IL PASTORE MAREMMANO ABRUZZESE

A cura di Denis Ferretti

 
Catone  Catone
 
CATONE di Agostino Molinelli - Allevamento amatoriale Del Tratturo


Il cane da pastore maremmano abruzzese è una razza italiana utilizzata ancora oggi come cane da lavoro nelle aziende agricole dell'Italia centro-meridionale. Il suo compito essenziale è quello di fare la guardia alle greggi. Pur essendo inserito nel gruppo 1 assieme agli altri pastori, svolge una funzione ben diversa dalla maggior parte di essi. Non è utilizzato per la condotta del bestiame negli spostamenti (quindi non raggruppa le pecore), ma unicamente per difendere il gregge da ladri e predatori.

LE ORIGINI

Come tutti i molossi (o meglio molosso-lupoidi nel caso specifico), deriva dall'antico Mastino Tibetano, antico cane asiatico descritto anche da Marco Polo e ben diverso dal cane che ancora oggi porta quello stesso nome.
Questa razza costituì la prima mutazione del cane domestico per il gigantismo e le caratteristiche molossoidi (testa brachicefala, cioè particolarmente sviluppata in larghezza, orecchie piccole e pendenti, muso corto, forte ossatura) e generò in seguito due correnti di sangue: i cani utilizzati per la guardia alle greggi mantennero il pelo più lungo e una struttura più agile, con caratteristiche molossoidi più attenuate (molosso-lupoidi appunto); questi cani seguirono gli spostamenti da est a ovest delle popolazioni di pastori che li utilizzavano, e si diffusero in diverse aree geografiche; quando poi le popolazioni divennero sedentarie, a causa dell'isolamento vennero fissate le caratteristiche della varie razze.
Da notare che nel corso dei millenni e man mano che ci si spostava da est a ovest, nel cane fu selezionato un mantello sempre più chiaro. La testimonianza di questo la si trova osservando i diversi mantelli di queste razze in relazione alla loro provenienza geografica. Avremo in quest’ordine: Mastino del Tibet (grigio scuro con ventre schiarito); Pastore dell’Asia Meridionale (grigio scuro o nero, con ventre molto chiaro); Pastore del Caucaso (la razza col mantello più selvatico di tutti); Pastore dell’Anatolia (grigio con ventre schiarito); Ellenikos Pimenikos (biancastro), fino ad arrivare a cani completamente bianchi o quasi, tra cui ricordiamo il pastore dei Monti di Tatra, il kuvasz ungherese, il Cuvac slovacco e infine anche il nostro Maremmano-Abruzzese. La selezione di un mantello chiaro rispondeva all'esigenza di distinguere il cane dagli altri animali selvatici. La taglia gigante invece fu mantenuta solo in alcune aree geografiche e non interessa il nostro pastore. La seconda linea di sangue del Mastino tibetano, andò invece a formare le razze utilizzate per la caccia grossa, la guardia e il combattimento con altri animali. Per questi scopi si selezionarono cani più robusti, con pelo corto o raso e caratteristiche molossoidi più accentuate. Il mantello scuro era preferito perché impauriva di più. Da questa selezione nacque il Mastino assiro che si diffuse in tutta Europa grazie ai fenici e dal quale sono nate tutte le razze di mastini propriamente detti (Mastiff, Dogue de Bordeaux, Mastino napoletano, ecc.) che si sono differenziate a causa dell' isolamento geografico e a causa dell'incrocio con altre razze locali. Il pastore maremmano abruzzese ottenne il riconoscimento della cinofilia ufficiale solamente nel dopoguerra.
Un primo abbozzo di standard, a dire il vero, ci fu già nel 1924 ad opera del professor Solaro e del dott. Groppi. Lo standard attuale però, seppur riveduto nel 1989, riprende la versione decisamente più completa approvata dall’E.N.C.I. nel 1958.
Al di là dei riconoscimenti ufficiali, il pastore abruzzese era però già fissato da parecchio tempo, selezionato dai pastori, con criteri che discostavano da quelli utilizzati per cani da esposizione, ma con notevole omogeneità derivante unicamente dall'isolamento e dalla consanguineità.
Per avere una diffusione della razza anche a livello nazionale e mondiale, alcuni allevatori iniziarono, nel secondo dopoguerra, un programma di selezione, ricercando presso i pastori i soggetti che maggiormente aderivano allo standard e procedendo alla loro registrazione nei libri genealogici. Non sono mancati però incroci con altre razze (kuvasz e cane da montagna dei Pirenei soprattutto). Questi incroci si sarebbero potuti evitare (infatti la razza, malgrado quanto si sia detto in passato) non ha mai rischiato l'estinzione; sono stati effettuati soltanto perché, per qualcuno, hanno costituito una scorciatoia per ottenere cani più grandi, con caratteristiche di maggior impatto nei confronti della gente comune e quindi più vendibili.
Gli anni 60' e '70 sono stati tempi difficili per questa razza. Ogni allevatore, invece di collaborare con gli altri, cercò di arrogarsi il diritto di essere l'unico "salvatore della razza". Contese dal sapore campanilistico (non a caso si chiama maremmano-abruzzese: in passato si era parlato di due razze diverse) contribuirono inoltre al diffondersi di esemplari eterogenei (dal molosso puro al quasi levriero), allevati con criteri di selezione personalizzati da ogni allevatore.
Oggi la situazione è un po' migliorata per quel che riguarda i cani da esposizione, mentre tra i soggetti meno selezionati si riscontrano spesso caratteristiche ereditate da altre razze, come orecchi inseriti troppo alti (vedi foto di Tessa), mantello macchiato, labbra abbondanti, occhi non a mandorla. A complicare il tutto ci si sono messi gli allevatori commercianti, che per soddisfare le richieste di mercato hanno improntato la selezione quasi unicamente sulla taglia: quante volte mi sono sentito dire: "Tessa è una maremmana? Anche la mia! Però la mia è molto più grande! Sarà almeno il doppio!" Tessa è tutt'altro che aderente allo standard. Ha orecchi troppo lunghi e male inseriti, testa troppo leggera, ma soprattutto non ha pregi particolari al di là della costituzione sana e robusta. Forse la taglia è una delle poche cose su cui non c'è niente da ridire: 63cm al garrese, 35 kg. Oggi, passato il periodo critico del boom del maremmano che, senza arrivare ai record delle razze più alla moda, aveva fatto registrare una forte impennata nelle iscrizioni, la situazione media morfologica del nostro cane è decisamente migliorata.
In Italia ci sono numerosi allevatori e privati che producono cani sempre più belli e sempre più morfologicamente in tipo.
 
