Ristrutturazione nella trance
Questo pomeriggio, voglio dedicare un po'
di tempo a insegnarvi Ift
ristrutturazione: un approccio che, unito all'ipnosi, potete utilizzare Jler affrontare quasi tutte le difficoltà. Vi voglio anche
insegnare a lUbilire
espliciti segnali per comunicare 'sì' e 'no', perché, se sapete ' tome ottenerli, potete effettuare qualsiasi procedimento, mentre la persona
è in trance, e ottenerne un appropriato feedback. Prima, però Voglio
darvi alcune idee generali.
Quanti di voi hanno mai avuto un cliente
con una paralisi isterica O qualcosa del genere? Molti pensano che essa sia
poco comune, ma non lo è. È un problema interessante. La prima volta che
incontrai U paralisi isterica, ne fui affascinato. Avevo letto che Milton Erickson iveva preso la paralisi
isterica e l'aveva spostata da una parte del corpo a
un'altra, e avevo sempre voluto fare una cosa del genere.
Quando finalmente mi arrivò una cliente
con una paralisi isterica, decisi di provare qualcosa di simile a ciò che aveva
fatto Erickson. La ipnotizzai e le spostai
la paralisi da un braccio all'altro. Quando uscì poteva utilizzare il braccio
sinistro, che non era stata capace di muovere per tre anni. In
compenso, il braccio destro, che prima andava bene, adesso era completamente
paralizzato. Io ero molto compiaciuto, e la feci tornare il giorno
successivo.
Lei era alquanto
arrabbiata con me, perché lo spostamento della lua
paralisi le aveva reso evidente che essa aveva una base isterica. Prima
(qualsiasi cosa i dottori le dicessero) aveva sempre saputo che la paralisi non
dipendeva dalla sua mente. I medici continuavano a dire: "Dipende dalla
sua mente", e lei invece sapeva che la paralisi
era nel braccio. Ma quando si spostò all'altro braccio, era difficile continuare a credere che
risiedesse solo nel braccio.
Il giorno dopo, spostai la paralisi dal
braccio al piede. Le tono andarsene
zoppicando, ma le braccia funzionavano perfettamente tulli e due. Cominciò ad arrabbiarsi ancora di più con me. Questo comimi.)
spostamento
della paralisi realizzava una cosa molto importanti i aveva una convinzione, e io le davo dei controesempi. Era comi che la difficoltà non stesse nella sua mente. Ma quando entrate
n> studio di qualcuno che lavora sulla psiche, e non sulle braccia, <
giorno ne uscite con una paralisi nell'altro braccio,
e il giorno <!• non nel braccio ma
in una gamba, tenderete a chiedervi se avete <i vero un problema
fisiologico. Questa operazione
non solo servi
controesempio alla sua
vecchia convinzione, cominciò
anche a m gnarle che
la stessa paralisi poteva essere
spostata.
Ero convinto che la paralisi svolgesse una
qualche funzione il> sua vita, così piuttosto che eliminarla
completamente, la spost;n
nuovo. Finì coll'andarsene con una paralisi alle
unghie, e se ne lann > moltissimo! Come vi
sentireste con una paralisi alle unghie? ( •" vi sentireste, se, partiti
con una paralisi a un braccio, foste andai i finire
con una paralisi all'unghia di ciascun dito della mano?
Quando Erickson
scrisse il caso in cui aveva spostato la paul
isterica di una persona, parlò della critica
principale che viene ni» all'ipnosi come procedura di trattamento:
e cioè che l'ipnosi ti.i
unicamente il sintomo e non il 'bisogno di base',
cosicché la 'gn. gione' ipnotica non sarà altro che
la comparsa di qualche altro sintom
La nozione dei 'bisogni' è nata dall'opera
di Freud. Egli credi che la persona
avesse certi bisogni. Ai suoi giorni, 'bisogni'
era an. tata come una descrizione ben formata di
qualcosa che avviene di-in la mente della persona. Una volta che uno ha un bisogno, non • niente da fare. È solo questione di
sapere come il bisogno si espri
Diciamo che avete bisogno di avere attenzione. Se il vostro bisop
non è appagato, per ottenere l'attenzione degli altri vi potreste i venire
l'orticaria, o qualcosa del genere. L'attenzione sarebbe il V" dagno secondario" che otterreste dall'avere
l'orticaria. Se aveste l sogno che la gente vi dia
maggiore sostegno e si prenda maggiore u di voi, potreste farvi venire una
paralisi a un braccio.
