LA RADIAZIONE SOLARE ULTRAVIOLETTA 


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Informazioni generali

Il bilancio delle radiazioni incidenti, assorbite e ri-irraggiate sulla Terra è presentato nella seguente figura:

Il bilancio delle radiazioni provenienti dal sole e di quelle assorbite, riflesse e irraggiate dalla terra (fonte: MacCracken, 1985).

 

Assumiamo pari a 100 unità la radiazione solare incidente, la quale è sostanzialmente dominata da lunghezze d'onda corte. Di queste 100 unità:

·        23 sono assorbite dall'atmosfera (19 da vapor acqueo, ozono e pulviscolo, 4 dalle nuvole),

·        31 sono riflesse come onde corte dall'aria, dalle nubi e dalla superficie terrestre,

·        46 sono assorbite dalla superficie terrestre. Poiché la temperatura terrestre è circa in equilibrio, bisogna che ci sia un flusso uscente dalla superficie terrestre pari anch'esso a 46 unità (parte destra della figura). Di queste:

o       7 unità vanno a riscaldare direttamente l'atmosfera (calore sensibile),

o       24 vanno nell'evaporazione delle masse d'acqua (calore latente),

o       15 sono ri-irraggiate dalla terra sotto forma di onde lunghe (infrarosse, ovvero calore). Una parte di queste onde lunghe (6 unità) sono catturate dalle nubi, dal vapor d'acqua e da quelli che vengono detti gas serra per la loro capacità di trattenere il calore nell'atmosfera. I principali gas serra sono l'anidride carbonica, l'ossido nitroso, il metano, l'ozono.

È da notare che anche l'atmosfera (nubi, vapor d'acqua e vari gas componenti) è all'incirca in equilibrio termico: poiché essa riceve 23 unità direttamente dal sole e 37 dalla terra (6 come onde lunghe, 7 come calore sensibile e 24 come calore latente), ci deve essere necessariamente un'emissione di 60 unità dell'atmosfera verso lo spazio esterno. Infatti 20 unità sono emesse sotto forma di onde lunghe dalle nubi e 40 dal vapor d'acqua, dall'ozono e dall'anidride carbonica.

 

 

La radiazione solare include la radiazione ultravioletta (UV), la radiazione visibile (luce), e la radiazione infrarossa (IR). Vedete figure sotto.

 

La radiazione è caratterizzata dalla lunghezza d’onda, generalmente espressa in nanometri (1nm=1 miliardesimo di metri). In questa pagina ci occuperemo di analizzare la radiazione ultravioletta. Nel descrivere gli effetti biologici la radiazione ultravioletta è spesso suddivisa in tre bande spettrali:

 

 RADIAZIONE

APPROFONDIMENTO

UV-C (100-280 nm) E’ la componente più dannosa per gli esseri viventi, completamente assorbita, tuttavia, dall’ossigeno e dall’ozono presenti nell’alta atmosfera.  Gli UV- C rappresentano lo 0.5% dell’energia totale solare terrestre.
UV-B (280-315 nm) L’ozono stratosferico è il maggiore assorbitore di questa componente UV-B. Essa rappresenta l’1,5% dell’energia totale solare. Grazie all’effetto di “schermatura” dell’ozono, la radiazione che raggiunge la superficie terrestre ha generalmente lunghezza d’onda maggiore di 290 nm.
UV-A (315-400 nm) L’80 % degli UV è compreso in questo intervallo che contiene il 6,3% dell’energia solare extraterrestre.

 

Le componenti UV-A e UV-B sono responsabili dell’abbronzatura della pelle.

La radiazione UV può essere misurata come irradianza – radiazione incidente sull’unità di superficie – espressa in W/m2, o come dose – energia incidente sull’unità di superficie durante un determinato periodo di tempo – espressa in J/m2.

Sotto sono descritti i fattori che influenzano la radiazione UV incidente sulla superficie terrestre.

 

Ozono atmosferico
La radiazione UV è assorbita e diffusa dall’atmosfera.

La radiazione UV-C viene completamente assorbita nell’alta atmosfera dalle molecole di ossigeno e di ozono.

Gran parte della radiazione UV-B è assorbita nella stratosfera dalle molecole di ozono e solo una piccola percentuale raggiunge la superficie terrestre.

La radiazione UV-A attraversa liberamente l’atmosfera.

Quindi, a livello di superficie terrestre  la radiazione UV è composta principalmente da UV-A e solo in piccola parte da UV-B.

