Esercizio n. 2

Allora adesso vi chiederò di ripetere lo stesso esercizio, ma questa volta dovrete limitarvi alla descrizione di quelle esperienze sensoriali che ci cTevono sicuramente essere e che sono a-specifiche. Se per esem­pio dite: "Senti il tonfo nell'acqua", e la persona è sottacqua, non va. Invece potete benissimo dire: "Senti i suoni prodotti dall'acqua", per­ché ci sarà di sicuro qualche suono.

Questa volta vorrei aggiungere un altro importante elemento: vorrei che manteneste un ritmo di voce costante, e che vi serviste della respi­razione dell'altra persona per regolare la velocità ... e il passo ... e il ritmo ... del discorso ... che creerete. Il fatto di seguire la respirazione di un'altra persona, mediante qualsiasi elemento del vostro comporta­mento, che sia il vostro ritmo respiratorio, la cadenza del vostro di­scorso, o qualsiasi altra cosa, ha un impatto notevolissimo. Provate e vedrete che forte impatto è. Continuate a riferirvi alla stessa esperienza di prima, e mantenete gli stessi gruppi di tre. Lavorate un paio di minuti a testa, senza fare commenti. Ci vorranno otto, dieci minuti al massimo perché tutti possano provare. Prestate attenzione a vedere se questa volta sentite le cose in modo diverso.

Ora vorrei chiedervi se avete notato qualche differenza nel modo di rivivere l'esperienza, anche se vi ho dato solo una piccola quantità di nuove istruzioni. È stato diverso per tutti? Vedo che alcuni annui­scono. C'è qualcuno per il quale non c'è stata proprio nessuna diffe­renza? ... Una persona. Anche se le nuove istruzioni sono state molto limitate, se abbiamo inserito una novità minima, il modo di vivere l'esperienza è cambiato per tutti eccetto una persona. Per me questa differenza è molto significativa, perché le istruzioni che vi ho dato sono solo una piccolissima parte delle cose che posso dirvi.

Per quanto mi riguarda, posso dire che l'ipnosi stessa altro non è che utilizzare il vostro corpo come un meccanismo di biofeedback. È quello che avete appena fatto, quando vi siete uniformati col ritmo della vostra voce alla respirazione del vostro compagno. Il vostro com­portamento, momento per momento, rappresentava un meccanismo di biofeedback per il suo comportamento. Che vi serviate degli stati alte­rati per produrre cambiamenti nella persona, o per scopi medici, per raggiungere il rilassamento, o come forma di meditazione, in ogni caso le cose che vi permettono di reagire a un altro essere umano entrando in uno stato alterato non sono mai predeterminate geneticamente. Non sono altro che il meccanismo stesso della comunicazione.

Se io vi dico che voglio che pensiate a una data cosa (parlando rapi­damente) 'molto-piano-e-attentamente', l'incongnienza tra quello che dico e il modo in cui lo dico vi fa avere due istruzioni in contraddizione tra loro. Ma se invece vi dico che voglio che vi fermiate un momento ... è riflettiate ... con molta calma ... su quale esattamente ... sia stato il cambiamento ... avvenuto nella vostra esperienza ... allora ... la ca­denza ... il ritmo del mio discorso ... così come i movimenti del corpo (si è andato dondolando al ritmo delle sue parole) non interferiscono con le parole che sto pronunziando. In realtà, tutte queste cose le colo­riscono, ne amplificano l'impatto.

Prima ho sentito qualcuno che diceva 'su' e intanto abbassava la voce. Questa è un'incongruenza. Le due cose non vanno bene insieme. È co­me raccontare di un'esperienza molto stimolante in tono monotono. Gli ipnotisti talvolta lo fanno, è vero. C'è una vecchia concezione del­l'ipnosi secondo la quale quando si ipnotizza qualcuno bisogna parlare con un tono di voce monotono. Per me è molto più efficace parlare in modo emozionato, se state riportando una persona a un'esperienza emozionante. Essere in trance non significa che uno deve essere morto. Molta gente mi dice: "Ma, veramente non credo di essere stato in trance, perché continuavo a sentire e ad avere sensazioni". Beh, quando uno non può vedere e sentire più niente, vuoi dire che è morto; quello è un altro discorso. In realtà, in ipnosi ciò che uno sente e vede e av­verte è in grandissima parte amplificato.

Io sono convinto che in stato d'ipnosi le persone hanno molto più controllo su se stesse di quanto pensino di averne. Ipnosi non è il processo tramite il quale si mette sotto controllo una persona. È il processo attraverso il quale si fornisce alla persona il controllo di sé, e ciò dandole un feedback che normalmente non ha.

Io so che qui dentro ognuno di voi è in grado di entrare in un qual­siasi stato di trance, anche se la Scienza ha 'dimostrato' che non è vero. 3 in cui i ricercatori l'hanno dimostrato, hanno effetti-e. Se con un gruppo di persone utilizzate per tutti la zione, solo alcune di loro andranno in trance.  È così i ipnotisti tradizionali. Ma qui non ci occuperemo dei-naie. Qui studieremo quella che è chiamata ipnosi erick-ne di Milton H. Erickson. Ipnosi ericksoniana significa punto le capacità d'ipnotizzare gli altri da fare entrare trance nel corso di una conversazione durante la quale ii' non è mai nemmeno accennata, molto tempo fa che l'importante non è quello che mio dice, majl modoin_cuijg,_dice. Quando cercate coscientemente di con-vìncéFe un altro, cercando di sopraffarlo, questo provoca in lui la rea­zione di opporvi resistenza. Ci sono persone che non oppongono resi­stenza, ed entrano in trance. Però né la resistenza né la cooperazione dimostrano niente, in sé; se non che le persone hanno la capacità di reagire. Qualsiasi persona viva reagisce. Ma la domanda è: in che modo, e a che cosa? La cosa da fare, quando praticate l'ipnosi, è notare quali sono le cose cui la persona reagisce in modo naturale.

