la variazione sulla coda, ma è interessante evidenziare anche come sia scomparsa la parola “difesa” che compariva nello standard del 1988 , sostituita dalla parola “servizio”. Indice di una accresciuta sensibilità verso le prove, intese non solo come prove di lavoro; il rott viene oramai spesso utilizzato anche come cane di “servizio” appunto, nella ricerca su macerie o di superficie, o come cane antidroga.
Breve riassunto storico:
Ogni cane ha una storia; quella presentata dallo standard del rott è, probabilmente, quella più vicina alla realtà, e, nella sua ultima parte, dal 1600 circa in avanti, documentata senza dubbi; resta ancora da dimostrare con certezza la sua provenienza dai mastini dei Romani, come per altro per tutti i cani molossoidi.
Aspetto generale del cane
Il rottweiler è un “molosso funzionale”; l’aspetto estetico della testa si avvicina a quella di un molosso, la sua costruzione fisica è fatta per il movimento, con un trotto funzionale, con un minimo dispendio di energie.
Importanti proporzioni
Sarebbe più corretto sottolineare che NON DEVE superare il 15% dell’altezza al garrese; e tale proporzione è facilmente riscontrabile durante le prove di selezione, ZTP, dove i soggetti vengono misurati tra l’altro, per l’altezza al garrese e per la lunghezza del tronco; con leggere variazioni individuali, quasi tutti i soggetti presentati alla selezione ZTP rispecchiano questa proporzione. Quanto più ci si avvicina al 15% , quanto più l’aspetto generale di compattezza del cane ne risente, tanto da denotare, a volte, una cedevolezza nel dorso
Comportamento e carattere
Lo standard sottolinea che il rott ama i bambini, è socievole e pacifico; tuttavia ciò non può esimere un proprietario di rott dal sottrarsi da quello che è il suo dovere primario: socializzare il suo rott; spesso quando un rott rivela delle difficoltà di relazione con l’ambiente esterno, nella maggior parte dei casi queste possono essere state causate da una insufficiente socializzazione del soggetto. E’ comunque necessario porre grande attenzione quando si sceglie un soggetto piuttosto che un altro per la riproduzione; accertarsi sempre delle qualità caratteriali del cane, privilegiando la socievolezza e i soggetti che hanno superato le prove di selezione ZTP, e scartando i soggetti che presentino deviazioni caratteriali per eccesso di diffidenza e/o aggressività.
Testa
Cranio: Il cranio, dunque, può essere definito un cubo, con la parte superiore e quella frontale leggermente arrotondate/arcuate.
Stop:Lo stop viene dato dalla forma dalle ossa frontali e dalla congiunzione tra queste e l’osso zigomatico l’arcata frontale sia poco sviluppata e nella visione frontale come in quella laterale viene a mancare la necessaria arcatura che forma lo stop (stop sfuggente o appiattito).
Muso: In questo punto lo standard potrebbe essere un poco più preciso, specificando COME il muso deve inserirsi sul cranio e quanto dovrebbe essere largo; rimanendo in tema geometrico, potremmo definire il muso una piramide a punta tronca, con base trapezoidale, dove il lato più lungo del trapezio corrisponde al margine inferiore del muso. La forma tronca della piramide ci da l’idea della canna nasale moderatamente assottigliata verso il tartufo e con ampio spazio per l’inserzione di quest’ultimo.
La proporzione tra cranio e muso è di 60/40, dove 60 corrisponde alla percentuale riservata al cranio e 40 a quella del muso; dunque lievemente a favore del cranio per contribuire all’impressione di “forza” della testa nel suo insieme.
Labbra: No alle labbra pendenti o aperte, all’eccesso di pelle che contribuisce a formare la giogaia, tipica per altro di quasi tutti i molossi. Qui il rott comincia a differenziarsi dai molossi, tutti con testa imponente, e pelle più o meno lassa.
