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Il Grillo (12/3/2002)

Sandro Veronesi

Cuore di Tenebra

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12 marzo 2001

Puntata registrata con gli studenti del Liceo “Cartesio” di Giugliano

STUDENTE: Ringraziamo il nostro ospite Prof. Sandro Veronesi e insieme diamo uno sguardo alla scheda introduttiva.

Joseph Conrad Nell'autunno del 1890 il Capitano Konrad Korzeniowsky, polacco di cittadinanza inglese, ottenuto il comando di un vaporetto, risale il Fiume Congo. Otto anni dopo sulla Blackwood Magazine nel 1899, esce la prima puntata di un racconto intitolato The hearth of darkness, Il cuore delle tenebre. L'autore è proprio il Capitano Korzeniowsky, che da poco è diventato scrittore con lo pseudonimo di Joseph Conrad. Il romanzo racconta di un capitano di vaporetto Marlow, al quale viene affidato un incarico lungo un fiume, nell'Africa Nera. Ma, mentre il viaggio ha inizio, tra apparizioni inquietanti ed echi della violenza e della schiavitù, si avverte sempre più l'eco di un nome, quello di Kurtz, un commerciante di avorio. Il viaggio si trasforma in un itinerario verso Kurtz, emissario della pietà, della scienza e del progresso, divenuto una sorta di divinità oscura. Una volta tornato in patria Marlow non oserà raccontare alla vedova del trafficante le ultime parole del marito: "The horror! The horror!". Il viaggio realistico si tramuta dunque in un percorso simbolico verso l'ignoto. Ma il cuore di tenebre, narrato da Conrad, non è il selvaggio, l'altro, l'esotico. Kurtz è il cuore demoniaco dell'Occidente. E il percorso di Marlow verso l'orrore è un itinerario che porta alla conoscenza di sé. Dalla terra desolata di Eliot a Apocalypse now, i più diversi artisti che hanno voluto esprimere un senso di desolazione e di suicidio di una città, hanno trovato in Cuore di tenebra un modello formidabile. Il viaggio di Marlow ha la forza del mito, è divenuto un paradigma della letteratura e dell'imperialismo, del confronto dell'Occidente con l'orrore della propria storia.

STUDENTESSA: Professor Veronesi, che cosa si intende veramente per Heart of darkness, cioè per Cuore di tenebra?

VERONESI: Cuore di tenebra è un racconto fondamentale che l'Occidente si è dato e ha distribuito. Il titolo scelto dall’autore, Conrad, sta ad indicare il nocciolo, un cuore impenetrabile di tenebra. Egli identifica questa impenetrabilità a certe zone che da bambino vedeva nelle carte dell’Africa e che chiamava "zone bianche" perché non ancora esplorate. Il viaggio in questa zona bianca è diventato un viaggio verso un buco nero e questa trasformazione del bianco in nero credo sia il significato originario di Cuore di tenebra.

STUDENTE: Leggendo il romanzo, le aspettative di quanti intendevano tuffarsi in un'avventura mozzafiato vengono sistematicamente deluse. Del resto, nonostante l'ambientazione di un viaggio nel cuore dell'Africa, la riflessione prevale di gran lunga sull'azione. Allora qual è il rapporto tra il romanzo di Conrad e il romanzo d'avventura?

VERONESI: Non c'è nessun rapporto, perché questo non è un romanzo d'avventura. Conrad è uno scrittore di livello superiore agli scrittori di romanzi d'avventura. Egli ha dovuto fare i conti con i suoi primi lettori che erano i sottoscrittori della rivista Blackwood , che si distribuiva tra i colonialisti, tra gli imperialisti inglesi. Quindi Conrad ha dato loro ciò che si aspettavano, ovvero una risonanza della grandezza del Regno Unito.

STUDENTESSA: Quanto c'è di autobiografico dell'autore nel personaggio di Marlow o di Kurtz?

VERONESI: C'è molto di autobiografico. Conrad ha scritto quasi sempre di cose che ha conosciuto. Ha viaggiato molto. È diventato scrittore tardi. È stato per un periodo un Capitano di Vascello francese, poi, passando alla Marina Inglese ha adottato la lingua inglese. Gli spunti autobiografici sono molto comuni nei romanzi e lo sono ancor di più in quelli di introspezione. Però la cosa che rende questi romanzi universali e fondamentali è che da spunti autobiografici l'autore non arriva mai a delle conclusioni sue personali.

