Ho scelto di prendere uno spinone perché mi fa impazzire il suo sguardo
triste, i baffoni e le sopracciglia cespugliose, è un cane dolcissimo, è un
cane poeta, un burbero bonario, legatissimo al padrone, perfino appiccicoso.
Inoltre è una razza italiana, fa parte della nostra storia e rappresenta un
patrimonio di grande valore.
Ho scelto subito la razza che volevo, non avevo dubbi, probabilmente questa
passione per i cani a pelo duro è dovuta all'imprinting: la mia prima baby
sitter è stata la draahtar di mio padre, che si chiamava Brina.
Quando andai a prendere la mia cucciolina, e il padrone della sua mamma me
la mise in braccio, mi sentii la persona più felice del mondo: avevo un cane
tutto mio che mi voleva bene e che io adoravo (e così è tuttora).
Avere un cane è la cosa più bella che possa capitare in questa nostra breve
e complicata esistenza.
La mia cagnolona non è per me solo un cane: è un'amica, è un po' una figlia
dal momento che sono io che mi preoccupo di prepararle da mangiare e di
tenerla in ordine, è il mio angelo custode che quando sono triste mi sta
vicino, non dice nulla, ma i suoi sguardi valgono più di mille parole.
E quando la sera, mentre sto guardando la televisione, la mia bestiona mi
plana addosso con i suoi 30 kg di peso e inizia a mordicchiarmi le mani, io
sono felice.
Brina