Ai tempi di Freud c'era un altro tizio,
chiamato Mesmer, e Mesm
faceva cose che affascinavano Freud. Mesmer prendeva uno che ave
la paralisi isterica e la faceva sparire, però più tardi la persona fim con
l'avere qualche problema d'altro genere.
Freud giunse alla conclusione che se si guariva la paralisi a un In > ciò
di una persona,
il sintomo si
sarebbe necessariamente espn in qualche altro modo. La paralisi al braccio sarebbe sparita, in.i viso si
sarebbe coperto di orticaria. Diede persino un nome a qu< fenomeno: lo
chiamò 'conversione'. Esso è
chiamato anche 'som 11
zione del sintomo'.
L'ipnosi è
stata spesso accusata di non esser altro che una m > >
Bilione del sintomo. I critici hanno sostenuto che se
l'ipnosi può eli-: un sintomo, il cliente
necessariamente ne avrà un altro al suo Ito. Quando io
mi addentrai nel campo della psicologia, mi interessò Iflficare questa critica rivolta all'ipnosi.
Mi incuriosì molto
l'ipnosi perché tutti, proprio tutti
nel
campo lllu psicologia, mi dicevano: "Non
imparare l'ipnosi. Non fa
altro curare il sintomo". Avevo
imparato molto tempo
fa che tutto che nella vita è tenacemente evitato è
probabilmente qualcosa di llldo, e quindi l'ipnosi
suscitò il mio interesse. Ci sono delle eccellili, ma ho notato che la gente tende ad evitare le cose
molto potenti. Tutti
mi dicevano: "Non
imparare l'ipnosi, perché
non fa altro curare il sintomo", e la mia prima reazione era: "A
me piacele
essere capace di curare il sintomo. Se non
posso fare altro, può ilcre la pena". Loro
dicevano: "No, no, se ti limiti a curare il sin-|IBH> e a
guarirlo, lui sbucherà fuori da qualche altra
parte". Per me che sono un matematico, l'idea di far sbucare
qualcosa da jilche altra parte assomigliava molto a una bella equazione. Pensavo: rOh,
quanto mi piacerebbe
saper fare una
cosa del genere". Così iminciai a imparare l'ipnosi, e a sperimentare che succedeva quando
eliminavano i sintomi. Provai a prendere alcuni
volontari con dei •oblemi, a
ipnotizzarli e a eliminare i sintomi tout court, senza fare Jlft). Volevo scoprire dove risbucavano fuori,
per scoprire se
c'era I qualche modello sistematico nel modo in cui avveniva la conver-anc. Qualsiasi buon
matematico chiederà: "Come sa il
sintomo dove bucare la prossima volta?". Niente avviene
a caso. Se le particelle Ilomiche
non si muovono a caso, ci vuole molta audacia per
pensare ìif i sintomi possano violare le leggi della
fisica.
Cominciai a notare che c'erano certi modelli nel modo in cui i llntomi sbucavano fuori. I nuovi
sintomi sembravano perseguire lo scopo dei vecchi. Quando con l'ipnosi
eliminavo il sintomo, la intona ne aveva un altro che
finiva con l'ottenere gli stessi benefici. Un'altra cosa che notai, e di cui odio
dover informare il mondo piiti psicologia, è che il
sintomo non risbucava sempre. In
realtà, la mona stava molto meglio quando
effettivamente esso ricompariva. Yunico modo
che una persona aveva per ottenere attenzione era |ni'llo
di farsi venire una paralisi al braccio, e se io la ipnotizzavo |ii eliminavo il sintomo, essa, semplicemente, non otteneva
più atten-|(t»w. Ciò mi sembra meno utile che avere una conversione.
( tsservando il lavoro dei
terapeuti, cominciai a
notare che molto lljiriiM) riuscivano a 'aggiustare' una persona
rendendola più limitata*. puri essere un concetto difficile da capire, all'inizio.