STUDENTESSA: La vicenda di Marlow viene ambientata in Africa. Chi è il vero protagonista del racconto, Marlow o l'Africa?

VERONESI: La risposta dipende dalla chiave di lettura che noi scegliamo dopo cento anni ed è comunque un privilegio enorme, per un testo, essere ancora interpretato a distanza di tempo. Per lo scrittore, quello che aveva senso, era di rappresentare l'Africa come luogo bianco in partenza, bianco di conoscenza, vuoto di conoscenze per l'Occidente e poi trovarsi in questa metafora doppia e naturale della tenebrosità, del nero, del nero della pelle degli abitanti, del nero del Nilo. Si tratta di un'opera dell'ingegno che in quel momento Conrad sentiva di dover creare per descrivere della indicibile, inconoscibile, impenetrabile negritudine dell'Occidente.

STUDENTESSA: C'è una dimensione mitica nel viaggio compiuto da Marlow?

VERONESI: Questo è un testo base che può essere interpretato in chiave mitica in tutte le direzioni, però, secondo me, la cosa alla quale bisogna prestare più attenzione, come ho detto prima, è il senso del tempo che ha prodotto quest'opera, senza tener conto di tutto ciò che è avvenuto cent’anni più tardi. Conrad ha cominciato ad andare per mare a sedici anni e, forse, non c'è persona più avvezza al viaggio e quindi che si impressiona meno, di colui che per mare c’è andato veramente. Prendiamo Melville e Moby Dick. L’autore qui non mitizza il viaggio, perché quello di andare per mare è solo lavoro, lavoro duro dei balenieri. Mitizza la balena come simbolo di tutti i miti possibili dell'Occidente: questa balena bianca. Cuore di tenebra è più o meno la stessa cosa e vedremo che ci sono delle condizioni proprio esterne, storiche, che hanno determinato in quel momento la composizione di dell’opera.

STUDENTESSA: Come per Dante nella Divina Commedia, anche il viaggio di Marlow potrebbe essere definito un viaggio all'inferno. C'è un qualche rapporto tra i due?

VERONESI: Il rapporto è che sono entrambe composizioni letterarie e quindi hanno in comune di avere poco a che fare con la realtà. Perché un'opera letteraria può anche essere fedelissima nella riproduzione della realtà, ma è quanto di più irreale ci sia perché stabilisce un rapporto tra un lettore e un pezzo di carta e di realtà lì ce n'è veramente poca. È tutta riflessione, è tutta fantasia, è tutta immaginazione. Quello che, secondo me, conta non è tanto il rapporto con la Divina Commedia o con altre opere storiche, che forse Conrad non aveva neanche letto, ma il fatto che, a distanza di secoli, in quel preciso momento, succeda che un Capitano di Vascello scriva un’opera che diventa il simbolo del secolo successivo, di tutta la sua civiltà, così come è stata il simbolo, per parecchi secoli, della propria civiltà la Divina Commedia. Queste sono le cose importanti che uniscono certe opere fondamentali.

STUDENTESSA: Leggo due passi dell’opera: "La conquista della terra, che più che altro significa toglierla a chi ha un diverso colore di pelle e il naso un po' più schiacciato del nostro, non è una bella cosa a guardarla, a guardarla bene", e ancora: "I loro discorsi comunque erano discorsi di sordidi pirati, avventati senza ardimento, avidi senza audacia e crudeli senza coraggio". Ecco, come è visto da Conrad il progresso?

VERONESI: I due passi appena letti esprimono un attacco forte per i tempi in cui è stato scritto. Marlow paragona l'imperialismo britannico, del quale lui e i suoi compagni sono strumenti, perché marinai che vivono proprio di missioni all'interno della espansione coloniale britannica, all'invasione dei Romani della Britannia. Probabilmente ciò avrà scatenato l’ira di molti lettori britannici del tempo. Quello che Conrad vuole dire è che esiste un falso mito del progresso, che poggia esclusivamente sul concetto di espansione, ma che si tratta di un fenomeno che non si può arrestare, né correggere. Si tratta di un problema che, tuttavia, esiste ancora oggi. La convinzione che l’arricchimento dei Paesi più poveri porti al benessere di tutta l’umanità, perché il prodotto deve crescere continuamente senza che vi sia una fine, è una realtà con la quale facciamo i conti tutti i giorni, pagandone le conseguenze sia in termini sociali che ambientali.