Mascella: La mascella viene definita forte e larga; presuppone dunque un muso che dia grande impressione di forza. La larghezza della mascella permette un ottima inserzione dei muscoli masticatori; inoltre, in questo punto viene descritto, seppure in maniera forse poco precisa, l’importanza delle arcate zigomatiche e dell’osso zigomatico sottostante; queste daranno vita sia l’ampiezza del muso nel punto di congiunzione tra la canna nasale e il cranio, sia la posizione e la forma dell’occhio, che vedremo in seguito.
Dentatura: Nel rott la mancanza anche di un solo, piccolissimo dente, comporta la squalifica; i soprannumerari, invece, vengono semplicemente segnalati . L’unica chiusura desiderata è quella a forbice ortognata, con gli incisivi superiori che si chiudono davanti agli incisivi inferiori, sfiorandoli, e coprendoli per 2/3.
Occhi: La ricerca del colore dell’occhio scuro è dovuta al suo aspetto più rassicurante, rispetto all’occhio di colore chiaro, giallastro, simile a quello dei predatori e perciò assai meno tranquillizzante; la forma richiesta, a mandola, è effetto della forma delle ossa del cranio e del muso (vedi sopra).
Orecchie:L’attaccatura delle orecchie dovrà essere ben alta, al di sopra della linea formata dalle arcate zigomatiche, mentre la loro forma, a triangolo, dovrà scendere a ricoprire parte della guancia, con la sua punta estrema che generalmente non raggiunge la linea della focatura della guancia; in attenzione, il cane rivolge in avanti le orecchie e l’impressione che se ne ricava è quella di una maggior ampiezza della testa; le orecchie non devono essere inserite più alte della linea immaginaria che si appoggia sul margine posteriore del cranio o superarla quando il cane è in attenzione, né essere accartocciate o asimmetriche.
Collo: Anche in questo punto viene sottolineata la distanza tra il molosso classico, con collo generalmente ricco di giogaia. Inoltre la “potenza” richiesta dallo standard sottolinea come ad una testa di notevole importanza segue un collo altrettanto muscoloso e potente, per assisterlo nella funzione di “reggere il peso di cotanta testa”, e migliorare l’armonia generale del soggetto.
Tronco:
Linea dorsale:La linea dorsale, essendo l’asse di trasmissione del movimento, deve essere solida, dritta e forte; la propensione ad un movimento corretto, armonico e dinamico comincia dalla schiena.
Zona renale: Nelle femmine è possibile riscontrare, senza che questo costituisca un difetto, una leggera maggior lunghezza della zona renale, al fine di consentire al soggetto di sesso femminile un più adeguato alloggiamento degli organi riproduttivi interni e, conseguentemente, ai cuccioli in gestazione.
Groppa: Nello standard redatto nel 1981, la groppa veniva definita: “larga, di media lunghezza, leggermente convessa ma non orizzontale o avvallata”. Questo poteva presupporre una groppa leggermente tondeggiante, mentre l’indicazione “leggermente inclinata” attualmente in uso dà un’indicazione più chiara della forma della groppa; questa regione del corpo riveste un’enorme importanza nel movimento, e la sua corretta inclinazione è spesso sinonimo di corretti arti posteriori; dunque inclinazione data dalla posizione delle ossa che la compongono (ischio, ileo e pube, inclinazione ideale di 25/30° circa) e, nel rott, anche dalla grossa massa muscolare che le avvolge; altro aspetto di primaria importanza è la lunghezza della groppa; una groppa lunga è pregioassoluto, e vista l’importanza che la groppa riveste nella trasmissione del movimento, non dovrà essere corta, scoscesa o “a panettone” dando l’impressione che il cane sia stato come “troncato” in questa regione; oggi, con il mantenimento della coda integra, una groppa eccessivamente avvallata, sfuggente o troppo inclinata sarà la base per una brutta uscita di coda.
Torace: Una costruzione da trottatore richiede buoni polmoni, e questi devono trovare un ottimo alloggiamento, insieme agli altri organi, all’interno del torace, che dovrà essere si ampio, ma consentire anche un’espansione ottimale dei muscoli respiratori; quindi petto ben sviluppato e costole ben cerchiate, e mai a botte.
