Valutare
un dipinto non è cosa facile per nessuno, e questo ci è insegnato
dalla storia. Per fare ciò è necessario basarsi su elementi oggettivi
che consentano di formulare un giudizio veritiero,
diversamente si incorre nella vacuità del giudizio, che,
talvolta, consegue alla infondatezza, seppure non colpevole, dei canoni
di critica, altre volte, consegue alla cosciente incuria dell’opera in
esame ed al perseguimento della gloria personale mediante la saccente
ostentazione del proprio sapere, che cade nella digressione dalla
valutazione. Tali considerazioni sono addotte non per ingenerare una
polemica dottrinale, bensì al fine di indirizzare l’osservatore ad un
giudizio personale e spontaneo dell’opera d’arte. Dopo questa
doverosa raccomandazione, con vivo interesse passo all’analisi della
pittura della MENADIS. Primariamente bisogna evidenziare che si rifà ai
modelli classici del dipingere, che è cosa non facile e anche invisa
alla gran parte degli artisti contemporanei. Ancora è da apprezzare la
non comune poliedricità della pittrice: ella riesce in eguale misura
nella raffigurazione umana, paesaggistica ed oggettistica. Osservando i
suoi dipinti è subito evidente la precisione del disegno, che è curato
in ogni particolare, e l’accuratezza della prospettiva, questa
malgrado le sia mancato un insegnamento prospettico scolastico. Il
colore, ovviamente, è una
componente fondamentale di un dipinto: bisogna subito sottolineare che
chiunque guardi i dipinti della MENADIS nota un colore pulitissimo, cosa
di gran valore nella pittura perché conferisce eleganza all’estetica
dell’opera, e, nel nostro specifico caso, funge anche da modalità
comunicativa della purezza interiore della pittrice. Il colore viene
sfumato con suprema delicatezza creando piacevoli giochi di luce e ombra
che accarezzano dolcemente l’immagine. L’accostamento dei colori
risulta razionale e preciso, non si
rinvengono mai accostamenti violenti e sgradevoli alla vista. La
prospettiva del colore, buona in tutti i lavori, e il tonalismo sempre
presente innalzano la qualità delle sue opere. Le considerazioni fin
qui fatte mi inducono, a buon merito, ad affermare che la MENADIS ha
sviluppato una notevole personalità artistica. Quanto precede, sia
chiaro, non costituisce la motivazione per definire un dipinto
un’opera d’arte, essa è cosa ben più complessa e discende dalla
capacità del pittore di trasmettere a qualsivoglia osservatore della
sua opera, sia esso un esperto critico d’arte o il più profano
spettatore, una sensazione forte e viva, seppure indefinita ed
inafferrabile. Pertanto, vi invito, nelle opportune contingenze, a
rapportarvi personalmente e fisicamente ai dipinti di cui discusso e sarà
allora che potrete voi stessi valutare se essi siano o non siano opere
d’arte. L’augurio che
io rivolgo alla MENADIS è di essere sempre determinata come lo è ora e
concludo con le parole stupende del suo maestro Comella, che racchiudono in sè molti significati, “Mena, non mollare
mai”.
Prof. Umile Fusaro
Docente di Disegno e Storia dell’Arte |