La radiazione UV-B è nota per essere dannosa biologicamente, mentre quella UV-A è molto meno dannosa, ma è nota per il suo potere abbronzante sulla pelle umana.

L’intensità della radiazione UV-B incidente sulla superficie terrestre dipende fortemente dal contenuto di ozono nell’atmosfera e quindi dallo spessore dello strato di ozono. Un fattore, che descrive la sensibilità dell’intensità della radiazione UV-B alle variazioni dell’ozono totale è il cosiddetto Radiation Amplification Factor (RAF).

Per piccole variazioni nello spessore dello strato di ozono il RAF rappresenta la variazione percentuale dell’intensità della radiazione UV-B per una variazione dell’1% nella colonna totale di ozono.

 

Elevazione solare
L’elevazione solare è l’angolo tra un piano orizzontale e la direzione dei raggi solari. L’angolo zenitale solare (SZA) è spesso impiegato al posto dell’elevazione solare: è l’angolo fra lo zenith e la direzione dei raggi solari. Per ampie elevazioni solari la radiazione UV è più intensa perché i raggi solari devono compiere un tragitto più breve nell’atmosfera e quindi attraversano una minore quantità di sostanze assorbenti. Poiché la radiazione UV dipende strettamente dall’elevazione solare varierà anche con la latitudine, con la stagione e con l’ora del giorno, ed infatti è  più alta ai tropici, in estate e al mezzogiorno.

 

Altitudine
La radiazione UV incidente aumenta con l’altitudine perché la quantità di sostanze in grado di assorbirla decresce con la quota. Da alcuni rilevamenti emerge come l’irradianza UV aumenti di circa il 6-8% ogni 1000 metri di quota.

 

Diffusione atmosferica
La radiazione solare è costituita da una componente diretta e da una diffusa.

La radiazione solare viene diffusa dalle molecole di aria, di aerosol e di vapor d’acqua.

La componente diretta è costituita dai raggi solari che attraversano direttamente l’atmosfera senza aver subito diffusione ed assorbimento.

La componente diffusa è costituita da raggi solari che sono stati sottoposti a diffusione prima di raggiungere la superficie terrestre.

La diffusione dipende molto dalla lunghezza d’onda della radiazione. Il cielo sembra azzurro perché la radiazione azzurra è diffusa molto di più rispetto alle altre componenti. La radiazione UV viene diffusa ancora più facilmente e la radiazione UV-B che giunge sulla terra è costituita da componente diretta e diffusa nel rapporto 1:1 (durante giornate serene).

 

Nubi e foschia

La radiazione UV incidente è maggiore se il cielo è sereno. Le nubi generalmente riducono la radiazione UV, ma l’attenuazione  dovuta alle nubi dipende sia dallo spessore che dal tipo di nube. Nubi sottili o molto sparse hanno soltanto un piccolo effetto sulla radiazione UV che giunge al suolo. In certe condizioni e per brevi periodi, scarsa presenza di nubi può anche provocare un aumento della radiazione UV rispetto a quella che si avrebbe in condizioni di cielo sereno. In condizioni di foschia la radiazione UV è assorbita e diffusa dal vapor d’acqua e dagli aerosol provocandone una  attenuazione.

 

Riflessione del suolo
Parte della radiazione che raggiunge il suolo viene assorbita dalla superficie del suolo ed in parte viene riflessa verso lo spazio. La quantità di radiazione riflessa dipende dalle caratteristiche della superficie. Molte superfici naturali come prati, suolo nudo ed acqua riflettono meno del 10% della radiazione incidente. La neve fresca, invece, può riflettere fino all’80% della radiazione incidente. Durante la primavera, in giornate di cielo sereno la riflessione della neve può far salire i valori di radiazione UV, su superfici inclinate, fino a valori estivi. Questo è molto importante ad alte altitudini e ad elevate latitudini. La sabbia può riflettere fino al 25% circa della radiazione incidente e può incrementare l’esposizione alla radiazione UV sulle spiagge. Circa il 95 % della radiazione UV penetra nell’acqua e circa il 50% arriva alla profondità di 3m (in acqua limpida).

 

L'INDICE UV

 

Definizione

L’indice UV si calcola moltiplicando l’intensità della radiazione UV efficace nello stimolare l’insorgenza dell’eritema solare(radiazione eritemigena) per il fattore 40 (m2/W). L’intensità della radiazione eritemigena corrisponde alla dose di radiazione in grado di provocare una scottatura.

