Nel passato, alla diffusione dell'uso dei modelli e delle
altre tecniche matematiche in campo urbanistico o più in
generale territoriale, si sono frapposti tre ordini di problemi:
In primo luogo, una difficoltà operativa. Per condurre
qualsiasi applicazione di un qualche reale interesse, di
un caso empirico cioè, occorreva accedere ad
apparecchiature (i vecchi computer main-frame), rare,
lente, macchinose e costose. Per di più, la
predisposizione dei "dati" (il reperimento e l'organizzazione
in forma adeguata ad essere trattata dal computer stesso)
era operazione onerosa, per tempi e costi. Ed anche la
"lettura" dei risultati (ad esempio, su lunghi
tabulati numerici) era operazione malagevole. In
conclusione, con la tecnologia del tempo, la modellistica
territoriale non poteva che essere affare ostico e
costoso, riservato a pochi adepti;
In secondo luogo, un ostacolo conoscitivo. Anche per le
difficoltà di cui sopra, per applicare i metodi
matematici occorreva un sapere "specialistico"
non acquisibile se non dedicandosi precipuamente allo
stesso. Per di più tecniche e modelli appartengono ad
una cultura scientifico-ingegneristica che la cultura
umanistica, prevalente nel campo urbanistico e
territoriale, sentiva, specialmente a quell'epoca, come
distante ed inconciliabile con quest'ultima. Da qui, per
una vasta maggioranza di studiosi del territorio, l'incomprensione
per i modelli, l'indifferenza o la diffidenza, quando non
già l'ostilità (che è propria per tutto ciò che ci è
alieno);
In terzo luogo, un pregiudizio ideologico. Inserito nel
quadro sopra descritto, si è sviluppato, al tempo detto,
un piccolo dibattito (eco del più generale dibattito
epistemologico sul metodo scientifico) sulla
significatività dell'uso dei modelli in campo
territoriale. Da queste riflessioni, accompagnate dalle
nascenti perplessità sul "progresso tecnologico"
(i pericoli del nucleare, le catastrofi ecologiche, ecc.),
si è sviluppato un piuttosto diffuso clima culturale
"antiscientifico" che non ha risparmiato il
settore di nostro interesse.
Nei tempi più recenti (si potrebbe dire nell'ultimo decennio,
e nell'ultimo quinquennio in particolare) si è venuta
determinando, per contro, una situazione totalmente differente,
largamente favorevole all'uso della strumentazione matematica ed
informatica per le analisi territoriali:
Sul piano filosofico, la ventata antiscientifica ha
lasciato spazio ad un dibattito più maturo ed articolato,
dove (pur nel differenziarsi delle posizioni) al
linguaggio scientifico matematico è riconosciuto un suo
specifico "status", con pregi e limiti.
Peraltro occorre osservare che la "filosofia della
scienza" si è venuta a trovare ad operare con una
"scienza" profondamente diversa dal passato (ad
esempio, la scienza della complessità, la scienza "basata
sul computer", ecc.) che può richiedere una
ridefinizione "ab initio" del problema
epistemologico. Una maturità pari a quella del dibattito
filosofico ha ora anche il dibattito etico ecologico,
dove, con la problematica della sostenibilità dello
sviluppo, si sta esplorando il rapporto cultura natura in
termini non meramente e non più antitecnologici ed
antiscientifici;
Sul piano conoscitivo, la dicotomia tra cultura
umanistica e cultura fisico naturalistica sta andando (seppure
con lentezza) annullandosi, sia per una crescente
consapevolezza della artificiosità della distinzione,
sia per l'evidente fertilità dell'ibridazione tra i due
saperi (in altre parole, per i chiari successi riportati
dall'interdisciplinarietà scientifico umanistica). Per
di più, anche per la risoluzione dei problemi legati
alla sua operatività (come vedremo al punto seguente),
una crescente cultura scientifica (almeno a livello
elementare, e soprattutto nella forma particolare dell'informatica)
si sta diffondendo tra la popolazione. In conseguenza di
tutto ciò, se non la conoscenza, almeno un interesse per
la conoscenza dei metodi e modelli per le analisi
territoriali si sta diffondendo tra gli studiosi della
materia;
Sul piano operativo, infine, la disponibilità di
Personal Computer (sempre meno cari, più potenti e
veloci), la crescente disponibilità di dati già "informatizzati",
la disponibilità di raffinati strumenti di comunicazione
"multimediale" dei risultati delle elaborazioni
scientifiche (soprattutto rappresentazioni grafiche,
cartografiche e "video") hanno abbattuto
totalmente le difficoltà di approccio "operativo"
alla modellistica matematica per il territorio.