Tessa  Tessa
 
TESSA di Denis Ferretti

STANDARD

Aspetto generale del cane
Il pastore maremmano abruzzese è un cane di grande mole, fortemente costruito, di aspetto rustico e nel tempo stesso maestoso e distinto. La conformazione generale è quella di un pesante mesomorfo, il cui tronco è più lungo dell'altezza al garrese; armonico rispetto al formato (eterometria) e relativamente rispetto ai profili (alloidismo).

 
Proporzioni importanti
La lunghezza della testa raggiunge i 4/10 dell'altezza al garrese; la lunghezza del muso è inferiore di un decimo rispetto alla lunghezza del cranio, la lunghezza del tronco supera l'altezza al garrese di 1/18 di tale altezza. L'altezza del costato è leggermente inferiore al 50% dell'altezza al garrese. (Es. in un cane di cm. 68 al, garrese, l'altezza del costato è di cm. 32 circa).

 
Comportamento e carattere
La sua funzione precipua di cane da guardia e difesa del gregge e delle proprietà in genere si evidenzia nello svolgimento di questo compito che assolve sempre con perspicacia, coraggio e decisione. Il suo carattere anche se fiero e alieno alla sottomissione, sa anche esprimersi in un devoto attaccamento al padrone e a ciò che lo circonda.

 
Testa
Nel suo insieme la testa è grande e piatta di forma conica e ricorda la testa dell'orso bianco.
 
