SE QUESTO E' UN UOMO

Levi, nella prefazione del libro, scrive:Se questo è un uomo

"Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi d’accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano."

Tali parole spiegano molto bene la particolare natura di Se questo è un uomo, che non è solo racconto di testimonianza e di memoria avente per tema le persecuzioni razziali e i campi di sterminio. L’autore riconosce che difficilmente la sua opera potrà aggiungere qualcosa di nuovo rispetto a quanto già universalmente noto sull’atrocità nazista; in realtà è suo desiderio mantenere, per quanto gli è possibile, un estremo equilibrio di fronte di fronte agli avvenimenti narrati e conferire, quindi, all’opera il significato di un’analisi antropologica.

La testimonianza che Levi ci comunica con il suo racconto è, infatti, una meditazione sull’opera di annientamento della personalità umana sia in senso fisico sia, soprattutto, in senso morale. L’autore non si limita a farci partecipi delle proprie esperienze, a offrirci un documento umanissimo delle sofferenze patite, ma riesce al tempo stesso ad esprimere un giudizio sulle atrocità di quelle medesime sofferenze col distacco che deriva da una limpida coscienza, allo scopo di individuare le leggi del comportamento umano e giungere così alla comprensione di quell’orrendo fenomeno che sono stati i lager. Ciò è chiaramente espresso nelle seguenti affermazioni:

"Noi siamo infatti persuasi che nessuna umana esperienza sia vuota di senso e indegna di analisi, e che anzi valori fondamentali, anche se non sempre positivi, si possono trarre da questo particolare mondo di cui narriamo. Vorremmo far considerare come il lager sia stato, anche e notevolmente, una gigantesca esperienza biologica e sociale."

Enunciate le profonde e validissime motivazioni razionali che presiedono alla nascita di Se questo è un uomo, bisogna però aggiungerne Il campo: 2 foto aeree di Auschwitz un’altra ancora più profonda e più intima: il "dover raccontare" per dare così un senso all’essere "sopravvissuto", mentre la stragrande maggioranza dei compagni di sventura era perita.

L’opera nasce, infatti, già all’epoca della prigionia, nel relativo raccoglimento consentitogli nel laboratorio, dove nei momenti in cui "la coscienza esce dal buio", conosce la pena e lo struggimento di "sentirsi uomo". Al di là del naturale istinto, acquista un valore morale la necessità di sopravvivere per poter "testimoniare", dare un senso alle proprie drammatiche esperienze e rendere di ciò partecipi gli altri.

Materialmente, Levi scrisse Se questo è un uomo al rientro in Italia, e il dattiloscritto venne sottoposto da prima all’editore Einaudi, e precisamente a Natalia Ginzburg, che lavorava allora come redattrice presso lo stesso editore. La risposta fu negativa. Numerosi erano a quell’epoca i libri che avevano per argomento esperienze di prigionia o di guerra, e non venne riconosciuto al racconto di Levi sufficiente valore letterario.

Lo scrittore lo sottopose allora alla casa editrice Silva, che lo pubblicò, nel 1947, in 2500 copie, esaurite in breve tempo. L’opera ebbe fin dall’inizio buone recensioni, ma dovevano trascorrere circa 10 anni prima che ottenesse il meritato riconoscimento e che Levi si affermasse come uno dei maggiori scrittori della letteratura sui campi di concentramento.

Nel 1955 venne organizzata in Italia una mostra itinerante sulla deportazione e sulle atrocità dei lager nazisti; la mostra, che raccoglieva molti documenti tra cui fotografie, lettere di deportati, libri, ecc., suscitò un’impressione profonda e valse a sensibilizzare l’opinione pubblica intorno ad uno dei drammi più atroci della storia recente. A Torino la mostra ebbe un gran successo di pubblico e Primo Levi fu invitato a tenere una conferenza: durante il dibattito si parlò anche di Se questo è un uomo , e l’autore ebbe così modo di proporlo nuovamente alla casa editrice Einaudi. Il libro venne subito accettato e uscì nel 1956 nella collana dei "Saggi", quasi contemporaneamente al Diario di Anna Frank apparso poco prima nella stessa collana.

Se questo è un uomo ottenne un immediato successo e fu tradotto in numerose lingue straniere. Venne inoltre ridotto per la radio in vari paesi ed ebbe anche una versione teatrale.

La riduzione per la radio italiana, in particolar modo, viene considerata da Levi una tra le esperienze più felici degli anni seguenti. A tale riduzione, andata in onda nel '64, egli collaborò personalmente occupandosi in specie della sceneggiatura. Affinché la riduzione riuscisse a riprodurre il più fedelmente possibile l'atmosfera del Lager e della sua babele polilinguistica, il regista si servì di attori non professionisti che parlavano idiomi diversi e le scene esterne vennero registrate a Bruzolo, una piccola località poco distante da Torino, dove l'intera troupe si trasferì appositamente e dove la gente del luogo venne invitata a collaborare - e lo fece con molto entusiasmo - onde consentire la resa di speciali effetti sonori, come, ad esempio, lo scalpiccio degli zoccoli, calzati da tutti i prigionieri del Lager, che fa costantemente da sottofondo alla narrazione.

Ma, fra le tante affermazioni, quella che indubbiamente venne accolta da Levi con maggiore soddisfazione fu la risonanza che il libro ebbe in Germania dove, nel giro di pochi mesi, se ne vendettero cinquantamila copie. Giunsero a Levi numerosissime lettere da ogni parte della Germania, soprattutto di giovani, che si dichiaravano profondamente turbati da quanto avevano appreso attraverso le pagine di Se questo è un uomo e sembravano avere esattamente compreso le ragioni per le quali aveva avvertito l'urgenza di consegnare ad un libro le sue testimonianze di prigionia.

Lettere commosse, tentativi di discolpa, attestazioni di solidarietà ispirate da un'autentica indignazione per tutte le atrocità commesse dal popolo tedesco. E quale migliore ricompensa per uno scrittore che identificava la propria ragione di vita nel "portare testimonianza", nel "fare udire la propria voce" al popolo tedesco e a tutti gli altri?

I riconoscimenti all’alto valore di testimonianza, frutto della straordinaria statura morale dell’autore, non devono farci dimenticare gli esiti espressivi di quella che è anche una valida opera letteraria: Se questo è un uomo è anche un racconto vivo, dal linguaggio sofferto e spesso drammatico, sempre incalzato dal tumulto con cui i ricordi si affollano alla memoria. L’appassionato racconto di levi si snoda in pagine efficacissime, dalle quali nitidissima appare la subumana condizione di vita del lager e straordinarie nella loro descrizione le figure di alcuni personaggi, colti sia tra i "sommersi" sia tra i "salvati".

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