Tuttavia, se una jKHMina non è in contatto con le
proprie sensazioni, per esempio se si è
ritirata dal mondo per proteggersi dalla sofferenza e dal dolore il" si possono avere
dalla vita, e voi le eliminate questo
sintomo, ev > finirà con l'essere
massacrata sul piano emotivo. Non mi sembra m, risultato
tanto vantaggioso.
Conosco un uomo a cui è capitato proprio
questo. Il medico di' lavorava
con lui pensava che la propria ideologia fosse più importali i. dell'esperienza del cliente. Credeva fosse cosa buona che la
person > sentisse tutto
in modo intenso, così si diede da fare a insegnare .il suo cliente a reagire intensamente senza porsi la domanda:
"Quand< poi reagisce intensamente alle cose,
come affronterà questo fatto? Il medico non aveva pensato che il meccanismo che
aveva protetto il suo cliente dal sentire intensamente
le cose doveva esserci per un qualche scopo.
La differenza
tra ragionamento conscio
e reazione inconscia
si.i nel
fatto che le reazioni sembrano avere una finalità e non un sigm
ficaio. È molto difficile capire la differenza tra queste due cose, pei che di solito si cerca di capirla a livello conscio. E,
naturalmente, .1 livello conscio si cerca di capire il
significato della differenza tra signi ficato e finalità. È un modo veramente ottimo per
confondersi. E poi che alcuni di voi stanno già impegnandosi in questa dirczione, parlerò per gli altri.
La finalità è semplicemente una funzione. Se una data cosa ha una funzione, serve a realizzare qualcosa.
Questo qualcosa, non è necessa riamente
una cosa valida. È però una cosa abituale. È qualcosa chi in
un dato momento della storia di quell'organismo
ha avuto un signi ficato
per esso valido. La maggior parte di voi medici avrà notato che la gente
ha dei comportamenti che sarebbero utili
e appropriati per bambini di cinque anni, ma non per un adulto.
Tuttavia, una volta stabilito quello schema di comportamento, continuano ad
utilizzarlo.
Per esempio, ci sono adulti che fanno i
capricci per ottenere le cose che vogliono. Non si rendono conto che fare i capricci non li aiuta più. Quando da bambino facevate un capriccio, se avevate il genitore giusto, ottenevate le cose che
volevate. Ma quando da adulto andate nel mondo, la cosa
funziona solo con poche persone. Allora fate i capricci perché non
funziona, e ottenete ancora meno ciò che volete. Quando cominciai a imparare l'ipnosi, decisi di scoprire se riuscivo a fare
sparire qualche cosa senza effetti collaterali. Ipnotizzai otto fumatori, ed
eliminai semplicemente la loro abitudine al fumo. In
quattro di essi non ci furono effetti secondari
appariscenti. Se gli effetti secondari non sono appariscenti,
per me va bene. Se c'è qualche 'pressione sottostante' che non viene mai alla superficie, per me va bene. Se l'analista freudiano dice che andrà sempre così, per me
va bene lo
lino. Se la
cosa funziona, non mi interessa che lasci insoddisfatto miche 'bisogno pressante' purché esso non abbia un impalto
sulla III della persona.
Con le altre
quattro persone, però la conversione avvenne effetliva-e.
Facevo periodicamenle dei conlrolli, perché volevo scoprire se >•«. avvenuto
qualcosa di inabituale, di strano, di straordinariamenle incevole, o
che comunque inlerferisse nelle loro vile. Li facevo
anche mire e sedersi nel mio studio, perché volevo osservare se ci
fossero 'I cambiamenti radicali nel loro comportamento di cui non mi aves-|firo parlato.
Un allro, uno
che era slalo un accanito fumatore, ebbe una reazione
molto interessante e inabituale.
Quando venne da me per darmi il IUo resoconto, disse quanto segue: "Tutto va in modo
meraviglioso. Non ho più desiderato una sigaretla.
Tulio è andalo veramenie
liscio. Hon ho avuto nessun allro
lipo di problema. A proposilo,
Lei fa con-lulenza matrimoniale?".