Regione cranica
Il cranio, si presenta alquanto largo nel suo diametro orizzontale, le sue pareti laterali si presentano alquanto convesse ed anche osservato di profilo il cranio si presenta convesso. Il comportamento degli assi longitudinali superiori denuncia una leggera divergenza dell'asse longitudinale superiore del cranio rispetto all'asse longitudinale superiore del muso. Il profilo superiore è come già detto, alquanto convesso. Le arcate sopracciliari sono moderatamente accennate. Il solco medio-frontale è poco marcato. La cresta occipitale è assai poco evidente.
Stop: La depressione naso-frontale deve essere poco accentuata. L'angolo naso-frontale è sempre molto aperto.
Regione facciale
Tartufo e naso Abbastanza grosso, sulla stessa linea della canna nasale, con narici ben aperte e grandi, umido e fresco, pigmentato in nero. Visto di profilo non deve sporgere sulla linea verticale anteriore delle labbra; la sua faccia anteriore si trova sul medesimo piano verticale della faccia anteriore del muso.
Muso
La sua lunghezza è inferiore di 1/10 alla lunghezza della testa. La sua profondità o altezza, misurata a livello della commessura deve raggiungere i 5/10 della sua lunghezza. La sua larghezza è determinate dall'andamento delle sue facce laterali che tendono alla convergenza, pur conservando la faccia anteriore del muso una superficie ancora piatta. La regione sottorbitale si presenta alquanto cesellata.
Labbra
Le labbra superiori viste di fronte determinano al loro margine inferiore, cioé alla loro congiunzione, un semicerchio a corda molto stretta. Sono poco sviluppate in altezza, coprono appena i denti della mandibola e perciò la commessura labiale è poco accentuata. Di conseguenza il profilo laterale inferiore del muso è dato dalle labbra solo anteriormente mentre posteriormente è dato dalla mandibola e dalla commessura labiale. I margini labiali sono pigmentati in nero.
Mascelle
Di apparenza robuste, con sviluppo normale e con impianto normale degli incisivi, regolarmente allineati e completi per sviluppo e numero.
Guance
Moderatamente evidenti
Denti
Denti bianchi, robusti, chiusura a forbice.
Occhi
Non grandi in rapporto alla mole del cane, iride di color ocra o marrone scuro. Posizione laterale con bulbo ne infossato ne sporgente. Espressione intelligente e vigile. La rima palpebrale è a mandorla con margini palpebrali pigmentati in nero.
Orecchie
Si trovano inserite molto al di sopra dell'arcata zigomatica, pendenti ma molto mobili. La forma è triangolare (a V) con apici a punta stretta e mai largamente arrotondati: le orecchie sono piccole rispetto alla mole del cane; la lunghezza dell'orecchio in un cane di statura media non deve oltrepassare i 12 cm. La base di inserzione è mediamente larga. E' tollerato l'orecchio tagliato limitatamente ai cani impiegati per il lavoro del gregge.
Collo
Il profilo superiore è moderatamente convessilineo. La sua lunghezza non oltrepassa gli 8/10 della lunghezza della testa, perciò è sempre più corto di tale lunghezza. E' grosso, molto forte e muscolato, sempre esente da giogaia, e ricoperto di pelo lungo e folto che forma collare, particolarmente vistoso nel maschio.

 
Tronco
Fortemente costruito, la sua lunghezza supera di 1/18 l'h. al garrese.
 
Linea superiore
Rettilinea dal garrese verso la groppa, che invece è alquanto scoscesa.
Garrese
Un poco elevato sulla linea del dorso: risulta largo per la distanza fra loro delle punte delle scapole.
Dorso
Il profilo del dorso è retto. La sua lunghezza è di circa il 32% dell'h. al garrese. I lombi sono ben fusi con la linea del dorso: presentano solo una lieve convessità visti di profilo; i lombi hanno muscoli ben sviluppati in larghezza. La lunghezza dei lombi è di 1/5 dell'h. al garrese, mentre la loro larghezza eguaglia quasi la lunghezza.
Groppa
Larga, robusta, muscolosa. La sua inclinazione (se considerate dall'anca all'inserzione della coda) è di 20° sull'orizzontale; ancora più inclinata (30° e più) se considerata sulla linea ileo-ischio. Perciò la groppa del p. maremmano abruzzese deve definirsi avallata.
Costato
Ampio, scendente sino al livello del gomito, profondo, ben convesso, a metà della sua altezza. La circonferenza del costato deve essere di circa 1/4 superiore dell'altezza al garrese e il suo diametro trasversale (che è massimo a metà della sua altezza) deve raggiungere almeno il 32% dell'h. al garrese e va di poco diminuendo verso il basso si da permettere ancora ampia la regione sternale. La sua profondità deve raggiungere il 50% dell'h. al garrese. Le coste sono ben cerchiate e oblique; gli spazi intercostali sono ben estesi e le ultime false coste, lunghe, oblique e ben aperte.
Profilo inferiore
Il profilo sterno-ventrale evidenzia una regione sternale lunga che si sviluppa a semicerchio a corda molto larga, che va dolcemente rimontando verso l'addome.
Coda
La sua inserzione, data la groppa avallata, è situata in basso e oltrepassa il garretto del cane in stazione normale; tenuta pendente in riposo, è invece portata sulla linea del dorso nell'eccitazione, con la punta abbastanza ricurva. E' ben guarnita di pelo folto senza frange.

