Eraclito e Parmenide

 

 

 

 

ERACLITO
Frammenti del
Περι φυσεως (Sulla natura)

 

 

Panta rhei

 

 

[12 Diels-Kranz ]

A chi discende nello stesso fiume sopraggiungono acque sempre nuove.

[49a Diels-Kranz ]

Noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo.

[ 91 Diels-Kranz ]

Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento si disperde e si raccoglie, viene e va.

 




 

 

 


PARMENIDE

 

 

Gli attributi dell'essere

 


[...]7-8. Infatti non mai questo si può costringere con la violenza: che esistano le cose che non sono ! Ma tu da questa via di ricerca tieni lontano il pensiero, né l'abitudine di molti tentativi ti costringa per quest'[altra] via ad agitare un occhio che non vede, un orecchio che rimbomba e la parola; invece giudica col ragionamento la prova con molte discussioni (8) che è stata da me detta. Ne segue, dunque, che esiste realmente ancora una sola rivelazione di via: su questa vi sono ben numerosi segnavia che l'essere è ingenerato e indistruttibile: è, infatti, un tutto nella sua struttura, immobile, privo di fine temporale, poiché non fu, né sara un tutto di parti unite, ma è soltanto nella sua natura un tutto. Quale natura in divenire ricerchi di esso? in che modo e donde accresciuto? dal non-essere? Ma non concederò che tu esprima ciò né logicamente né intuitivamente, poiché non si può esprimere né logicamente né intuitivamente che non esista.[...]

Parmenide, Testimonianze e frammenti. Introduzione, traduzione e commento a cura di M. Untersteiner, La Nuova Italia, Firenze, 1967, pp. 129-131; 135; 143-155)


 

 

Le caratteristiche dell’essere

 


 

[...] Essendo ingenerato è anche imperituro,

tutt’intero, unico, immobile e senza fine.

Non mai era né sarà, perché è ora tutt’insieme,

uno, continuo. Difatti quale origine gli vuoi cercare?

Come e donde il suo nascere? Dal non essere non ti permetterò né

di dirlo né di pensarlo. Infatti non si può né dire né pensare

ciò che non è.

Parmenide, I presocratici. Testimonianze e frammenti, a cura di G. Giannantoni, Roma-Bari, Laterza, 1990, p. 276


 

 

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