Orbene, notai una cerla incongruenza nella sua comunicazione, così gli dissi
di far venire immediatamente sua moglie nel mio studio. Quando
arrivarono, li feci sedere nella sala d'aspelto, e me ne andai. A quell'epoca nella mia sala d'aspelto
c'era un'unilà di videoregistra-lione
che mi permetteva di osservare la gente. Scopersi che potevo Imparare mollo di più sulla geme osservandola per
cinque minuti nella sala d'aspetto che per
un'ora nel mio studio. Così avevo l'abitudine
di spiare, e molto. Avevo sistemalo la mia apparecchialura
In modo che comunque la persona si muovesse
nella stanza, potevo ientirla e vederla.
Quesla coppia se ne stava lì
seduta e aspetlava e aspeltava,
e io •spettavo e aspettavo. Continuai a
osservarli finché non notai qualcosa
di interessanle. Erano enlrambi
assorbili in attivila imperlanti quali leggere il giornale e guardare fuori dalla finestra. Non c'era molto da fare. Lui andava su e giù, e lei continuava a guardarlo e a cercare di
parlargli. A un certo momento lui si sedette vicino a
lei, e lei aprì la borsetla e tirò fuori una
sigaretta. Accese la sigaretla e poi si fermò e lo guardò. Diede una tirata alla sigaretla e lo guardò di nuovo. Lui la guardò
fumare, si alzò, e si spostò lontano da lei. Lei cercava continuamente di iniziare una conversazione con lui, ma lui le dava brevi risposte e tornava alla sua rivisla.
A quel punirò io entrai
nella sala d'aspelto, accesi una sigaretta, la porsi all'uomo, gli dissi di
fumarla, e uscii. Lui prese la sigaretta, e benché non volesse fumarla, la lenne
in mano. Non fumò la siga
rena, ma cominciò a parlare a sua moglie.
Avevo capilo che
c'era una forle possibililà che
nel corso drj'.h
anni
essi avessero stabilito un sistema
di segnali che utilizzavano
sigarette. Più tardi effettuai una piccola
investigazione ipnotica e v< ficai che il mio
sospetto era esatto. Nella routine di tutti i giorni, i svolgevano molte
attività, fino a che uno dei due si fermava e acc i deva una sigaretta. A quel punto anche l'altro faceva
lo stesso, e prestavano attenzione
reciproca. Nelle ultime
due settimane non avevano fatto, poiché io avevo eliminato
la sua possibilità di fumai Essendo stato eliminato
quel sistema di
segnali, si erano recipr<>< > mente ignorati del tutto.
Ecco un buon esempio di una cosa non gnificativa in se stessa, ma che ha una finalità.
Un altro uomo venne da me
perché sentiva ronzio e
dolore in '
l'orecchio. Tutto era cominciato poco tempo prima con
un sottile in d'orecchi; poi era
divenuto sordo da quell'orecchio e provava un il< lore
cronico. Aveva subito cinque operazioni, e ora non c'erano
rima ; più nervi in quell'orecchio. I medici
avevano asportato tutto, e
im tavia questo
orecchio ronzava ancora,
e lui aveva
ancora lo stes dolore che
aveva prima delle operazioni. I medici sapevano che nei rimaneva niente in quell'orecchio che potesse fare male o provocai. rumore,
così avevano deciso che la
causa di tutto
doveva essere <! natura
psicologica. La loro prontezza non era una cosa di cui person.il mente
andrei molto orgoglioso,
ma almeno avevano
smesso di fai
operazioni. C'era
da complimentarsi con
loro, per questo.
Almen non avevano detto: "Beh,
forse è l'altro orecchio!", oppure:
"Vediaiih
un po' l'emisfero cerebrale sinistro!".
Quando
quest'uomo
venne da me,
mi disse: "Devo fare
cessa i < il
dolore. Voglio solo imparare l'autoipnosi per far
diminuire il dolori perché attualmente devo prendere
tanti di quei
farmaci per darmi sollievo che non riesco più a
funzionare. A casa non posso più fai' niente.
Lavorare, non posso. E se non prendo i farmaci, il
dolore così tremendo che non posso fare nulla. Sono preso in trappola. Non ce la faccio più. Sto per perdere la casa. È semplicemente terribile
Voleva che utilizzassi l'ipnosi, e in un certo senso lo feci. Usai un particolare modello che fa parte dell'ipnosi, modello che noi chiamianx
'ristrutturazione' che è inteso a effettuare una deliberata sostituzioni del
sintomo. La ristrutturazione prende un
sintomo e lo tramuta m un altro.