Molta gente viene nel mio studio e mi dice: "Hanno cercato d'ipno­tizzarmi per anni e anni e non ci sono riusciti". Poi si siedono e con­tinuano: "Avanti, ci provi un po' pure Lei". Al che io rispondo: "Io non ci riesco, a ipnotizzarla". Loro dicono: "Va be', ci provi lo stesso", e io rispondo: "Non ci riesco. Non posso fare niente per Lei. Vede, se io decidessi di forzarla a tenere gli occhi aperti, ciò le farebbe tenere gli occhi aperti. Vogliamo provare? Tenga gli occhi bene bene aperti. Stia totalmente sveglio. Tutto quello che fa la farà restare perfettamente aderente al luogo e al momento in cui siamo". E così loro, per resi-stermi, entrano immediatamente in trance. Il principio che ho usato in questo esempio è stato semplicemente quello di notare la reazione della persona di fronte a me, e fornirle un contesto al quale potesse adeguatamente reagire in un modo che per lei fosse naturale. La mag­gior parte delle persone non resistono in modo così radicale. Solo ogni tanto se ne incontra qualcuna. Basta che vi rendiate conto di quello che sta facendo, e che alteriate il vostro comportamento, ed è un gioco da ragazzi.

L'ipnotista da teatro di solito prende a caso una ventina di persone dal pubblico, e da loro una serie di ordini. Poi scarta tutti i buoni sog­getti ipnotici, e tiene le persone che sono semplicemente obbedienti. Per me, questa non è un'indicazione di bravura; è un approccio stati­stico al modo di fare ipnosi. Quello che invece io voglio fare, è inse­gnarvi a vedere come reagisce una persona, in modo che possiate variare il vostro comportamento e fornirle un contesto all'interno del quale essa possa adeguatamente rispondere, Se riuscite a fare questo, potete fare entrare chiunque in uno stato alterato, e in questo stato gli potete insegnare qualunque cosa vogliate che impari.

Una cosa che ho notato, è che le_persone sono più portate a rispon­dere con facilità quando si trovano in quello stato che gli ipnotisti chia­mano rapport. Pare che il rapport si costituisca sulla base dell'unifor­marsi ai comportamenti dell'altro.,Non essere d'accordo con l'altro non costituisce rapport. Parlare più veloce di quanta l'altro possa ascoltare non crea rapport. Parlare di sensazioni nel momento in cui l'altro ha immagini visive non crea rapport. Se invece voi calibrate il ritmo della vostra voce a quello della sua respirazione, se sbattete le palpebre allo stesso ritmo suo, se annuite allo stesso ritmo con cui lui annuisce, se vi dondolate allo stesso ritmo con cui si dondola lui, e se dite le cose che sono effettivamente appropriate, o cose che capite che sono ap­propriate, creerete rapport. Se dite: "Ti rendi conto del calore della tua mano, dei suoni nella stanza, dei movimenti del corpo mentre re­spiri", queste parole asseconderanno l'esperienza della persona, perché tutte queste cose sono lì, presenti. Questo genere di assecondamento, noi lo chiamiamo 'ricalco'.

Un'esperienza certamente capitata a tanti è quella di guidare su un'autostrada a tre corsie e notare che qualcuno vicino a noi viaggia alla stessa velocità nostra. Se acceleriamo, lui accelera con noi, se ral­lentiamo, lui rallenta con noi. Vedete, quando cominciate ad unifor­marvi a qualcuno, voi stabilite un inconscio circuito di biofeedback, e l'altro ha tendenza a fare tutto quello che fate voi, o tutto quello di cui parlate. Se voi calibrate la cadenza, il passo, il ritmo del vostro discorso alla respirazione dell'altro, e poi molto lentamente cominciate a £allentare il ritmo, anche la sua respirazione rallenterà. Se tutto a un tratto ... fate una pausa, la farà anche lui. Dunque se iniziate coll'asse-condare il comportamento di qualcuno, sia verbalmente che non, vi mettete in grado di variare quello che fate, e di farlo andare dietro a voi.

La prossima volta che farete questo esercizio, desidero che iniziate coli'assecondare l'esperienza attuale dell'altra persona. L'ultima volta avete descritto le cose che ci dovevano essere state in una qualche precedente esperienza della persona. Questa volta comincerete col de­scrivere cosa ci deve essere nell'esperienza che ora essa vive. Per esem­pio, se immaginiamo che io lavori con Charlie, io dovrei dire qualcosa del genere: "E stai ascoltando il suono della mia voce .,,.,_. e senti il tepore nel punto in cui la tua mano sinistra è appoggiata sulla coscia....".

Nello scegliere questeJrasi ci vuole una certa arte. "Finché non avrò finito questa frase, non ti sarai resa conto del calore e della sensazione che ti da l'orecchio sinistro", e improvvisamente te ne rendi conto. Se dico ad Ann: "Adesso ti rendi conto della sensazione di tepore là dove le mani toccano il mento", probabilmente lei non se ne rendeva conto, prima che dicessi questa frase. Ma appena l'ho detta, lei ha potuto immediatamente constatare che le mie parole erano effettiva­mente un'adeguata rappresentazione della sua esperienza. In questo modo io acquisto credibilità, e inizio anche ad amplificare cose che sono vere, ma di cui non si rendeva conto sino a quando non ne ho parlato.

Se continuo con asserzioni di tipo cenestesico e poi dico:  "E ti rendi conto del rumore che fa la gente facendo frusciare la carta in questa sala", lei dovrà di nuovo prestare attenzione cosciente, per stabilire sg le mie parole descrivono adeguatamente la sua esperienza. Io le sto rimandando indietro cose che sono parte della sua esperienza, ma che di solito sono al di fuori della sua coscienza. In questo modo sto crean­do rapport, e con questa manovra, contemporaneamente sto già alte­rando il suo stato di coscienza.