 

L'indice UV è la quantità di danno alla pelle provocata dalla radiazione UV quando il sole si trova nella posizione più alta nel cielo. La quantità di radiazione UV, che raggiunge la terra, è in relazione all'elevazione del sole nel cielo, alla quantità di ozono nella stratosfera e alla copertura nuvolosa. L'indice UV varia da 0 (durante la notte) a 15 o 16 (ai tropici in pieno sole). La radiazione UV non è costante durante la giornata, presenta un picco quando il sole si trova nella posizione più alta, mentre risulta essere bassa al tramonto e al mattino. Più è alto l'indice UV, e più elevato sarà il danno provocato alla pelle. Conseguentemente, più alto è l'indice UV e minore dovrà essere il tempo di esposizione al sole.

Le Piante e animali sono particolarmente sensibili alle radiazioni UV-B. Gli UV-B provocano sull'uomo, eritemi, una riduzione della sintesi della vitamina D, lo sviluppo di cancro alla pelle ed un indebolimento del sistema immunitario. La radiazione UV-A va da 320 a 400 nm. Lo strato di ozono assorbe poco questa fascia di radiazioni.

La radiazione UV-A è necessaria per la sintesi della vitamina D; tuttavia, dosi troppe elevate di radiazioni UV-A causano un precoce invecchiamento della pelle ed un indebolimento del sistema immunitario. I simboli sulle mappe riportate sotto mostrano l'indice UV per diverse zone Europee.

Il rischio di danno alla pelle può essere determinato, dalla seguente tabella:

Indice UV Pelle molto Chiara Pelle Chiara Pelle Scura Pelle Molto Scura
1-2 Basso Basso Basso Basso
3-4 Medio Basso Basso Basso
5 Alto Medio Basso Basso
6 Molto Alto Medio Medio Basso
7 Molto Alto Alto Medio Medio
8 Molto Alto Alto Medio Medio
9 Molto Alto Alto Medio Medio
10 Molto Alto Alto Alto Medio

 

 

 Radiazione UV e spettri di azione
Uno spettro di azione descrive l’effetto relativo della radiazione UV, per ciascuna lunghezza d’onda (280-400 nm), nel determinare una certa risposta biologica.

La risposta biologica può essere riferita a vari effetti dannosi e per svariati soggetti biologici come uomo, animali e piante.

Uno spettro di azione per un dato effetto biologico viene impiegato come fattore moltiplicativo, dipendente dalla lunghezza d’onda; le irradianze a ciascuna lunghezza d’onda vengono moltiplicate per i rispettivi coefficienti dello spettro di azione ed infine sommate (integrate) sull’intero intervallo di lunghezza d’onda UV al fine di trovare l’irradianza biologicamente efficace (in W/m2) della radiazione in esame.

La dose UV (in J/m2) per un particolare periodo di esposizione viene determinata sommando (integrando) l’irradianza biologicamente efficace sull’intero periodo di esposizione. I più importanti sono gli spettri di azione dell’eritema, dell’assorbimento del DNA e quello relativo al tumore della pelle.

 

Il Biomonitoraggio climatologico

Ogni abitante della terra ha bisogno del sole. L’energia che deriva dal sole è essenziale per la vita, ma tale energia giunge a noi in un ampio spettro di lunghezze d’onda ed alcune di esse sono in realtà nocive per l’essere umano. Fortunatamente l’atmosfera ci protegge dalle radiazioni più nocive.
L’energia radiante, nel suo ingresso nell’atmosfera, comporta rischi per gli occhi e la pelle. È importante essere consapevoli di tali problemi e sapere come proteggersi.

Esiste un sito fatto molto bene che affronta con semplicità tutti gli aspetti del biomonitoraggio climatologico. Vi invito a visitarlo. Il sito è www.gira-sole.net

 

Minima dose per l’eritema
Poiché l’ustione da sole è uno dei più frequenti effetti negativi sulla pelle dell’uomo, lo spettro di azione più consigliato nella determinazione dei danni provocati dalla radiazione UV sulla  pelle, risulta essere quello del CIE relativo all’eritema.

La “Dose Minima per l’Eritema” (MED) viene impiegata per descrivere le potenzialità della radiazione UV nell’indurre la formazione dell’eritema e 1 MED viene definita come la dose di UV effettiva in grado di provocare un arrossamento percettibile della pelle umana non precedentemente esposta al sole.