Io avevo l'impressione che questo problema con l'orecchii gli fornisse il modo di non lavorare e di non fare altre cose
spiacevoli Non era
un modo molto
piacevole, ma neanche
il suo lavoro
fj piaceva. Prima
era architetto ma non era
molto soddisfatto, siccln aveva
finito col tenere
i registri contabili
e svolgere altre
attivi i spiacevoli. Così io tramutai il sintomo
da dolore e ronzio nell'orecchi' (anche se all'inizio lasciai il ronzio)
a una paralisi isterica. Istruii I.
|tm mente inconscia a
paralizzargli entrambe le braccia ma 50/0 quando fonte stato appropriato che il
sintomo comparisse, perché volevo sa-|l»re se la mia
ipotesi era giusta.
Arrivò a funzionare molto bene. Sua moglie
gli diceva cose del tipo: ''Voglio che porti fuori la
spazzatura e falci il prato, perché ci sono lume cose arretrate", e
improvvisamente le braccia gli si paralizzavano. Diceva: "Oh, dannazione!
Non posso farlo". I suoi colleghi gli chiedevano di svolgere la parte più
spiacevole delle attività connesse alla loro professione, come tenere i
registri contabili e cose del genere, • misteriosamente la paralisi faceva la sua comparsa. i Una
volta, quando stavo cercando di imparare cos'è la sostituzione : dei
sintomi, venne da me una signora con una paralisi a un piede. Aveva sempre i
piedi paralizzati. Erano talmente paralizzati che non poteva tenersi in
equilibrio, e doveva persino farsi aiutare da altri
per camminare. Era stata in terapia per un certo tempo.
Prima di entrare in terapia, i piedi le si paralizzavano
di tanto in tanto, mentre dopo essere stata in terapia, non facevano che
peggiorare. Secondo lei trano peggiorati
continuamente, e la terapia non era servita a nulla. Secondo me la terapia aveva reso continua la sua paralisi.
Io considero sempre i sintomi come amici, non come problemi della persona, perché considero
i sintomi come canali di comunicazione. Tuttavia, come avviene nella
maggior parte delle comunicazioni tra le persone, la finalità e il risultato
perseguito sono spesso dimenticati. I sintomi, come le
persone, non sempre si accorgono della differenza tra ciò che intendono comunicare e ciò che effettivamente
comunicano. Questa donna mi era stata
portata da una psicoioga molto conserva-trice, di una località della California in cui bisogna essere
ricchi per essere autorizzati a vivere. Aveva pensato che la paralisi ai piedi
della donna avesse qualcosa a che vedere con le interazioni familiari. Ma
poiché aveva lavorato a tutte le difficoltà della famiglia, e
il sintomo rimaneva lì, ci doveva essere qualche altra cosa. Così, come
ultimo tentativo, avevano pensato di provare con l'ipnosi.
La povera cliente era
lì seduta, vestita in maglietta e calzoni a mezzagamba.
Non era certo una persona attraente, ma sembrava
avesse fatto tutto il possibile per
apparire meno attraente possibile. Eccola lì, seduta vicino
a una terapeuta quarantenne ben vestita, che stava
dicendomi cose tipo: "I suoi problemi familiari sono risolti".
Ogni volta che la psicoioga lo diceva, la cliente
taceva completamente, ma la sua reazione non verbale era spettacolare. Il viso
si faceva asini metrico
e la respirazione diventava poco profonda e rapida. Io pensai "Uhm ... qua sta succedendo
qualche cosa".
Così la guardai e dissi:
"Lei è venuta da me con un piede pai.ili/ zato ... e la
sua terapeuta dice ... che ciò non ha niente a che veil< i con i suoi problemi familiari ... La sua terapeuta crede
... che i su problemi siano stati risolti
... e il sintomo rimane ... Il suo medi' le
dice ... che non c'è nessuna base neurologica ... dice che il problrm non è di natura fisica ... ma sta nella sua mente
... Ora sia io ... il' Lei ... sappiamo ... che il problema non
sta nella sua mente ... ma in > suoi piedi ... perché Lei non riesce a stare
in piedi ... se Lei stev
in piedi ... senza paralisi ... non avrebbe bisogno di questa terapeuta
o di quel medico ... perché questa è la ragione per cui è venuta qui Adesso io
non voglio parlare a Lei ... perché Lei ha fallito compie 1.1 mente
nell'affrontare questo problema ... Lei non ha imparato a st;n<
in piedi ... da sola ... senza
paralisi ... voglio parlare direttamente .n suoi piedi".
