VESUVIO

(Pagina integralmente tratta dal sito dell'Osservatorio Vesuviano (http://www.ov.ingv.it/) e dal sito della Protezione Civile (http://www.protezione civile.it))


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VISITARE IL SITO DELL'OSSERVATORIO VESUVIANO PER VERIFICARE LO STATO DI ALLERTA ATTUALE DEL VESUVIO

 

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Vista del Vesuvio dal quartiere Vomero

Vista del Vesuvio da Napoli Centro

INQUADRAMENTO ZONA VESUVIANA

Il Somma-Vesuvio è uno strato-vulcano costituito da un vulcano più antico, il M. Somma, troncato da una caldera sommitale formatasi durante l’eruzione del 79 d.C. e da un cono più recente, il Vesuvio, accresciutosi all’interno della caldera. L’accrescimento del Vesuvio è avvenuto durante periodi di attività persistente di bassa energia e a condotto aperto, intervallati da alcuni collassi sommatali.

L’ultimo periodo di attività è compreso tra il 1631 ed il 1944.

 

 

 

 

La caldera è di forma ellittica, allungata in direzione E-O, il cui asse maggiore è di circa 5 km. Essa risulta da diversi collassi, ognuno associato ad un'eruzione pliniana, l’ultimo dei quali è avvenuto durante l'eruzione del 79 d.C. (Cioni et al., 1999).

Il margine settentrionale della caldera è marcato da una scarpata alta 300 m, la cui sommità è a circa 1.000 m.s.l. di quota. La parte meridionale della caldera è ricoperta da colate laviche che, sin dal medioevo, hanno superato il suo bordo e ricoperto quasi completamente i versanti meridionali del Vulcano fino al mare. La massima quota del bordo calderico meridionale è di circa 700 m.s.l. Le colate laviche riempiendo la caldera hanno formato un’ampia area pianeggiante che raccorda il cono del Vesuvio ai versanti interni della caldera.

I versanti nord-orientali del vulcano sono incisi da un fitto reticolo idrografico radiale e ben sviluppato, a volte controllato da sistemi di faglie ad andamento NE-SO e NO-SE. Il sistema di drenaggio del cono del Vesuvio e dei versanti meridionali del vulcano è anch’esso radiale ma meno sviluppato. La pendenza dei versanti varia da 6° a 40°; gran parte dei versanti nord-orientali è molto acclive, mentre i versanti sud-occidentali hanno pendenza inferiore ai 25°. I fianchi esterni del cono del Vesuvio, così come le pareti interne del cratere, sono molto ripidi. Al piede dei versanti vi sono sia conoidi generati da accumulo di flussi piroclastici, sia ampi conoidi alluvionali. Lungo la parte intermedia e inferiore dei versanti del vulcano si osservano molte cave per l’estrazione di rocce piroclastiche e lava, alcune cave nel passato sono state anche utilizzate come discariche di rifiuti.

STORIA ERUTTIVA

Il Vesuvio, o più propriamente il Somma-Vesuvio, è un vulcano strato di medie dimensioni che raggiunge un’altezza massima di 1.281 m s.l.m. Esso è costituito dal più vecchio vulcano del M. Somma, la cui parte sommitale sprofondò generando una caldera, e dal più recente vulcano del Vesuvio, cresciuto all’interno di questa caldera. 

L’attività vulcanica nell’area del Somma-Vesuvio risale ad almeno 400.000 anni fa, età di alcune lave trovate in perforazioni profonde 1.345 m. 

La storia dell'apparato vulcanico Somma-Vesuvio è iniziata circa 25.000 anni fa con l’accrescimento del Somma a seguito di eruzioni prevalentemente effusive e subordinatamente esplosive, di bassa energia. Tale attività è durata fino a circa 19.000 anni fa ed ha determinato la formazione dell’apparato vulcanico del Somma il cui probabile profilo è ricostruito in rosso nell'immagine sottostante. La parte settentrionale di questo edificio più antico è ancora ben conservata ed è rappresentata dall'attuale Monte Somma. 