Comunque, poiché le persone non sono ugualmente sensibili alla radiazione UV a causa delle differenti capacità di autodifesa della pelle (pigmentazione), 1 MED varia fra le popolazioni europee in un intervallo compreso fra 200 e 500 (in J/m2).

 

L’Indice UV – Un parametro sulla radiazione UV per la popolazione
Originariamente l’indice UV è stato definito in modi diversi nei vari paesi ed è stato utilizzato per informare la popolazione sui rischi legati alla radiazione UV.

In seguito la sua definizione è stata standardizzata e pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO),  dal Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e dalla Commissione Nazionale sulle Radiazioni Non-Ionizzanti (ICNIRP).

L’Indice UV è raccomandato come mezzo per la diffusione al pubblico dei rischi alla salute derivanti dalla esposizione alla radiazione UV ed al fine di informare la popolazione sulle misure di protezione da adottare.

Esiste un documento emesso dal WHO (World Health Organization) che è una interessante guida all'indice UV. La potete scaricare cliccando qui.

Se la nuvolosità ed altre rilevanti variabili ambientali sono tenute in considerazione nel calcolo dell’ Indice UV, i fattori di correzione che sono usati nel calcolo dovrebbero essere stabiliti.

 

Tipi di cute
L’effetto dannoso della radiazione UV non dipende soltanto dalla dose ricevuta, ma anche dalla sensibilità dei vari individui.

La cute umana viene classificata in quattro gruppi sulla base della sua capacità di abbronzarsi.

Questa classificazione è presentata nella tabella sotto, che fornisce anche la dose approssimativa (in J/m2) necessaria a provocare l’arrossamento della cute (1 MED). Quindi  1 MED varia al variare dei tipi di cute. Se non conosci il tuo fototipo fai il test che si trova al fianco della figura.

 

            

TEST FOTOTIPO

Fai il test per scoprire il tuo fototipo

(servizio a cura di www.gira-sole.net)

 

Tempo di esposizione consigliato
E’ il tempo massimo di esposizione al sole senza subire scottature, non avendo adottato alcuna precauzione.

Tale tempo può essere calcolato per ciascun tipo di cute sulla base dell’Indice UV e del valore di 1 MED per ogni tipo di cute.

Ad esempio, in Figura 3 sono rappresentati i tempi di esposizione consigliati per differenti valori di Indice UV e MED secondo la definizione DIN-5050 (vedi tabella 2).

E’ importante sottolineare come il valore di 1 MED non sia un valore preciso per ciascun tipo di cute.

Studi dermatologici hanno evidenziato come per uno stesso tipo di cute il valore di 1 MED possa variare considerevolmente a seconda della sensibilità individuale.

Per descrivere ulteriormente questo fenomeno sarebbero necessari dettagliati studi sulla fotosensibilità delle popolazioni europee.

Esposizione al sole
La cute e gli occhi sono gli organi sottoposti alla maggiore esposizione ai raggi ultravioletti solari.

Sebbene i capelli e le unghie siano anch’essi ben esposti sono molto meno importanti dal punto di vista medico.

L’esposizione ai raggi ultravioletti può produrre sia effetti cronici che acuti sulla cute, sugli occhi e sul sistema immunitario.

Gli effetti acuti includono l’eritema della pelle e la fotocheratite degli occhi.

Gli effetti cronici sono il cancro della cute ed il suo precoce invecchiamento, mentre gli effetti cronici sugli occhi includono la cataratta, ecc. 

Mentre la radiazione UV-B causa l’eritema e vari tumori della pelle, la radiazione UV-A ha un principale effetto sui tessuti sottocutanei e può alterare la struttura delle fibre elastiche e quindi provocare un precoce invecchiamento della pelle.

E’ comunque  importante sapere che la pelle possiede una certa capacità di adattamento parziale alla radiazione UV grazie alla produzione della melanina, cosa che invece non è possibile per l’occhio umano.

 

Protezione della cute
La cute è ben protetta dagli abiti. Una maglietta, un cappello ed un paio di pantaloni proteggono molto bene dalla radiazione solare.

Abiti trasparenti alla radiazione UV devono essere indicati chiaramente.

Le parti di cute che non sono protette dagli abiti dovrebbero essere protette mediante l’impiego di creme solari contenenti filtri UVA e UVB. Alla prima esposizione al sole della stagione si raccomanda l’uso di creme solari con fattore di protezione (SPF) di 15, mentre per i bambini sarebbe necessario salire fino a 20.

