| isole |
di
Enrico
Luca, girando nella biblioteca nazionale, ha trovato un numero del Touring Club che parla della nostra amata Ponza. Fin qui nulla di eccezionale, il fatto è che l'articolo
risale al 1922!!! Purtroppo non ho lo scanner e non posso mostrarvi le foto, posso però scrivervi
l'articolo e in quanto alle foto,
immaginatevele!
buona lettura
ITALIA INESPORATA
L'Isola di Ponza
Vi sono alcune località che il destino sembra voler che siano dimenticate o trascurate dagli uomini, quasi che per arrivarvi si debbano sperare difficoltà insormontabili!
Le isole Pontine alla maggior parte degli italiani sono completamente sconosciute: i più se le figurano come tristi luoghi di pena, isole inospitali, brulle, deserte, inaccessibili.Pochi sanno che un servizio regolarissimo di comunicazioni le allaccia con Napoli e Gaeta, e che in poco più di due giorni, viaggio compreso, è possibile effettuare due piacevoli traversate, toccando vari approdi di isole interessantissime, e trattenendosi a Ponza il tempo sufficiente per una visita alle bellezze naturali di essa.
Dal semaforo di Monte della Guardia, alto circa 300 metri, si domina tutta l'isola, e la vista, che si gode di lassù è veramente incantevole.
(ma come diavolo le usavano le virgole nel 1922?)
L'isola, lunga circa cinque miglia, larga nel suo massimo tratto meno di un miglio, di forma irregolare, si stende sotto gli occhi del visitatore in tutta la sua bellezza, con le numerose insenature, una più graziosa dell'altra, con molti scogli caratteristici di strane forme, con le pendici accuratamente coltivate
(altri tempi), i paeselli e le case sparse dovunque, che danno allo
sguardo un senso di dolce riposo.
Nelle giornate luminose si vedono nettamente, oltre le isole Pontine, Monte Circello
(!!!!! sarebbe il
Circeo?) e Monte Orlando sul Continente. L'isolotto di Gavi fronteggia a brevissima distanza la punta dell' Incenso, che segna il limite nord-orientale di Ponza.
Procedendo verso mezzogiorno, la costa si presenta scoscesa ed in più punti costituita da rocce calcaree chiarissime.
Pittoresco è lo scoglio Evangelista e più ancora l'altro, detto da quei del luogo Spaccacolpo
(questo ha capito una cosa per un'altra o ci siamo sempre sbagliati?), che è forato da un bellissimo arco naturale. Sono veramente caratteristiche le denominazioni date dai paesani alle varie località. Un gruppo di
scoglietti, che emergono appena dall'acqua, è chiamato Le Formiche; un altro scoglio è detto Calzon del Muto, forse per qualche strana leggenda. La costa di ponente dell'isola ha una bellissima e spaziosa cala, poeticamente chiamata Chiaia di Luna, pittoresco emiciclo limitato a sinistra dai fianchi dirupati di Capo Bianco, con nel mezzo alte rupi verticali bizzarramente
costituite da scuri strati trachitici e da giallastre zone di tufo. Vari
scoglietti, alcuni a guglia, altri conici, sono lungo le sponde. Ma gli scogli più caratteristici sono i Faraglioni (dal greco
pharanx, scoglio) (pensate non erano ancora di Lucia Rosa) che costituiscono col banco, sul quale sorgono,il lato sud-occidentale di un'insenatura, limitata dalla parte opposta da Capo Bosco. Questi Faraglioni sono più di una decina, di forma assai bizzarra: uno spicca su tutti per una macchia bianchissima che gli dà il nome.