Addome: Nella costruzione di un molosso funzionale non può trovare spazio un addome retratto, in quanto, in questa razza, indice di poco sviluppo muscolare e/o osseo; ciò, tuttavia, non giustifica una ricerca eccessiva del peso dell’animale, che oltre a conferirgli un aspetto a “tubo” compromette la sua salute.
Coda: In quest’ultimo standard viene presentato il rott con la coda; anche se ciò può inizialmente aver dato adito a una necessità di adattamento “visivo”, ora tutti i proprietari di rott a coda integra sono concordi nel dichiararsi estremamente soddisfatti di questa “appendice”. Il rott a coda integra, da cucciolo, migliora visibilmente stabilità ed equilibrio, da adulto si esprime meglio con gli altri cani e rivela meglio i suoi pensieri. Dal punto di vista del portamento, i maschi sopratutto, tendono a portare la coda quasi a sciabola, con la punta leggermente arcuata e arrotondata. Attualmente, non essendo ancora possibile stabilire con certezze assolute il “tipo ideale di coda”, è necessario fare attenzione sopratutto alle deviazioni osse (coda rotta).
Arti:
Anteriore:L’inclinazione della spalla così misurata non corrisponde sempre all’angolo reale formato dalla scapola sulla verticale; corrisponde piuttosto all’idea visiva che il giudice recepisce, essendo questa zona ben coperta da muscoli e difficilmente possibile, nel rott, percepire anche al tatto , l’inclinazione della spina acromiana, base sulla quale viene poi misurato l’angolo della scapola. L’angolo della scapola, misurato scientificamente sul cane fermo in stazione, attraverso tecniche radiografiche sofisticate, è più verosimilmente di circa 30°. Tuttavia, vista la mobilità della scapola, che riesce a ruotare di circa 15°, e vista somma dei due (30+15) i 45° possono comunque essere indicatori di una spalla ideale. L’angolo scapolo omerale, invece, si attesta sui 120° , in un soggetto molto ben angolato, con un omero inclinato di circa 60° sull’orizzontale.
Piedi: rotondi, dita chiuse e ben arcuate, suole dure, unghie corte, nere e forti. Avambraccio e metacarpo, così come i piedi anteriori, debbono dunque dar l’impressione di elasticità e potenza nello stesso tempo; solitamente, piedi appiattiti, con dita poco arcuate sono sinonimo di lassità legamentosa, che spesso si ripresenta anche nell’avambraccio poco aderente al tronco, la cosiddetta “aria ai gomiti”; le deviazioni del metacarpo, verso l’interno o l’esterno, sono sempre penalizzati e indicativi di difetti di appiombo.
Posteriore: Valgono le osservazioni già fatte per l’arto anteriore; l’impressione che se ne deve ricavare è di grande potenza, le masse muscolari debbono essere ben sviluppate, i piedi posteriori, seppure un poco più grandi degli anteriori, debbono essere ben chiusi ed arcuati; in questa regione inoltre abbiamo la manifestazione della displasia: non è possibile accertare una displasia se non attraverso una lastra radiografica, anche se la mancanza di sviluppo dei muscoli del posteriore più farla sospettare. Gli angoli ideali formati dai raggi ossei del posteriore sono circa: 100° l’angolo coxo femorale, circa uguale l’angolo formato dalla congiunzione tra coscia e gamba (femoro-tibiale), 130° circa l’angolo formato da gamba e garretto. Femore, tibia e tarso dovranno essere lunghi, per consentire un’ottima inserzione muscolare e svolgere così al meglio la funzione di propulsione nel movimento.Così come per la gamba anteriore, tutte le deviazioni di appiombo dalla verticale verranno penalizzati (posteriori troppo stretti o troppo larghi, appiombi mancini o cagnoli).
Movimento: La costruzione del rott sin qui vista porta ad un cane con un movimento non molto veloce ma molto potente, un trottatore quindi. Lo standard sottolinea come il dorso, trasmettitore della potenza del movimento, dovrà essere solido, ma ciò non signifia rigido. Gli angoli degli arti anteriori e posteriori, se corretti, permettono al cane con poco sforzo di produrre un buon spostamento in avanti, questo intende la potente falcata; i rott che in movimento dovessero avere un’andatura saltellante o che produce uno spostamento in avanti minimo verranno penalizzati.
Pelle:Anche qui lo standard sottolinea la distanza tra il rott ed il molosso: l’aspetto della pelle del cane sulla testa, in maniera particolare, è tesa, senza rughe, ad eccezione di quando il cane è in attenzione, e senza giogaia.
Mantello:
Qualità: Sugli arti posteriori il pelo è leggermente più lungo. Colore: nero con focature intense marrone-rossiccio ben delineate sulle guance, sul muso, sotto il collo, sul petto e sugli arti come pure sopra gli occhi e sotto la coda. Il mantello del rott non dà grosso lavoro di manutenzione; ad esclusione dei periodi di muta stagionali, dove bisogna aiutare il cane a cambiare il manto con una spazzolatura quotidiana, diversamente è sufficiente una passata settimanale, per mantenergli il pelo in ordine.
Altezza e Peso:
Qualsiasi sia l’altezza del cane, se questa rientra in quanto previsto dallo standard è corretta; non è possibile sapere a priori quanto un cucciolo diventerà alto, e perciò nessun allevatore degno di questo nome vi dirà mai che il suo cucciolo è di taglia piccola, media, grande o molto grande. Certamente è più probabile che da soggetti medio grandi nascano cuccioli che da adulti saranno medio grandi, ma ciò non è scontato. Inoltre poco importa se il soggetto è medio o grande se non ha armonia. E’ più aderente allo standard un soggetto medio piccolo, ma con ossatura adeguata alla taglia e armonia di forme che un soggetto molto grande, alto sugli arti, che porta un’ossatura minuta o caratteri che si discostano dalla razza avvicinandosi troppo al tipo mastino. Altro fatto da sottolineare, il peso: generalmente il peso ideale di un maschio è di circa 45/50 kg per un cane di taglia media, mentre per una femmina di solito ci si attesta tra i 37/40 kg. Purtroppo, troppo spesso si vedono soggetti in sovrappeso, solo perchè il loro proprietario è convinto che “peso=stazza”; purtroppo questi soggetti sono spesso afflitti da problematiche derivanti proprio dall’eccesso di peso, (deviazioni degli arti, displasie, difficoltà di riproduzione) oltre ad avere enormi difficoltà a muoversi con agilità, spesso rivelano poca propensione al movimento e basso temperamento, sopraffatti come sono dall’eccesso di peso da “portare a spasso”.
Difetti da squalifica:
Lo standard elenca una serie di difetti, divisi per “difetti” e “difetti da squalifica”: i primi portano ad una penalizzazione del soggetto, tanto più ampia quanto più è evidente il difetto, i secondi alla sua squalifica, ovvero dovrebbero squalificare il soggetto, in particolare dalla riproduzione; quando i soggetti che ne sono affetti vengono sottoposti alla prova di selezione - ZTP - non possono superarla. In expo i difetti da squalifica dovrebbero portare al ritiro del libretto delle qualifiche ed alla menzione sul pedigree, ma tuttavia ciò non avviene se non per situazioni macroscopiche: l’enognatismo e la mancanza di uno od entrambi i testicoli, gli unici difetti da squalifica accettati dall’Enci, questo in contrasto con quanto espresso dallo standard. Ai difetti da squalifica, va aggiunta la displasia dell’anca, elemento questo penalizzante soprattutto per la vita del cane. E’ bene sottoporre sempre i propri soggetti a questo esame, già in età giovanile; se scoperta in tempi brevi, è possibile ricorrere a soluzioni che possono migliorare sensibilmente la vita del cane e non portarlo a stati dolorosi che abbasserebbero moltissimo la qualità della sua vita. Aggiungo una postilla sul carattere: lo standard è molto chiaro in proposito: tutti i soggetti timidi, ansiosi, codardi, malvagi, eccessivamente diffidenti, troppo nervosi sono soggetti DA SQUALIFICA, e questo senza considerare se il rott è stato gestito correttamente dal suo proprietario oppure no.
Daniela Maffei
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