Oggi esamineremo solo i principi su cui si basa l'induzione di uno stato alterato. In che modo poi si utilizza uno stato alterato, dopo che lo si è indotto, questo è un altro argomento, al quale arriveremo domani.

Per molto tempo gli ipnotisti si sono preoccupati di quanto è pro­fonda la trance del soggetto. Si sono serviti della profondità come di un indicatore di cosa è possibile e cosa non è possibile fare. Stando alla mia esperienza, pensare alla trance ir» termini di profondità non è molto utile; in alcuni stati alterati certi fenomeni ipnotici sono possibili, altri no. Ma i fenomeni ipnotici non hanno un gran valore in sé. Il fatto di riuscire ad avere allucinazioni positive o negative è qualcosa che in sé e per sé non ha poi grande valore. Le allucinazioni possono essere utilizzate come strumenti per raggiungere altri fini, ma di per sé non hanno un grande valore.

Ho scoperto che si può persino insegnare alla gente ad avere feno­meni ipnotici  (allucinazioni positive,  allucinazioni  negative,  controllo del dolore, eccetera) nello stato di   veglia.  In questa stanza, proprio adesso, c'è qualcuno che può fare queste cose nello  stato di  veglia. C'è qualcuno che riesce a vedere un  amico o un animale immaginario che avevate da bambino? Nessuno?   Alzate pure la mano, non vi ar­restiamo mica. (Qualche mano alzata). Benissimo, dunque voi siete in grado di allucinare in stato di veglia. Perché questo è allucinare. Spero che  ve ne rendiate conto.  No, perché  altrimenti qua fuori abbiamo uno psichiatra che  vi aspetta  con un apparecchio per l'elettroshock. Molti di voi possono avere allucinazioni negative:  cioè guardare una persona e non vederla. A molti di voi sarà capitato di guardare su un tavolo alla ricerca di qualcosa, e avjrete guardato dappertutto e non l'avete vista. E invece era sempre stata là davanti. Questo non è di­verso da quello che fa una persona in trance profonda. I bambini con­tinuamente allucinano i loro genitori   che gli parlano!   Quanti di voi possono sentire il profumo di una rosa anche quando non c'è? Quanti di voi possono fare una profonda ispirazione e sentire il profumo di una rosa qui, adesso? Secondo le statìstiche sull'ipnosi questo significa che siete a tre quarti del cammino verso la trance più profonda che possa esistere al mondo!   Questo significa una delle due cose:  o non siete mai stati nello stato di veglia, o la gente che fa le statistiche non sa bene quello che dice.

Non è una questione di profondità; se uno di voi dovesse per un solo attimo vivere, sperimentare lo stato conscio della persona che gli sta accanto, questo fatto farebbe apparire banale l'esperienza dell'LSD. La trance non è altro che prendere la propria esperienza conscia e al­terarla in qualcos'altro.

In California sta passando una legge che decreta che solo gli ipnotisti autorizzati possono indurre stati alterati. I risvolti di questa particolare legge saranno molto interessanti, perché quando uno fa all'amore induce certamente uno stato alterato nell'altro. Spero almeno che fare all'amore non sia la stessa cosa che falciare l'erba! Mi piacerebbe sapere anche come faranno a far rispettare questa legge. Bisognerà che tutti vadano a prendersi la licenza d'ipnotista così poi possono sposarsi.

Ma torniamo al nostro esercizio. Oltre ad assecondare con le vostre asserzioni l'esperienza della persona, e così creare rapport, dovete essere in grado di fare qualche cosa, col rapport che avrete. La chiave per riuscire in ciò è essere in grado di fare transizioni. Avete bisogno di sapere comè~guidare in modo tranquillo una persona dal suo stato at­tuale allo stato di trance, cioè di andare dalla descrizione del suo stato presente alla descrizione dello stato in cui volete che entri. L'uso di termini di transizione vi permetterà di compiere senza scosse quest'ope­razione. Termini di transizione quali 'mentre', oppure 'quando' sono termini che indicano una qualche relazione significativa tra due enun­ciati. "Mentre te ne stai qui seduto, puoi renderti conto che sto per dire qualcosa '^_NjOji_^è_nessuna.., relazione Jrajl fatto di.sedere cjui e quello di rendersi conto di qualcosa. Però suona come se avesse un significato, e sono il suono della voce, e la transizione 'mentre', a im­plicare che c'è un significato.

Cominciare con informazioni attinenti all'esperienza sensoriale vi per­mette di fare transizioni e di provocare reazioni che inducono uno stato alterato. La Jjase sensoriale per le transizioni deve essere qualcosa che trov£ unjiscpntro nella persona con la quale state lavorando. Non deve necessariamente essere qualcosa di cui essa è consapevole, ma qualcosa che essa possa trovare. Se io sto qui seduto, e guardo Stan e gli dico: "Stan, adesso tu senti col polpastrello la consistenza dei tuoi baffi, e mentre ci passi il dito ti rendi conto che hai sorriso e ti sei fermato. Con l'altra mano senti il tuo gomito, e mentre respiri, avverti che il Ino torace sale e scende. E forse ancora non lo sai, ma tra un istante li renderai conto del calore del tuo piede destro".

Joe:  Io ancora non afferro bene cosa intendi col termine transizione.

Se ti dico: "Mi hai fatto una domanda mentre eri lì seduto in quella sedia", sto facendo una transizione. Mi_sto servendo del termine 'men­tre^ per affermare che le due cose sono collegate. "Hai fatto questa domanda perché volevi capire una cosa importante". Vedete, la mag-gior^rjarte delle cose non sono necessariamente collegate tra di loro, ma l'usare il termine 'perché' le mette in relazione..Se io dico: "Men­tre stai seduto in quella sedia inspiri ed espiri", metto in relazione temporale le due cose. Esse non sono necessariamente in relazione, sono io che le metto in relazione quando dico 'mentre'.