Ma alle bellezze naturali sono da aggiungersi altre bellezze, dovute all'opera dell'uomo. Ponza, per chi non lo sappia, mostra ovunque tracce della grandezza e della magnificenza romana. Nel recarsi dal paesello di Ponza a quello di Santa Maria si traversano due lunghe gallerie scavate arditamente nella roccia,uno dei tanti giganteschi lavori, nei quali i romani sapevano dimostrarsi maestri insigni, utilizzando le braccia di numerosi schiavi e prigionieri di guerra. Anche le Grotte di Pilato rivelano chiaramente l'impronta romana. Sono grotte, tagliate nel tufo, a grandi volte irregolari , severe, maestose. Nella più
grande di esse, si può entrare sino ad un certo punto col battello, perché il mare dolcemente la bacia ed assicuro che il visitatore si sentirà compreso, come ebbi io stesso a provare, di un senso di religioso e mistico stupore nel metter piede su certi antichi gradini molto corrosi, nel
rivolgere lo sguardo ad alcuni loculi scavati nelle pareti, nell'udire come un lento dolce mormorio prodotto dalle acque insinuatisi tra le rocce.
Dalla grotta parte un'ardita galleria, sul pavimento della quale parte si scorgono curiose impronte, galleria che sbocca in un'insenatura quanto mai pittoresca, seminata di scogli, scoglietti di varia forma, bizzarri, curiosissimi.
Molto probabilmente le grotte erano antiche terme, per quanto non si comprenda troppo facilmente a che
servissero la galleria e quei loculi regolarmente scavati nella roccia.
Altri segni della grandezza romana - e quali segni magnifici ! - si hanno nei resti,
assai ben conservati, di un acquedotto, ed in altre non meno imponenti rovine di edifici.
Tutte queste opere notevoli di architettura si debbono certamente al fatto che Ponza fu per lungo tempo il luogo preferito dai romani per relegarvi quei sudditi illustri, che avevano avuto la disgrazia di dispiacere al sovrano, ma che al tempo stesso si volevano trattare, almeno in apparenza, con tutti i riguardi. Insomma una specie di domicilio coatto,che si tentava di rendere
sgradevole il meno possibile.
Ora della grandezza romana non vi sono che i ricordi. Alle sontuose ville di una volta si contrappongono le modeste semplici casette degli odierni abitanti dell'isola.
Ma un senso di piacevole meraviglia prova il visitatore a scorgere l'eccezionale pulizia delle case (ma dove l'hanno portato?). Tutte sono
frequentemente imbiancate, hanno una civettuola apparenza, sono linde, graziose, adorne di un giardinetto, o di un orticello. Entrando in esse - e le donne fiere del loro piccolo regno vi accolgono con un dolce sorriso - proverete l' impressione di un ordine quasi eccessivo: tutto è lucidato con minuziosa cura, tutto è leggiadramente disposto, tutto spira aria di serenità e di pace.
La condizione degli abitanti di Ponza è generalmente piuttosto agiata, perché tanto da emigrazione, che si dirige specie nell'America del Nord, quanto il fiorente commercio dell'aragosta hanno
arricchito il paese. I ponzesi possiedono una flottiglia mercantile di una quarantina di bastimenti di varie grandezze, che vanno dal cutter alla nave. Le golette sono tutte armate per la pesca dell'aragosta in Sardegna ed in Tunisia.
Forse alla stessa agiatezza degli abitanti, che non hanno bisogno di speciali altri proventi, si deve una certa riluttanza nell'invitare il forestiere a visitare le bellezze dell'isola. Certo è
che nulla è stato fatto per richiamare nell'isola più numerosi visitatori. Non vi è ancora neppure un albergo, perché non si può onorare di tal nome un piccolo e modesto caffè-ristorante che è vicino alla chiesa di
San Silverio, il patrono della borgata, e dove si può, volendo, alloggiare pulitamente. Diverse persone sono disposte a cedere delle camere, tutte pulite e graziose, e nell'estate qualche famiglia del continente si reca all'isola per fare i bagni,respirare l'aria pulita e salubre, mangiare ottimo pesce e bere dello squisito vino, dimenticando i rumori di città
(nel 1922?).
Ma ben maggiore avvenire, ben maggiore affluenza di visitatori si deve augurare a questa terra, e mi riterrò ben lieto, se le mie modeste parole spingeranno parecchi Soci del Touring a fare una gita nell'isola, secondo me, troppo ingiustamente dimenticata.