Alberto Sordi

 

 


 

Biografia                                                                                                                                                                                            


                                         

 Nato a Roma in via San Cosimato nel cuore di Trastevere, il 15 giugno del 1920, da Pietro Sordi, direttore

d’orchestra e concertista presso il teatro dell’opera di Roma, e Maria Righetti, insegnante. Ha due sorelle,

 Savina e Aurelia, ed un fratello, Giuseppe, detto Pino. Il suo esordio risale al 1936, a quell’epoca si divideva

tra varie attività artistiche nei campi, cinematografico, teatrale e radiofonico.

Abbandona gli studi di avviamento commerciale ma poi prenderà (da privatista), un diploma in ragioneria.

Alberto Sordi fin da bambino ha iniziato ad esibirsi in pubblico e girando la penisola con la compagnia del

Teatrino delle marionette. In seguito canta come soprano nel coro della Cappella Sistina e a 16 anni incide

anche un disco di fiabe per bambini.

Frequenta L’Accademia dei Filodrammatici, ma verrà espulso per il suo forte accento romano.

Diventa doppiatore di Oliver Hardy vincendo un concorso della Mgm.

Debutta nell’avanspettacolo proprio in qualità di imitatore di Stanlio e Onlio con il nome d’arte di Albert Odisor,

ed ottiene una piccola parte (travestito da Leone) nel film “Il feroce Saladino”.

Alle armi per il servizio di leva fa parte della banda del reparto suonando piatti e timpani.

Appena diciannovenne  sostiene il suo primo ruolo di protagonista ne “I tre aquilotti” (1942) di Mario Mattoli.

Nel dopoguerra ottiene largo seguito in radio con i suoi divertenti personaggi, e negli anni cinquanta il prototipo

del suo italiano cialtrone e furbetto esplode, grazie anche alla collaborazione con Federico Fellini e con lo sceneg-

giatore Rodolfo Sonego.

Nel 1950 ottiene finalmente un ruolo da protagonista nel film di Roberto Savarese “Mamma mia, che impressione!”,

l’anno successivo Fellini gli regala la grande occasione con la parte dello sceicco romanesco ne “Lo sceicco bianco”.

Nel 1953 Sordi conquista definitivamente il pubblico e la critica con “I vitelloni”, sempre diretto da Fellini, e con

“Un giorno in pretura” di Steno, il film che vede nascere il personaggio di Nando Moriconi, “l’americano”,

protagonista poi del celebre “Un americano a Roma” (1954).

La carriera cinematografica di Alberto Sordi, da questo momento in poi, è una lista interminabile di titoli

(Vedi Filmografia).

Negli anni Cinquanta interpreta, “L’arte di arrangiarsi” (1955) di Luigi Zampa, “Un eroe dei nostri tempi” (1955) di

 Mario Monicelli, “Lo scapolo d’oro” (1956) di Antonio Pietrangeli, con cui riceve il suo primo Nastro d’Argento come

miglior interprete protagonista, “Ladro lui, ladra lei” (1958) ancora diretto da Luigi Zampa e soprattutto “La grande

guerra” (1959) di Mario Monicelli e “Il vigile” (1960), sempre di Luigi Zampa, dove, nei panni dello spiantato Otello,

crea uno dei suoi personaggi più divertenti. Nel 1965 Alberto Sordi esordisce come regista nel film “Fumo di Londra”,

poi, nel 1968, ottiene un successo straordinario con “Il medico della mutua” di Luigi Zampa e anche con “Riusciranno

 i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?”, diretto da Ettore Scola.

E poi ancora “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata” (1971), “Lo scopone scientifico “

(1972), “Polvere di stelle” (1973), “Un borghese piccolo piccolo”, con un Sordi mattatore che conferma di saper utiliz-

zare abilmente anche il registro drammatico e di poter mescolare con sapienza il comico al grottesco, e poi “Il marche-

se del Grillo” (1980).  

Lo ricordiamo in coppia con Monica Vitti nel celebre “Io so che tu sai che io so” (1982) e poi insieme a Carlo Verdone

in “In viaggio con papà” (1982) e “Troppo forte” (1986), Alberto Sordi riceve negli anni Ottanta molti riconoscimenti

internazionali, che culminano al Carnegie Hall Cinema di New York dove, nel novembre del 1985, si svolge la rassegna

“Alberto Sordi - Maestro of Italian Comedy”.                                                                        

Riconoscimenti:

Tre Nastri d’Argento, sette David di Donatello, due Grolle d’Oro, un Golden Globe, un Orso d’Oro a Berlino e

un Leone d’Oro a Venezia per celebrare la sua carriera.

                                                                     

                                                                                  

Alberto Sordi è tristemente scomparso il 25 Febbraio 2003 all’età di 82 anni  nella sua villa  di piazza Numa Pompilio,

 a Roma. Sordi era assistito dalla sorella Amelia. La morte sarebbe stata provocata da complicazioni broncopolmonari

conseguenti alla grave malattia che lo aveva colpito negli ultimi mesi e su cui era mantenuto il massimo riserbo.


ROMA, 27 FEBBRAIO 2003 -

 Anche Gigi Proietti ha voluto salutare Alberto Sordi con 4 versi di un sonetto.