STUDENTE: Le ultime parole che Kurtz pronuncia prima di morire sono: "The horror! The horror!". Ma precisamente che cosa voleva intendere?

VERONESI: Credo che Conrad abbia voluto identificare la sua stessa esperienza al terrore, alla paura, al dubbio, all’incerto di ciò che ci aspetta quando si intraprende un viaggio. Egli ha descritto lo sgomento di fronte a questa unità indivisibile che è l'io e che improvvisamente è inconoscibile, è ingovernabile, incontrollabile e che può generare orrore. È quello che poi in seguito è stato definito il , cioè questo oceano impetuoso che circonda e assedia l'isoletta dell'io. La consapevolezza di questo pericolo è stata poi rafforzata da Freud con L’Interpretazione dei Sogni, secondo il quale la realtà interiore di ogni singolo essere umano è veramente molto più complessa e forse, in quella complessità, contiene l'orrore. Anche se viviamo normalmente la nostra vita, tale normalità è solo apparenza, perché quell’orrore di cui parla Conrad, ce l'abbiamo dentro. E credo che non sia un caso che Conrad, anzi Marlow, non abbia avuto il coraggio di riportare alla moglie di Kurtz le parole che questi ha pronunciato prima di morire, ovvero: "The horror! The horror!".

STUDENTE: Come sarebbe l'opera scritta dal punto di vista dei colonizzati e non dei colonizzatori?

VERONESI: Il colonizzato non potrebbe far altro che tenere un diario nel quale riportare quotidianamente ciò che lui e il suo popolo subiscono. Il suo manoscritto non sarebbe un’opera, ma una testimonianza, una documentazione realistica dei fatti accaduti. La qual cosa, ovviamente, i colonialisti si sono guardati bene dal lasciare. Ma l'opera la fa il colonizzatore, perché è lui che ha l'obbligo di trovare Kurtz dentro sé stesso.

Apocalypse NowSTUDENTESSA: La vicenda di Cuore di tenebra è stata ripresa nel film Apocalypse now, anche se l'ambientazione è diversa. Che rapporto c'è tra il film e il romanzo?

VERONESI: Innanzi tutto la struttura del film ricalca molto fedelmente quella del racconto. Non soltanto i nomi dei personaggi vengono riprodotti così come alcune battute. Coppola è stato geniale nell’ambientare il film in Vietnam, cosicché gli spettatori potessero sentirlo vicino, attuale e non soltanto come un semplice racconto del colonialismo. Nonostante la diversità del contesto ambientale, sia l’opera letteraria, sia il film, hanno in comune il tema della conoscenza di sé ben oltre i limiti conosciuti, fino a un certo punto della nostra storia di occidentali. Oltre quel limite, questa conoscenza di sé, forse, spaventa fino a inorridire.

STUDENTE: Nel corso degli anni com'è cambiato il suo rapporto con il testo sia come lettore che come scrittore?

VERONESI: Il mio rapporto con questo testo è cambiato quando ho notato che la sua uscita ha coinciso con quella de L’Interpretazione dei Sogni di Freud. Ciò ha destato in me la consapevolezza che l’Occidente abbia preso coscienza di sé, dei suoi limiti, partorendo un’opera che descrive tutt’altro che l’invincibilità dell’uomo occidentale. Conrad, tra i primi, è stato uno scrittore che avvertiva l’urgenza di evidenziare in tutta la sua drammaticità quello che era e che sarebbe stato per tutto il secolo successivo il problema principale dell’umanità, ovvero la frammentazione dell'io.

Puntata registrata l'11 dicembre 2001

Siti internet

Notizie su Joseph Conrad
http://www.victorianweb.org/victorian/authors/conrad/conradov.html

Il testo di Heart of Darkness
http://www.acsu.buffalo.edu/~csicseri/


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