 
Arti

 
Arti anteriori
Appiombi corretti sia davanti che di lato. Lo sviluppo degli arti è in buona proporzione con lo sviluppo somatico e le singole regioni relative a detti arti lo sono pure fra loro.
 
Spalla
La spalla deve essere lunga, inclinata, fornita di forti muscoli e ben libera nei movimenti. La sua lunghezza è di circa 1/4 dell'h. al garrese. La sua inclinazione è da 50° a 60° sull'orizzontale.
Braccio
Ben saldato al tronco nei suoi due terzi superiori, è fornito di forti muscoli. La sua obliquità varia da 55° a 60° sull'orizzontale. La sua lunghezza è circa il 30% dell'h. al garrese. La sua direzione è quasi parallela al piano mediano del corpo. L'angolo scapolo-omerale oscilla fra i 105° ed i 120°.
Gomiti
I gomiti sono normalmente, aderenti al costato, coperti di, pelle morbida e rilassata. Debbono trovarsi in un piano parallelo al piano mediano del corpo. La punta del gomito deve trovarsi sulla perpendicolare calata dall'angolo caudale della scapola. L'angolo omero-radiale oscilla fra i 145° e i 150°.
Avambraccio
Segue una linea retta verticale; ha forte ossatura. La sua lunghezza è leggermente superiore alla lunghezza dell'omero e poco meno di 1/3 dell'h. al garrese. L'h. di tutto l'arto anteriore al gomito è del 52,8% dell'h. al garrese.
Carpo
Si trova sulla linea verticale dell'avambraccio. E' forte, asciutto, liscio, di buon spessore, con osso pisiforme ben sporgente.
Metacarpo
La sua lunghezza non è mai inferiore a 1/6 dell'h. di tutto l'arto al gomito. E' ben asciutto, con minimo tessuto cellulare sottocutaneo. Visto di profilo si presenta leggermente steso.
Piede
Grande, di forma rotondeggiante. Ha dita ben serrate fra di loro, ricoperte di pelo corto e fitto. Unghie preferibilmente pigmentate in nero: tollerato il pigmento marrone.

 
Arti posteriori
Gli appiombi sia di fronte che di profilo debbono risultare sempre corretti. Lo sviluppo degli arti posteriori è ben proporzionato al corpo e pure ben proporzionate fra loro risultano le diverse regioni attinenti agli arti.
 
Coscia
Lunga, larga, coperta di muscoli salienti, con margine posteriore leggermente convesso. La sua larghezza (misurata tra le sue facce esterne, da un margine all'altro) raggiunge i 3/4 della sua lunghezza. La sua direzione è alquanto obliqua dall'alto in basso e dall'indietro in avanti. L'angolo coxo-femorale è di circa 100°.
Gamba
La sua lunghezza è di poco inferiore a quella della coscia cioé a dire il 32,5% dell'h. al garrese. La sua inclinazione è di circa 60° sull'orizzontale. L'ossatura è forte e la muscolatura è asciutta, con scanalatura gambale marcata.
Ginocchio
Deve trovarsi in perfetto appiombo con l'arto: non deve risultare deviato ne verso l'interno ne verso l'esterno. L'angolo femoro-tibiale è alquanto aperto e la sua apertura oscilla fra i 135° ed i 140°.
Garretto
La sua altezza è del 30,9% dell'h. al garrese. Molto larghe le sue facce. Di buon spessore. L'angolo tibio-metatarsico oscilla fra i 140° ed i 150°.
Metatarso
Robusto, asciutto largo. La sua lunghezza è data dall'h. del garretto. Speroni da amputare se presenti.
Piede
Come per l'anteriore ma più ovale.

 
Andature
Passo lungo, trotto allungato.