Mi sto riferendo al fatto di mettere in relazione due frasi per mezzo di termini di transizione. Se dico a qualcuno:   "Sei seduto in questa sedia.  Stai sbattendo le palpebre.  Stai aspettando",  queste asserzióni non hanno neanche lontanamente la scorrevolezza di:   "Sei seduto in questa sedia e stai sbattendo le palpebre e ti stai chiedendo a che serve tutto ciò". Congiunzioni quali  'e', 'via  via che', 'mentre',  'perché' e 'quando' sono tutti termini che creano una relazione tra parti diverse di una frase. Questa particolare relazione è una relazione temporale. Questa relazione è quella che permette alla persona di passare da una idea a un'altra senza avvertire una frattura. È la stessa cosa che dire? "Sei in piedi sulla spiaggia, avvertendo il tepore del sole sul tuo corpo, e ti volti a guardare la spiaggia mentre dai un'altra bracciata". Anche se questi non sono collegati, essi diventano collegati con la semplice aggiunta di questi termini di transizione. Voi potete benissimo pren­dere dei concetti che sono del tutto scollegati e fare sì che siano col­legati usando con discrezione questo genere di  termini.  Quando una persona   ascolta   qualcuno   parlare,   ciò   che   in  parte   le   permette   di passare da un concetto all'altro sono questi particolari termini. E voi siete qui perché volete imparare a essere capaci di produrre un certo fenomeno chiamato ipnosi. E via via che passeremo insieme i prossimi tre giorni, io vi insegnerò un mucchio di cose che vi permetteranno di lavorare più agevolmente. Perché l'ipnosi funzioni, non lo so;  ma via via che cominciate a provare alcune di queste cose, scoprirete, per vostra propria esperienza, che esse hanno un impatto. Persino mentre parlo a voi, adesso, sto usando questi termini, e anche per questo il mio discorso acquista maggiore significato.

Joe:   Questo 'persino mentre' che hai appena usato, è un altro esem­pio di transizione? Sì.

Joe: Bene, allora ho capito cosa vuoi dire. Dici di trovare dei ter­mini che ti fanno passare da una frase a un'altra.

Esatto. Io potrei benissimo dire: "Mentre stai seduto in quella sedia, avverti il calore della mano sul braccio e avverti di avere un taccuino sulle gambe. Se ascolti bene, puoi persino sentire il battito del tuo cuore e non sai veramente ... esattamente ... che cosa imparerai nei prossimi tre giorni, ma ti rendi conto che ci sono moltissime nuove idee ed esperienze e cose da capire che ti potrebbero essere utili".

Ora tutte queste cose non sono necessariamente in relazione logica. Il fatto che la tua mano stia toccando il tuo braccio e che il taccuino sia appoggiato sulle gambe non significa che tu stai per imparare delle cose. Tuttavia la frase ha un suo significato, e serve a uno scopo. E questo scopo non è l'inganno, è la transizione.

Molta gente considera l'ipnosi come un contesto; ma considerare l'ipnosi come un contesto è veramente una perdita di tempo. La do­manda è: "In che modo posso strutturare la mia comunicazione affin­chè una data persona possa raggiungere nel modo più facile possibile le cose che vuole raggiungere?". Se viene da me qualcuno che desidera entrare in trance per ottenere dei cambiamenti terapeutici, oppure se sto usando l'ipnosi per qualche scopo medico, o per il controllo del dolore, o per aiutare la memoria, io voglio che per me sia il più facile possibile riuscire a fare queste cose, e voglio che sia lo stesso per le persone con le quali comunico. E quando comunico con la gente, mi servo di termini quali 'quando' per collegare dei concetti, in modo che gli altri non debbano saltare da un concetto a un altro.

Uomo: Stai forse dicendo che cerchi di collegare la suggestione a qualcosa che si trova nell'immediata e concreta esperienza dell'altro, in modo da rendere maggiormente credibile la suggestione stessa?

Proprio esattamente così. In_realtà voi potete avvertire la mano sulla gamba e potete sentire il peso del taccuino. E così io posso legarci qualcosa da apprendere. In questo modo, non solo quello che dico diventa più credibile, ma in più non si avverte più un salto. Io prima credevo che ciò che dava forza ai termini di transizione fosse il fatto che essi aumentano la credibilità di una frase. Ma oltre a ciò, c'è il fatto che in questo modo la persona non è costretta a fare dei salti, e ciò le rende molto più facile entrare veramente nel processo.

Quando lavoravo con persone che dovevano acquisire il controllo del dolore, costruivo sempre a partire da cose che potessero essere verificate. "Tu senti il dolore al braccio, e ti fa molto male, ma puoi anche avvertire il battito del cuore, i movimenti delle dita dei piedi, e mentre il cuore batte le tue orecchie possono udire le pulsazioni. Puoi sentire gli occhiali sul tuo naso, e adesso puoi cominciare a sentire l'altra mano, e le sensazioni nell'altra mano possono diventare molto intense. Tu puoi percepire ogni dito, e, in realtà, puoi raccogliere tutte le sensazioni in una mano, e trasferirle nell'altra".

Pensavo che ciò che rendeva questa frase tanto convincente fosse la sua logica. In parte, ciò che rende efficaci queste asserzioni è la cosiddetta logica; ma più ancora che essere logiche e convincenti, queste asserzioni sono un insieme di istruzioni riguardo a cosa è plausi­bile. E diventa più facile reagire a questa plausibilità quando la persona rimane in uno stato di coscienza costante, senza fratture. Sapete che c'è gente che con l'ipnosi riesce a controllare il proprio battito car­diaco. Però di solito le prime volte che una persona tenta una cosa del genere comincia a parlare a se stessa, e poi comincia a pensare alla zia Susie, e poi dice: "Chissà se funzionerà". Questi salti da un concetto all'altro rappresentano cambiamenti nello stato di coscienza, non radicali, ma sottili.