Ricostruzione qualitativa del profilo originario dell'antico vulcano del Somma (in rosso - basato sul lavoro di Cioni et al., 1999). Il M. Somma è ciò che rimane del fianco settentrionale del vecchio edificio.

Con la prima eruzione pliniana delle Pomici di Base, avvenuta 18.300 anni fa, è cominciato il collasso dell’apparato vulcanico del Somma e la formazione della caldera a seguito dello sprondamento della parte sommitale. Dopo questo evento l’attività vulcanica e le successive fasi di sprofondamento hanno contribuito alla formazione del vulcano più giovane, il Vesuvio. L’attività di questo vulcano, accresciutosi all’interno della caldera del Monte Somma, è stata caratterizzata da una grande variabilità sia del tipo di eruzioni che della composizione chimica dei magmi emessi. 

18.300 ani fa

16.000 anni fa

8.000 anni fa

3.800 anni fa

79 d.C.

472 a.D.

Quadro temporale schematico dell'attività vesuviana. Sulla scala verticale sono riportati gli anni dal presente, sulla scala orizzontale il V.E.I. (Indice di Esplosività Vulcanica). Per una descrizione del V.E.I. fare clic sul grafico. Per un approfondimento sulle principali eruzioni del Vesuvio fare clic sul loro nome nel grafico.

La storia eruttiva del Somma-Vesuvio può essere suddivisa come segue: 

Vulcanismo più antico di 19.000 anni
La grande eruzione flegrea dell’Ignimbrite Campana aveva causato il seppellimento, circa 37.000 anni fa, di gran parte della Campania sotto una spessa coltre di tufi. Su questi depositi cominciò ad accrescersi l’edificio del Somma, la cui attività fu prevalentemente effusiva e subordinatamente esplosiva e di bassa energia. 

Vulcanismo di età compresa tra 18.300 e 16.000 anni
Questo periodo di attività è dominato da due grandi eruzioni pliniane: l'eruzione delle Pomici di Base (avvenuta 18.300 anni fa) e l'eruzione delle Pomici Verdoline (avvenuta 16.000 anni fa). Ai depositi di queste due eruzioni si intercalano lave prodotte da modeste eruzioni effusive. Con la prima eruzione pliniana delle Pomici di Base è cominciato il collasso dell’apparato vulcanico del Somma e la formazione della caldera nella quale si accrescerà il nuovo edificio del Vesuvio.

Vulcanismo di età compresa tra 8.000 anni ed il 79 d.C.

Nel corso di questo periodo di attività si sono verificate tre eruzioni pliniane: l'eruzione delle Pomici di Mercato (avvenuta 8.000 anni fa), l'eruzione delle Pomici di Avellino (avvenuta 3.800 anni fa) e l'eruzione di Pompei (avvenuta nel 79 d.C.). A queste eruzioni si sono intercalate almeno sei eruzioni subpliniane, di età compresa tra le eruzioni di Avellino e Pompei, precedute da lunghi periodi di riposo.

Scavi di Pompei

Vulcanismo di età compresa tra il 79 ed il 1631 d.C.
L’attività di questo periodo include almeno due eruzioni subpliniane: l'eruzione di Pollena (avvenuta nel 472 d.C.) e l'eruzione del 1631, ed una serie di piccole eruzioni effusive ed esplosive a bassa energia, che hanno dato colate di lava lungo i fianchi occidentali e meridionali del vulcano e livelli di scorie stromboliane di età medievale.

Vulcanismo successivo al 1631
Dopo l'eruzione del 1631 e fino al 1944 il Vesuvio è stato caratterizzato da attività a condotto sostanzialmente aperto. In questo periodo sono stati distinti 18 cicli stromboliani, separati da brevi periodi di assenza di attività, mai superiori a 7 anni e ciascuno chiuso da violente eruzioni dette eruzioni “finali”. Internamente a ciascun ciclo si sono verificate frequenti eruzioni prevalentemente effusive, dette eruzioni “intermedie”. L'eruzione del 1906 (eruzione "finale") rappresenta la manifestazione più violenta dell'attività del Vesuvio nel '900. L’eruzione del 1944, una eruzione “terminale” a carattere sia esplosivo che effusivo (eruzione mista), è stata l’ultima in ordine di tempo ed ha segnato il passaggio del vulcano ad uno stato di attività a condotto ostruito.