 
Pelle
Ben aderente al corpo e in ogni regione. Piuttosto spessa. Il pigmento delle mucose e delle sclerose deve essere nero: altrettanto dicasi per le suole dei cuscinetti digitali e plantari.
 
Mantello
Pelo
Molto abbondante, lungo, piuttosto ruvido al tatto, ben aderente al corpo: tollerata una lieve ondulazione. Forma un ricco collare attorno al collo e limitate frange sul margine posteriore degli arti. E' invece corto sul muso, sul cranio, sugli orecchi, sul margine anteriore di tutti gli arti. La tessitura del pelo è semivitrea. La lunghezza del pelo sul tronco raggiunge gli 8 cm. Il sottopelo è abbondante solo nella stagione invernale.
Colore
Bianco unicolore. Tollerate le sfumature avorio o arancio pallido o limone, purché in numero limitato.

 
Taglia e peso
Statura al garrese: nei maschi da cm. 65 a cm. 73 al garrese, nelle femmine da cm. 60 a cm., 68 al garrese.
Peso: per i maschi da 35-45 Kg. Femmine da 30-40 Kg. I maschi devono avere due testicoli di aspetto normale e ben discesi nello scroto.
 
Difetti
Ogni deviazione dalle caratteristiche indicate nella descrizione delle varie regioni costituisce un difetto che deve essere penalizzato nel giudizio in rapporto alla sua gravità e alla sua diffusione, così come l'ambio continuato o la presenza degli speroni.
 
Difetti eliminatori
Testa: assi cranio-facciali convergenti, prognatismo accentuato deturpante. Coda: portata arrotolata sul dorso. Statura: al di sopra o al di sotto dei limiti indicati. Andatura: ambio continuato.
Difetti da squalifica
Tartufo: depigmentazione totale. Canna nasale: decisamente montonina o concava. Occhi: depigmentazione moderata o bilaterale delle palpebre. Gazzuolo. Strabismo bilaterale. Mascelle: enognatismo. Organi sessuali: criptorchidismo monorchidismo, evidente deficienza di sviluppo di uno o di tutti e due i testicoli. Coda: anurismo, brachiurismo, sia congeniti che artificiali. Pelo: ricciuto. Colore: mantello isabella. Macchie isabella o avorio a margine ben netti. Sfumature di colore nero.