Le presenti condizioni favorevoli alla diffusione della
modellistica matematica tra gli studiosi del territorio (accademici
e professionisti) non si traducono in un immediato e largo uso di
questa strumentazione per due ordini di motivi:
La difficoltà di accesso alla conoscenza ed alla
documentazione sui metodi e sui modelli. Naturalmente
questo accesso non è un problema agli specifici
competenti del settore; ma la difficoltà è per un
pubblico più largo. In questa direzione, per la
modellistica come per moltissimi altri settori, la "vetrina"
di Internet sembra proporsi come un mezzo di diffusione
dell' informazione, più generale ed accessibile dei
tradizionali canali "cartacei";
La difficoltà a passare da una conoscenza teorica (nozionistica)
ad una capacità operativa (una competenza pratica). Il
detto "tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare"
sussiste nell' applicazione di modelli e metodi
matematici, così come in ogni attività umana. C'è
infatti per ognuno di quelli (come per ognuna di queste)
una "esperienza" (acquisita per via diretta o
tramandata tra le persone) senza la quale operare diviene
assai più difficoltoso. L'importanza di questa "expertise"
nell'uso dei modelli è stata lungamente sottovalutata (così
come, in generale, nel metodo scientifico, si è
largamente sorvolato sulla "conoscenza tacita"
sottesa alla "conoscenza esplicita", alla
conoscenza scientifica "per eccellenza").
Occorre, dunque, colmare la lacuna sia cercando di
comunicare il bagaglio di esperienze accumulate, sia
agevolando forme di apprendistato diretto ("learning
by doing", "imparare facendo"), così come
sempre più spesso avviene negli utenti dei sempre più
"user friendly" programmi per P.C.
La finalità dello Sportello ME.MO è, dunque,
triplice:
In primo luogo, fornire una panoramica su metodi e
modelli per l'analisi del territorio. In questo contesto,
esigenza primaria è fare comprendere al "visitatore"
del sito, allo studioso del territorio, quali siano le
possibilità applicative dei diversi metodi e modelli
rispetto a sue esigenze o desideri. Naturalmente le
indicazioni non potranno che essere "suggerimenti",
dato che la scelta di un particolare metodo per un
particolare problema qualificherà la competenza
professionale (la creatività, la preparazione, ecc.)
dello studioso che affronta il problema. Quanto alla
descrizione, nel dettaglio, dei metodi stessi (della loro
precisa formulazione matematica, dei metodi risolutivi,
ecc.) si ritiene che sia per le caratteristiche
specifiche di Internet, sia per la presenza di altri siti
specificamente a ciò dedicati, sia infine per la
ricchezza delle fonti bibliografiche specialistiche, non
si debba spingere oltre ad una presentazione introduttiva.
I riferimenti agli altri siti sul web ed alla
bibliografia specifica del settore consentiranno all'utente
interessato di inoltrarsi autonomamente nel campo.