Eruzione del 1779 (Volaire)

La variabilità del comportamento eruttivo del Vesuvio è riconducibile, in prima approssimazione, all'alternanza tra periodi a condotto aperto, e lunghi periodi a condotto ostruito, con assenza di attività, seguiti da grandi eruzioni pliniane o subpliniane. I periodi a condotto aperto sono caratterizzati da attività stromboliana persistente, frequenti effusioni laviche e sporadiche, ma più devastanti, eruzioni miste sia effusive che esplosive.
 

SITUAZIONE ATTUALE

Di seguito la tabella riassuntiva dei livelli di allerta del Vesuvio.

Per essere aggiornati sulla situazione attuale del Vesuvio si invita a visitare il sito dell'Osservatorio vesuviano.

LIVELLI DI ALLERTA STATO DEL
VULCANO
PROBABILITÀ DI ERUZIONE TEMPO DI ATTESA ERUZIONE AZIONI COMUNICAZIONI
 Base Nessuna variazione significativa di parametri controllati Molto bassa Indefinito, comunque non meno di diversi mesi Attività di sorveglianza secondo quanto programmato L'Osservatorio Vesuviano produce bollettini semestrali sull'attività del vulcano
 Attenzione Variazione significativa di parametri controllati Bassa Indefinito, comunque non meno di alcuni mesi Stato di allerta tecnico scientifico ed incremento dei sistemi di sorveglianza L'Osservatorio Vesuviano quotidianamente produce un bollettino e comunica le informazioni sullo stato del vulcano al Dipartimento della Protezione Civile
 Preallarme Ulteriore variazione di parametri controllati Media Indefinito, comunque non meno di alcune settimane Continua l'attività di sorveglianza; simulazione dei possibili fenomeni eruttivi L'Osservatorio Vesuviano comunica continuamente le informazioni sullo stato del vulcano al Dipartimento della Protezione Civile
 Allarme Comparsa di fenomeni e/o andamento di parametri controllati che indicano una dinamica pre-eruttiva Alta Da settimane a mesi Sorveglianza con sistemi remoti L'Osservatorio Vesuviano comunica continuamente le informazioni sullo stato del vulcano al Dipartimento della Protezione Civile

 

 

TERREMOTI SUL VESUVIO / SEGNALI SISMICI IN TEMPO REALE

 

Se siete interessati a seguire delle tracce sismografiche di alcuni sensori facenti parte la rete di monitoraggio vesuviano, visitare la pagina relativa cliccando qui

 

 

PIANO NAZIONALE D'EMERGENZA

Le zone a diversa pericolosità
Il piano nazionale d'emergenza, elaborato sulla base dello scenario dei fenomeni più probabili, fornito dalla comunità scientifica, individua tre aree a diversa pericolosità definite: zona rossa, zona gialla e zona blu.

Carta delle zone a diversa pericolosità

Zona Rossa
La zona rossa è l'area immediatamente circostante il vulcano, ed è quella a maggiore pericolosità in quanto potenzialmente soggetta all'invasione dei flussi piroclastici, ossia miscele di gas e materiale solido ad elevata temperatura che, scorrendo lungo le pendici del vulcano ad alta velocità, possono distruggere in breve tempo tutto quanto si trova sul loro cammino. Probabilmente i flussi piroclastici non si svilupperanno a 360° nell'intorno del vulcano, ma si dirigeranno in una o più direzioni preferenziali; non è tuttavia possibile conoscere preventivamente quali saranno le zone effettivamente interessate dai flussi. La rapidità con la quale si sviluppano tali fenomeni, associata al loro potenziale distruttivo, non consente però di attendere l'inizio dell'eruzione per mettere in atto le misure preventive. Pertanto il piano nazionale d'emergenza prevede che la zona rossa venga completamente evacuata prima dell'inizio dell'eruzione.
La zona rossa comprende 18 Comuni per un totale di circa 200 kmq di estensione e poco meno di 600 mila abitanti.

