Parlare di una persona come la MENADIS, oltre ad essere gradevole, è impresa a dir poco difficile per le sue doti umane e artistiche di elevato spessore. Riesce a conciliare il ruolo di moglie e madre con quello di pittrice dando sempre il meglio di sé. Persona gioviale, sempre pronta a dare tutto agli altri con tanto amore in cambio di nulla. Entrando nel suo studio troviamo una parete con i soli dipinti del maestro Comella, scomparso ottantaduenne nel 2002, al quale è stata sempre legata da sentimenti di stima e di affetto. Il Comella ha avuto un ruolo importante nella formazione artistica della MENADIS: è stato, oltre che maestro, un punto di riferimento, ma anche un sostegno morale, nei momenti di incertezza artistica. Ora la nostra giovane artista ha imparato a camminare da sola e la vediamo, con soddisfazione, molto determinata per il raggiungimento di più ambiti traguardi. La scopriamo attenta osservatrice della natura, prediligendo scorci rustici, sempre pronta a cogliere aspetti che spesso passano inosservati ai nostri occhi. La MENADIS con la sua pittura ci porta indietro nel tempo, quel tempo che pensavamo finito, ma, grazie alla sua bravura e alle sue capacità espressive, ci omaggia di opere di remota fattezza. Dal 1700 l’arte, in tutte le sue espressioni, ha iniziato un declino sempre più marcato fino ad arrivare alla condizione attuale, che è difficile definire arte, ma la MENADIS, da alcuni giudicata anacronistica per la sua pittura di stile prettamente classico, ci regala opere di eccezionale valore espressivo e cromatico, che riecheggiano i momenti migliori della storia dell’arte.

                                                                                                            Teresa  Bruno

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