Caravaggio

Milan 1571 – Porto Ercole 1610

Porto Ercole July 1610

Michelangelo Merisi of Caravaggio, a famous and much copied painter, who had basked in the protection of cardinals and prelates, but who was also wanted by the papal guards for a homicide committed in Rome in 1606, was found dead on the beach at Porto Ercole. This was the shabbily dressed individual with a scratched face who had wandered along the coastal road for two days screaming at the sun and cursing a ship that only he could see. Carrying only a few things, he took a boat from Naples to Rome, under the patronage of Cardinal Gonzaga who had arranged his surrender. When he landed he was taken prisoner and placed in goal, where he stayed for two days before being released. On returning to the beach he found that the ship had sailed. Furiously and desperately, he ran up and down the beach trying to get a glimpse of the ship and the things he had left on board. After a while he was taken to bed with a high temperature, where he died, unaided, in as bad a way as he had lived. Giovanni Baglione, The life of painters, sculptors, architects and engravers. …., Rome 1642.

This is the description of Caravaggio’s last days by one of his main biographers, someone who was not completely detached, as is obvious by his last venomous phrases. He had met him in the “courts of justice”, being a painter in his own right, and had initially been fascinated by him only to end up with a sincere and confessed hatred. He had, perhaps, been a competitor in the field of friendships, protection and commissions. The Abbot Giovan Pietro Bellori is in agreement with this version of the facts given by Baglione. In one of his works in 1672 he held nothing personal against Caravaggio but detested him because he was the head of the naturalistic school of painting. A third biography places Caravaggio as travelling directly from Malta to the Tyrrhenian coast. A letter to Cardinal Borghese states that “poor Caravaggio did not die in Procida but in Porto Ercole, whilst on his way by ship to Palo, where he was imprisoned and freed on payment of a large sum of money, then proceeding overland, perhaps on foot, to Porto Ercole where he fell ill and died.” There is, therefore, some doubt as to the truth of Baglione’s story but the death of the painter at Porto Ercole is as certain as the date of 18th July and the tragic events that seem a just end to a tormented life. He might have died the previous year in Naples following badly treated wounds perhaps inflicted by a group of obscure assassins, Papal or Maltese soldiers, assassinated in Porto Ercole or remained a victim of malaria. The two days of lonely wanderings along the beach, with his brain in an already-critical condition, (one of his clients in Sicily had already defined him as a “troubled brain”), sun-burnt and deprived of his few belongings that had been left on the ship, must have added a taste of punishment to the drama, a fact that would have certainly appealed to Baglione. But why did he go to Argentario when his destination was Rome? Perhaps the announced pardon for his death penalty was not wholly official and it was more prudent to land in the Kingdom of Naples rather than in the Papal State. Even before this, why did he leave Naples where he had various well-paid commissions if not to end a life as a fugitive to avoid a death penalty, even carried out by an assassin, such as that attempted on his life when he returned from Sicily? He also had enemies amongst the Knights of Malta. If one questions the motive for his arrest and hasty departure by ship (perhaps he had a calendar to respect) one might arrive at a hypothesis of a well-designed trap, an organised leak of information regarding his pardon so that Caravaggio would give himself up to the Spanish guards stationed at Porto Ercole. They were ready to carry out the dirty work for others and, in this way, free pope Paolo V of the mess in which he had been placed on the insistence of his preferred nephew, Scipione Borghese, a cardinal due to parental influence and a defender of the condemned man. It is impossible to discover what happened during those two days in prison. The reason for his arrest has been attributed to mistaken identity with Caravaggio being taken for a wanted man, perhaps due to his facial wounds (“his wounds made him unrecognisable” Baglione) or according to the law which stated that a man was not free at the time of his pardon. The insistence of the biographers on the large sum of money paid to free him might cover up a much more vulgar robbery. To complicate things Caravaggio declared himself to the Spaniards as a Maltese Knight when he was no longer one and not a Spanish Knight, an honour that had only recently been given him by Phillip III.

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Caravaggio

Milano 1571 – Porto Ercole 1610

Porto Ercole, luglio 1610

Michelangelo Merisi da Caravaggio, pittore che aveva goduto della protezione di cardinali e prelati, famoso e imitato, ma anche ricercato dalle guardie papali per un omicidio commesso a Roma nel 1606, viene ritrovato cadavere sulla spiaggia di Porto Ercole. Era quell’individuo male in arnese e dal volto sfregiato che da due giorni arrancava lungo il litorale imprecando contro il sole e maledicendo una nave che solo lui vedeva. “Misesi in una felluca con alcune poche cose per venirsene a Roma [da Napoli], tornando sotto la parola del cardinal Gonzaga, che co’ il pontefice Paolo V la sua remissione trattava. Arrivato ch’egli fu nella spiaggia, fu in cambio fatto prigione e posto dentro le carceri, ove per due giorni ritenuto e poi rilassato, più la felluca non ritrovava, sì che postosi in furia, come disperato, andava per la spiaggia sotto la sferza del solleone a vedere se poteva in mare avvistare il vascello che le sue robe portava. Ultimamente, arrivato in un luogo della spiaggia misesi in letto con febbre maligna e senza aiuto umano tra pochi giorni morì malamente come appunto male aveva vivuto.” Giovanni Baglione, Le vite de’ pittori, scultori, architetti e intagliatori..., Roma 1642.