Zona Gialla
La zona gialla presenta una pericolosità minore rispetto alla rossa e corrisponde a tutta l'area che potrebbe essere interessata dalla ricaduta di particelle piroclastiche (ceneri e lapilli) che possono, fra l'altro, apportare un sovraccarico eccessivo sui tetti degli edifici fino a determinarne il crollo. La ricaduta di particelle, inoltre, può causare problemi alle vie respiratorie, in particolare in soggetti predisposti non adeguatamente protetti, danni alle coltivazioni e problemi alla circolazione aerea, ferroviaria e stradale.
Si prevede che, come accadde nel 1631, solo il 10% della zona gialla sarà effettivamente coinvolto dalla ricaduta di particelle, subendo danneggiamenti. Pertanto, delle 1.100.000 persone che vi abitano, circa 110 mila saranno coinvolte dall'emergenza. Anche in questo caso tuttavia non è possibile conoscere preventivamente quale sarà la zona effettivamente interessata, in quanto dipenderà dall'altezza della colonna eruttiva e dalla direzione e velocità del vento in quota al momento dell'eruzione. Diversamente da quanto accade per la zona rossa però, i fenomeni attesi nella zona gialla non costituiscono un pericolo immediato per la popolazione ed è necessario che trascorra un certo intervallo di tempo prima che il materiale ricaduto si accumuli sulle coperture degli edifici fino a provocare eventuali cedimenti delle strutture. Vi è pertanto la possibilità di attendere l'inizio dell'eruzione per verificare quale sarà l'area interessata e procedere all'evacuazione della popolazione ivi residente se necessario.
La zona gialla comprende 96 Comuni delle Province di Napoli, Avellino, Benevento e Salerno per un totale di circa 1.100 kmq e 1.100.000 abitanti.

Zona Blu
La zona blu ricade all'interno della zona gialla, ma è soggetta ad un agente di pericolosità ulteriore. Corrisponde infatti alla "conca di Nola" che, per le sue caratteristiche idrogeologiche, potrebbe essere soggetta a inondazioni e alluvionamenti oltre che alla ricaduta di ceneri e lapilli. La zona blu include 14 Comuni della Provincia di Napoli, per un totale di 180 mila abitanti.


Attività di monitoraggio e livelli di allerta
E' importante tenere presente che l'eruzione del Vesuvio non sarà improvvisa, ma sarà preceduta da una serie di fenomeni precursori identificabili già diverso tempo prima, attraverso la rete di monitoraggio dell'Osservatorio Vesuviano (sezione di Napoli dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), che controlla lo stato del vulcano 24 ore al giorno.

