La
riproduzione di un paesaggio, spesso, racchiude
in sè la nostalgia di colori e profumi veduti e
sentiti in un passato che appare all'animo umano
lontano millenni.
Sulle
case di un borgo, sull'asfalto di una piazza, sui
rami di un albero si fissano, in modo indelebile,
i segreti di una vita che trascorre silenziosa.
Si
cercano sulle cose le impronte di quel passato
reale o immaginario che sia, di un'esistenza che
a volte non appare la propria nè quella attuale.
Il paesaggio che si taglia sulla tela, allora,
risulta confessione e prende la forma di un
diario visivo dai contenuti più segreti ...
E
sono diari, infatti le rappresentazioni
pittoriche di Michele Giunta. Lontano
dall'esercizio elementare di riproduzione della
realtà, il paesaggismo dell'artista sembra
affontare le radici in una profonda conoscenza
lirico-narrativa.
Non
serve il critico perchè le tecniche non
racchiudono segreti inspiegati, nè serve il
narratore....
Sui
basolati umidi del paese raffigurato, lungo i
muri cadenti di campagna, per le distese
campestri e i fazzoletti di terra variopinti
l'osservatore può viaggiare da solo e lungo il
cammino, in quei luoghi, perdere la nozione del
tempo e dello spazio.
La
weltanshauung di Giunta Michele è tutt'altro che
ungenua, anche se ad una prima impressione può
apparire tale. La sua scelta artistica disvela un
forte soggettivismo che trova nella pienezza
dell'oggettività riprodotta il mezzo
comunicativo.
Dal
punto di vista tecnico Giunta appare sicuro. La
materia è specificata in modo determinato sì da
risultare forma felice. Segno questo di una
cosciente comprensione dell'armonia che,
individuata nella natura, si traduce,
mirabilmente, in arte.
Prof.ssa
Antonella Brandi
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