Così racconta gli ultimi giorni del Caravaggio uno dei suoi principali biografi; un commentatore non proprio distaccato, come si vede dal veleno nella coda della frase, che aveva incrociato il pittore “nelle aule giudiziarie” e, pittore a sua volta, ne aveva inizialmente subito il fascino per poi arrivare a un odio sincero e confessato. Forse ne aveva subito anche la concorrenza, nel campo amicizie, protezioni e commissioni. Con la versione dei fatti data da Baglione concorda l’abate Giovan Pietro Bellori: egli in una sua opera del 1672 non aveva nulla di personale contro Caravaggio ma lo detestava in quanto caposcuola della pittura naturalista. Un terzo biografo fa giungere Caravaggio direttamente da Malta alla costa tirrenica e in una lettera al cardinale Scipione Borghese si legge che “il povero Caravaggio non è morto in Procida ma a Port’Hercole, perché essendo capitato con la felluca, in quale andava a Palo, ivi da quel Capitano fu carcerato […] si liberò con uno sborso grosso di denari, e per terra, e forse a piedi si ridusse sino a Port’Hercole, dove ammalatosi ha lasciato la vita”.  Si potrebbe quindi sollevare qualche dubbio sul racconto di Baglione: ma la morte del pittore a Porto Ercole è certa e datata al 18 luglio, e le sue modalità tragiche sembrano veramente la conclusione più adatta a una vita tormentata. Potrebbe essere morto in seguito alle ferite mal curate ricevute da un gruppo di oscuri sicari, papalini o maltesi, l’anno prima a Napoli, o assassinato a Porto Ercole, o rimasto vittima della malaria. I due giorni passati errando sulla spiaggia, solo, col cervello già in condizioni critiche (un suo cliente, in Sicilia, già lo aveva definito “cervello stravolto”) bruciato dal sole, privato dei suoi pochi averi dalla fuga della feluca che li trasportava, aggiungono al dramma un sapore di punizione che a Baglione non sarà certo dispiaciuto.  Ma perché andare all’Argentario, avendo Roma come meta? Perché l’annunciato provvedimento di grazia che gli condonava la pena capitale non aveva ancora i crismi dell’ufficialità, ed era più prudente sbarcare in territorio appartenente al regno di Napoli anziché negli stati pontifici.  E prima ancora, perché lasciare Napoli, dove non gli mancavano committenti disposti a pagarlo bene, se non nella prospettiva di porre fine a una vita da fuggiasco ed evitare una condanna a morte che poteva avvenire anche per mano di un sicario, come nell’oscura aggressione che aveva subito appena tornato dalla Sicilia? Oltretutto, come vedremo, aveva nemici anche tra i Cavalieri di Malta. Se poi ci si chiede il motivo del suo arresto e quello della partenza precipitosa dell’imbarcazione – ma forse era una specie di postale e aveva un calendario da rispettare – si potrebbe ipotizzare una trappola ben ordita, a un’organizzata fuga di notizie sulla grazia per fare in modo che Caravaggio si consegnasse alle guardie spagnole di stanza a Porto Ercole, disponibili a eseguire il lavoro sporco per conto terzi, liberando così papa Paolo V dall’impaccio in cui lo avevano messo le insistenze del diletto nipote Scipione Borghese, cardinale per meriti parentali e peroratore della causa del condannato. Sarà molto difficile scoprire cosa sia avvenuto durante quei due giorni di carcerazione; sulle motivazioni dell’arresto qualcuno parla di uno scambio di persona, con Caravaggio preso per un ricercato anche a causa delle ferite che portava ancora in volto (“per li colpi quasi più non si riconosceva” – Baglione) o di un provvedimento di rito, secondo la legge che imponeva al graziando di non essere a piede libero al momento della concessione del perdono. E l’insistenza dei biografi sulla grossa somma sborsata per farsi liberare maschererebbe un ben più volgare rapina. Per complicare le cose, Caravaggio si sarebbe qualificato davanti agli spagnoli come cavaliere di Malta, mentre non lo era più, e non cavaliere di Spagna, onorificenza da poco attribuitagli da re Filippo III.