Costruire transizioni crea una relazione tra varie asserzioni, tale che invece di saltare da uno stato di coscienza a un altro, uno vi passa senza scosse. E via via che tranquillamente passate da uno stato di coscienza a un altro, vi riesce più facile eseguire dei compiti, specie quelli che hanno a che fare col sistema involontario, come regolare il battito del cuore o la pressione sanguigna. Non è un meccanismo di convinzione: è un meccanismo che rende le cose più facili.

Uno dei principali criteri che io ho per valutare la validità di una data cosa, è vedere non solo se funziona o non funziona, ma anche con quale facilità funziona. Io non credo che la terapia dovrebbe essere difficile, né per il cliente per il terapeuta. Quando una cosa è dif­ficile, è segno che non la conosciamo abbastanza. L'ipnosi non dovrebbe essére né* difficile, né innaturale. Dovrebbe invece essere la cosa più naturale di questo mondo. Ogni qual volta una persona si deve sfor­zare, deve provare, questo è un segno che la tecnologia che state utilizzando non è abbastanza raffinata. Ciò non significa che sia cattiva, è solo un'indicazione del fatto che ci sono molte altre cose da sapere. Questo ha un significato per voi?

Uomo: Veramente non ho seguito bene l'ultima frase. Grazie. Sei stato meraviglioso. Quello che ho detto, in realtà, non ha un significato; però funziona. Io provoco una reazione del tutto diversa, se smetto di usare termini quali 'via via', 'quando' o 'mentre' e improvvisamente uso una frase di rottura quale: "Questo ha un significato?". Voi cominciate a ripensare a quello che~hÒ~dètto, ed è difficile fare la transizione all'ultima frase, perché non c'è transizione. Adesso, mentre vi sto spiegando queste cose, se voi prestate atten­zione alla vostra esperienza di quanto sta accadendo proprio in questo momento nel quale io vi sto parlando, vi state spostando da un con­cetto a un altro. La delicatezza con la quale passate da un concetto a un altro è appunto ciò di cui stiamo parlando. E se io voglio sapere se lo capite a livello cosciente voi (che è diverso da sperimentarlo o da essere in grado di farlo), dovrò essere capace di operare una transizione, senza scosse per arrivare alla vostra comprensione cosciente. E adesso, mentre siete lì seduti a riflettere su questa cosa, questo ha maggiore significato per voi?

Uomo: Mi sembra che tu stia parlando di usare un certo numero di ponti, per esempio quella storia di rendere il proprio stile simile a quello del paziente, o forse di adottarne i manierismi ...

No, non ho detto 'manierismi'. Potreste voler rispecchiare l'atteggia­mento corporeo, però se l'altro si gratta, non è necessario che vi grattiate pure voi. Se voi adottate apertamente i manierismi di una persona, ciò tende a entrare nella coscienza, e come ipnotista la sola cosa che non volete è entrare nella coscienza di una persona. Voi volate trovare dei meccanismi più sottili, per esempio, respirare allo stesso ritmo. Questa non è una cosa di cui una persona tende a di­venire consapevole. Ma inconsciamente se ne renderà conto, e reagirà.

Uomo: D'accordo. Questi sono altrettanti modi di creare un legame tra i vari concetti che si sta cercando di far passare. Non so come esprimermi, diciamo che in qualche modo si è più persuasivi quando i vari meccanismi sottili sono simili.

Sì, ma in più io faccio qualche altra cosa, che mi rende le cose molto più facili, come ipnotista. È il fatto che io queste cose non le chiamo persuasione. Molta gente, quando pratica l'ipnosi o scrive sul­l'argomento, ne parla nei termini di 'persuasione', di essere one-iip, di essere in 'metaposizione', di 'avere il controllo'. Talvolta qualcuno si autodefinisce 'un operatore', e io ho sempre trovato interessante, che un ipnotista chiami così se stesso. Quelli che fanno queste cose scrivono anche di 'resistenze', perché pensare all'ipnosi in termini di j'ontrollo e ottenerne una resistenza sono due cose che si tengono per mimo. Un modo di esprimere quello che io voglio dire è che così l'ipnosi è più persuasiva. L'altro modo è dire che così è più naturale. f', più naturale reagire a cose che formano un tutt'uno, piuttosto che ti cose che non lo formano.

Facciamo una prova. Chiudete gli occhi per un minuto. La maggior piiite di voi, in un qualche momento della sua vita, si è trovato in piedi accanto a un boschetto d'alberi. E mentre stavate lì in piedi, e guardavate in su a quegli alberi, vedevate le foglie e i rami, e senti-viilc il profumo dell'aria che circolava tra gli alberi. Sentivate il lepore, il calore dell'aria; potreste persino aver iniziato a sentire una Irngc'ra brezza, e mentre sentivate la brezza potevate vedere come rami r Inolio reagivano ad essa, muovendosi. Poi vi giravate a sinistra, e vcilrvaic un grosso rinoceronte che vi stava caricando.

Se questo non disintegra la vostra realtà, niente sarà mai in grado ili l.iilo. Dal punto di vista dell'induzione di uno stato alterato, la  frattura può avere un suo valore e una sua funzione. Ma la sua fun­zione non è certo quella di far scivolare dolcemente in qualche dirc­zione. Le fratture nella comunicazione sono uno strumento estremamente potente  in   terapia  familiare.  Molta  gente  viene  da  me  e  mi  dice: "Vorrei tanto che mia moglie mi lasciasse in pace", e io rispondo: "Bene, la chiuda a chiave in uno stanzino". "Ma!   Non è questo che voglio". "Bene, allora cos'è che vuole?".

"Voglio solo che la smetta di dirmi che vuole cose". "Vuole forse che le scriva delle lettere?".

Queste non sono transizioni naturali, e provocano reazioni di tipo diverso. Sono molto utili nel contesto della terapia familiare, quando bisogna fare le cose in fretta, e spesso bisogna superare i limiti della mente conscia colpendola e doppiando i colpi.