IL LAVORO

Per capire a fondo il pastore maremmano abruzzese è necessario inquadrarlo nell'ambiente in cui è stato per anni selezionato e conoscere il suo lavoro.
La sua funzione è quella di difendere le greggi dagli assalti dei lupi, dai predatori selvatici (primi fra tutti i cani randagi) e dai ladri. Nei mesi di pascolo, resta assieme al gregge giorno e notte. Di giorno libero, di notte rinchiuso negli stazzi assieme al gregge stesso. Il mantello bianco è stato selezionato per diverse funzioni: permette al pastore di distinguere il proprio cane da lupi e randagi (che in genere sono scuri) e mimetizza il cane all'interno del gregge per sorprendere i ladri. Le orecchie pendenti e la forma del cranio contribuiscono inoltre a differenziarlo dai predatori tradizionali, cosicché le pecore si sentono sicure vicino ai loro custodi. Il rapporto che questi cani hanno col gregge è molto stretto. L'istinto predatorio è completamente inibito: questi cani difendono il gregge perché lo percepiscono come parte della loro famiglia e riconoscono ogni capo di bestiame come membro del branco. Tuttavia, sono in grado di percepire la differenza tra cani e pecore! Le pecore sono difese come se si trattasse di cuccioli, mentre tra cani si sviluppa una gerarchia diversa. Per un gregge di medie dimensioni sono impegnati 4 o 5 cani. La femmina di solito è solo una: serve per tenere unito il branco ed evitare che i cani maschi vadano in giro alla ricerca di una compagna. Inoltre, essa serve a garantire la continuità al branco stesso. I pastori lasciano che si accoppi regolarmente e le cucciolate sono limitate dagli stessi pastori a due o tre cuccioli, selezionando i soggetti più robusti, con manto completamente bianco e preferendo i maschi alle femmine. Ogni tanto, per rinnovare il sangue, i pastori si scambiano qualche cucciolo che, in tenera età, viene accettato dal resto del branco. I maschi stabiliscono in genere una gerarchia ben precisa e il branco agisce in perfetta sintonia. I componenti del branco hanno spiccate caratteristiche individuali e, di conseguenza, hanno un ruolo ben preciso all'interno dello stesso. Ci sono soggetti coraggiosi e combattivi con gli intrusi, ma con scarsa predisposizione a captarli da lontano; altri possono essere aggressivi con i lupi, ma timidi con gli uomini; altri ancora possono essere buoni ma protettivi nei confronti delle pecore gravide e restare loro vicino nel momento del parto, quando sono più vulnerabili. Solitamente accanto ai grandi pastori si tiene un piccolo volpino (pumetto) che, avendo un udito migliore ed essendo più sospettoso, mette in guardia i fratelloni contro ogni potenziale nemico che si avvicini.
Durante le ore del giorno i maremmani preferiscono sdraiarsi all'ombra, scegliendo possibilmente un posto sopraelevato che permetta loro di sorvegliare tutto ciò che li circonda. Verso sera, invece, si dimostrano inquieti e nervosi e abbaiano a ogni minimo rumore. Le ore del tramonto e della sera sono infatti il periodo più a rischio durante il quale i predatori tentano di sottrarre capi di bestiame.
L'aspetto più interessante del lavoro svolto dal nostro cagnone, è la quasi totale assenza di addestramento specifico e la capacità di lavorare in assenza del padrone. L'attitudine ad agire di testa propria, ha dato a questi cani la nomea di disobbedienti e testardi. Va anche detto, però, che i pastori selezionano saggezza e buon senso e questo si palesa anche nel comportamento del cane in famiglia. Ad esempio, non sono cani che cercano lo scontro con l'avversario, ma tentano di scoraggiare ogni sua iniziativa. Agiscono istintivamente con criterio e con molto senso pratico, sono molto indipendenti e se la sanno cavare da soli in molte situazioni senza mettersi nei guai.
Una cosa da sfatare, spesso sostenuta chi questi cani non li ha mai avuti, è che essi sopportino la solitudine meglio di altre razze, in quanto il pastore non li porta con sé, ma li lascia costantemente col gregge. In realtà, rispetto ad altre razze, sono solamente meno dipendenti dall'uomo; ma è proprio il loro altissimo bisogno di socialità che li rende così adatti al lavoro che svolgono. Il legame col branco è indispensabile a tenerli uniti e il senso della famiglia è così spiccato che considerano persino le pecore come loro familiari. Un accorgimento del pastore per formare cani adatti al lavoro, consiste nell'evitare di accarezzarli quando sono lontano dal gregge. Se il pastore agisse in questo modo, i cani lo seguirebbero nella ricerca di carezze e non svolgerebbero il loro compito. Quindi, in sostanza, sono adatti a stare senza di noi, ma non da soli. E' consigliabile averne una coppia o farli vivere con altri animali, altrimenti si intristiscono e anch'essi possono presentare le turbe comportamentali tipiche dell'ansia da separazione, come comportamenti distruttivi o autolesionismo.

IL CARATTERE

Descrivere il carattere tipico di una razza non è cosa facile. Troppe variabili lo influenzano: la socializzazione nel periodo in cui i cuccioli sono con la mamma, l'età di distacco dalla stessa, i rapporti col padrone, l'ambiente, esperienze e traumi subiti… Molti libri e i manuali di razza, sono scritti da allevatori, che non sono mai totalmente imparziali, e tendono a vedere tutto in positivo. Invece, nei libri generici che prendono in considerazione tutte le razze, si legge spesso che il pastore maremmano abruzzese è un cane difficile, poco incline all'obbedienza e che per questo ha bisogno di un padrone deciso e autoritario che non gli faccia prendere il sopravvento. Questi libri sono scritti da chi di pastori maremmani non ne ha mai avuto uno. I maremmani tendono a instaurare un rapporto alla pari, col padrone e rifiutano le imposizioni, ma sono molto sensibili a ciò che si chiede loro con dolcezza e se il nostro comportamento è coerente saremo rispettati. Con lo stesso buon senso con cui cercano per quanto possibile di evitare scontri con gli estranei o non si approfittano della loro maggior mole per picchiare cani più piccoli, essi non cercano nemmeno la competizione col padrone. Se questa nasce, è per colpa di quest'ultimo che, obbedendo agli "insegnamenti" di cui sopra, non perde occasione per voler dimostrare al cane la propria supremazia. Gli esercizi per definire la nostra dominanza sul cane lasciamoli ad altre razze. Il pastore maremmano abruzzese sa di non essere il nostro capobranco, ma non c'è bisogno di ricordarglielo in continuazione: offenderemmo la sua dignità.
Per evitare ogni accusa di parzialità, ho deciso di descrivere il carattere tipico di razza nel modo più "tecnico" possibile. Elencherò qui di seguito le componenti caratteriali proprie di tutte le razze (non sono né pregi né difetti in senso assoluto), indicando il livello raggiunto dalla razza in questione.
 