Il piano nazionale d'emergenza, sulla base dei fenomeni precursori attesi, individua quindi tre livelli di allerta successivi: attenzione, preallarme, allarme, ai quali corrispondono fasi operative successive.
Attenzione
Al verificarsi di variazioni significative dei parametri fisico-chimici del vulcano, è previsto che l'Osservatorio Vesuviano informi il Dipartimento della Protezione Civile che, consultati i massimi esperti del settore riuniti nella Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi, stabilisce l'eventuale passaggio alla fase di attenzione. In questa fase la gestione di eventuali interventi è affidata al Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) istituito presso la Prefettura di Napoli.
Le variazioni osservate in questa fase comunque, non sono necessariamente indicative dell'approssimarsi di un'eruzione e tutto potrebbe tranquillamente ritornare alla normalità, pertanto non è previsto alcun coinvolgimento diretto della popolazione, che però verrà costantemente informata sull'evolversi della situazione.
Preallarme
Qualora si registrasse un'ulteriore variazione dei parametri controllati, si entrerebbe nella fase di preallarme. In questa fase il controllo delle operazioni passa al livello nazionale, viene dichiarato lo stato di emergenza, nominato un Commissario delegato, convocato il Comitato Operativo della Protezione Civile. Le forze dell'ordine e i soccorritori si posizionano sul territorio secondo piani prestabiliti. In questa fase anche la popolazione viene coinvolta: coloro che vogliono allontanarsi con mezzi propri, trovando autonomamente ospitalità altrove, possono farlo tranquillamente, senza il timore di lasciare incustodite le proprie case, in quanto è già attivo un presidio di vigilanza. Devono comunque seguire le indicazioni del piano d'emergenza del comune di appartenenza (redatto in conformità al piano nazionale) per quanto riguarda le vie di allontanamento da seguire, al fine di consentire il più agevole deflusso della circolazione ed evitare intralcio ai soccorritori. Devono inoltre comunicare al Sindaco la loro decisione e i dati della località dove andranno a stabilirsi.
In questa fase, qualora la Commissione Grandi Rischi, in base all'evolversi della situazione, ritenesse che l'attività del vulcano è rientrata al di sotto della fase di preallarme, il Dipartimento della Protezione Civile dichiara il ritorno alla fase di attenzione.
Allarme
Qualora i fenomeni dovessero continuare ad accentuarsi, si entrerebbe nella fase di allarme. Questo vuol dire che gli esperti ritengono ormai quasi certa l'eruzione, la quale potrebbe verificarsi nell'arco di alcune settimane.
Sul territorio saranno già attivi i Centri Operativi Misti (COM), previsti dal piano nazionale d'emergenza, per coordinare le attività a livello locale.
In questa fase si provvede all'allontanamento di tutta la popolazione dalla zona rossa. Il piano prevede che, nel tempo massimo di 7 giorni, i 600 mila abitanti della zona rossa vengano allontanati, secondo le indicazioni specifiche contenute nei singoli piani d'emergenza comunali, che contemplano lo spostamento non solo con le auto private, ma anche tramite treno, pullman o nave a seconda dei casi, verso le regioni gemellate.

Completata l'evacuazione, anche i soccorritori ripiegano nella zona gialla, mentre le forze dell'ordine dispongono una cintura di sicurezza sui confini della zona rossa.
Anche in questo caso, qualora la situazione dovesse rientrare, il Dipartimento della Protezione Civile dichiara terminata la fase di allarme per tornare alla fase di preallarme.
Qualora invece l'eruzione avesse luogo, la zona rossa sarebbe già completamente sgomberata. Gli abitanti del settore della zona gialla interessato dalla ricaduta di particelle vengono ospitati temporaneamente in strutture di accoglienza nella Regione Campania, mentre la comunità scientifica segue costantemente l'evolversi dell'eruzione fino al suo completo esaurimento. Una volta terminata l'attività eruttiva vengono effettuate le necessarie verifiche dell'agibilità delle strutture e dei danni alle zone colpite e successivamente può ricominciare, dove possibile, il rientro della popolazione precedentemente allontanata.

I gemellaggi
Come si è detto, gli abitanti della zona rossa dovranno essere allontanati prima dell'inizio dell'eruzione. Naturalmente in Campania non vi sarebbe la possibilità di accogliere 600 mila persone, pertanto, anche per consentire il mantenimento delle relazioni sociali e la continuità delle attività scolastiche, ciascuno dei 18 comuni della zona rossa è gemellato con una regione che, in caso di eruzione, ne accoglierà gli abitanti. I capifamiglia allontanatisi con mezzi propri e le famiglie che hanno usufruito dei mezzi messi a disposizione, si ricongiungeranno pertanto nei luoghi gemellati già previsti dal piano nazionale d'emergenza.
 

Comune della zona rossa     
San Giorgio a Cremano           
Portici                                 
Ercolano                                   
San Sebastiano al Vesuvio      
Pollena Trocchia                   
Massa di Somma
Ottaviano
Sant'Anastasia 
Somma Vesuviana
Cercola
San Giuseppe Vesuviano
Terzigno
Boscoreale
Pompei
Torre del Greco
Torre Annunziata
Trecase
Boscotrecase

Regione gemellata

Lazio

Emilia Romagna

Toscana  

Molise

Umbria

Umbria

Piemonte e Valle d'Aosta

Marche

Abruzzo

Friuli Venezia Giulia

Lombardia

Veneto

Puglia

Liguria

Sicilia

Calabria

Basilicata

Basilicata