Il nome
"Isola" risale al coriaceo isolamento della zona, in passato separata dal resto
della città da ferrovie e cimiteri (in Piazzale Lagosta c'era il camposanto della
Molazza, anno 1686, soppresso nel 1895, che diede sepoltura tanto ai poveri quanto a
illustri personaggi come Melchiorre Gioia, Giuseppe Parini e Cesare Beccarla).
Isola, inoltre, si riferiva a una abitazione isolata; in origine, infatti, la zona
corrispondeva unicamente agli edifici identificabili coi numeri 10, 12 e 14 di via
Borsieri. Nel 1859, dopo la cacciata delle truppe austriache, venne ribattezzata
Garibaldi, che fu ospitato da una premurosa famiglia nello stabile di via Borsieri 14. Un
busto a lui dedicato, rimasto per anni nel cortile, viene conservato ancora in un circolo.
Nell'Ottocento, questo e più di
altri fu il rione dei "locch" (balordi) e degli ubriaconi; nel Novecento si
convertì in borgo di arrotini, falegnami e stagnari.; negli anni '90 è iniziato il
sobrio "restyling" di parecchi suoi edifici, fulgidi esempi dell'archeologia
industriale lombarda.
Il tempo sembra prendersi una pausa,
nell'Isola. Per rendersene conto basta darsi appuntamento in piazza Tito Minniti,
fascinosa come uno spicchio di Parigi. O sostare davanti ai fregi liberty di alcuni
palazzi dal sapore dannunziano. O ancora passeggiare lungo le vie Borsieri, Porro
Lambertenghi, Confalonieri e Pastrengo pedinando anche il più piccolo
"vintage", l'orecchiabile fluire del dialetto milanese, certe atmosfere
neorealistiche.
(Fonte: In Viaggio - Milano)