In secondo luogo, fornire l'expertise nell'uso del metodo
o del modello. Si tratta, in generale, di consigli
relativi :
Alla progettazione (design) del modello, per
quello specifico caso di studio: dalla scelta
delle variabili, alla scala temporale e spaziale
da adottare, alla "manipolazione" dei
dati di input. Sono decisioni fondamentali nel
determinare il successo dell'applicazione; e dove
le esperienze passate sono di notevole aiuto;
Alla "operatività del modello". Sono
suggerimenti su dettagli tecnici del modello (tolleranze
da ammettere, tempi ed oneri di lavoro,
accorgimenti e "trucchi" risolutivi,
ecc.) generalmente non riportati nei "testi"
descrittivi della materia, ma per questo non
essenziali per le applicazioni;
Alla "lettura" dei risultati del
modello. Sono indicazioni, anche queste
generalmente trascurate dai "testi"
standard, consentono un uso non riduttivo del
modello applicato, che suggeriscono il
collegamento ad altre tecniche, che avvertono su
interpretazioni errate e su usi non appropriati
dei risultati del modello stesso.
In terzo luogo, fornire la possibilità di esercitarsi su
un piccolo "prototipo" del metodo o del modello
presentato. Oltre ad un "prototipo" scaricabile
dal sito (od il collegamento ad altro indirizzo web, dove
risulta disponibile un software "freeware")
sono messi a disposizione un insieme di dati e le
istruzioni necessarie a condurre l'esercitazione. Inoltre
un contatto e-mail (all'indirizzo: memo@mail.polimi.it)
con i gestori dello Sportello MeMo consente di risolvere
difficoltà operative specifiche e rispondere ad esigenze
informative particolari. La soluzione degli esercizi,
disponibile "in rete", consente all'utente di
autovalutare la correttezza del proprio lavoro.
Il campo di metodi e modelli messi a disposizione è quello
degli strumenti quantitativi (informatizzati) di supporto all'analisi
ed alla pianificazione del territorio. Più specificamente, anche
se nello sfumato delle distinzioni disciplinari, la
strumentazione si presta a quegli studi sullo "spazio
antropizzato" che da un lato confinano con gli studi
relativi al territorio fisico e naturale e dall'altro lato si
raccordano con le analisi socio-economiche di settore (studi
economici, studi storici, analisi sociologiche, ecc.).
La strumentazione si rivolge, dunque, oltre agli studiosi di
discipline quali l'urbanistica, la geografia, l'economia urbana e
regionale, agli operatori pubblici e privati (Enti locali
territoriali, Studi professionali, Centri di ricerca) con compiti
diretti di pianificazione e gestione del territorio. Si rivolge,
anche, ai soggetti imprenditoriali di attività produttive (industriali,
commerciali e terziarie) crescentemente attenti agli aspetti
"territoriali" del loro operare (geomarketing,
territorio come risorsa, ecc.).
Nell'ambito sopra delineato, la gamma di modelli e metodi messi a
disposizione comprende due grandi categorie di strumenti:
le metodologie ormai "classiche" dell'analisi
territoriale, quali le tecniche statistiche, i modelli di
simulazione, gli algoritmi della Ricerca Operativa, ecc.;
le procedure innovative, associate alla scienza "computer-based",
quali gli strumenti della Intelligenza Artificiale, i
metodi della scienza della complessità, le tecniche di
comunicazione multimediale, ecc.
Quanto alla prima categoria di strumenti, la gamma di tecniche
considerate fa riferimento ad una casistica ormai ampiamente
consolidata. Si veda, ad esempio, per confronto il fondamentale
"testbook" "Locational Methods and Models", (Haggett,
Cliff e Frey, 1977).
Per la categoria degli strumenti innovativi è adottata, invece,
una classificazione sviluppata ad hoc dai gestori del sito e
corrispondente ai diversi passi logici di una procedura di
pianificazione/gestione territoriale (dalla gestione della
informazione alla comunicazione dei risultati) supportata da
strumenti quantitativi informatizzati. Va notato che, per questa
gamma di tecniche, si è data una interpretazione più estensiva
del "campo di pertinenza" (rispetto a quanto fatto per
i metodi classici). Si tratta di una necessaria attenzione verso
un settore in fortissima espansione e di un voluto accorgimento
per favorire la sperimentazione in campo territoriale di metodi
come detto innovativi.