Potete utilizzare la mancanza di transizioni per provocare reazioni molto, molto intense. Noi qui stiamo parlando di induzioni senza scosse in uno stato alterato. Ma potete anche far scattare una persona in uno stato alterato in modo molto rapido, comunicando senza transizioni logiche, significative e piane. Ci arriveremo più tardi. Quello è un metodo più radicale, e non voglio insegnarveli contemporaneamente. Voglio insegnarvi prima uno e poi l'altro. È sempre più facile capire quando le cose sono suddivise in pezzi.

Nel mio insegnamento ho notato una cosa che vi voglio proprio dire. È una cosa curiosa che riguarda il modo d'imparare, e il modo in cui la gente opera generalizzazioni. Se dite a qualcuno: "Sa, pensa proprio che Kansas City è una bella città", vi dirà: "Perché, Dallas no?". Questo non è un fenomeno specifico dell'arte della psicologia e della comunicazione, è una cosa molto generalizzata. Nei miei seminari se dico alla gente: "Questa qui è una cosa che funziona", in un modo o nell'altro hanno sempre l'idea che allora qualche altra cosa non funziona. Non sto dicendo che il fatto di non usare le transizioni non va bene. Sto dicendo che il fatto di usare le transizioni è di aiuto. Perché amplifica le cose che state facendo e le rende migliori. L'opposto può funzionare altrettanto bene, ma dovrete usarlo in modo diverso. Nel contesto dell'ipnosi, non si ya veloci se si va presto. Si va veloci se si va piano. Si tratta solo di sospendere il funzionamento della mente conscia del soggetto. Oppure si può descrivere la cosa dicendo che quando si porta il soggetto in uno stato di coscienza alterato si elimina tutto quello che c'è nel suo conscio. Dunque non è che lui perda la sua coscienza e non veda più, non senta più, non pensi più; è che il paradigma secondo il quale funziona il suo conscio non è operante. Questo paradigma è sempre presente, non è sparito, ma quando fate passare il soggetto in uno stato alterato, potete fare apprendere nuove cose in modo logico, sistematico e rigoroso. Il primo passo da compiere, è quello di imparare come portare una persona in uno stato alterato mediante transizioni senza scosse.

Uomo: Ho capito l'utilità delle transizioni, specialmente quando si ha a che fare con concetti relativamente scollegati. Ma le transizioni sono necessarie anche quando i concetti sono collegati, per esempio nel rilassamento, quando si tratta con termini quali 'sensazioni di tran­quillità, tranquillo, sentirsi calmo, sentirsi molto bene'? È necessario mantenere l'uso di transizioni di collegamento anche in questi tipi di frasi?

Beh, 'necessario' è una parola strana. 'Necessario' si riferisce sempre al risultato. Certamente non è necessario, ma la domanda è: "Cos'è che si vuole ottenere?".

Uomo: Qual è lo strumento per misurare quanto spesso è più utile usare queste transizioni?

I vostri occhi. Quando cominciate a fare queste cose, vi accorgerete che la persona, negli stati alterati, ha un aspetto diverso da quello che ha nelle normali trance da sveglio; e quando cominciate a notare questo fatto, comincerete a notare quand'è che fate cose che generano una frattura nella sua esperienza. Per utilizzare bene l'ipnosi occorre vederci molto bene, perché il più delle volte la persona non ci da il \eedback che normalmente ci darebbe. Essa non parla molto, il suo comportamento non è tanto manifesto. In un certo senso ciò rende le cose più facili, perché ci sono meno cose che vi possono confondere; però esige anche che abbiate una maggiore acutezza visiva. Se non ce l'avete, finirete col fare quello che fa la maggior parte degli ipnotisti, cioè affidarsi soltanto ai segnali delle dita per avere risposte del tipo sì/no alle vostre domande. Ma questo non è necessario. Questi segnali sono una buona cosa, se non ottenete il jeedback che desiderate; op­pure sono utili fino a che non avete sviluppato la vostra sensibilità. Se però vedete bene, potete avere tutti i feedback che volete senza dover ricorrere a un meccanismo artificiale. La gente reagisce all'esterno, in modo visibile, a ciò che sta avvenendo dentro di lei.

Se la persona vive un'esperienza interna di frattura, perché mentre voi le dite 'tranquillo', 'rilassato' o 'comodo' non si sente per niente così, vedrete delle reazioni non verbali che indicheranno questo fatto. E se vedete una cosa del genere, è giusto che l'affrontiate. "C'è qual­cuno che dice: 'Perché non ti rilassi?', e tu provi a rilassarti, ma è difficile e non ci riesci, e dici a te stesso: 'Se solo ci riuscissi'. Io ti potrei dire: 'Stai a tuo agio', ma è difficile essere a proprio agio in modo deliberato. Ma è molto facile pensare a una goccia di pioggia su una foglia". Anche se queste due cose non sono collegate, la per­sona si rilasserà molto di più se pensa a una goccia di pioggia che se cerca di rilassarsi.

Una delle cose che più mi ha colpito, più di qualunque altra cosa, in Milton Erickson, è che lui non usava mai l'ipnosi come uno stru­mento diretto. Se voleva che qualcuno fosse insensibile ai colori, non diceva: "Diventi insensibile ai colori". Diceva sempre: "Hai mai letto un libro? Cosa significa un libro letto1? Non significa proprio niente. Una volta uno mi ha detto che era un lunedì blu (triste)2. Io mi sono detto: un lunedì blu. Non significa proprio niente. Così queste due cose in qualche modo vanno insieme, ma non hanno nessun significato! Non hanno nessun significato per me. E non devono per forza, signi­ficare qualcosa neanche per te".

La differenza tra Erickson e gli altri ipnotisti che ho osservato e ascoltato e coi quali ho studiato, è che Erickson non aveva nessun cliente che avesse delle resistenze. Allora, o sceglieva molto bene i suoi pazienti, o faceva qualcosa di importante, che gli altri non face­vano. Milton osservava in che modo reagiva la gente, e forniva loro ciò che per essi era appropriato. L'uso delle transizioni è una cosa che è appropriata con chiunque parli l'inglese come lingua madre, perché le transizioni fanno parte della struttura di base dell'inglese; fanno parte del modo in cui la nostra lingua è costruita. E mentre praticate l'ipnosi, se usate le transizioni, esse vi saranno d'aiuto.