Se provate a prendere una persona della media borghesia american i e a dirle una cosa del genere, comincerà a dare i
numeri. La differen/.i tra la comunicazione ipnotica
e la comunicazione verbale
ordinali.i risiede nel fatto che quando
usate la comunicazione ipnotica, non vi preoccupate
del contenuto. Prestate
attenzione unicamente alle re;i zioni.
Io dico sempre: "Non prestate
attenzione al contenuto, prestati attenzione alla reazione". Se fate questo, potete dire qualunque cosa, e potete
comunicare con le persone come nessun altro può fare.
Poi abbassai gli occhi e guardai giù ai suoi piedi e dissi: "Piedi para lizzati, io so che avete qualcosa di
importante da dirci". La terapeuta abbassò lo sguardo sui piedi della
donna, e anche la donna si chinò e si guardò i piedi.
Io dissi: "Bene, io so ... che dal
punto di vista biologico ... il piede-destro è il piede del 'sì'
... e il piede sinistro è il piede del 'no' ... c'è qualcosa che mi volete
dire?". Il piede del 'sì' si mosse, e sia la
donna che la terapeuta rimasero senza fiato. Io dissi; "Benissimo. C'è
qualcosa che per anni avete cercato di dire a questa
donna, e che lei non ha capito?". Il piede del 'sì'
si mosse di nuovo. Io dissi: "Sareste disposti a dirglielo in un modo
nuovo?". Il piede del 'no' si mosse. Io dissi:
"Avete notato che così le cose non vanno come vorreste, e che il prezzo da
pagare è troppo alto?". Il piede del 'no' si
mosse di nuovo. I piedi pensavano che il modo in cui si stavano
comportando andava proprio bene.
Allora dissi: "Sareste disposti a
provare comunque un altro approccio, se funzionasse
meglio?". E il piede del 'sì' si mosse. Così io
dissi: "Benissimo, piedi. Se questa idea vi piace, quello che io voglio fare è eliminare qualsiasi traccia di paralisi. Ripristinate
un equilibrio completo, stabile e ben saldo. E solo nei momenti in cui avete bisogno di comunicare qualche cosa, voglio che
diventiate paralizzati. Ma voglio
nr facciate un lavoro ancora più completo. Voglio che diventiate pa-|ilmti dalla punta delle dita fino ad almeno
trenta centimetri sopra [ ginocchio. E poi, quando non avete più bisogno di
comunicare qual-hjih, ritornate a
una condizione di pieno equilibrio. Perché così come Ulte comunicando adesso, lei
non sa quando state comunicando qual-»a e quando no, e
non riesce a capire cosa volete dire. Anche se || obbedisce, vi obbedisce
quando non ce n'è bisogno. E potrebbe Obbedirvi più
pienamente, non è vero?". E il piede del 'sì' si
mosse.
allora io
dissi: "Cominciate subito!".
La donna disse: "I miei piedi non
sono più paralizzati!". Si prese |U il piede e lo
guardò e mosse le dita. Si alzò in piedi, e stava in tijuilibrio. La terapeuta disse: "Guardi, non voglio
che sia troppo Ottimista, perché talvolta queste cose
non durano a lungo", e la donna li paralizzò fin sopra le ginocchia, e
cadde. Si tirò sulla sedia e disse lila terapeuta:
"Non mi dica così" e la paralisi se ne andò.
Il suo sintomo divenne un maestro per lei.
Quando lasciò il mio Itudio e se ne
andò a casa, era contentissima. Pulì casa, e fece cose che non aveva fatto da tempo. Quando il marito tornò a casa, lei gli
raccontò la buona notizia, e disse: "Perché non mi porti fuori a cena per
festeggiare?". Lui disse: "Sono troppo stanco. Perché
invece non mi cucini qualche cosa?". Lei rispose: "Bene, d'accordo". E la paralisi cominciò a
salire su per le gambe. Disse: "No, penso che sia meglio che
andiamo fuori". E la paralisi sparì.
