Molte persone considerano la catena come un maltrattamento. Forse in alcuni
casi lo è. Ma spesso è una presa di posizione frutto di preconcetti o si
ripete quanto sentito o letto, senza capire veramente quanto e come la
catena possa recare pregiudizio al cane, e perché la catena nuoccia e il
recinto no, sebbene la maggior parte delle catene, per quanto corte, lascino
più spazio a disposizione rispetto a un recinto di media grandezza.
A volte capita, nelle nostre campagne o nelle zone a bassa concentrazione di
traffico, di incontrare qualche cagnetto vagante. Avete mai notato il
comportamento del cane all'avvicinarsi di un estraneo? La maggior parte non
si lascia toccare e, se ci avviciniamo oltre una certa distanza, scappa.
Altri sono indifferenti se ignorati, ma mostrano una reazione aggressiva,
abbaiando, quando percepiscono che abbiamo intenzione di avvicinarli. Ci
sono differenze tra cane e cane. I più socievoli si lasciano sfiorare e
prendono confidenza dopo poco, semmai ribellandosi solo se cerchiamo di
afferrarli. I meno socievoli non si lasciano neppure avvicinare e non
permettono che la distanza che ci separa scenda al di sotto di un certo
limite, proprio come un passerotto che mangia tranquillamente il pane a
pochi metri da noi, spicca il volo se ci avviciniamo troppo. Se
impossibilitati a fuggire (per esempio da una recinzione) anche i cani più
miti o colti di sorpresa possono ribellarsi aggredendo, come un ratto
intrappolato in un angolo.
In tutti gli animali (selvatici e non) e quindi anche nel cane, possiamo
infatti stabilire una distanza di sicurezza, superata la quale si innesca
una reazione di fuga. All'interno di questa, possiamo altresì stabilire una
distanza di attacco, oltre la quale l'animale aggredisce l'estraneo come
ultima difesa, quando non vede più alternative di fuga.
Cosa c'entra tutto questo con la catena? C'entra eccome. Queste distanze
infatti possono essere modificate dall'uomo, quando questi costringe
l'animale a vivere in un ambiente diverso dal normale.
Sia la catena che il recinto, possono modificare queste distanze nella mente
del cane, ma lo fanno in modo opposto.
Il recinto, infatti, aumenta la distanza di sicurezza. I cani percepiscono
di non potere oltrepassare il recinto, ma al tempo stesso, hanno la
convinzione che chi sta fuori non può entrare. Si sentono imprigionati, ma
protetti al tempo stesso: per loro, ciò che è immediatamente di là dal
recinto, è come se fosse a due kilometri di distanza. Capita per esempio di
vedere piccoli cani abbaiare con molta sicurezza e in modo molto aggressivo
a gigantoni che potrebbero mangiarli in un sol boccone, quando questi stanno
dall'altra parte di una recinzione. Questo comportamento è dovuto al fatto
che i cani sono ben consci di essere protetti dalla rete. Se, per magia, si
improvvisamente la rete sparisse, l'atteggiamento cambierebbe. I cagnetti
indietreggerebbero, l'abbaio si trasformerebbe in uno squittio, la coda si
abbasserebbe e tutta l'arroganza diverrebbe presto sottomissione. Per lo
stesso motivo, altri cani, molto sicuri di sé, si mostrano pacifici e
indifferenti dietro i cancelli della proprietà. Ma non provate ad aprire il
cancello ed entrare. La loro tranquillità è perché vi ritengono lontanissimi
e fuori pericolo, al di là delle sbarre, che considerano come un limite
invalicabile. Una volte entrati, potreste invece già essere al di sotto
della distanza d'attacco.
La catena, al contrario ha l'effetto di accorciare la distanza di sicurezza.
Il cane si rende conto di non poter scappare e di essere maggiormente
vulnerabile da minacce provenienti dal mondo esterno. La catena genera
insicurezza, per cui ciò che è a due kilometri di distanza è come fosse
dietro l'angolo. Per questo molti cani sono molto più vigili, quando sono
legati e abbaiano a persone molto distanti, che in libertà, ignorerebbero. I
meno coraggiosi, mostrano un comportamento di estrema sottomissione
all'avvicinarsi di chiunque: consci di non poter fuggire, si cautelano
placando per quanto possibile eventuali reazioni aggressive degli estranei.
Molti altri, invece, diventano oltremodo mordaci. Quando un estraneo è
nell'area raggiungibile dalla catena, è già sotto la distanza di attacco.
L'influenza della catena sul carattere del cane, è quindi diversa a
seconda
del coraggio, della socievolezza, aggressività, vigilanza del cane e altri
parametri ancora. Ci sono cani molto timidi che ne risentono notevolmente,
arrivando a sviluppare problemi come minzione da sottomissione, paure innate
con inattuabilità di qualsiasi tipo d'addestramento. Altri divengono troppo
aggressivi e pericolosi. Ma ve ne sono alcuni che tollerano meglio e, in
situazioni ambientali particolari che rendono impraticabile ogni altra
soluzione, non credo si debba rinunciare al cane "solo per non tenerlo a
catena". Bisogna valutare molto bene le possibili conseguenze e cercare di
adeguare per quanto possibile le esigenze pratiche con la necessità di far
crescere un cane equilibrato. Soprattutto ci si deve rendere conto che il
problema del movimento, del tipo di collare, della pesantezza della catena,
della catena scorrevole ecc., sono cose importanti, ma non sono l'elemento
basilare che determina il benessere o malessere del cane.
Credete forse che abbia finito? No! Dopo vi racconto una storiella (vera)
di due cani legati nello stesso cortile. Adesso vado a mangiare.
Ciao Denis