Una volta ho visto Milton effettuare un'induzione di trance in modo ufficiale, ed era una cosa rara a vedersi, credetemi pure. La maggior parte della gente entrava e cominciava a parlargli di cose intellettuali ... e improvvisamente il tempo era passato. Ma una volta lui indusse uf­ficialmente una trance. Fece sedere una persona, e disse: "E mentre sta lì seduto, voglio che guardi fisso un punto della parete, e mentre guarda quel punto si rende conto di stare facendo la stessa cosa che fece la prima volta che andò a scuola, e imparò a scrivere i numeri e le lettere dell'alfabeto. Lei sta imparando ... imparando qualcosa di cui non sa veramente nulla. E anche se non se n'è ancora reso conto, la sua respirazione è già cambiata (la cadenza della sua voce rallenta), e Lei sta diventando più a suo agio e più rilassato". Queste transizioni contribuivano a creare la continuità del discorso. E il meno che si possa dire è che il legame tra andare a scuola e imparare numeri <• lettere dell'alfabeto e diventare rilassati è molto tenue.

1 Gioco di parole intraducibile tra read 'letto' e red = 'rosso', con ]o suono.  [N.d.T.].

- Blue significa sia 'blu' che 'triste'.  [N.d.T.].

Tuttavia il significato di qualsiasi comunicazione (non solo nell'ipnosi, ma nella vita) non sta in ciò che noi pensiamo che significhi; sta nella i eazione che provoca. Se cercate di fare un complimento a qualcuno, e lui si sente insultato, il significato della vostra comunicazione è un insulto. Se dite che si sente insultato perché non vi ha capito, questa udii è altro che una giustificazione della vostra incapacità di comunicare. Kitnane il fatto che la comunicazione in sé è stata un insulto. Rispetto m I le cose ci si può mettere in due posizioni: o le si giustifica e le si spiega, oppure si può imparare da esse. Io personalmente preferisco imparare. Così se io comunico qualcosa, e l'altro la prende come un Insulto, la prossima volta cambierò il mio modo di comunicare. E se In luturo vorrò insultare quella persona, saprò esattamente cosa fare!

Le transizioni non sono certamente tutto; però sono un utile stra­lunilo. In ipnosi non c'è una formula universale. L'unica cosa su cui (micie contare, è che quando comunicate con gli altri, essi reagiranno. te voi dunque fornite delle comunicazioni sufficientemente differen-«Irtic, riuscirete a trovare a quali essi rispondono in modo appropriato.

i,imitilo abbiamo detto finora è solo l'inizio. Voglio anche che pre-iiiiitr aitenzione alla cadenza. La cadenza è molto, molto importante, l'n ipnotista alquanto tradizionale, di nome Ernest Hilgard, dopo ijHrti uni 'anni di ricerche dimostrò che non c'è alcuna relazione tra la Mpiiiiiii di una persona di alterare il proprio stato di coscienza e la ilrn,'ii di voce dell'ipnotista. Egli ha portato dei dati statistici a so-fltjjiio ili questa tesi. Se però prestate attenzione alla vostra esperienza, ^leiilic vi parlo qui adesso, vedrete che quando ... cambio cadenza ... In un'altra cadenza ... nettamente ... diversa ... e più lenta ...

I iti lo ha un notevole effetto. Fintantoché ha un notevole effetto, ih mi interessa quello che dice la 'scienza'.

tur, in all'inizio ho detto dj essere un fabbricante di modelli. Un jit .mie ili modelli non fa altro che costruire descrizioni. Le descri-[  nmi  snno altro che modi di far sì che prestiate attenzione alle In  i|iicstd  momento, tali descrizioni hanno lo scopo di fare in «tir  voi  prestiate attenzione al tono e alla cadenza della vostra

II pi unissimo ipnotista che vidi, quando entrai nella stanza era i r -.i.iv.i (creando di fare entrare in trance una persona. Mi do-iiiti fiiMii (ome praticare l'ipnosi, e parlava con una spiacevole s • "> < nasale, e diceva: "Voglio che Lei si senta molto rilassato", ii n' un iciiilcvo conto che non potevo sentirmi rilassato con una 14 |.i.i(inui illusa che mi parlava. Ma lui 'sapeva' che bastava avere imi i.imi ih voce, perché in tutti i libri sta scritto che bisogna un i"",. ,L voce- monotono. Lui 'sapeva' che non ha importanza i::" ' "•! l'importante è che sia sempre lo stesso.

 

Vedete, parlare con un tono monotono serve solo a evitare di essere incongruo, almeno per quanto ne so io. Se tutto il tempo usate lo stesso tono di voce, beh, probabilmente non sarete mai incongruo. Infatti anche se lo siete, nessuno se ne accorge, perché non c'è nessuna variazione nel vostro tono di voce. Invece la variazione del tono di voce potrebbe essere un mezzo di dare di più a quello che state facendo.

Uomo: Ho notato che quando trasmettevi delle suggestioni, talvolta usavi termini che comportano controllo; parole come 'ti senti bene', o 'avverti', mentre altre volte dicevi: "Questa è una cosa che potrebbe accadere". C'è differenza tra quando scegli termini che implicano il controllo e quando scegli termini che non lo implicano?