Docilità: E' l'attitudine del cane ad accettare l'uomo come proprio superiore (riguarda il rapporto cane-padrone). Il pastore maremmano ha docilità piuttosto bassa. Questo è necessario, in quanto il cane opera in assenza del padrone. Deve saper distinguere gli amici dai nemici, e individuare da solo le situazioni di pericolo. Nella vita di famiglia questa caratteristica può dare dei problemi in termini di obbedienza: è pressoché impossibile far fare qualcosa al cane, se questi è convinto della sua pericolosità o anche se non ne vede l'utilità. (Per esempio: io non riuscirò mai a portare Tessa su una scala mobile).
 
Socievolezza: E' l'attitudine ad accettare l'uomo come conspecifico (riguarda soprattutto il rapporto cane-estranei). Pur essendo una caratteristica condizionabile (molto dipende dalle esperienze nei primi mesi di vita), si può affermare che i pastori maremmano-abruzzesi sono cani tendenzialmente poco socievoli. Per loro, fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Difficilmente si lasciano toccare da estranei (mai in assenza del padrone) e sono terribilmente sospettosi. Ai fini utilitaristici (cioè per la guardia) è una cosa buona. Ma chi vuole portare il cane sempre con sé, in mezzo alla gente, in qualsiasi ambiente, può avere problemi.
 
Temperamento: E' la reattività agli stimoli esterni. Nel pastore maremmano è a livelli medi. L'intelligenza è di tipo riflessivo e ciò influisce anche sulla vivacità del cane. Non sono animali esuberanti: più coccoloni che giocherelloni.
 
Curiosità: Attitudine a esplorare ambienti nuovi. Nella razza in questione è bassa. Sono diffidenti nei confronti delle novità di qualsiasi tipo. I pastori li hanno così selezionati perché non si allontanino dal gregge e non sviluppino istinti predatori. Sono cani che difficilmente si perdono. Questo non vuol dire che non amino andare in giro. Sono solamente estremamente abitudinari. Amano passeggiare e gironzolare nel territorio che è loro familiare (che può comprendere anche più isolati) e sanno sempre tornare a casa. Di sera l'istinto alla guardia è fortissimo e non si allontanano da casa. A volte, risulta difficile portarli in zone che non conoscono.
 
Vigilanza: Attitudine a percepire pericoli esterni. Nella razza in questione è alta. Ma non sempre altissima. Molti soggetti, troppo sicuri di sé, lasciano a desiderare in quanto ad attenzione e si accorgono del pericolo all'ultimo momento. E' per questo che i pastori li affiancano ai volpini. I maremmani percepiscono gli intrusi più con il fiuto che con l'udito: quando qualcuno si avvicina alla proprietà, vedremo il nostro cane alzarsi, fiutare nell'aria ed iniziare ad abbaiare minaccioso. Il lupo infatti è silenziosissimo, ma il suo odore non può sfuggire ai guardiani del gregge.
 
Tempra: Attitudine a resistere a un'azione spiacevole. In questi cani è altissima. Se intraprendono un'azione per loro giusta, nulla li può distogliere dalle loro intenzioni. Per la guardia devono essere così. Se, per esempio, bastasse un secchio d'acqua tirato addosso per distoglierli dal loro lavoro, sarebbero poco efficaci.
Rovescio della medaglia: non sempre quello che loro ritengono giusto coincide con ciò che noi riteniamo giusto. Se sviluppano comportamenti indesiderati, è molto difficile correggerli.
 
Coraggio: Attitudine a fronteggiare situazioni di pericolo a scapito della propria incolumità. Nel maremmano abruzzese è alto, ma mitigato dal buon senso e dalla sospettosità.
 