Un’attenzione particolare va rivolta per i bambini ed i neonati.

Inoltre è da considerare che il potere protettivo di una crema solare, oltre che dalla qualità della stessa, dipende dalla corretta applicazione della crema.

Per la maggior parte degli individui adulti la corretta quantità di crema da impiegare corrisponde a circa 30-40 grammi (una mano piena) al fine di ottenere l’effetto del fattore di protezione dichiarato. 

Le creme vanno applicate prima dell’esposizione al sole e subito dopo ogni bagno.

Le creme, se opportunamente utilizzate proteggono da scottature, tumori della pelle ed dal suo invecchiamento.

 

Creme solari e fattori di protezione
Il fattore di protezione solare delle creme solari indica quanto più a lungo tu possa stare esposto al sole senza scottarti, impiegando la crema, rispetto al tempo che vi potresti permanere senza.

Per esempio, se il tuo tempo di esposizione consigliato è 30 minuti, utilizzando una crema con fattore protettivo 8 il tempo di esposizione sale di 8 volte e cioè fino a 4 ore (senza scottarsi).

E’ da notare come applicando più volte la stessa crema, non si aumenta il tempo di esposizione consigliato – cioè non esiste un effetto additivo; l’unica cosa che si può fare per aumentare il tempo di esposizione è quella di utilizzare una crema con fattore protettivo maggiore. 

Inoltre, la crema applicata un giorno non ha più effetto il successivo, l’effetto protettivo esiste solo nel giorno stesso dell’applicazione.

Creme con fattori protettivi superiori a 30 non hanno molto senso e sono prodotti principalmente per scopi commerciali.

Oltre al tipo di cute, anche alcune reazioni cutanee o oculari  possono modificare la sensibilità alla radiazione ultravioletta.

Tali reazioni di fotosensibilità possono essere causate da numerosi agenti interni o esterni.

Alcune droghe, antibiotici, o vari tipi di antiinfiammatori, antimicrobici, profumi ecc.  possono favorire eritemi anche per basse dosi di radiazione UV.

 

Protezione degli occhi
Gli occhi possono essere protetti da occhiali con lenti dotate di filtri UVA e UVB, il tipo di filtro deve essere indicato dal produttore.

Occhiali con filtri UVA e UVB sono particolarmente indicati per i bambini poiché la trasmissione della radiazione UV negli occhi è maggiore nei bambini che negli adulti, essendo la loro retina meno spessa. Gli occhiali senza filtri UV non dovrebbero essere utilizzati.

Una semplice guida per l’adozione delle misure protettive per diversi livelli di indice UV e per le cuti più sensibili (cute di tipo I e neonati) e per cuti più tolleranti (tipo III) è presentata in tabella 4. Questa guida rappresenta soltanto indicazioni sommarie ed è un esempio di come il pubblico potrebbe essere informato.

 

Informazioni sanitarie

Effetti sulla salute

La risposta dell'organismo umano all'innalzamento della temperatura avviene mediante l'attivazione di diversi meccanismi quali:

Quando questi meccanismi sono inefficienti o insufficienti ad un'adeguata dispersione del calore - vuoi per intensità dell'esposizione vuoi per limitazioni indotte da stati patologici pre-esistenti - si manifestano i danni alla salute prodotti dall'eccesso di calore. I danni possono essere:

 

EFFETTI DIRETTI

 

Colpo di sole
L´evenienza più grave e fortunatamente più rara, il colpo di sole (insolazione), è causata dal notevole aumento della temperatura corporea per insufficienza dei meccanismi termoregolatori per sovraccarico funzionale delle ghiandole sudoripare. Si manifesta per esposizione prolungata alle radiazioni solari, in modo particolare nelle giornate estive molto calde con calma di vento e radiazione solare intensa. I sintomi sono un improvviso malessere generale, obnubilamento del sensorio, difficoltà nel respiro, mal di testa, nausea e sensazione di vertigine, fino ad una possibile perdita di conoscenza. La temperatura corporea aumenta rapidamente (in 10-15 minuti) fino anche a 40-41ºC, la pressione arteriosa diminuisce repentinamente, la pelle appare secca ed arrossata, perché cessa la sudorazione.