                   «Io sò sicuro che nun sei arrivato

ancora da San Pietro in ginocchione,

fra mezza strada te sarai fermato

a guardà sta fiumana de persone.

Te rendi conto sì ch'hai combinato,

questo è amore sincero, è commozione,

rimprovero perchè te ne sei annato,

rispetto vero tutto per Albertone.

Starai dicenno: ma che state a fà,

ve vedo tutti tristi nel dolore e c'hiai ragione,

tutta la città sbrilluccica de lacrime e ricordi.

Chè tu non sei sortanto un granne attore,

 tu sei tanto di più, sei Alberto Sordi».

 

 

 

 

 

 


Sordi passeggia di notte per le strade cittadine deserte insieme ad un signore. Fumano una sigaretta e chiacchierano con tono rilassato

SORDI: Marchese, lo sa che scherzo mi hanno fatto quei gamberetti che abbiamo mangiato ieri sera al Ronchetto delle Rane?

MARCHESE: Le hanno fatto male? SORDI: No, mi hanno fatto fare un sogno. MARCHESE: In bianco e nero o a colori. SORDI: A colori, io sogno sempre a colori. MARCHESE: E che sogno ha fatto commendatore? SORDI: Ho sognato che ero rimasto vedovo. MARCHESE: Ah, ha sognato che era morta la sua… SORDI: Sì, mia moglie. Un sogno completo: morte, camera ardente, funerale. Io camminavo dietro al feretro, alla mia destra camminava lei, marchese, e alla mia sinistra padre Agostino. MARCHESE: Perbacco! Ricorda tutti i dettagli.

SORDI: Sì, come fosse adesso.

I due si fermano

MARCHESE: E nel sogno ha provato dolore?

SORDI: No, anzi, mentre tutti piangevano, io solo ridevo.(ride)

MARCHESE:(ridendo)Rideva?

SORDI: Poi mentre calavano la bara giù, nella fossa, ho sentito come un colpetto qui dietro alla nuca. Tac! Anche abbastanza forte… Credevo fosse padre Agostino e invece mi sono svegliato nel mio letto; era mia moglie che mi diceva:(con accento milanese)"Cos'hai cretinetti, ridi nel sonno?".

 

Da "Il Vedovo", 1959.

 


Sordi-tassinaro ha caricato sul suo tassì una coppia di americani. Lui è un uomo corpulento e indossa un notevole cappello a tesa larga, stile J.R. del telefilm "Dallas". Lei è una donna di mezza età, vestita in modo sgargiante e con una vocetta stridula. I tre discutono animatamente.

SORDI: In television "Dallas"... clicche, clicche, clicche, sempre "Dallas", "Dallas"...

AMERICANO: Clicche "Dallas"? You don't like "Dallas"? Non piacere? Don't touch me so, honey.

SORDI: No, non è che I don't like, è che me rompe. Ecco, tutto qua.

AMERICANO: I don't understand. What do you mean "me rompe"?

SORDI: Me rompe… me rompe perché… perché scusa noi in Italia se dovemo sorbì 'sto polpettone de "Dallas"? Ma che noi italiani ve imponemo a voi forse una trasmissione in television de nome Valmontone, Portogruaro, Gallarate, che forse qualche birbaccione e qualche mignotta ce sta pure là? Perché voi ce dovete rompe li cojoni con 'sto "Dallas"?

AMERICANO: Ehi coijone, I know what that means, don't you bad word me, I'm no Coijone.

SORDI: Ah, cojone lo capisci. Le parolacce le capisci, eh?

MOGLIE: Tu detto "mi cojoni".

SORDI: Cojone sì, ma your husband, signora, suo marito è attaccabrighe. E' very attaccabrighe.

AMERICANO: And you're a dirty bastard! That's what you are! A dirty bastard!

SORDI: Un little precisation America. Voi americani dite sempre la parola bastardo, lo sai perché? V'o dico io. Perché c'avete una lingua molto, ma molto povera. Perché se io mi volessi abbassare a rispondere al tuo bastard, che a noi ce fa proprio ride, io ti potrei dare (incalzante) del figlio di madre ignota, del rotto nel posteriore, ti potrei mandare a fare nel medesimo, potrei fare appello anche ai tuoi morti, con eventuale partecipazione de tu' nonno in carriola opzionale e coinvolgere tua sorella, notoriamente incline allo smandrappo e all'uso improprio della bocca, e allargà il discorso a quel grandissimo Toro Seduto de tu' padre, a sua volta figlio di una città di cinque lettere cantata da Omero, che tu 'n sai manco chi era perché sei ignorante. Are you ignorant!

AMERICANO: I understand that, ignorant, and you stop talking like that! You are a bastard, you are a dirty bastard!

La moglie cerca di calmare il marito

SORDI: Non alza voice with me, perché tu fai tremare me pizzo de camicia, you understand pizzo de camicia? No, no, no, tu non meni a nessuno, perché I bring my chiav english and I give in your fronte. Mica notte.

 

Da "Il tassinaro", 1983


SORDI (rivolgendosi allo scopino giù in strada): Molte immondizie, scopi?

SCOPINO: Mamma mia quanto è insudicio questo mondo…

SORDI: Embè, che ci vuoi fa'?… Se non ci fossero gli insudicioni non ci saresti neanche tu scopi', non ti pare?

 

Da "Mamma mia che impressione!", 1951