Aggressività: Attitudine a reagire fisicamente ai pericoli che minacciano l'integrità del territorio o del branco (riguarda i rapporti con l'uomo e conspecifici). Nel pastore maremmano abruzzese è altissima. Molti cani non accettano estranei all'interno del proprio territorio: fanno di tutto per allontanarli e , se non se ne vanno, attaccano. Questo comportamento può essere mitigato dai nostri insegnamenti e da una giusta socializzazione. Possiamo, cioè, abbassare la soglia di reattività, ma il pericolo che il cane attacchi ci sarà sempre. Lo farà ogni volta in cui si troverà di fronte a un comportamento ritenuto "anormale". Ciò che possiamo variare sono solo i confini tra ciò che è considerato normale e ciò che non lo è.
 
Possessività: Attitudine a difendere un territorio o determinati oggetti. Nel pastore maremmano è altissima. Hanno uno spiccato senso di protezione nei confronti di tutto ciò che si affida loro: cose, animali, bambini, cuccioli. I pro e contro di questa caratteristica comportamentale sono lampanti.
 
Impulso alla lotta: Istinto predatorio e attitudine a sopraffare altri animali riconosciuti come prede. Nei pastori maremmano-abruzzesi è basso. Oltre a convivere con le pecore, sono tolleranti (e protettivi) nei confronti di tutti gli altri animali domestici. Con i gatti fanno distinzione: quelli di casa sono accettati, mentre gli altri sono visti come predatori pericolosi per l'incolumità del "gregge"!
 
Come già precisato, ci possono essere differenze individuali. Un cane potrà differire dalla media di razza per una o due di queste caratteristiche. Potrà esserci il cane più socievole, quello più coraggioso, quello meno aggressivo, fermo restando gli altri connotati caratteriali. Ben difficilmente troveremo un soggetto che differisca dal tipo sopraddescritto per ogni voce presa in considerazione.

A CHI SI ADDICE LA RAZZA

Per la grande taglia e per la quantità di pelo che perdono ad ogni muta, non sono cani adatti a vivere in appartamento, per quanto grande esso sia. La sistemazione ideale è in campagna, in case isolate dove sia possibile lasciare loro la massima libertà. Si adattano, comunque, a vivere in città, se hanno a disposizione un grande giardino o un cortile e se li si porta, di tanto in tanto, a fare passeggiate nei campi. Per la loro poca attività motoria, generalmente non arrecano danni ai giardini, ma comunque è indispensabile impartire loro alcuni insegnamenti di base.
Sono cani adatti ai bambini perché hanno una bassa soglia di reattività e sopportano i loro giochi con grande pazienza. Tuttavia la presenza di un adulto è sempre indispensabile, in quanto, per la loro notevole forza, non sono cani che possano essere controllati da un bambino (anche cresciutello). Un genitore che lasciasse che il proprio figlio di 13 o 14 anni portasse da solo un pastore maremmano abruzzese a spasso per la città, commetterebbe un azione di grande irresponsabilità. Oltre ai pericoli del traffico (sarebbe il cane che controlla il ragazzo) vi è la possibilità che il cane intervenga a difesa del padroncino a seguito di banali liti tra ragazzi, magari mordendo seriamente.
Per gli stessi motivi sopraelencati non è un cane adatto a persone anziane, se queste vivono sole. E' vero che si tratta di cani molto tranquilli, ma un cucciolone è pur sempre un cucciolone! Prima di arrivare a sviluppare la saggezza tipica dell'adulto deve passare la fase delle "marachelle adolescenziali" ed è importante riuscire a controllare il cane anche fisicamente.
Sono adatti a chi ha spazio, pazienza e coerenza. A chi non ama i comportamenti servili, ma apprezza la capacità dei cani di comprendere il nostro linguaggio e di prendere iniziative per accontentare le nostre richieste nel modo loro più congeniale. A chi pensa che anche l'uomo a volte possa imparare qualcosa dai cani.
Bibliografia
 
Paolo Breber "Il pastore maremmano abruzzese"
Luigi Guidobono Cavalchini "I pastori italiani"
Fiorenzo Fiorone "I pastori italiani"
Mario Perticone "L'uomo il cane & Il cane l'uomo"
 
Lo standard di razza è stato scaricato dal sito:
http://www.enci.it/razze/maremma/mar.html


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