Sì. E il criterio guida è il seguente: non voglio...che succeda jnai che una persona alla quale pratico l'ipnosi non riesca a fare una cosa. Se dunque impartisco una suggestione che riguarda qualcosa facilmente verificabile, userò probabilmente parole quali: 'potrebbe', 'è possìbile che', che sono quelli che noi chiamiamo 'operatori modali di possibilità'. "È possibile che il suo braccio cominci a sollevarsi ... ". In questo modo, se la cosa che ho richiesto non avviene, non si potrà dire che la persona 'non c'è riuscita'. Se invece la suggestione riguarda qualcosa del tutto non verificabile, è più facile che si usino termini che indicano causalità: "Ciò fa sì che tu vada in una trance più profonda", o "Ciò comporterà un maggiore rilassamento". Poiché la suggestione non può essere verificata, la persona non potrà trarre la conclusione di non es­sere riuscita a fare la cosa in questione.

Se dopo aver usato cinque o sei operatori modali di possibilità vedo che la persona ha reagito a tutti quanti, a quel punto posso passare con una certa tranquillità a termini che comportano causalità. Se tut­tavia la suggestione successiva è d'importanza cruciale, è facile che continui a usare gli operatori modali di possibilità. Il criterio guida di base è essere sicuro che mai nessuno possa non riuscire, di qualunque cosa si tratti.

Molti ipnotisti portano il soggetto al limite delle proprie possibilità, somministrandogli quelli che sono chiamati i 'test di suscettibilità'. Questi ipnotisti mettono il cliente in uno stato alterato, e provano una serie di compiti ipnotici sempre più difficili. In questo modo il cliente riesce in alcuni, e non riesce in altri. Di solito succede questo: in un modo o nell'altro, sia l'ipnotista che il cliente arrivano a convincersi che ci sono cose per loro impossibili.

Quando insegnavo all'università, e tenevo dei corsi serali sull'ipnosi, molta gente seguiva i corsi e diceva: "Sì, io sono stato in trance un mucchio di volte, ma posso scendere solo fino a un certo livello". Io non so da dove gli sia venuta quest'idea dei livelli. In un modo o in un altro, la qualità della trance ipnotica si misura dal livello rag­giunto (parlando di autostima si parla di salire, in ipnosi si parla di «rudere). A certe persone, per avere allucinazioni positive occorre es-m-i-c in uno stato molto alterato di coscienza. Altre persone hanno con­tinuamente allucinazioni positive: lo chiamano pensare. Se come ipno­tista io metto qualcuno in una posizione ben determinata, apro la strada .din possibilità di non riuscire. Se infatti dico: "Adesso tu aprirai gli di-chi e vedrai un barboncino a sei zampe", e lui apre gli occhi e non vede nessun barboncino, può darsi che pensi di non essere capace di avere allucinazioni positive. Se considera questa suggestione come un commento su se stesso, piuttosto che sull'ipnotista, con tutta pro-Iwbilità arriverà alla convinzione di non potere avere allucinazioni positive.

ti tipico che i clienti arrivino e dicano: "Accidenti, ho sempre desi­derato d'essere capace di avere allucinazioni positive, ma non ci riesco". la so che ci riescono tutti, e che tutti l'hanno probabilmente già fatto più di una volta. Quando qualcuno mi dice che non ci riesce, per me r segno che qualche cosa lo ha indotto a credere che questa cosa è al ili fuori della sua portata, e questo non farà altro che rendermi molto più difficile il compito di riuscirci. Per portarli a vivere quell'esperienza, dovrò in qualche modo aggirare le loro convinzioni; oppure, dovrò «•triplicemente accettarle e dire: "Beh, sa, questa è un'impossibilità dovuta a cause genetiche. Comunque non è una cosa assolutamente necessaria per vivere, a meno che lei non sia un ingegnere edile".

Infatti gli ingegneri edili per tutta la vita fanno questo, sapete. Vanno in giro per le valli dove non c'è un bel niente e allucinano auto-ut rade e dighe, e poi le misurano. Però devono avere certe determinate allucinazioni, solo quelle e nessun'altra. Se vedono un'autostrada là dove non ce n'è nemmeno l'ombra, la cosa è 'naturale', è chiamata 'Irtvorò'. Se invece vedono degli omini blu che camminano su e giù jier l'autostrada, vuoi dire che hanno dei problemi.

Siccome non voglio che le persone non riescano a fare una cosa, o compiano generalizzazioni non vere, procedo molto, molto lenta­mente quando voglio produrre effetti verificabili, come i fenomeni ipnotici classici. Non ho avuto modo di conoscere molta gente per la i|iiule la levitazione del braccio o avere allucinazioni negative fossero una imprescindibile necessità. La maggior parte della gente le ha con­tinuamente e non lo sa. Questi fenomeni non hanno un grande valore In se stessi e per se stessi.

Quello che mi interessa, è condurre la persona ad esperienze che hi convincano di poter raggiungere qualsiasi cambiamento desideri per w si essa. Sia che desideri riuscire a controllare il dolore quando va dal dentista, o cambiare le proprie abitudini riguardo al sonno, o ottenere cambiamenti psicologici più radicali, io li voglio aiutare a raggiungere questi risultati, perché l'ipnosi può essere uno strumento molto efficace per accelerare i mutamenti psicoterapeutici.

Molta gente chiede: "Per che cosa si può usare l'ipnosi?". La do­manda non è: "Che cosa specificamente si può fare con l'ipnosi?", ma: "In che modo si può usare l'ipnosi per fare qualsiasi cosa si voglia fare?". L'ipnosi non è una cura, è un insieme di strumenti. Se avete un insieme di ferri da meccanico, questo non significa che siete in grado di aggiustare una macchina. Dovete ancora passare attraverso l'utilizzare questi strumenti in un dato modo, per arrivare al risultato. Questo è il modo più sbagliato che c'è di considerare l'ipnosi; il fatto di trattarla come una cosa. L'ipnosi non è una cosa; è un insieme di procedimenti che possono essere utilizzati per alterare lo stato di co­scienza di una persona. La questione di sapere quale stato di coscienza sia da utilizzare per affrontare un dato problema, è del tutto diversa. È un argomento importante, un argomento del quale ci occuperemo più avanti. Intanto la prima cosa da imparare è come far passare una per­sona, in modo rapido e senza scosse, da uno stato di coscienza a un altro.