 

Colpo di calore
Il colpo di calore si manifesta con una ampia gradazione di segni e sintomi a seconda della gravità della condizione. I primi segni del danno da calore risultano da una combinazione di debolezza, nausea, vomito, cefalea, brividi, crampi muscolari e andatura instabile. Se il quadro clinico progredisce si manifestano alterazioni della coscienza di vario grado e intensità (stato d'ansia, stato confusionale, declino, sincope, coma), la temperatura corporea sale sopra i 40ºC ed è seguita da un possibile malfunzionamento degli organi interni che può condurre alla morte.

 

Collasso da calore
Meno grave è il collasso da calore. È dovuto ad un collasso dei vasi periferici con un insufficiente apporto di sangue al cervello. La sintomatologia insorge durante un'attività fisica in un ambiente eccessivamente caldo, specie in soggetti non acclimatati, con una ridotta efficienza cardiaca (insufficiente compenso in occasione di una diffusa vasodilatazione periferica) a causa di un diminuito volume sanguigno per disidratazione (ispissatio sanguinis). La sintomatologia inizia con sudorazione profusa a tutto il corpo, ansia, facile tendenza alla stanchezza, debolezza muscolare, polso debole, caduta della pressione arteriosa, pelle fredda, umida e molto pallida, specie al viso.

 

Crampi da calore
I crampi da calore si manifestano di solito in modo brusco durante o al termine di una intensa attività fisica con elevata temperatura ambientale che provoca una sudorazione profusa con perdita di cloruro sodico e modificazione dell'equilibrio idrico-salino (con riflessi sulla pressione osmotica e sui potenziali elettrici).

 

EFFETTI INDIRETTI

 

L'eccesso di calore conduce a morte in modo indiretto quando pre-esistenti condizioni patologiche impediscono di beneficiare dei meccanismi compensativi della termoregolazione o quando questi, paradossalmente, fanno precipitare una situazione instabile. Gli effetti indiretti sono peraltro di importanza sanitaria nettamente preponderante rispetto a quelli diretti. Mentre infatti gli effetti diretti sono spesso episodi isolati, in occasione di periodi di caldo intenso si verifica un aggravamento nella popolazione delle condizioni patologiche pre-esistenti che comporta frequentemente un notevole aumento della mortalità generale e per cause specifiche.

Tra le cause di morte più frequentemente registrate in associazione con episodi di onde di calore descritti in letteratura sono comprese le seguenti: cardiopatia ischemia, accidente vascolare cerebrale, diabete, broncopneumopatia, cause violente, omicidio e suicidio. Nelle stesse occasioni è stato registrato anche un significativo aumento degli accessi al pronto soccorso e alle cure ospedaliere per le stesse cause sopra elencate e per nefropatie, disordini del sistema nervoso centrale, enfisema ed epilessia.

Le dimensioni degli effetti in termini quantitativi sono risultate dipendere principalmente dalla durata, dalla intensità e dalla subitaneità della comparsa dellìondata di calore. Ma, oltre a questi, molti altri fattori sono in grado di modulare la risposta agli eccessi di calore.
L'adattamento alle alte temperature è un fattore protettivo. Nelle regioni tropicali, caratterizzate da temperature estive stabilmente elevate e prolungate, gli effetti delle onde di calore si manifestano solo a partire da valori di temperature sensibilmente più elevati di quelli ai quali gli stessi effetti si manifestano nelle regioni temperate.
L'assenza di remissione notturna delle alte temperature impedisce una rigenerazione almeno parziale dei meccanismi di termoregolazione dell'organismo umano con conseguente maggiore possibilità di scompenso.
Alti valori di umidità relativa associati alle alte temperature rendono inefficace il meccanismo compensativo della sudorazione, ostacolando l'evaporazione del sudore.
L'esposizione simultanea agli inquinanti atmosferici urbani e in particolare all'ozono che raggiunge i suoi massimi nel periodo estivo, potenzia gli effetti delle alte temperature.
Le condizioni abitative rappresentano un fattore di rischio di primaria importanza per i sottogruppi di popolazione maggiormente suscettibili agli effetti del calore ambientale. Vivere in una situazione urbana o metropolitana espone a maggior rischio che vivere in una situazione rurale per via dell'effetto climatico che genera l'isola di calore urbana: riduzione della ventilazione, maggiore concentrazione di presidi meccanici che generano calore. Tra le condizioni abitative sfavorevoli è da includere il dimorare ai piani alti degli edifici, dove la temperatura dell'aria è più elevata e le difficoltà a spostarsi maggiori per le persone anziane o disabili.

 

GRUPPI A RISCHIO

Le persone più esposte agli effetti sanitari connessi con le ondate di calore sono: