MODA E CINOFILIA: UN BINOMIO IMPROPONIBILE
di Valeria Rossi
Ho allevato per quindici anni Siberian Husky. Quando mi sono innamorata di questa razza, andavo in giro con uno dei miei cani al guinzaglio e mi sentivo regolarmente chiedere: "Ma cos'è, un lupo?" (o, in alternativa: "ma cos'è, una volpe?" se il cane era rosso).
La prima cucciolata che ho fatto l'ho regalata ad amici e parenti vari, perché nessuno al mondo si sarebbe sognato di comprare un husky.
Neppure cinque anni dopo, ricevevo anche venti telefonate al giorno di persone che volevano cuccioli di husky: la razza era "esplosa", era diventata di moda, non si parlava più di cani ma di "status symbols" o giù di lì.
Qualche giovane allevatore pensò: "evviva, è arrivata la pacchia". Io e qualche altro allevatore più "vecchio" e smaliziato pensammo: "oddio, è finita la razza".
Purtroppo avevamo ragione noi.
Il "boom" dei primi anni '90 ebbe le tragiche conseguenze che ha SEMPRE la moda sulla cinofilia: produzione incontrollata di cuccioli, allevamenti improvvisati che nascevano come funghi in mano a persone che del cane non sapevano neppure dove aveva la testa e dove la coda, e soprattutto importazioni selvagge dall'estero, in particolar modo dai famigerati Paesi dell'Est.
Si cominciarono a vedere husky sempre più brutti, e questo sarebbe stato il male minore: ma purtroppo si cominciarono a vedere anche husky malati, cuccioli (quasi sempre di importazione) che morivano dopo pochi giorni dall'acquisto, adulti che si rivelavano displasici o portatori di cataratta congenita, e addirittura husky MORDACI, quando l'idea di cane mordace dovrebbe essere l'esatta antitesi della parola "husky".
Non basta.
Io ho sempre definito l'husky "cane per molti, ma non per tutti". Una definizione che in realtà si adatta a qualsiasi altra razza, perché non esiste un cane davvero "per tutti": ogni persona ha esigenze, stili di vita e modi di pensare diversi, e ogni razza canina ha esigenze, stili di vita e modi di pensare diversi.
Se non c'è un punto di contatto tra "umanità" e "caninità", non nasce mai un buon binomio: nascono invece padroni e cani stressati, e talora cani abbandonati.
Così, in realtà, né lo Yorskhire, né il Pastore tedesco o il Labrador possono essere definiti "cani per tutti": sono cani che si adattano a molte realtà, ma per altre non c'è alcun presupposto per una convivenza felice (pensate a uno Yorkshire in mano a una persona che ha l'esigenza di avere un cane da difesa, o a un Labrador in casa di un collezionista di porcellane
.).
Il Siberian husky, cane molto primitivo e "lupino", si adatta a un numero decisamente inferiore di realtà umane: questo non ha impedito che la "moda" inducesse migliaia di persone sprovvedutissime e disinformatissime a fiondarsi proprio su questa razza.
Ovviamente gli allevatori seri facevano un bel "terzo grado" ai potenziali clienti, prima di affidare loro un cucciolo: ma lo stesso non accadeva di certo in negozio, o alle "fiere del cucciolo", o nei mille "pseudoallevamenti" gestiti da improvvisatori che della razza se ne infischiavano, e pensavano solo al guadagno facile (in gergo si chiamano col termine dispregiativo di "cagnari"). Non solo: a me è capitato addirittura di rifiutare una vendita a persone che secondo me non sarebbero MAI state felici con un husky, e di vedermi arrivare quelle stesse persone in allevamento dopo qualche mese, con un husky al guinzaglio (comprato in negozio). Erano venuti a chiedermi se per caso ero disposta a prenderlo, perché loro effettivamente "non riuscivano a gestirlo": il cane era di rara bruttezza, povera bestia, e nonostante tutto mi impegnai a cercargli un padrone (visto che lui non ne poteva nulla). Ma se c'è stata una volta in vita mia che ho desiderato essere un cane per poter mordere un paio di caviglie, giuro che è stata quella.
Insomma, come se non fosse bastata a far danni la produzione incontrollata di huskies "sbagliati", per la mia razza si aggiunse il problema dei molti, moltissimi cani finiti nelle "mani" sbagliate.
Il risultato è quello che oggi può vedere chiunque segua una trasmissione televisiva in cui si cerca di affidare cani abbandonati: almeno un husky per puntata è garantito!
Questo esempio dovrebbe insegnare molto a molte persone: perché non si è trattato certamente di un caso sporadico, anche se i numeri del boom (e soprattutto del susseguente "s-boom") sono stati forse i più eclatanti di tutta la storia cinofila.
Ma la storia non è finita: la storia continua con altri nomi, altre razze.
Vorrei citare Labrador, Rottweiler, American Stafforfshire, Cane corso: tutti cani di grossa taglia, e con la sola eccezione del Labrador tutti cani dominanti e di forte temperamento.
Oggi sono questi i cani di moda.
E i primi risultati della "moda", come abbiamo letto su tutti i giornali, sono state le aggressioni di cane contro cane, e talora di cane contro uomo. Gli husky scappavano e inseguivano i gatti, e sembrava già un disastro: ma questi mordono, ed è sicuramente peggio.
Ovviamente l'opinione pubblica (per non parlare dei media) si è subito scagliata contro le razze, anziché contro i padroni (talora volutamente criminali, ma più spesso semplicemente ignoranti) che non sono stati in grado di gestire i loro soggetti.
Da qui sono fioccate varie proposte di legge che prevedevano assurdità come la sterilizzazione obbligatoria per far sparire dal mondo le razze ritenute "pericolose", e più recentemente la chiusura dei campi di lavoro in cui si addestrano i cani alla difesa
senza capire che solo il cane addestrato (purché ovviamente sia addestrato nel modo giusto) è davvero sotto controllo in ogni situazione.
Poiché i politici non sono cinofili, purtroppo è difficile aspettarsi soluzioni funzionali da loro.
Le soluzioni dovrebbe cercarle l'ENCI, ma soprattutto dovrebbero cercarle le Società specializzate adibite alla "tutela" delle razze canine, il cui PRIMO compito dovrebbe essere quello di informare, informare e ancora informare.
In realtà il compito "istituzionale" delle società specializzate è diventato (da secoli!) quello di scegliere i Giudici per il raduno X o la speciale Y. E il compito collaterale è quello di far vendere i cuccioli dei loro Soci.
Peccato che in questo modo non si formi una cultura cinofila: anzi, si continua a far sì che solo un decimo della gente si rivolga ad un allevamento serio per l'acquisto di un cucciolo.
Gli altri, ignorando la differenza tra un cucciolo DOC e un cucciolo "a caso" (perché nessuno gliela spiega), e anche la differenza tra la razza X e la razza Y (sempre perché nessuno gliela spiega) continuano a comprare cani di importazione e continuano a rivolgersi al cagnaro di turno o all'amico che ha fatto una cucciolata senza usare il minimo criterio selettivo, perché non sa neppure che "esistono" criteri selettivi. E non sa neppure che fare cuccioli "a caso" non significa solo rovinare l'"estetica" di una razza, ma più spesso significa inficiarne salute e carattere.
Non è obbligatorio avere un cane bello (attualmente sono "felicemente posseduta" - per rubare un'espressione carinissima alla nostra webmistress - da una meticciona pelosa che è bella solo ai miei occhi di "padrona innamorata"): ma è indispensabile avere un cane SANO ed EQUILIBRATO.
Sano, perché nessuno può desiderare la morte precoce e/o le sofferenze di un animale che si è scelto come amico.
Equilibrato, perché prendere un cane (un po' come scegliere di avere un figlio) non comporta solo un "rischio" personale: abbiamo anche la responsabilità di inserire un nuovo soggetto nella società di cui facciamo parte. Ed è compito nostro (come genitori o come proprietari) accertarci che questo "nuovo soggetto" non sia pericoloso o dannoso per gli altri.
Quindi:
A) a chi ha in mano il "potere cinofilo" (Club e Società specializzate) chiedo di non pensare solo a coppe e coccarde: chiedo che oltre agli scopi legati alla cinofilia ufficiale, ne inventino uno nuovo in un'opera capillare di informazione sulla loro razza.
Le mode tanto deleterie in cinofilia spesso arrivano sull'onda di fattori imprevedibili e imponderabili: il VIP di turno che compra il cane X, il film che parla del cane Y e così via.
E' umano che questo possa accadere, ma i veri cinofili dovrebbero accorgersene in tempo
e correre ai RIPARI, invece di approfittare di una situazione di comodo.
Quando in America è uscita l'ultima versione della "Carica dei 101", in contemporanea è apparsa un po' dappertutto una campagna "de-promozionale" che si intitolava "Le macchie fanno davvero per te?", e che spiegava la differenza tra un cartoon e un dalmata in carne ed ossa, ponendo l'accento sui possibili problemi che derivano dal possesso di un cane.
Questa è informazione corretta, questa è la strada giusta per impedire che gli "status symbol" di oggi diventino i randagi di domani (o peggio ancora, i cani mordaci di domani).
I Club specializzati, volendo, avrebbero i mezzi per informare: e il risultato non sarebbe un calo di vendite, ma:
a) una distribuzione più equa di "cani giusti" ai "padroni giusti";
b) un aumento generale di padroni "giusti", perché questi si formano solo attraverso l'informazione.
B) Alla gente "comune", e soprattutto a quella che pensa di comprare il suo primo cane, chiedo invece di non lasciarsi fuorviare dalla moda e di considerare a fondo, con tutta la responsabilità di cui sono capaci, il concetto stesso di "prendere un cane".
Responsabilizzarsi oggi è molto più facile di un tempo: ci sono i libri, le riviste specializzate, i video
e c'è un mezzo prezioso come In ternet, che ci permette di spingere sempre più a fondo il piede sul pedale dell'informazione.
Quindi, per prima cosa, informatevi.
NON acquistate un cane pensando che sia "solo un cane" (se ragionate così, sarete pessimi padroni per qualsiasi razza), ma cercate di capire "cos'è il cane" in generale, leggendo il più possibile su etologia, comportamento, psicologica canina.
Dopo questo primo e fondamentale passo, chiedetevi che cosa desiderate "davvero" dal vostro cane: amicizia? Sport? Esposizioni? Difesa?
Dalla risposta a questa seconda domanda scaturirà, probabilmente, una "pre-selezione" di razze papabili. Ma a questo punto, la cosa più sbagliata da fare è quella di prendere un bel libro pieno di foto e di scegliere in base all'aspetto fisico.
La mossa giusta, invece, è quella di recarsi presso la delegazione ENCI della vostra città (di solito si trovano sulla guida telefonica sotto la dicitura "gruppo cinofilo"), o meglio ancora di telefonare o visitare personalmente il Club di razza (meno facile da reperire "al volo": ma può indirizzarvi proprio la delegazione ENCI).
A questo punto potrete parlare della razza che vi interessa con persone preparate ed esperte, farvi spiegare chiaramente i "pro" e i "contro" relativi, e scoprire finalmente che volete proprio "quel" cane, e non un altro.
E adesso potrete cominciare a cercare la fonte giusta per l'acquisto, sempre in base alle vostre esigenze e alle vostre possibilità.
Ma ricordate: anche se non ci tenete al cane "bello", dovrete per forza tenerci al cane "sano e di buon carattere". Se non avrete precise garanzie che il cucciolo abbia questi requisiti, NON ACQUISTATELO MAI.
Torna a tutte le razze
|