La sua paralisi divenne
la sua migliore amica per un bel po' di tempo. Divenne un maestro. Quando un sintomo diventa un vostro maestro, diventa un alleato, perché non
c'è niente al mondo che in un qualche modo non possa essere reso utile.
Se considerate la psicoterapia, l'ipnosi,
la scienza medica in generale come una battaglia contro i sintomi, limiterete molto le cose che sarete in grado di fare. Il cliente non sa combattere molto bene col proprio inconscio, e la vostra mente
conscia non sa fare molto di più.
Molto tempo fa, prima che divenissi ufficialmente un ipnotista, avevo una parente con un tremendo problema di
peso. Frequentava lo Weight
Watcbers e faceva tutte cose come mettere
dei segni sul frigorifero. Ciò che mi impressionava
era che comprava sempre molto cibo in modo da poter poi resistere alla tentazione
di mangiarlo. In casa sua c'era sempre molto cibo da
non mangiare.
Ricordo che una volta quando ero
appena un ragazzo, e non sapevo molte
cose, andai con lei al supermarket.
Mentre attraversavamo il supermarket, io le rimbalzavo dietro, e
lei andava mettendo nel cai rello un sacco di
cose che non avrebbe mangiato mai. Una di qucsir cose era un mezzo gallone di gelato. Le chiesi perché stava prcndi-iulo
quel
gelato, quando il giorno prima si era
data tanta pena per i" mangiarne. Disse che lo stava
prendendo per me. Le dissi che a » il gelato non piaceva, che non c'era
bisogno che lo prendesse per mi Lei
tolse il gelato dal carrello e cercò di rimetterlo nel bancone I gorifero, ma non
ci riuscì. Disse: "Beh, forse tua
madre ne vorrà > po' ". Io dissi:
"No, neanche a mia madre piace il gelato". Così I' per
rimetterlo a posto,
e poi disse: "Beh,
domani verranno da <
degli amici". Io dissi:
"No, ho cambiato idea". Stava quasi per rim> terlo a posto e nuovamente si
bloccò. Cercò qualche altra cosa da di i mentre
cercava di rimettere a posto il gelato.
Io mi avvicinai, pi> il
mezzo gallone di gelato, e lo rimisi a posto nel bancone frigorilii< Poi la guardai e chiesi: "Che hai?". Lei disse: "Non so. Penso 11. sto
lasciando fuori qualcuno".
Ricordo di essere rimasto bloccato per
quanto queste parole era". confuse.
Non ne capii il significato che molti anni più tardi. Effetto > mente aveva
lasciato qualcuno fuori dalla sua vita: se stessa. Era ca < linga
di professione e la sua casa non si
sporcava mai, perché n< -c'era mai
nessuno a sporcarla. Suo marito lavorava diciassette ore > giorno, veniva a casa di rado, e si
rifiutava di parlare di affari o lei, perché pensava che
non fosse buona
educazione parlarne. Pii' non c'era nient'altro di cui parlare. Figli non ne avevano. Macchini non
ne aveva, perché suo marito pensava che era meglio che
lei m'" guidasse: in California non era sicuro. Insomma aveva una casa vuoi con niente dentro, e nessuno con cui
parlare. Si potrebbe dire che 1. era vuota.
Avrei voluto sapere allora ciò che so oggi, e cioè che dietro al coi 11 portamento c'è una finalità
inconscia. Questa finalità non deve nec< sariamente essere significativa
nel senso che Freud pensava. Quan<l agli
inizi mi interessavo di psicologia, seguii un paio di
corsi all'univn sita, pazzo che ero. Uno di questi
corsi si chiamava: "Interpretazion. dei documenti interpersonali". Dovevamo
imparare a interpretare
I cose come 'realmente' erano. In
quel corso, scoprii che una person attribuisce al
comportamento molto più significato di quanto esso nei. ne abbia
in realtà. Il
comportamento non ha poi
tanto significai. ha invece una grandissima finalità, ed è quanto io vi voglio
dimostrai.