Conoscevo due pastori tedeschi, di nome Ringo e Full, che vivevano legati
davanti ai due portoni del capannone a cui facevano la guardia.
Ringo era reputato intelligentissimo dai padroni, perché, a loro dire,
sapeva perfettamente valutare la distanza raggiunta dalla catena.
Era indifferente alle persone che andavano in giro per il cortile, ma se
qualcuno sconfinava nell'area raggiunta dalla catena, partiva all'attacco.
Ha collezionato due o tre paia di calzoni di visitatori incauti, ma
fortunatamente non ha mai fatto grossi danni.
Il suo collega Full godeva di una minor stima da parte dei proprietari. Full
abbaiava aggressivamente a tutti coloro che si spostavano all'interno del
cortile, con forti strattoni alla catena, mostrando a tutti il limite
raggiunto dalla stessa.
In realtà, il diverso comportamento non dipendeva dalla malizia calcolatrice
di Ringo né dall'ottusa mancanza di percezione della realtà di Full, ma
dalla diversa valutazione individuale del pericolo.

Entrambi i cani erano molto coraggiosi e con un fortissimo senso della
proprietà. Ciò si traduceva, almeno all'interno del loro territorio, in una
quasi coincidenza della distanza di sicurezza con la distanza di attacco.
Ringo era però molto più sicuro di sé: la sua distanza di attacco era molto
limitata e casualmente coincideva, più o meno, con l'area raggiungibile
dalla catena.
Certamente anche altri fattori avranno contribuito allo sviluppo
dell'atteggiamento messo in atto, primo fra tutti, la consuetudine da parte
di estranei di frequentare il cortile, contrapposta alla eccezionalità di
transiti nella zona piantonata dal cane. Ma questo avrebbe dovuto valere
anche per Full. Per il suo carattere diverso, invece, questo non era
sufficiente.
Full, essendo più insicuro e sospettoso, aveva un area di attacco molto più
ampia rispetto al raggio di movimento permesso dalla catena. Questo faceva
sì che ogni presenza estranea nel cortile si traducesse in un disperato
tentativo di attacco.

Dunque stessa situazione, stessa catena, stesso cortile..... ma due
comportamenti diversi. E anche due livelli di benessere diversi:

Ringo alla catena non stava poi malaccio. Soprattutto considerando che
l'alternativa possibile in quella famiglia sarebbe stata tutt'al più un
recinto di fianco al capannone. Ringo viveva in uno stato di tranquillità e
in una posizione che gli permetteva, di tanto il tanto, il contatto con i
famigliari che entravano e uscivano dal capannone. Meglio così che in un
recinto, dove sarebbe stato chiuso e isolato da tutti.

A Full invece la catena andava decisamente "più stretta". Malgrado abbia
visto casi peggiori, la condizione in cui viveva questo cane non era certo
ideale, per il continuo stress a cui era sottoposto e il perenne stato di
ansia e paura in cui viveva. La sua aggressività era infatti dovuta in
realtà a paura. Gli strattoni alla catena, gli impressionanti latrati, il
segno delle zampate sulla ghiaia che disegnavano la circonferenza dell'area
nella quale era confinato, erano indice di una reazione da "ratto in un
angolo". Il perdurare di una situazione simile non può non portare scompensi
e non compromettere l'equilibrio del cane, con pericolo anche per gli stessi
padroni. E' molto probabile che Full, in un recinto avrebbe vissuto meglio.

Invece entrambi i cani hanno vissuto così tutta la loro vita. Ringo con la
sua tranquillità e Full con la sua nevrosi. Ora questi cani sono morti
entrambi, come quasi tutti i componenti della loro famiglia. Resta il loro
ricordo ad arricchire il mio patrimonio di esperienze. Quanti anni sono
passati! Mamma come sono vecchio!!!  Ma allora vuol dire che sono anche
saggio e quindi, dall'alto della mia decennale esperienza, mi permetto,
ancora una volta, di consigliare di non limitarvi alle solite considerazioni
da burocrate quali la catena di "almeno 5 metri" (stessa misura per tutte le
taglie ?!) , la carrucola, il filo rialzato con tanto di lunghezza,
circonferenza e diametro. Valutiamo le cose nel loro insieme.

Ciao, Denis